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Il c.d Tempietto dell’Ilisso

ARTEMIDE AGROTERA

1.2 Il c.d Tempietto dell’Ilisso

Numerosi viaggiatori, tra XVII e XVIII secolo, menzionano nei loro diari un tempio ionico situato oltre l’Ilisso, sul pendio settentrionale di una bassa collina chiamata Petromeneoika. Verso la metà del V secolo d.C. il piccolo tempio viene trasformato in chiesa, e dedicato alla Madonna della Pietra, ovvero Panagia es ten Petran o Panagia Petriotissa; è all’interno e all’esterno di questa che i visitatori europei hanno potuto vedere i resti marmorei dell’edificio antico305. Il monumento, già parzialmente in rovina, fu studiato nel 1751 dagli inglesi J. Stuart e N. Revett che pubblicarono, l’anno successivo, oltre alla sua veduta, alcuni disegni ricostruttivi della pianta e dell’alzato.

Le altre testimonianze, invece, sono piuttosto approssimative, e in qualche caso le descrizioni si limitano a sottolineare il colore bianco e l’alta qualità dei marmi visti. Il tempio scomparve quasi totalmente, usato come cava di materiale di reimpiego, forse in occasione della costruzione dell’ultima cinta muraria di Atene, minacciata dagli Albanesi, ad opera dei Turchi nel 1778306.

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! /)*! La documentazione fornita da Stuart e Revett, dunque, costituisce la base della moderna indagine archeologica relativa all’edificio; è utilizzando tali fonti, infatti, che A. N. Skias intraprese nel 1897 gli scavi sul sito a suo avviso anticamente occupato dall’edificio, ovvero la zona situata ai piedi della collina, ritenendo di poter affermare di aver individuato i resti del tempio. Skias stesso descrive i risultati degli scavi riportando un disegno in scala delle strutture e un disegno dei reperti mobili a suo avviso più significativi, cioè due frammenti di rilievi; dagli scavi sono emerse strutture pertinenti a un edificio antico, a una chiesa su cui si sono sovrapposti altri edifici, di cui la maggior parte botteghe di conciapelli e trentacinque tombe di epoche diverse307. Oltre a tali strutture sono stati rinvenuti anche alcuni reperti mobili: numerosi piccoli frammenti in marmo pertinenti al tempio, pochi frammenti di vasi miniaturistici di tipologia affine a quelli rinvenuti ad Eleusi, anch’essi pertinenti al tempio; un frammento di lastra a rilievo attribuito al fregio del tempio; due frammenti di rilievi con frutti pertinenti a un altare dedicato a Pan e alle Ninfe; un frammento di rilievo votivo con processione di offerenti; un’iscrizione frammentaria forse cristiana, frammenti di iscrizioni funerarie, un certo numero di corredi tombali ancora intatti. A questa lista si aggiunge un altro

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! //)! frammento di rilievo regalato al direttore degli scavi da un vicino che l’aveva rinvenuto qualche anno prima nel settore più orientale dell’area indagata308.

Il tempio era di ordine ionico e di modeste dimensioni, 14, 60 x 7,80 m, anfiprostilo e tetrastilo. Aveva una cella quadrata di 4,70 m di lato e un pronao insolitamente profondo di circa 3 m309. I pochi blocchi rinvenuti in situ da Skias assicurano che le fondazioni

erano in poros, così come il muro di sostruzione della terrazza, diversamente dall’elevato, che, secondo Stuart e Revett, era in marmo pentelico. Delle membranature dell’edificio di fatto non sembra conservarsi alcunché: la pertinenza di alcuni elementi ad esso attribuiti in passato, cioè due frammenti di sima marmorea 310 e un possibile

acroterio311, è infatti da considerare ipotetica312.

Nel 1962 alcuni lavori stradali forniscono l’occasione per una nuova indagine dell’area in cui aveva scavato Skias, condotta da Travlos. Egli si era già occupato del tempietto dell’Ilisso alla metà degli anni quaranta nell’ambito di uno studio sugli edifici cristiani di Atene di V e VI secolo d.C. derivati dall’adattamento di templi, presentato presso il museo bizantino di Atene313. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <)7!:D39:!/7*5+!,,-!5.67"!L!JIMM-!9`6!@`! <)*!$9'>039;E3l:9P%CC3!()//+!,-!"*)-! </)!E3;:$??'!/*#)+!,-!/7#-! <//!C3;A%'4!/*.7+!,,-!"<<6"-! </(!$9'>039;E3l:9P%CC3!()//+!,-!"*)-! </<!=19'3:>?!()/)+!,-!(**-! !"#$%:A%0"31.*0/H"1),%+,--2(-H(*1%=%+(%;*/(0*5X,7,**%&9G:% % 9

! ///! L’autore aveva ricostruito le diverse fasi dell’edificio: il tempio di età classica,

la prima trasformazione in chiesa nel V secolo d.C.,

la seconda

trasformazione, in una chiesa di più modeste dimensioni, forse nel XVII secolo.

