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DI FERRUZZANO Vitis vinifera L

Nel documento 1 Informazioni legali (pagine 68-72)

Caratteri di riconoscimento

Grappolo di dimensioni medie, spargolo, può raggiungere il peso di 600/700 grammi. Acini ovati, con epicarpo giallo e polpa bianca.

Luogo, livello e condizione di diffusione In Calabria era presente in molte vigne nel comune di Ferruzzano (RC) e dintorni.

Grappolo di Uva Petrisa Janca di Ferruzzano (S.Guidi)

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

La Petrisa Janca ha delle peculiarità: da una parte i suoi grappoli hanno le caratteristiche dell’uva da tavola con acini grossi e croccanti, di colore bianco dorato a maturazione, polpa durissima; dall’altra si comporta come una vite labrusca (ossia vite silvestre) che non sopporta la potatura, oppure accetta solo la cimatura dei tralci. Epoca di fioritura: seconda quindicina di maggio. Epoca di maturazione: seconda quindicina di settembre.

Uso nella tradizione

L’uso prevalente era come uva da tavola. Generalmente questa vite era appannaggio di famiglie benestanti, che conservavano gli acini sotto spirito per offrirli agli ospiti di riguardo.

Luogo di conservazione

Attualmente è noto un esemplare nella vigna di Antonio Romeo in contrada S. Pietro del comune di Ferruzzano; altri esemplari sono coltivati a Cirò (KR)

nell’Azienda Librandi. Foglia della Vite Petrisa Janca di Ferruzzano (S.Guidi) Natura e livello di conoscenza

La vite produce abbondantemente soltanto se non potata e lasciata al suo portamento naturale.

Referente

Orlando Sculli, Brancaleone (RC) orlandosculli@alice.it

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VITE TRI MANI

Vitis vinifera L.

Caratteri di riconoscimento

Grappolo composto, acini di grosse dimensioni, colore violaceo dell’epicarpo. Luogo, livello e condizione di diffusione Al momento si conosce un solo individuo ancora produttivo, che sopravvive in un orto abbandonato a Ferruzzano (RC), di proprietà della famiglia Condemi.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

La vite qui descritta rappresenta un patriarca di circa 80 anni, ha una circonferenza del tronco di 50 cm ed è Vite secolare Tri Mani a Ferruzzano

(S.Guidi)

allevata a pergolato. La pianta, molto produttiva, viene chiamata anche Trifera per la peculiarità di produrre tre volte l’anno: la prima fioritura si ha a fine maggio, la seconda a fine luglio e la terza nella prima metà di settembre. La prima maturazione cade a fine settembre, la seconda, in relazione alle condizioni climatiche, verso la metà di dicembre. Nel territorio calabrese non si raggiunge pienamente la terza maturazione.

Uso nella tradizione 6

In Calabria era molto apprezzata la seconda produzione perché ricadeva nel periodo natalizio; per quanto riguarda la terza produzione (Manu), che restava acerba, se ne utilizzava il succo aggiungendolo all’aceto. Luogo di conservazione

L’unica pergola di nostra conoscenza si trova a Ferruzzano (RC).

Natura e livello di conoscenza

La vite Tri Mani corrisponde quasi certamente alla Trifera coltivata saltuariamente in varie regioni italiane. Di essa parla già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, dove si riporta l’esistenza di una vite in Egitto che produceva tre volte l’anno dato il clima più caldo.

Referente Particolare del grappolo di

Uva Tri Mani (S.Guidi) Orlando Sculli, Brancaleone (RC)

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VITE VRIVELLA

Vitis vinifera L.

Caratteri di riconoscimento

Il grappolo è grande, allungato di forma cilindrica e spargolo. Gli acini sono ovali, con epicarpo blu scuro- violaceo e pruinoso. La foglia ha lamina glabra, pentalobata, con seno a lira aperta.

