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Fedeltà, sedizione e sottomissione

Eccetto qualche caso quindi, nella Puglia bizantina prenormanna non vi erano grandi proprietari. Lo Stato promosse l‟elargizione di dignità in favore di notabili locali, i quali si videro insigniti di titoli come spatharocandidato o protospathario: dignità rilevanti assegnati col fine di legare gli arconti locali, di etnie e tradizioni differenti, al regime ricostituito da Costantinopoli fin dalla metà del X secolo352. Le differenti situazioni della regione, oltre alla scarsezza d‟informazioni per intere aree, rappresentano un paesaggio piuttosto articolato. Nella Puglia centrale, gravitante intorno a Bari, capitale del Catepanato, la piccola e media proprietà era costituita da soggetti indipendenti, spesso abitanti dei centri urbani che qui erano considerevoli. Quando arrivarono e vi si istallarono, i Normanni non poterono che costruire i loro possessi attuando azioni disparate come l‟incameramento dei beni di morti senza eredi. Con la conquista, di fatto questa parte della regione dovette conoscere per la prima volta una signoria di banno vera e propria353: una signoria che costruì parte del proprio potere oltre che sulle rendite fondiarie anche, ad esempio, sul monopolio dei mulini, dei

351 Ibid.; cfr. J.-M. Martin et G. Noyé, Les campagnes de l‟Italie mèridionale...cit., p. 591-592; C.

G. Mor, Considerazioni minime sulle istituzioni giuridiche dell‟Italia meridionale bizantina e

longobarda, in Atti del III Congresso Internazionale di Studi sull‟Alto Medioevo, Spoleto 1959, pp. 129-

136. Per una disamina della bibliografia circa gli istituti longobardi relativi alla proprietà ecclesiastica, si rimanda a C.D. Fonseca, in Longobardia e longobardi nell‟Italia meridionale. Le istituzioni

ecclesiastiche...cit., pp. 3-17.

352 J.-M. Martin, La Pouille...cit., pp. 699 ss.; Id., Les thèmes italiens...cit., p. 552. 353

frantoi354 e dei forni, o dallo ius affidandi355, come abbiamo visto nel caso della contea di Conversano, che si estendeva proprio a cavallo dell‟istmo fino a Nardò.

Il Salento sembra aver dato maggiori entrate di rendite fondiarie, strutturate a partire da quel sistema di libertà e consuetudini rafforzate dai bizantini, in parte accettate dal ducato di Roberto il Guiscardo356. Alla concentrazione di territori in mano ai condottieri legati tutti da vincoli parentali o di fedeltà, fece seguito la loro sostituzione ai quadri amministrativi bizantini357. Quel ceto di notabili dello Stato, incardinato nello Stato, tendente all‟autonomia, spesso insofferente di fronte alle vessazioni di taluni funzionari inviati da Costantinopoli, rimase sostanzialemnte legato all‟Impero e sembra non creò disordini all‟interno della compagine amministrativa pubblica358.

Ceto eminentemente urbano questo, ostile in un primo momento a coloro che erano venuti per faire chevalerie359, i Normanni, i quali a loro volta li consideravano irrequieti, tumultuosi verso chiunque, sediziosi anche rispetto a ciò che consideravano malgoverno, quello – ad esempio – incarnato da Melo, il “difensore dello Stato”. Uno Stato rispetto al quale le aristocrazie arcontali e funzionariali non nascondono sfiducia e insofferenza, nonostante i legami – comunque solidi e ricercati – con Costantinopoli,

354 Cfr. J.-M. Martin, Aristocraties et seigneuries...cit., p. 250 in cui lo studioso ritiene il monopolio

sul frantoio di origine francese.

355

Cfr. V. D‟Alessandro, Servi e liberi, in Uomo e ambiente nel Mezzogiorno normanno-svevo, Atti delle Ottave giornate normanno-sveve, Bari 1989, pp. 293-317, in part. p. 307.

