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La festa ateniese per Artemide Agrotera

ARTEMIDE AGROTERA

2.1 La festa ateniese per Artemide Agrotera

In riferimento al nome e alla data di questa festa, le fonti non sono affatto generose. Nessuna infatti riporta il nome della festa. Alcuni studiosi, tra cui la Simon, credono di poterlo ricavare dal passo di Plutarco relativo alla pompé diretta ad Agrai, in cui si afferma che in tale occasione gli Ateniesi festeggiavano il ringraziamento per la vittoria conseguita a Maratona393. Il nome qui identificato sarebbe Charisteria, anche se nel testo esso non viene riportato esplicitamente come nome della festa.

L’unica fonte, invece, che dà notizie concrete sulla datazione del sacrificio offerto dagli Ateniesi ad Artemide Agrotera, è Eliano394, il quale nella sua Varia Historia, il cui passo è stato riportato alla fine del paragrafo precedente, afferma che esso veniva celebrato il 6 Thargelion, nel giorno della vittoria sui Persiani. Questa affermazione, però, contrasta nettamente con il passo sopra citato di Plutarco, e con altri due passi dello stesso biografo, in cui ci dice che la battaglia !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /<#! di Maratona era stata combattuta il 6 Boedromion395, e che proprio in quel giorno gli Ateniesi celebravano la vittoria396.

Alla luce dei fatti ci veniamo a trovare con due datazioni contraddittorie; quella fornita da Eliano e quella ricavabile da Plutarco. La vicinanza cronologica tra i due autori, i quali parlano entrambi al presente, porta ad escludere la possibilità che essi facciano riferimento a due momenti cronologici diversi.

Gli studiosi concordano nel ritenere errata la notizia di Eliano, in quanto le affermazioni relative alla vittoria di Maratona e ai festeggiamenti sono inserite dall’autore in una lista di eventi atta a dimostrare che il giorno 6 Thargelion era un giorno particolarmente fausto; lo dimostra il fatto che nella lista compaiono varie vittorie militari, come Maratona, Platea, Capo Artemision, Micale ecc., e riferimenti alla biografia di alcuni illustri personaggi, come la nascita di Socrate, nascita e morte di Alessandro Magno ecc. «Simili allineamenti cronologici non sono rari nella tradizione erudita e spesso l’esattezza calendariale dei singoli eventi è sacrificata alle esigenze del quadro di insieme397».

Passando all’analisi degli spazi, anche nell’ambito del luogo di svolgimento della festa le fonti sono tutt’altro che benevole. Non disponiamo di alcuna esplicita indicazione, anche se nel passo di Plutarco in cui egli menziona la pompé in ringraziamento per la vittoria di Maratona, diretta ad Agrai, è più che plausibile pensare che la celebrazione avvenisse nel santuario locale della divinità. Se escludiamo infatti l’ipotesi di Jacoby riportata nelle pagine iniziali di questo capitolo, secondo cui la vera meta della pompe era Maratona, non sussistono dubbi nel far concludere tale processione ad Agrai e dunque al santuario di Artemide Agrotera.

Il percorso resta tuttavia sconosciuto: E. Pfuhl, nel suo studio sulle processioni nell’Atene antica, ritiene che la pompé fosse diretta ad Agrai e !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /<.! avesse percorso per raggiungere l’Ilisso la via Panatenaica398, attraversando l’agora. Un altro studioso che ipotizza la partenza della pompé dall’agora è R. Jung, il quale la giustifica ricorrendo a un collegamento tra due santuari legati alla memoria di Maratona, quello di Eukleia, nell’agora, e quello di Artemide Agrotera ad Agrai399. La sua proposta appare plausibile in virtù di un passo di Pausania in cui si dice che il tempio di Eukleia era stato costruito con i proventi del bottino riportato a Maratona400. Al di là di questo, tuttavia, la proposta non si dimostra funzionale alla ricostruzione del percorso, dal momento che l’ubicazione del naos di Eukleia è tuttora sconosciuta.