Luogo, livello e condizione di diffusione Diffusa in passato in molte vigne nel comune di Ferruzzano (RC) e dintorni. Un patriarca di Vite Vrivella

(S.Guidi)

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Questo vitigno antichissimo è caratterizzato da grande rusticità ed elevata vigoria. Esso tende ad arrampicarsi non solo sugli alberi, e ad avvolgerli, ma anche su supporti vari. Epoca di fioritura: seconda quindicina di maggio. Epoca di maturazione: prima quindicina di novembre.

Uso nella tradizione

La vite Vrivella era spesso maritata con olivi o giovani querce. Nelle case rurali e in quelle cittadine veniva allevata a pergola davanti la porta di casa. Per favorire la fruttificazione si cimavano i tralci. Il vitigno, molto produttivo, è a maturazione tardiva, tanto che l’uva veniva raccolta e consumata durante le festività natalizie. Per conservarla più a lungo veniva riposta nelle carniere, grandi cassette protette sul fondo da una rete metallica a maglie sottili, che venivano appese sotto i balconi.

Luogo di conservazione

Se ne conoscono pochi esemplari. La vite qui descritta è localizzata davanti ad una casa abbandonata e copre interamente il manufatto situato nel comune di Ferruzzano. Questa antica vite dimenticata non è stata fino a oggi oggetto di interesse.

Natura e livello di conoscenza

La Vrivella, chiamata anche Olivella, era coltivata anche in altre aree della Calabria ed era usata esclusivamente per avere uva da tavola fuori stagione. Il suo portamento ricorda tanto le viti selvatiche, o labrusche, in quanto mal tollera le potature.

Grappolo di uva Vrivella raccolto a dicembre a maturazione avanzata (S.Guidi)

Referente

Orlando Sculli, Brancaleone (RC) orlandosculli@alice.it

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2 CASO DI STUDIO: TRENTINO

PRESENTAZIONE

E’ con estremo piacere che abbiamo accolto l’invito di ISPRA a collaborare alla redazione del volume dei quaderni di “Frutti dimenticati e biodiversità recuperata” dedicato al territorio della Provincia di Trento. La vocazione alle produzioni frutticole di vaste aree del nostro territorio ha caratterizzato anche nel passato le aziende agricole nelle quali, accanto alle produzioni zootecniche o cerealicole, non poteva mai mancare il cosiddetto “brolio” ossia il campo-orto-giardino, spesso recintato con siepi o muri, entro il quale venivano coltivate, oltre agli ortaggi, varie piante da frutto, fonte alimentare importante per la famiglia rurale. In tali strutture era presente un’ampia varietà di specie coltivate e fra queste differenti cultivar ed ecotipi che consentivano la raccolta della frutta in vari momenti, dall’inizio dell’estate al tardo autunno, nonchè differenti utilizzazioni e forme di conservazione del prodotto. Lo sviluppo delle aziende agricole verso specializzazioni sempre maggiori ha nel tempo favorito la presenza di monocolture ed in taluni casi di mono-varietà e si è progressivamente perduta l’antica variabilità in ambito frutticolo, ma non solo, con essa è svanita anche la capacità e la conoscenza dell’utilizzo e della trasformazione di tali prodotti.

E’ quindi con interesse crescente che l’Ammistrazione della provincia di Trento promuove e accoglie iniziative volte alla riscoperta e alla conservazione delle antiche varietà frutticole. Varie associazioni, musei ed eco-musei, amministrazioni comunali, enti di ricerca, singole aziende agricole si sono attivate in vario modo sul tema della salvaguardia della biodiversità e costituiscono potenzialmente una rete preziosa per il mantenimento delle risorse genetiche e delle tradizioni locali. E’ importante quindi ricercare forme d’intervento e di collaborazione che diano continuità e stabilità alle varie iniziative. Desidero porgere inoltre un particolare ringraziamento ai tecnci della Fondazione E. Mach –Istituto Agrariodi San Michele che hanno raccolto le interessanti informazioni contenute nel presente volume e che costantemente mantengono un importane rapporto con il territorio agricolo ed i suoi attori.

Il Dirigente Generale

del Dipartimento Agricoltura e Alimentazione Dott. Mauro Fezzi

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