356 C. D. Poso, Il Salento normanno...cit., pp. 155 ss.; J.-M. Martin, Le domaine royal de Mesagne

aux XIIe et XIIIe siècle, in Cavalieri alla conquista del Sud...cit., pp. 401-421. Cfr. A. Aprosio, Archeologia dei paesaggi a Brindisi dalla romanizzazione al Medioevo, Bari 2008, pp. 195 ss. Per un

inquadramento generale rimandiamo a L. Carducci, Storia del Salento, Galatina 2007, pp. 117 ss., 195 ss.

357 V. von Falkenhausen, I ceti dirigenti prenormanni ...cit., pp. 336, 343-345, 353-356, 361, 364

Id., Il popolamento: etnie, fedi, insediamenti, in Terra e uomini nel Mezzogiorno normanno-svevo, Atti delle settime giornate normanno-sveve, Bari 1987, pp.68-69.

358

M. Gallina, Gli stanziamenti della conquista...cit., p. 170. Cfr. A. Guillou, L‟Italie byzantine. Un

modèle culturel de province, in Mélanges de l‟École française de Rome. Moyen Âge», 101 (1989), pp.

638-639; J.-M. Martin, La Pouille...cit., pp. 324 passim, p. 709; J.-C. Cheynet, Pouvoir et

contestations...cit., pp. 380-381, 385-387.

359

consolidati dalla munifica elargizione di titoli ed onorificenze finalizzata a sostenere un partito filoimperiale360.

È stato affermato che, per la storia pugliese, la vicenda di Melo ha lasciato in eredità «la coscienza della forza raggiunta dai ceti medi cittadini ed una certa volontà di affermarla, ed insieme il lasciapassare concesso ad una stirpe nuova, i Normanni361». Sarà proprio con la fine di Bisanzio e con il progressivo istallarsi dei Normanni che questi cittadini diverranno protagonisti, legandosi agli episcopati, risorti con i nuovi signori, con i quali e grazie ai quali verranno ricostruite le cattedrali362.

C‟è da dire che l‟osmosi generata dal contatto porta presto i Normanni ad assimilare usi e costumi propri dell‟ambiente greco-longobardo pugliese. Ma fino alla fine, molte città rimasero fedeli all‟Impero, legate ad uno Stato che anche di fronte all‟inarrestabile affermazione dei signori normanni, tentò di avvicinare questi ultimi, specie quelli che maggiormente soffrivano l‟ascesa di Roberto il Guiscardo. Partiti filobizantini, o più autonomisti; partiti filonormanni; signori normanni in cerca di autonomia; e ceti urbani di diversa concezione politica, spesso interessati a mantenere in vita i rapporti commerciali con l‟Oriente: sono tutti “ingredienti” di un ambiente fortemente articolato destinato a trovare una direzione meno confusa solo con la definitiva capitolazione di Bari, capitale del Catepanato, nel 1071363.

Tuttavia, nelle città – sediziose anche per i Normanni – continuerà a sopravvivere una società di notabili affascinati da Bisanzio, ben oltre la caduta di Bisanzio364. Anzi, Bisanzio stessa farà leva sui baroni scontenti e stanchi del regime centralistico del Regno per cercare di riprendere le province perdute, e lo farà a metà del

360 M. Gallina, Gli stanziamenti della conquista...cit., p. 171, n. 109 in cui lo Studioso cita ad

esempio alcuni atti pugliesi dai quali si ricavano preziose informazioni circa le dignità conferite.

361 G. Musca, Il secolo XI...cit., p. 224. 362

Ibid.

363 G. A. Loud, The Age of Robert Guiscard. Southern Italy and Norman Conquest, London 2000,

pp. 132-137.

364

XII secolo quando Manuele Comneno s‟inserirà nella disputa e nelle rivolte delle città meridionali contro la Corona365.

Non dimentichiamo che, nonostante i disordini, nell‟XI secolo l‟economia meridionale, e pugliese in particolare, visse un momento florido grazie anche all‟intensificarsi dei rapporti commerciali con l‟Oriente. La sottomissione delle libertà, conseguente anche alla ripartizione delle proprietà terriere nella prima età normanna, portò al declassamento delle popolazioni locali alla condizione di βελλάνοι, dipendenti lavoratori dei possedimenti feudali366.

