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MARRONE DI SARDAGNA Castanea sativa Miller

Nel documento 1 Informazioni legali (pagine 107-112)

Caratteri di riconoscimento Forma, colorazione del frutto.

Luogo, livello e condizione di diffusione È diffuso nella Valle dell’Adige, più precisamente nel comune di Trento, c.c. di Sardagna. Nel comune di Trento la superficie coltivata a castagno è di circa 7 ettari.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Germogliamento, maturazione e fioritura medi (rispetto agli altri ecotipi trentini). La pianta manifesta vigore medio e forma globosa della chioma. I frutti sono Forma e dimensioni del Marrone di

Sardagna (G. Tomasi)

scuri,con pasta bianca,di pezzatura e peso medio alti, ma numerosità scarsa (82 pezzi/kg). Androsterile, fecondazione assicurata da polline di “Visentina”.

Uso nella tradizione

Consumo fresco e sostentamento economico per le famiglie contadine. Complemento nella razione alimentare degli animali (es.: maiale).

Luogo di conservazione

In particolare nel comune catastale di Sardagna, Trento.

Natura e livello di conoscenza

In Trentino le prime attestazioni della presenza del castagno sono datate 1674. Nel 1800 il castagno risulta essere una delle colture più importanti e quella con più profitto. Nell’ultimo secolo, invece, si assiste a una contrazione delle superfici coltivate a castagno, fino a un minimo storico di 230 ettari. Negli ultimi vent’anni si è assistito a una ripresa di interesse verso questa coltura. Nel 1987 è nato un progetto quinquennale provinciale (prorogato poi fino al 1995) di risanamento, il quale prevedeva l’erogazione di interventi finanziari per valorizzare ed incrementare le colture minori come il castagno. Nel 1994 nasce il Consorzio per la tutela del castagno del Trentino che nel 2001 diventa Cooperativa Castanicoltori del Trentino Alto Adige s.c.a.r.l.

Colore scuro del Marrone di Sardagna (G. Tomasi)

Referente

Paolo Miorelli [IASMA] paolo.miorelli@iasma.it

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MELO BELFIORE GIALLO

Malus domestica Borkh. F

Caratteri di riconoscimento

Frutto di pezzatura grossa, forma globosa leggermente ristretta, talvolta costoluta, con punte calicine accennate. La forma del frutto è poco uniforme e spesso molto irregolare. La buccia è spessa con colore di fondo verde tenue tendente al giallo opaco (poco lucido). Le lenticelle sono medio-grandi, rugginose e particolarmente evidenti. Negli ambienti favorevoli si manifesta una leggera sfaccettatura rosa tenue sulla parte del frutto esposta al sole. Il picciolo è corto Frutti di Belfiore Giallo (A. Larcher)

e molto robusto. La polpa di colore giallo crema si presenta fondente, con tessitura fine, succosa, mediamente acidula e aromatica piuttosto gustosa.Negli anni di scarica i pochi frutti prodotti hanno una forma decisamente molto asimmetrica. I frutti sono suscettibili a butteratura amara, riscaldo comune e a senescenza.

Luogo, livello e condizione di diffusione

Varietà storica diffusa in Trentino a cavallo delle due guerre apprezzata per le caratteristiche del frutto.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Pianta vigorosa con portamento espanso talvolta procombente. Il rivestimento dei rami è piuttosto confuso con lamburde nelle parti vecchie, dardi e qualche raro brindillo nelle parti più esterne. Produttività bassa e alternante.

Uso nella tradizione

Apprezzata in Regione per la "polpa morbida, delicata, succosa, squisita e ben profumata”. Discretamente diffusa alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Sconsigliata per l’alternanza di produzione e per la scarsa produttività. Sinonimo locale: Calvilla Dorata.

Luogo di conservazione

Presente esclusivamente come alberi singoli in coltivazioni non specializzate in aree marginali. Presente in collezioni di mele antiche presso Associazioni amatoriali e centri di ricerca (FEM-Istituto Agrario di San Michele all’Adige).

Frutti di Belfiore Giallo in esposizione (A. Larcher)

Natura e livello di conoscenza Sinonimi: Yellow Bellflower. Referente

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MELO BELLA DI BOSKOOP

Malus domestica Borkh.

Caratteri di riconoscimento

I frutti, di pezzatura molto grossa, sono di forma variabile da tronco-conica breve a sferoidale appiattita, asimmetrici, e con profilo trasversale irregolare. La buccia, di medio spessore, è ruvida. La colorazione dei frutti è molto variabile sia da zona a zona che da pianta a pianta. Il colore di fondo è giallo-verde, con sovraccolore marezzato e sfumato da rosso brillante a rosso aranciato. Mela Bella di Boskoop di pezzatura

molto grossa (A. Larcher) Luogo, livello e condizione di diffusione In alta Val di Non, circa un centinaio piante nel comune di Sarnonico. Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

La raccolta avviene in settembre-ottobre, la maturazione inizia a novembre, i frutti si conservano bene. Il sapore è acidulo, la polpa è giallo crema.