Nel corso di questi scavi Travlos porta alla luce un muro di circa 1,10 m, in blocchi di poros, situato a circa 8 m di distanza dal lato nord del tempio. Il muro è interpretato come muro di contenimento di un terrapieno su cui molto probabilmente era costruita la terrazza del tempio. Il terrapieno contiene frammenti di poros e marmo, scarti della costruzione del tempio, e ceramica, tra cui vasi miniaturistici che a detta dello studioso sono identici a quelli rinvenuti da Skias314. Un catalogo del materiale ceramico è fornito da M. M. Miles315 in un lavoro in cui esso viene utilizzato in relazione al problema della datazione del tempio. Il muro di contenimento rinvenuto da Travlos è l’unica parte oggi visibile del c.d. tempietto dell’Ilisso316. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! </"!4'9PC?:!/*5/+!,-!//(!L!TGUU-!/#"+!/#.@+!/#5!L!/#7-! </#!$3C%:!/*7)9#,,-!</.65!L!JIM-!*.-! </.!4'9PC?:!/*5/+!,-!//"!L!TGU-!/#"-! !"#$%:E%-1%.*(*1%+,"%0,.*"%+141%#-"%.3(7"%+,-%&O89%,%&8J:%=%+(% 60(7-1.%&89&% % 9

! //(! Nella ricostruzione dell’edificio di Stuart e Revett, come detto, si evincono la presenza di colonne sul lato posteriore e la loro distanza dal muro della cella.

Questi elementi sono ricostruiti sulla base dell’aggetto degli architravi sul retro della cella; l’edificio è considerato tetrastilo dal momento che i due studiosi affermano di aver osservato tracce sul terreno corrispondenti alla base di due colonne inserite tra le colonne superstiti317. La profondità dell’ambiente compreso tra il muro posteriore della cella e il colonnato ovest viene riportata nella descrizione della pianta del “tempietto” fornita da Judeich nel 1931; la sua misura è m 2,10, e si afferma che tra le ante del pronao vanno collocate due colonne. La descrizione dello studioso, il quale purtroppo non fornisce né un disegno della pianta del tempio né la fonte dei propri dati, differisce dalla pianta di Stuart e Revett nel fatto che egli individua due colonne in antis318.

Le misure del perimetro fornite da Travlos, invece, sono sensibilmente diverse da quelle fornite da Skias e misurano 12,69 x 5,85 m. Le proporzioni di pronao e cella sono le stesse presenti nei disegni di Stuart e Revett e Pococke, mentre le proporzioni descritte da Judeich compaiono nella ricostruzione grafica dei due edifici cristiani innestati sul tempio. Travlos, poi, a differenza di Judeich e Dinsmoor, che propongono una ricostruzione con colonne in antis, preferisce inserire tra le ante del pronao due pilastri e non due colonne319. In un articolo del 1974 sulla pianta del “tempietto” dell’Ilisso, A. A. Barret e M. Vikers320 ritengono possibile che i pilastri siano stati inseriti per analogia con la pianta del tempio di Atena Nike, considerato suo “gemello” fin dall’epoca della sua riscoperta.

Le indicazioni fornite graficamente da Travlos sono seguite da Beschi321, il quale afferma che il tempio si trovava probabilmente all’interno di un peribolos in proporzione piuttosto ampio, 45 x 30 m.

