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La vita salesiana come itinerario cristiano

1Cor 3, 1-9; Lc 4, 38-44

Paolo ha ricordato che la vita cristiana si sviluppa per gradi, secon-do diverse tappe. Ha affermato che la vita cristiana dei Corinzi era mol-to imperfetta: una vita di neonati in Crismol-to, di esseri carnali incapaci di nutrimento solido; persone cioè che ancora non avevano raggiunto lo stato di uomini spirituali.

Anche la vita di madre Mazzarello si è sviluppata per gradi. Tutte conoscete bene il suo itinerario spirituale, studiato con cura ed appro-fondito con serietà dalle vostre esperte.

Gli anni trascorsi alla Valponasca sono stati per Main una caratte-ristica tappa della sua crescita umana e cristiana: in essa fu fortificata dal lavoro e addolcita dalla bellezza del paesaggio, in essa ha fatto e-sperienza di silenzio e di riflessione, ed ha progredito nella preghiera e nella contemplazione. Qui alla Valponasca si è sviluppato il fervore eucaristico ed è esploso lo slancio per Dio al quale si è consacrata con il voto di verginità.

Anche voi e tutte le FMA delle vostre Ispettorie percorrete le diver-se tappe di un itinerario umano, religioso e salesiano. Occorre non di-menticarlo mai e averlo sempre presente nel cuore perché è molto im-portante conoscere con precisione le esperienze che ogni persona vive nelle diverse tappe della sua esistenza. Ma più importante ancora è ac-compagnare con fraterno amore le singole persone e aiutarle a vivere in modo positivo e fecondo tutte le possibilità che ogni momento della vi-ta offre loro.

Madre Mazzarello era convinta che ogni persona ha un itinerario da percorrere e dimostrò la sua convinzione anche nei casi meno evidenti come, per esempio, con la giovane Emma Ferrero. Perciò la Madre, ol-tre a percorrere personalmente il proprio itinerario verso la santità, di-ventò per tutte le FMA dell’incipiente Istituto una saggia guida e una vera formatrice nel loro itinerario verso la maturità umana, cristiana, religiosa e salesiana.

Lei, infatti, con la sua caratteristica schiettezza, proponeva e ricor-dava a tutte che l’unica meta dell’itinerario della loro vita era la santità.

«Facciamoci sante» – scrisse –, «non dimentichiamo mai il nostro uni-co suni-copo che è quello di perfezionarci e farci sante per Gesù» (L 64,4;

cf L 18,3). E poi attuava una costante e progressiva azione educativa su ogni persona.

I suoi interventi formativi:

– erano permeati di grande confidenza nelle persone, condizione ne-cessaria per garantire la loro efficacia: «Fate – scrisse – tutto quel che potete per guadagnarvi la confidenza di tutte, e quando avrete questa, potrete avvertirle più facilmente» (L 56,10); «Bisogna inspirare confi-denza» (L 25,2);

– attingevano la loro forza dall’esempio e dalla coerenza della sua vita. Scrisse al riguardo a don Cagliero nel 1877: «Se io darò sempre buon esempio alle mie sorelle, le cose andran sempre bene, se io amerò Gesù con tutto il cuore saprò anche farlo amare dalle altre» (L 11,2). E un anno dopo, a una direttrice: «Sta in noi il farle crescere sempre nella virtù, prima coll’esempio, perché le cose insegnate coll’esempio resta-no più al cuore molto impresse e fanresta-no assai più del bene» (L 17,1);

– dosavano sempre la fermezza con la bontà e la comprensione:

«Correggetele sempre con carità» (L 17,1). «Correggete, avvertite sem-pre, ma nel vostro cuore compatite e usate carità con tutte» (L 25,2);

– erano interventi fatti gradatamente e con pazienza: «Con suor Vit-toria bisogna che abbiate pazienza e che le inspirate poco alla volta lo spirito della nostra Congregazione» (L 25,2);

– sempre con uno stile positivo e incoraggiante. Scrisse, infatti:

«Voi animatele sempre le vostre sorelle» (L 56,10). Nelle sue lettere sono frequenti le seguenti espressioni: «Coraggio» (L 16,5); «Coraggio, coraggio, mie buone figliuole!» (L 17,6).

Quanto abbiamo finora ricordato dovete viverlo anche durante la tappa dei lavori capitolari che avrà inizio fra pochi giorni dopo l’in-tenso periodo di preparazione svoltosi in tutte le Ispettorie.

Vi invito a fare del CG XX un tempo di crescita personale, un’occa-sione per interscambiare vitalmente ricchezze culturali, iniziative apo-stoliche salesiane, esperienze comunitarie e doni ecclesiali. Il CG non deve essere né una parentesi nella vostra vita, né una fermata nel vostro itinerario di crescita umana, cristiana e salesiana. Il CG non è solo un evento giuridico, né semplicemente un tempo di riflessione e di proget-tazione. È soprattutto storia di salvezza, tempo di grazia per voi, per l’Istituto, per le sorelle e per la gioventù. Dio vi farà crescere anche du-rante il CG. Percorrete con speranza e con generosità la tappa capitola-re.

Come Paolo, dunque, sulle orme di madre Mazzarello e secondo l’esempio di don Bosco, ognuna di voi è chiamata a diventare vera col-laboratrice di Dio nel processo di crescita integrale di ogni FMA: quel-le che sono rimaste nelquel-le case e quelquel-le che avete trovato qui. Loro sono veramente il campo di Dio dove siete invitate a lavorare; loro sono l’edificio di Dio alla cui costruzione dovete dare il vostro contributo, sempre sinceramente convinte che né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere.

Maria di Nazareth, che ha percorso con fede e con generosità l’iti-nerario progettato dall’amore di Dio per lei, sia la maestra, la guida e l’ausiliatrice dei vostri itinerari personali e del vostro itinerario capito-lare. La Madonna vi mantenga fedeli al profondo e sempre attuale mes-saggio della Valponasca: crescere costantemente fino alla santità.

3. FARE SPAZIO IN NOI