Uso nella tradizione

Per il consumo fresco oppure cotte. Luogo di conservazione

Aziende agricole e privati della zona. Natura e livello di conoscenza

Piante molto grandi e vigorose che danno buoni frutti anche a altitudini alpine. Coltivate per la loro buona conservazione che può arrivare fino a marzo. La Bella di Boskoop contiene il doppio di vitamina C rispetto a una Golden Delicious

Referente Pianta di melo Bella di Boskoop con il

tipico portamento espanso (A. Larcher)

Comune di Sarnonico, CamminAlberi albertolarcher@virgilio.it

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MELO FRAGONE

Malus domestica Borkh.

Caratteri di riconoscimento

Frutto di pezzatura media, forma tronco-conica breve piatta. La buccia è molto spessa con colore di fondo verde e sovraccolore da rosso-mattone a viola-vinoso non brillante. Accentuata presenza di pruina e cerosità sull’epidermide del frutto. Le lenticelle sono chiare, poco numerose, grosse e particolarmente appariscenti. Presenza di rugginosità nella cavità peduncolare talvolta estesa sulla superficie del frutto. La polpa è bianca con sfumature

Mela Fragone a maturazione (S. Guidi)

verdi, poco succosa, non molto acidula e leggermente aromatica. La tessitura della polpa è grossolana. I frutti sono molto suscettibili a riscaldo comune. Luogo, livello e condizione di diffusione

Varietà storica diffusa in trentino a cavallo delle due guerre e successivamente sostituita dalle cultivars americane Golden e Red Delicious. Ora è presente esclusivamente in frutteti non specializzati in aree marginali per la frutticoltura oppure in collezioni di mele antiche presso associazioni amatoriali e centri di ricerca.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Pianta vigorosa con portamento assurgente. Il rivestimento vegetativo dei rami è piuttosto rado con qualche tratto spoglio, composto prevalentemente da dardi, brindilli e lamburde. I frutti sono suscettibili a cascola pre-raccolta.

Uso nella tradizione

Utilizzata per il consumo fresco, apprezzata per la prolungata conservazione in locali non refrigerati.

Luogo di conservazione

Presente esclusivamente come alberi singoli in coltivazioni non specializzate in aree marginali. Presente in collezioni di mele antiche presso Associazioni amatoriali e centri di ricerca (FEM-Istituto Agrario di San Michele all’Adige).

Natura e livello di conoscenza Frutti di Mela Fragone in esposizione (A. Larcher) Non vi sono conoscenza particolari.

Referente

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MELO LIMONZINO

Malus domestica Borkh.

Caratteri di riconoscimento

Forma conica di pezzatura medio piccola; peduncolo tozzo e infossato in cavità peduncolare di media profondità; cavità calicina appena pronunziata, calice aperto. Colore buccia giallo limone uniforme con lenticelle spesso in leggero rilievo. Polpa colore bianco.

Luogo, livello e condizione di diffusione Sono presenti nelle vallate del Trentino poche decine di esemplari ultracentenari sopravissuti. Recentemente si sono effettuati nuove messe a dimora amatoriali Sezione del frutto di Mela Limonzino

(S. Guidi)

date le notevoli caratteristiche organolettiche, che ha scongiurato il rischio d’estinzione.

Rilievi, osservazioni agronomiche, commerciali, organolettiche

Cultivar autoctona trentina antichissima, una delle poche giunte sino a noi in virtù della sua eccezionale longevità. Fioritura tardiva, circa due settimane dopo gli altri meli (fine maggio), il che la preserva dalle gelate primaverili. Matura circa 105 giorni dopo l’allegagione, il che la rende idonea anche per altitudini estreme (mt 1.400). Pianta di grandissimo vigore con portamento allargato straordinariamente fertile (autofertile) di eccezionale produttività e costanza, soggetta a carpocapsa ma resistente alle avversità crittogamiche. Il frutto si conserva per circa tre mesi e si consuma fin dalla raccolta. La polpa è soda, non molto succosa, di gradevole sapore acidulo con aroma di limone maturo. Fino alla Prima Guerra Mondiale era esportato sui mercati delle’ex impero austro-ungarico confezionato in barili da 50 e 100 kg.

Uso nella tradizione

Consumo fresco e anche utilizzato per la produzione di aceto.

Luogo di conservazione

Esemplari sparsi nelle vallate del Trentino. Natura e livello di conoscenza

Questa mela è citata dal Tamaro (1925) che riferisce a sua volta notizie apprese da un certo Boni di Trento il quale la ritiene autoctona antichissima. Fuori dal Trentino è conosciuta solamente nel Tirolo storico con il nome di Spaetbluhendher (lett.: di fioritura tardiva).

Referente Mela Limonzino ad alcuni mesi

dalla raccolta (S. Guidi) Paolo Odorizzi Ronzone (TN)

podorizzi@interfree.it)

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Nel documento 1 Informazioni legali (pagine 107-112)