Oltre a non conoscere il percorso della processione, non disponiamo neanche di informazioni utili alla descrizione del corteo; esso, comunque, doveva comprendere almeno le vittime sacrificali e il personaggio incaricato di celebrare il sacrificio, che stando ad un passo di Aristotele doveva essere il polemarco401. Sempre Pfuhl sostiene che la pompe era aperta dalle cinquecento vittime sacrificali, seguite dal polemarco, strateghi, soldati a piedi, cavalieri, privati402.

In relazione alle vittime sacrificali, non sono pochi gli autori antichi che ne parlano e ne riportano il numero; in occasione della thysia pubblica per Artemide Agrotera, per Plutarco403 e Senofonte404 venivano sacrificate cinquecento capre. Anche Aristofane, nei Cavalieri, sembra concordare su tale numero: il Salsicciaio riferisce di essersi assicurato il favore dell’assembea superando il rivale Plafagone facendo votare che se il prezzo delle sardine fosse ulteriormente calato, sarebbero state sacrificate mille capre ad Artemide

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! /<5! Agrotera. Plafagone aveva invece promesso il sacrificio di duecento buoi405. Molto probabilmente la gag comica è incentrata sul raddoppiamento iperbolico del numero delle vittime di quelli che all’epoca erano i più ingenti sacrifici pubblici ateniesi, tra cui ovviamente il sacrificio all’Agrotera.

Eliano, invece, parla di trecento capre. Questo dato potrebbe far riferimento a un cambiamento nel tempo di tale rito, in cui il numero di vittime sacrificate potrebbe essere stato ridotto. Ciò, pure plausibile, andrebbe tuttavia contro una tendenza conservativa spesso riscontrata nei costumi o usi. Ancora plausibile è che Eliano con trecento volesse indicare soltanto un numero elevato, così come, seguendo un’ipotesi di F. Schwenn, anche il numero di cinquecento riportato dagli altri autori non indicasse una quantità precisa, ma una cifra non indifferente406.

M. Rausch vede però nello stratagemma aristofaneo del raddoppiamento un forte elemento in favore del fatto che cinquecento fosse il numero reale; da qui egli si lancia in una tesi molto suggestiva, secondo la quale bisogna individuare una corrispondenza tra questa cifra e il sistema clistenico di rappresentatività, riconoscibile nel numero dei bouleuti. Detta tesi è seguita con convinzione da Jung, che vede nella thysia una forma di celebrazione, da parte della società, della polis e della sua coesione407.

Per l’analisi del sacrificio in onore della divinità, possiamo avvalerci anche di un riferimento iconografico in connessione alla cadenza temporale della festività, ovvero il 6 Boedromion. Su un cratere a calice attico rinvenuto a Hermione e databile al 375 a.C., attribuito da J. D. Beazley al Pittore di Enomao, ed oggi esposto al Museo Nazionale di Atene, è possibile riscontrare un indizio che la thysia per la dea rappresentasse il rito più importante del mese408; in un !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /<7! frammento del lato A, infatti, si distinguono figure maschili e femminili, stanti o sedute. Le figure maschili recano diversi oggetti, mentre quelle femminili, quando sono integre, sono colte nell’atto di incoronare i personaggi maschili. In due casi, sopra le figure maschili si distingue nettamente una luna crescente. La Simon dà un’interpretazione di questa raffigurazione; secondo la studiosa, la luna crescente qualifica le figure maschili come personificazioni di mesi dell’anno e i diversi oggetti recati da ciascuna di esse rimandano alla festa più importante del mese. Le figure femminili rappresentano invece la pompé oppure la theoria che accompagnava alcune delle feste409. Il giovane personaggio maschile seduto che reca una capretta sulle ginocchia, dunque, rappresenterebbe il mese di Boedromion. Per la Simon quindi il pittore avrebbe scelto la thysia di Artemide Agrotera per caratterizzare questo mese e il fatto che la figura sia collocata al centro della scena e presso un altare starebbe ad indicare l’importanza della festa. La studiosa sostiene la propria tesi adducendo un confronto con il giovane seduto subito alla sinistra, il quale regge un ramo. Questo personaggio rappresenterebbe Pyanepsion, mentre il ramo sarebbe un eiresion, con riferimento alla festa dei Pyanepsia in onore di Apollo. Mettendo in rapporto queste due figure il pittore ha voluto sottolineare che i due mesi non sono soltanto calendarialmente contigui, ma sono uniti soprattutto dall’essere consacrati ciascuno a uno dei due gemelli divini, Apollo e Artemide410.

