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In farmacologia e tossicologia, reazione di s., particolare fase dei processi d

41 per lo più fissate mediante sutura (con catgut, seta, ecc.), o, trattandosi di ossa,

8. In farmacologia e tossicologia, reazione di s., particolare fase dei processi d

metabolizzazione mediante la quale negli organismi si giunge all’inattivazione e alla escrezione di sostanze estranee in essi introdotte.

Il concetto di analisi, metodo filosofico della conoscenza, nella filosofia europea, da Cartesio in poi, è spesso (ma non necessariamente) collegato a quello di sintesi. Laddove i due concetti siano posti in relazione fra loro, essi designano due momenti complementari e contrapposti della riflessione.

Aristotele

I due termini si ravvisano in realtà già nella filosofia aristotelica, con un significato diverso: l'analisi in questo caso consisteva nello scomporre il ragionamento nei sillogismi, questi nelle varie figure e queste nelle proposizioni; la sintesi era il

rapporto che univa il soggetto al predicato nella proposizione e l'atto stesso del pensiero che operava sinteticamente.

Cartesio

Per Cartesio l'analisi e la sintesi effettuano una operazione di scomposizione e composizione che riguarda la conoscenza: l'analisi permette di identificare gli effetti dipendenti dalle loro cause, mentre la sintesi procede ripercorrendo e restaurando i rapporti identificati dall'analisi: in termini più generali l'analisi consiste nel dividere

il problema conoscitivo nelle sue parti componenti più semplici, con l'avvertenza di non procedere troppo con la scomposizione per non perdere il senso complessivo del problema (il che accadrebbe se lo si frantumasse in parti troppo piccole); la sintesi consiste nel rimettere assieme le parti analizzate identificando in questo modo la giusta struttura e composizione del problema da risolvere. In Cartesio

l'analisi procede con fini euristici mentre alla sintesi è affidata l'esposizione.

Enciclopedia wikipedia

Riprendendo da Cartesio dunque la sintesi consiste nel rimettere assieme le parti analizzate identificando in questo modo la giusta struttura e composizione del problema da risolvere.

Si potrebbe azzardare quindi ad indicare questo concetto come il primo passo verso la creatività che, se da un lato non può prescindere dall’acquisizione di competenze tramite una scomposizione del problema di tipo analitico, dall’altro è soltanto attraverso la sintesi che muove il primo passo verso la soluzione di un problema.

Vale la pena sottolineare anche in questo caso la profonda componente personale, dell’individuo che opera la sintesi.

Se essa è “il rapporto che univa il soggetto al predicato nella proposizione

e l'atto stesso del pensiero che operava sinteticamente” (cit) è senz’altro

fondamentale sottolineare che non esiste una sintesi “unica” o “univoca” e che le competenze, i desideri, le spinte che generano il fine ultimo della sintesi sono variabili appartenenti alla persona che opera quella sintesi.

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1.6 - Invenzione

1 Ideazione di qlco. mai prima pensato: i. della ruota, della stampa; estens. ciò

che è stato inventato: perfezionare la propria i. || brevetto d'i., atto con cui l'autorità riconosce che un'i. è opera di una certa persona o di un'azienda la quale ne detiene i diritti per un dato numero di anni || fig. diabolica i., quella che si ritiene abbia risvolti immorali o dannosi

2 Creazione della fantasia: i. poetica || opere d'i., le opere di fantasia, come quelle

letterarie e musicali

3 Ideazione di qlco. a danno di altri: i. di uno scherzo, di bugie ; in senso concreto,

cosa non vera, menzogna: non credere a quel che dice, sono tutte i.