Nella Puglia centrale, e nel nord del Salento – fra Lecce, Taranto e Brindisi, e Castellaneta e Mottola, lo ius affidandi è una condizione giuridica che si afferma entro il XII secolo e in funzione dello sfruttamento feudale delle terre. E ciò avverrà con l‟introduzione del casale, del villaggio rurale aperto, che sostituisce il chorion, e che diverrà la cellula fondamentale dello sfruttamento intensivo di quelle terre dove già vi erano le antiche villae ricordate dalla toponomastica normanna367. Ma evidentemente questo processo porta con sè un cambiamento dello status giuridico di coloro che erano stati ex liberi ed ex proprietari e che adesso, hanno perso la loro indipendenza.

365 Ioanni Cinnami Epitome rerum ab Ioanne et Alexio...cit., pp. 138-140, a proposito della presa di

Bari del 1155 da parte dell‟esercito bizantino il quale, entrato in città trovò gli abitanti stremati dalla disumanita di Ruggero II e intenti a distruggere la cittadella normanna, nonostante le richieste dello stratega greco di consegnargliela in cambio di danaro. Cfr. Romualdi Salernitani Chronicon...cit., p. 239; Bernardo Maragone, Annales Pisani, ed. M.L. Gentile, Bologna 1936 (RIS, VI, 2), p. 15, a. 1156; Annales Casinenses, ed. G. H. Pertz, Hannoverae 1866 (MGH, Scriptores, XIX), p. 311, a. 1155; Ottonis Episcopi Frisigensis et Rahewini Gesta Friderici seu rectius Chronica, edd. G. Weitz – B. Simson – F.J. Schmale, Darmstadt 1965, II, 51, p. 382. Inoltre: Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, a cura di A. Kazhdan – R. Maisano – A. Pontani, Milano 1994, I, pp. 208-210, 216-228. Vedi: R. Iorio et

alii, in Storia di Bari, II...cit., 64-66. A Brindisi i cittadini aprirono le porte all‟esercito bizantino e, nello

stesso tempo, gli stratioti si rifugiarono nella cittadella. Ciò dimostra come la popolazione fosse animata da sentimenti diversi e contrastanti. Tanti stratioti vivevano in città e pure sembravano interessati a rimanere fedeli al Regno piuttosto che all‟Impero. Di certo Bari e Brindisi furono due delle città costiere adriatiche che meglio espressero l‟animosita contrastante delle forze municipali pugliesi, ora memori della floridezza commerciale raggiunta nell‟ultimo periodo bizantino; ora legate ai nuovi dominatori che intato avevano affermato uno status feudale. A proposito si veda: Ioanni Cinnami Epitome rerum...cit., pp. 137, 155-158 (Monopoli), 161 (Brindisi).

366

F. Bulgarella, Lavoro, mestieri e professioni negli atti greci di Calabria, in Mestieri, lavoro e

professioni nella Calabria medievale: tecniche, organizzazioni, linguaggi, Atti dell‟VIII Congresso

storico calabrese (Palmi, 19-22 novembre 1987), Soveria Mannelli 1993, pp. 80-81; J.-M. Martin, La

Pouille...cit., pp. 302-328, in part. 317 ss.

367

Certo è che l‟urbanesimo aveva generato una più forte coscienza dell‟individuale autonomia cittadina, rispetto a un nuovo dominio che portò la fine dell‟ euforia monetaria bizantina» – come l‟ha definito Martin368 – ovvero, dello sviluppo commerciale ed economico indotto dai rapporti con l‟Oriente. E a distanza di circa un secolo dalla definitiva conquista normanna certi risentimeni dovettero sfogarsi con violenza. Soprattutto a tener conto che il re non sembrava molto interessato a mantenere e a sviluppare l‟attitudine commerciale delle città pugliesi, e queste certo dovettero soppesare, proprio in forza del fascino di un tale sviluppo, quanto Bisanzio prometteva – in termini di privilegi e accordi – a città come Venezia369

.

