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Un criterio utile per distinguere causa e motivi

Una volta analizzate in dettaglio le strutture concettuali della causa e dei motivi sarebbe utile avere un criterio per decidere con certezza se ci troviamo di fronte all’una o all’altro.

Abbiamo notato (§1.2) che la differenza tra causa e motivi è soprattutto una questione di coerenza concettuale. Infatti se

per un essere umano è coerente valutare i fatti, avere intenzioni e desideri, fare previsioni e prendere decisioni. Per gli oggetti del mondo fenomenico non è coerente.

Il nostro criterio deve quindi permetterci di verificare con sicurezza questa coerenza. Per farlo

basta spostare l’analisi dalla frase complessa, che è cementata dalla connessio- ne grammaticale, al testo, che è cementato dalla coerenza dei concetti soste- nuta da mezzi coesivi appropriati. In un testo, ci sono relazioni anaforiche che riprendono interi predicati o addirittura interi processi, e che quindi aprono uno squarcio sulla coerenza delle relazioni concettuali che collegano proces- si diversi. [...] L’espressione della causa e quella del motivo possono essere staccate dalla frase che costruisce il processo principale, e reintegrate grazie a una seconda frase, grammaticalmente indipendente ma collegata alla prima da forme di ripresa coerenti39.

In Gross [2009], invece di distinguere tra causa e motivi, si parla di tipi diversi di causa: da un lato una cause événementielle, dall’altro una cause du faire. Le caratteristiche dell’una o dell’altra corrispondono tuttavia con la nostra descrizione di causa e motivi. Uno dei criteri utilizzati per distinguere questi due tipi di cause è proprio quello delle riprese anaforiche all’interno dell’ambito testuale.

Selon la classe à laquelle ils appartiennent, les prédicats peuvent être repris par des classifieurs nominaux ou verbaux. [...] On peut référer aux événements à l’aide du classifieur événement ou du support arriver. [...] Le substantif acte (et de façon générale action) classifie de même les prédicats du faire. [...] Une action peut être encore reprise par l’expression le faire, qui s’applique à la fois aux prédicats verbaux et aux prédicats nominaux40.

38Prandi e altri [2005, 118] 39Prandi [2006, 214]

40Gross [2009, 160-1]. Gross parla di prédicats, classes d’objets e verbes supports: si vedano in

La causa richiede quindi una forma di ripresa coerente con l’idea di evento fenomenico, una ripresa anaforica del processo principale (ciò, questo evento, ecc.) accompagnata da un verbo come accadere, avvenire, succedere o verificarsi. Una ripresa simile non sarebbe coerente con la relazione che intercorre tra motivo e azione. Il motivo richiede una forma di ripresa che qualifichi il processo antecedente come un’azione e che possa mantenerne le proprietà concettuali, ereditandone il soggetto e svolgendo il ruolo di predicato pronto ad accogliere ulteriori specificazioni; una forma composta dal verbo iperonimo dei verbi d’azione fare e da una ripresa anaforica: farlo.

È importante notare che i due tipi di ripresa, oltre ad avere significati diversi dal punto di vista semantico-concettuale, sono anche diversi dal punto di vista sintattico. Se da un lato ciò o questo evento riprendono l’intero processo precedente, qualificandolo come un processo chiuso, con un predicato indipendente e già saturato che non necessita di ulteriori specificazioni, dall’altro la ripresa con farlo non riprende il processo precedente in blocco, ma soltanto il suo predicato:

the anaphoric substitute at work is neither the verb do, nor its complement (it ) or modifier (so) but the whole predicate formed by the verb do and its complement (do it ) or modifier (do so). The predicates do it and do so are unsatured substitutes whose antecedent is not the whole action, which is a satured structure, but its predicate. [...] The pro-predicates do it and do so [...] are ready to replace any kind of antecedent predicate of action, irrespective of its internal structure. According to some scholars, it is the object pronoun of do that bears an anaphoric relation with the antecedent action41.