4 Stratagemma, trovata: le i. di Ulisse

5 mus. Storicamente, brano con caratteri stilistici non riconducibili a categorie

precostituite; nel Settecento, brano contrappuntistico a due o tre voci

6 ret. Nella retorica classica, ricerca preliminare degli argomenti da esporre in un

discorso o in uno scritto

7 Ritrovamento di ciò che è nascosto, occultato, sconosciuto, oggi spec. nel l. giur.: i.

di tesoro

• sec. XIV

Dizionario Sabatini Coletti

invenzióne s. f. [dal lat. inventio -onis «atto del trovare; capacità inventiva», der.

di invenire «trovare», part. pass. inventus]. –

1. L’azione d’inventare e, concr., la cosa stessa inventata. In partic.:

a. Ideazione, creazione o introduzione di oggetti, prodotti o strumenti nuovi, o anche soltanto di un metodo di produzione materiale o intellettuale, e in genere di quanto può rendere più facile il lavoro, determinare attività nuove, contribuire al progresso della conoscenza e delle abilità tecniche; a differenza della scoperta, che riguarda il ritrovamento o l’individuazione di cose, realtà, relazioni

sconosciute ma già esistenti, l’invenzione è per lo più legata allo studio, alla sperimentazione, alla ricerca empirica o scientifica: l’i. della bussola, della

stampa, del telescopio, della macchina a vapore, della radio; fare, sfruttare, perfezionare un’i.; i. fortunata, di grande avvenire, d’immensa portata, d’imprevedibili conseguenze ; brevetto d’i., attestato che l’autorità

competente rilascia all’autore di un’invenzione, con diritti esclusivi per un certo numero d’anni. Con sign. concreto, strumento, macchina, sistema recentemente inventato: mostrare, illustrare, ammirare, o modificare, perfezionare

un’invenzione. Con accezione più specifica, il primo modello di qualsiasi oggetto

che potrà poi essere riprodotto o imitato.

b. Più genericam., ideazione, combinazione di cose nuove: un ballo, un gioco di

recente i.; le i. della moda; è un liquore di mia i.; i. mostruosa, diabolica, un’i. del demonio, riferito a tutto ciò che si ritiene dannoso, pericoloso o anche

immorale.

2.

a. In senso più astratto, l’atto di concepire e ideare con l’immaginazione: i. di una

burla, d’uno scherzo; soprattutto di cose che non hanno rispondenza nella realtà

o sono intenzionalmente false: i. di notizie, di calunnie, di bugie, di fandonie. La cosa stessa ideata; trovata, espediente, stratagemma: le i. di Ulisse; se ne

Vocabolario Treccani

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viene ogni tanto fuori con una sua i.; più spesso, notizia infondata,

affermazione falsa: è una mera i., un’i. spudorata; le i. dei maligni; sono tutte

i. per danneggiarmi; queste non sono bugie, sono spiritose i. (Goldoni: è una

frase pronunciata dal protagonista della commedia Il bugiardo, e rimasta famosa).

b. Atto creativo della fantasia, con cui l’artista trae da sé stesso, astraendo dalla

realtà o interpretandola idealmente, materia all’opera d’arte: l’i. di un

personaggio, di una situazione, di un episodio favoloso; e con uso assol.: un romanzo povero d’invenzione; un quadro ammirevole per l’i. più che per la qualità del disegno; analogam., in musica, il concepimento dell’idea musicale. In

senso ampio, opere d’invenzione, tutte le opere di fantasia, quali sono, per es., le opere narrative o drammatiche o musicali, e nelle arti figurative quelle che non sono riproduzione di modelli reali.

c. La capacità stessa, in un artista, d’inventare: forza, potenza d’i.; scrittore,

artista, musicista ricco d’i., scarso d’invenzione.

d. Con sign. concr., ciò che da un artista è stato immaginato: i. poetiche; le

bizzarre i. ariostesche.

e. In musica, termine usato dal sec. 16° per denominare brani con caratteri stilistici

nuovi o che non rientravano in categorie formali esattamente prefissate; tale genere di composizione, diffusosi nel periodo barocco soprattutto nell’ambito della musica violinistica italiana, acquistò nella Germania del sec. 18° un carattere più preciso, grazie a un andamento contrappuntistico a due o tre voci spiccatamente imitativo, di cui si hanno esempî nelle invenzioni a 2 e 3 voci di J. S. Bach. In seguito il termine è stato utilizzato, indipendentemente da una precisa connotazione stilistica o formale, nei titoli di alcuni lavori di compositori del 20° secolo (come Berg, Malipiero e Petrassi).