• Non ci sono risultati.

2.10.5 Ulteriori metodologie

Naturalmente quelle riportate sono soltanto alcune tra le metodologie utilizzate per effettuare valutazioni di parametri legati all’innovazione, connessi a performance aziendali oppure a progetti di R&S.

In ambito di strategie aziendali si parla anche di Matrice di Boston (valutazione di domanda e quote di mercato), di modello SCP (analisi delle condizioni di domanda e offerta), analisi del valore aggiunto, analisi delle longevità di relazione (tra l’azienda e fornitori, clienti e altri attori del processo produttivo).

Il dato interessante da evidenziare è che tutte queste metodologie forniscono un aiuto per la valutazione degli scenari, per canalizzare e sviluppare aspettative, per non ripetere errori intercorsi in passato, per ampliare la conoscenza delle dinamiche degli scenari in gioco, tuttavia la loro prerogativa non risiede affatto nel suggerire specificamente “cosa” un’azienda deve fare per innovare, quale prodotto aggiornare e come, con quali materiali e con quali forme,… in sostanza per il Designer le analisi del tipo descritto sopra rappresentano un aiuto soltanto parziale.

103

2.11 - Proposta di introduzione del fattore “Grip” per

l’innovazione

Alla fine di questo quadro generale sulle varie interpretazioni dell’innovazione vorrei suggerire una proposta.

Abbiamo visto come gran parte della ricerca teorica copra il “come” stimolare e rendere possibile una innovazione, come gestirla, quali sono i fattori chiave che la rendano possibile, quali sono i risultati di un processo innovativo. In queste definizioni entrano in gioco competenze molto differenziate: economisti, sociologi, progettisti,…

Per quanto riguarda invece i parametri per valutare una innovazione il punto di vista sembra essere quasi esclusivo e riguardare ambiti politici ed economici.

Si parla di valutare, anche in questo caso spesso a monte, prima di intraprendere un processo innovativo, e la valutazione riguarda per lo più gli effetti che l’introduzione di una innovazione produce sull’azienda, sui competitor, sul mercato, sulla politica.

Ho rilevato dunque una presunta lacuna su un dato inverso, ovvero sulla resistenza (per lo più riferita ad un prodotto) che viene offerta a questa continua, pressante e inevitabile ricerca di innovazione.

Sulla resistenza all’innovazione, intesa come capacità di un prodotto o di una tecnologia di “resistere” ad ulteriori innovazioni si trovano pochi riferimenti in merito.

Di resistenza all’innovazione semmai si parla intendendo questa come inerzia del mercato o delle imprese a recepire o a “fare” innovazione.69

Di robustness e di robustness analysis invece si parla all’interno di ambiti connessi all’ingegneria del software (UML).70

69Garcia R., Bardhi F., Friedrich C., 2007, “Overcoming Consumer Resistance to innovation” I tappi a vite per il vino: un caso di studio sulla resistenza all’innovazione – fonte http://www.innosupport.net/index.php?id=2296&L=7

70Una durata espressa in anni era stata ipotizzata già da Schumpeter, a proposito dei cicli economici (di Kondratieff, Juglat, Kitchin,…), vedi articolo a questo indirizzo

http://www.agilemodeling.com/artifacts/robustnessDiagram.htm http://iconixprocess.com/books/use-case-driven/

104

Da questa apparente “carenza” di informazioni in merito, nasce l’idea della proposta di questa tesi.

Infatti quello della resistenza, robustezza, durata intesa come capacità di un prodotto di resistere ad altre forme di innovazione, potrebbe rivelarsi come un concetto importante nel valutare la bontà di un progetto, e dunque costituire un aiuto per il progettista o per l’azienda.

L’idea, che verrà trattata approfonditamente nei capitoli successivi, è quindi quella dell’introduzione di un concetto, quello del Grip, cioè dell’aderenza che alcuni fattori specifici del prodotto offrono a diverse condizioni dello scenario (tecnologia, società, economia, ambiente, ergonomia,…).

La valutazione del livello di Grip può avere risultati interessanti per definire punti di forza e di debolezza di un prodotto esistente o di un progetto e costituire così un parametro, all’interno del dibattito sull’innovazione, più consono al modo di operare di chi spesso è chiamato a “fare” innovazione, cioè il Designer.

3. Chi si occupa di Innovazione

Gli studiosi, Luigi Zuccoli

Artgate fondazione Cariplo http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Artgate_Fondazione_Cariplo

106

Come metodo di analisi sul tema “Innovazione”, ho effettuato una ricerca per ambito di competenza. L’intento è capire in quali settori disciplinari sia diffuso ed usato questo termine e quali tipi di professionalità siano maggiormente coinvolte sull’argomento.

In sostanza la domanda a cui ho tentato di rispondere è CHI parla di

Innovazione?

Il primo step, Analisi 1, è stato ricercare le pubblicazioni contenenti nel titolo la parola “Innovazione”, attraverso portali di vendita (librerie) on- line che, ad oggi, rappresentano sicuramente un riferimento preciso per il reperimento di testi pertinenti all’argomento. Questo tipo di ricerca ha prodotto una serie di grafici in cui vengono evidenziati, tra gli altri dati, i settori disciplinari maggiormente coinvolti.

In questa fase dunque CHI parla di innovazione si rivolge ad un pubblico quanto mai eterogeneo, ma abbastanza interessato da spendere del denaro per acquistare un testo in materia.

Il secondo step, Analisi 2, è stata una ricerca di tesi di dottorato, cioè di pubblicazioni di tipo specializzato e strettamente connesse agli ambiti disciplinari da cui provengono. In questo caso CHI parla di Innovazione si rivolge ad un pubblico di “pari”, dunque specialistico.

In questo modo abbiamo risultati provenienti da due tipi di “pubblico”: quello generico, (librerie) e quello specialistico (universitari).

Il terzo step, Analisi 3, è stato una ricerca di portali web che trattano il tema Innovazione. Il portale è facilmente accessibile a tutti, sia specialisti che pubblico di “curiosi”. Deve catturare l’attenzione in pochi istanti con parole ad effetto, e poi consentire in un secondo momento di approfondire le tematiche.

Questo ha consentito una prima indagine sul linguaggio usato per comunicare l’Innovazione.