Questo aspetto viene in parte sottolineato anche da Gross [2009, 161]:

le pronom le qui figure dans le classifieur d’action le faire est un neutre : son emploi est indépendant de la forme morphologique du prédicat (verbe ou nom).

Riprendendo gli esempi analizzati precedentemente e applicando le forme appena de- scritte vediamo come le due frasi in 7 e 9 presentino un contenuto concettuale coerente, mentre la frase in 8, interpretabile forse agli occhi di un interlocutore cooperativo, non risulta coerente sul piano concettuale.

[7] La strada è inondata. (Ciò) è accaduto perché c’è stato un violento temporale. [8] Sono rimasto a casa. *(Ciò) è accaduto perché c’è stato un violento temporale. [9] Sono rimasto a casa. L’ho fatto perché c’è stato un violento temporale.

L’asterisco qui segnala la mancanza di coerenza concettuale e non l’agrammaticalità. Le riprese anaforiche che presentiamo e la trasposizione delle relazioni al di fuori dal- l’ambito della frase sono un criterio per dimostrare l’accetabilità dal punto di vista della coerenza concettuale e non da quello della consistenza sintattica. Si tratta di un test di compatibilità semantica che riguarda piuttosto l’ambito delle condizioni di felicità degli atti linguistici e di coerenza dei predicati che quello sintattico-grammaticale. La frase in 8 è evidentemente accettabile dal punto di vista sintattico e potrebbe esserlo, per qualche parlante, anche dal punto di vista concettuale, a patto che sia disposto ad accettare che il fatto di esser rimasto a casa sia classificabile come evento e non come azione.

Confrontiamo gli esempi di Gross [2009, 160-1] per chiarire meglio questo punto:

[10] Il a gelé aux Caraïbes. Cet événement est passé inaperçu.

[11] Il a gelé aux Caraïbes, ce qui n’arrive qu’une fois tous les vingt ans. [12] *Il gèle comme il le fait tous les hivers.

[13] Il a peint des graffiti sur la façade de la Mairie. Cet acte lui a valu une amende de cinq cents euros.

[14] Paul se promène au Luxembourg, comme il le fait tous les dimanches. [15] *Paul est malade, comme il le fait chaque automne.

Una gelata o una malattia non possono essere classificate come azioni, ma soltanto come eventi, per questo le frasi 12 e 15 non sono concettualmente coerenti. La gelata viene classificata come evento in 10 e 11, mentre la pittura della facciata e la passeggiata sono classificate come azioni in 13 e 14.

L’uso di questi mezzi testuali come criterio per distinguere la causa dai motivi ci dice inoltre qualcosa in più sulla loro natura e sui vincoli grammaticali che ne derivano nella loro espressione all’interno della frase complessa. Un tipo di ripresa come quella con accadere accompagnata da un elemento che riprende il processo antecedente in blocco (ciò) ne neutralizza la struttura interna, trattandolo come un processo saturo e ormai chiuso, non più in grado di accogliere ulteriori caratterizzazioni interne. D’altra parte la causa non fa parte della struttura interna dell’effetto e il fatto di poter attribuire una causa a un effetto presuppone il fatto che essa si sia già verificata e che la sua struttura interna sia pertanto già chiusa. Il motivo è invece sensibile alla natura del processo antecedente, perché è proprio da quella che dipende. La ripresa con farlo infatti non neutralizza la struttura del processo antecedente, ma ne riprende il predicato utilizzando un predicato più generico. È dunque la struttura del predicato antecedente ad essere neutralizzata, non quella del processo, di cui il motivo fa parte. Il propredicato farlo, neutralizzando la struttura del predicato antecedente, ci ricorda semplicemente che il motivo è coerente con qualsiasi tipo di azione, indipendentemente dalla sua struttura, ma ci dice anche che non esiste motivo a priori, al di fuori dell’ambito dell’azione concreta a cui è legato. Nel caso del motivo abbiamo quindi un margine del predicato principale, mentre nel caso della causa abbiamo un margine del processo principale42.