Forze opposte quindi; ed anche forze compresenti, sincroniche e stimolanti, che si snodano in quelle che sono state definite da P. Bouet370 le sette tappe cronologiche della conquista, prima ancora di sfociare nelle sedizioni di età monarchica. In un contesto di forti tensioni sociali, si scatenerà la resistenza dei gruppi eminenti di estrazione feudale. Quando alcune città verranno inglobate al demanio regio, proprio questo ceto si farà portavoce degli interessi di parte attraverso un atteggiamento spesso ambiguo verso il potere sovrano. Il re dal canto suo tenterà, spesso riuscendoci, di approntare un piano strategico destinato a coinvolgere in particolare le città portuali: a Brindisi, ad esempio, fin dalla prima metà del XII secolo, il controllo politico delle classi urbane acquisisce un‟importanza cruciale, proprio perché la città – forte e vulnerabile al tempo stesso – può essere facilmente raggiungibile dalle flotte straniere, prima fra tutte quella bizantina, ed in particolare in caso di rivolta dei baroni. Cosa

368 J.-M. Martin, La Pouille ...cit., pp. 460-463, 485. 369

G. Pistarino, I Normanni e le repubbliche marinare italiane, in Atti del Congresso internazionale sulla Sicilia normanna (Palermo, 4-8 dicembre 1972), Palermo 1973, pp. 241-262; Id., Commercio e vie

marittime di comunicazione all‟epoca di Ruggero II, in Società, potere e popolo nell‟età di Ruggero II...cit., pp. 239-258; M. Scarlata, Temi storiografici sui Normanni in Italia. Note a margine a recenti studi con una postilla, in «Aevum», 58 (1984), pp. 158-206; S. Borsari, Venezia e Bisanzio nel XII secolo. I rapporti economici, Venezia 1988; M. Gallina, Gli stanziamenti della conquista...cit., p. 178.

370

P. Bouet, 1000-1100: la conquête, in Les Normands en Méditerranée aux XIe-XIIe siècles dans

le sillage des Tancrède, Colloque de Cerisy-la-Salle (24-27 septembre 1992), Actes publiés sous la

direction de P. Bouet et F. Neveux, 2^ ed., Caen 2001, pp. 11-23. Le sette tappe sarebbero individuabili cronologicamente: 1) 1000-1017: le tappe dei pellegrini; 2) 1017-1040: le tappe dei mercenari; 3) 1040- 1046: le tappe dei piccoli signori; 4) 1046-1054: i tempi del rifiuto; 5) 1054-1060: i tempi delle conferme; 6) 1060-1080: i tempi delle conquiste programmate; 7) 1080-1085: i tempi del sogno imperiale.

peraltro che accadde nel 1154 durante la stagione delle sollevazioni contro il governo di Guglielmo I.

Che i sovrani tendano a limitare il più possibile l‟influenza dei ceti baronali cittadini è dimostrato frallaltro dall‟impegno profuso nel contrappesare l‟influenza dei signori locali con una politica che valuta, da una parte, l‟importanza di assicurarsi la presenza nella città e, dall‟altra, che garantisca la coesione con l‟apparato ecclesiastico. Questa presenza si esprime non solo con il rafforzamento delle cinte difensive, con la costruzione del castello (o la sua ricostruzione), ma anche con il concepire una pianificazione logistica atta a far risaltare la funzione specifica della singola città, elemento di una rete cittadina che si costruisce omogeneamente proprio sotto la monarchia371. In secondo luogo, nella città, così come già avveniva in età ducale, proprio la feudalità viene indebolita anche attraverso l‟incremento continuo e rinnovato dei patrimoni della Chiesa cattedrale e dei monasteri, soggetti questi che assumono il reale controllo del sistema economico cittadino.

