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Fare spazio in noi a Dio e agli altri con umiltà

1Cor 3, 18-23; Lc 5, 1-11

San Paolo ci ha detto: «Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapien-za di questo mondo è stoltezsapien-za davanti a Dio». Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini.

Il Vangelo ci ha ricordato che siamo creature imperfette, deboli, con un potere limitato, condannati all’insuccesso apostolico quando in mo-do assoluto confidiamo nelle nostre forze; capaci, però, di grandi suc-cessi quando la forza di Dio opera in noi.

Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non ab-biamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.

Chi pone la sua gloria negli uomini e il suo potere in se stesso, si il-lude e si affatica invano. Chi, invece, radicato nella vera umiltà e sti-mando la propria persona secondo la verità, confida certo in se stesso, ma pone solo in Dio la sua gloria e la sua definitiva fiducia, è veramen-te sapienveramen-te.

Il messaggio della Parola di Dio ci porta spontaneamente a pensare a madre Mazzarello, profondamente radicata nell’umiltà cristiana, e perciò evangelicamente sapiente. Madre Mazzarello, infatti, era con-vinta della necessità dell’umiltà per essere vere e buone religiose, anzi, per diventare sante. Scrisse al riguardo: «Per essere vere religiose biso-gna essere umili in tutto il nostro operare, non di sole parole, ma di fat-ti» (L 40,3; 5,6); «Suor Giovanna state raccolta ed umile e vi farete una grande santa» (L 22,15). Desiderava per le suore una santità tutta im-prontata di umiltà: «Virginia, coraggio neh! fatti proprio santa, ma una di quelle sante proprio umili» (L 26,10).

Secondo madre Mazzarello l’umiltà è assolutamente necessaria e grandemente feconda nei confronti di Dio, di noi stessi e delle suore.

In primo luogo, l’umiltà fa spazio a Dio in noi e garantisce l’azione divina in noi. Nelle sue lettere la Madre manifesta ripetutamente questa convinzione: «Fatevi coraggio, è vero che noi siamo capaci a nulla, ma colla umiltà e la preghiera terremo il Signore vicino a noi e quando il

Signore è con noi tutto va bene» (L 42,3). «Mai scoraggiarti, ma con umiltà ricorri sempre a Gesù. Egli ti aiuterà a vincerti col darti la grazia e la forza per combattere e ti consolerà» (L 57,2). «Pensate sempre che siete capace a fare niente e quel che vi sembra di sapere è la mano di Dio che lavora in voi. Senza di Lui non siam capaci che a fare male» (L 66,2).

In secondo luogo, l’umiltà è assolutamente necessaria nei confronti dei nostri difetti. «Se cadiamo qualche volta – scrisse – umiliamoci di-nanzi a Dio ed ai nostri Superiori e poi andiamo avanti con cuore gran-de e generoso» (L 47,12). «Pensate che i nostri difetti sono erbe gran-del no-stro orto, bisogna umiliarsi e con coraggio combatterli. Siamo mi-serabili e non possiamo esser perfetti, dunque umiltà, confidenza ed al-legria» (L 55,8). «Non avvilitevi mai quando vi vedete piena di difetti, ma con confidenza ricorrete a Gesù e a Maria e umiliatevi senza sco-raggiamento e poi, senza paura andate avanti» (L 66,4; 64,1).

In terzo luogo, e sempre secondo la Madre, nell’umiltà si trova la soluzione alle difficoltà nei rapporti comunitari, specie con la diret-trice: «Vedete, alle volte, la nostra immaginazione ci fa vedere delle cose nere nere, mentre son del tutto bianche, queste poi ci raffreddano verso le nostre superiore e poco a poco si perde la confidenza che ab-biamo verso di esse. E poi che cosa ne avviene? viviamo male noi e facciamo viver male la povera Direttrice. Con un po’ di umiltà tutto si aggiusta» (L 49,2).

Quando si fa attenzione alle convinzioni or ora ricordate, non causa stupore:

– l’importanza data da madre Mazzarello alla virtù dell’umiltà:

«Qualunque sia il vostro uffizio, non sbaglierò mai dicendovi di essere umile» (L 34,1). «Fatevi amica dell’umiltà» (L 66,3). «L’umiltà sia la virtù a te più cara» (L 67,2);

– la sua preoccupazione affinché l’umiltà delle suore fosse autentica (cf L 64,3); «vera» (L 22,20); «di cuore» (L 65,2);

– la frequenza con cui raccomanda alle suore l’umiltà e chiede a Dio questa virtù per loro (cf L 33,1; 39,3; 55,6; 56,5);

– l’interesse perché le Superiore conducano le suore per la strada dell’umiltà: «Animatele sempre ad essere umili», scrisse alla direttrice della casa di Montevideo-Villa Colón (L 17,1).

Da quanto abbiamo ricordato deriva una conclusione evidente: la fedeltà del vostro CG XX alle origini comporta necessariamente, du-rante i lavori capitolari, la pratica del messaggio evangelico e salesiano di madre Mazzarello sull’umiltà. Faccio alcuni esempi:

– Essere coscienti che nessuna di voi ha tutta la verità, ma solo una particella di essa. Accettare, dunque, le particelle di verità delle altre.

– Riconoscere che nessuna è tanto povera che non abbia qualcosa da condividere, né tanto ricca che non possa ricevere più nulla.

– Ammettere che nessuna Ispettoria incarna pienamente il carisma dell’Istituto. Apertura, dunque, alle esperienze delle altre Ispettorie.

– Accettare che nessuna commissione capitolare possiede in esclu-siva la verità su un determinato argomento. Integrare, dunque, il pro-prio punto di vista con il parere delle altre commissioni.

– Riconoscere sinceramente che ognuna può errare o essere nell’er-rore.

– Accettare che le riflessioni del CG non saranno né le più perfette né le migliori possibili.

– Infine, essere convinte che lo Spirito Santo sarà l’autore principa-le dei lavori capitolari, e che ognuna di voi non sarà altro che col-laboratrice di Dio.

In una parola, permeare il CG di umiltà cristiana e salesiana signifi-ca: fare costantemente spazio a Dio e agli altri nella propria mente e nel proprio cuore. Solo così l’umiltà sarà veramente la centonovantesima misteriosa invitata al vostro Capitolo!

Se sarete umili come voleva don Bosco e come madre Mazzarello desiderava, Dio guarderà l’umiltà delle sue serve, come guardò quella di Maria, e anche oggi l’Onnipotente farà grandi cose in voi a favore della Chiesa e per il bene della gioventù povera dei cinque continenti.

4. FEDELTÀ AL CARISMA DELLE ORIGINI