L’interpretazione di Simon però non presenta un’attendibilità assoluta. Ella per sostenerla fa ampio uso del confronto con un rilievo murato nella facciata della chiesa di Hagios Eleftherios ad Atene: questo rilievo rappresenta un calendario tramite una serie di raffigurazioni simboliche dei mesi accompagnate dal segno zodiacale e da caratteristiche che rinviano alle principali festività, compresa la presenza di personaggi femminili con corone raffiguranti le theoriai. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /<*! L’utilizzo di questo rilievo è possibile soltanto se accettiamo la sua datazione all’età ellenistica, e non a quella romana come è stata invece proposta. Inoltre a contrastare questa tesi ci si mette anche la mancanza di paralleli, dal momento che, per quanto riguarda l’iconografia dei mesi nel mondo greco, questo frammento di cratere a calice e il rilievo rappresentano un unicum nella documentazione411.

Un’iscrizione, già riportata in precedenza412, ci informa che era previsto, attraverso un decreto ,che gli efebi “dedicassero ad Artemide Agrotera i premi d’eccellenza”. Questo testo epigrafico è stato oggetto di varie interpretazioni: Pélékidis413 ritiene che durante le feste in onore della dea ci fossero delle vere e proprie competizioni fra efebi. A. Dumont414, invece, identifica gli aristeia come premi vinti dai giovani nelle gare che avevano disputato prima di diventare efebi e riconosce dunque alla celebrazione di questa festività un significato legato alle classi di età. L. Robert415, al contrario dei due studiosi appena ricordati, si orienta verso un’interpretazione di tipo militare, ricordando che nelle fonti aristeia non è mai attestato come termine agonistico. Secondo lui, inoltre, più che premi indirizzati a combattenti umani, essi sarebbero degli oggetti votivi in onore della divinità. Lo studioso a supporto della sua tesi adduce il fatto che aristeia venivano dedicati a figure divine, le quali secondo il mito si erano distinte nei conflitti. In questa categoria può benissimo essere inserita anche Artemide Agrotera, visto il ruolo da lei svolto nella vittoria di Maratona. È possibile anche un’interpretazione diversa da quella di Robert e Pélékidis: le corone identificate come aristeion nelle iscrizioni di ambito attico, infatti, sembrano riconoscibili come dediche poste in occasione di determinate festività, come ad esempio i Panathenaia per Atena Polias, e i Delia per Apollo e Latona !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! "//!.!PC9#\!9#!+!/**(+!,,-!"7(6<-! "/(!!"9#!!(99#)&))9#<A#SA! "/<!8mCmD3E3:!/*.(+!,,-!(/*6()-! "/"!E1$?;4!/75#+!,,-!(7#6.-! "/#!'?@%'4l'?@%'4!/*."6/*.5+!,-!"7.-!!

! /")! a Delo. Come ci fa notare W. K. Pritchett416, in nessuno di questi casi si hanno elementi per ricondurre il termine aristeion a un ambito militare. Questo oggetto è da mettere in connessione piuttosto con la tipologia di festività in cui si va a inquadrare, e anche se il numero di attestazioni non è sufficiente a trarre conclusioni univoche, sembra sussistere un nesso tra la dedica di oggetti qualificati come aristeion e occasioni festive di particolare solennità. Da questa lettura possiamo anche ipotizzare che il testo di IG II2 1011 faccia riferimento ad un anno in cui la pompe per Artemide Agrotera aveva assunto caratteri eccezionali. La precisazione sull’esistenza di un apposito decreto, infatti, legittima nel ritenere che la dedica di aristeia da parte degli efebi fosse un aspetto straordinario. Se fosse davvero così, non è possibile utilizzare l’iscrizione come testimonianza di una competizione tra efebi durante la festa secondo quanto ipotizzato da Pélékidis né come testimonianza di una connotazione militare del culto della divinità dovuta alla sua connessione con la memoria di Maratona come indicato da Robert417.

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