Strumenti per consolidare il rapporto tra Chiesa e monarchia, nell‟ambito del territorio cittadino, e non solo, furono le tradizionali donazioni, i privilegi di esenzione e di gestione; strumenti che consentirono alla Chiesa di penetrare nel tessuto cittadino e alla monarchia di costituire un valido meccanismo di controllo territoriale. E ciò avvenne a sicuro svantaggio dei milites, quei nobili che già sotto Ruggero II subiranno, con l‟accrescimento dei diritti ecclesiastici, il depauperamento della disponibilità di risorse fondiarie, o addirittura la negazione all‟accesso alla signoria della terra. Ciò è ben noto per Brindisi dove la Chiesa fu gestore del territorio urbano per prescritto reale. Qui il vescovo ha continuato ad allargare i suoi poteri e i suoi diritti fin dalla concessione fatta a suo tempo dal conte Goffredo di Conversano.

Nel 1133 Ruggero II confermava tutti i doni, concessioni e privilegi che Goffredo, sua moglia Sighelgaita e i suoi successori – tra i quali Boemondo principe di Antiochia e re Filippo di Francia – avevano fatto in favore del monastero di Santa Maria

371 J.-M. Martin, Note sulla costituzione della rete cittadina dell‟Italia meridionale e della Sicilia

normanne, in Città e vita cittadina nei paesi dell‟area mediterranea. Secoli XI-XV, Atti del Convegno

Internazionale in onore di Salvatore Tramontana (Andrano-Bronte-Catania-Palermo, 18-22 novembre 2003), a cura di B. Saitta, Roma 2006, pp. 112-127.

Monialium372. Ancora più interessante è il potere che fin dall‟età comitale si concede al vescovo brindisino il quale diviene il reale perno politico-economico della città: questi è colui al quale il conte affida l‟incarico di ripopolare Brindisi dopo gli avvenimenti della conquista. Ruggero II arrivò a Brindisi quando ormai il presule cittadino aveva in mano la sostanza del potere economico cittadino e soprattutto la giurisdizione su tutti gli istituti ecclesiastici che Goffredo di Conversano possedeva nella diocesi. Fu questo – l‟atto del 1100 sottoscritto da Goffredo – il vero mattone su cui si costruì la signoria ecclesiastica del vescovo brindisino, iure proprietario di quel patrimonio privato che fu dei conti di Conversano, quindi erede del diritto di signoria su quegli stessi patrimoni, sui beni di monasteri e chiese, greche come latine, in nome di san Leucio patrono di Brindisi, ritornato da Oria373.

372 CDBrind., I, n. 14, pp. 26-27. Qui Ruggero concede al monastero la giurisdizione su ottanta

villani di Mesagne, i quali avrebbero dovuto corrispondere imposte e sui quali poteva esercitare una giurisdizione tramite un proprio baiulo.

373 Cfr. atto federiciano del 1219, in Acta Imperii inedita seculi XIII et XIV, a cura di E.

Winkelmann, Innsbruck 1880-1885, II, n. 10, pp. 11-12, col quale si conferma il diritto della Chiesa brindisina di avere propri giudici per l‟esercizio patrimoniale e per la giurisdizione sul clero e gli uomini della diocesi. si riprende qui la concessione di Goffredo di Conversano e dei suoi successori, così come avviene nel caso dell‟atto coevo di conferma dei diritti della Chiesa di Otranto, in J.-L.-A. Huillard- Bréholles, Historia diplomatica Friderici...cit., I, 2, pp.638-648; Rogerii II regis diplomata latina...cit., Appendix III, nr. 64, p.310. Inoltre, queste prerogative del vescovo brindisino, sono ancora in vigore nel 1246 quando l‟abate Nicodemo del monastero italo-greco di Santa Maria de Ferulellis fece giuramento di fronte al notaio arcivescovile, usando una terminologia tipicamente feudale in riferimento agli obblighi verso il presule: CDBrind., n. 66, pp. 116-118. Vedi: R. Alaggio, Brindisi medievale. Natura, Santi e

II.