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! //<! Il fregio del tempio, così come la sua titolarità e la sua cronologia, rappresenta uno degli oggetti di dibattito che si protrae ormai da più di un secolo. Il primo studioso ad interessarsi del fregio fu F. Studnickza, il quale gli attribuì, a partire dal 1910, alcune lastre provenienti dal collezionismo veneto, ora a Berlino e a Vienna, e due frammenti scavati ad Atene nell’area del tempio322. Questi reperti rappresentano solo un decimo del suo sviluppo originario: 4 lastre e due frammenti su un totale di 34 lastre e quattro blocchi angolari, e, nello sviluppo metrico, una somma di circa 3,97 m su uno sviluppo totale originario di 39 m323. Le lastre sono indicate con le lettere B-E; B, D e E sono integre, mentre C è stata ricostruita unendo due frammenti, uno conservato a Berlino e l’altro a Vienna. Alla base della proposta di Studnickza c’è la notevole somiglianza tra gli oggetti raffigurati sulla lastra B e quelli raffigurati sul frammento di rilievo dello stesso materiale rinvenuto da Skias in situ e conservato presso il Museo Nazionale di Atene, frammento che l’autore indica con la lettera A. Si tratta probabilmente di bagagli da viaggio e, poiché una simile raffigurazione è più unica che rara, è molto probabile che A e B appartengano alla stessa scena e quindi al medesimo monumento.

La pertinenza di B al “tempietto” dell’Ilisso è resa inoltre più attendibile dalla compatibilità tra le misure del pezzo e quelle indicate da Stuart e Revett per quanto riguarda lo spazio del fregio; dimostrata la pertinenza di B, è dimostrabile anche quella delle lastre C-E, uguali per materiale e dimensioni.

L’esistenza di varie repliche di età romana attesta indirettamente la fama dell’archetipo, ma né il soggetto né tanto meno la cronologia dei rilievi possono ritenersi assodati. Nessuno dei personaggi rappresentati reca infatti attributi identificativi, cosicché le lastre sono state suddivise genericamente in due gruppi tematici: uno definito “statico”, in quanto caratterizzato da figure stanti, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! //"! assise o anche recumbenti (A, B, C, Fa), e uno indicato come “dinamico”, con scene di ratto di donne e di combattimenti tra opliti (D, E, Fb)324.

Ad un primo lato del fregio vengono unanimemente riferite le lastre B e C, e con qualche riserva, il frammento A trovato da Skias nella fossa di fondazione del tempio325.

La lastra B misura 46,7 cm di altezza e circa 90 cm di lunghezza, essendo danneggiata sul lato destro. Sulla lastra sono visibili tre figure maschili: una, figura stante e frontale a sinistra avvolta nell’himation, probabilmente barbuta, con le mani congiunte davanti al petto. Secondo alcuni poteva stringere un attributo, secondo altri potevano essere appoggiate ad un bastone indicato a colore. A destra ci sono due personaggi con l’himation avvolto intorno alle gambe, seduti uno di fronte all’altro su due spuntoni rocciosi. Quello dall’aspetto più maturo porta la mano sinistra al mento puntellando il braccio sulla coscia, mentre quello più giovanile ha la schiena curva e le braccia abbandonate sulle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <("!$9'>039;E3l:9P%CC3!()//+!,-!"*<-! <(#!@%:>03!())(/+!,-!/.-! !"#$%:G%-(.*0(%I%+,-%F0,#"1%=%+(%>>>$4,0.,/.$*/F*.$,+/% % 9

! //#! cosce. Ai piedi dei due massi si distinguono oggetti identificabili come sacchi326. Il gesto della persona più anziana, generalmente interpretato come segno di stanchezza, è piuttosto l’espressione di meditazione o di una preoccupazione, o ancora di un conflitto interiore327. La figura giovanile è analogamente caratterizzata da gesti che esprimono dispiacere o triste concentrazione piuttosto che stanchezza per un viaggio appena concluso.

La lastra C, ricomposta da due frammenti, ha un’altezza di 46,6 cm e una lunghezza di 95,8 cm. Su di essa si vedono tre uomini con l’himation drappeggiato intorno alle gambe: il primo a sinistra è seduto su uno spuntone roccioso, ha il braccio sinistro alzato, forse per reggere uno scettro, ed è rivolto verso sinistra. Quello al centro, stante, presenta il braccio destro alzato ed è rivolto a destra, come il personaggio che segue, anch’egli stante e appoggiato a un lungo bastone328. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <(.!:41E;3>BD9!/*/./+!!,-!/5(6*!L!TGU-!<-! <(5!@%:>03!())(/+!,-!/.-! <(7!:41E;3>BD9!/*/./+!!,,-!/5*67/!L!TGU-!5! !"#$%:J%-(.*0(%N%+,-%F0,#"1%=%+(%I,.3<"%:QQ:% % 9

! //.! Seguendo lo Studniczka, nelle scene delle due lastre berlinesi si è riconosciuto il momento dell’arrivo dei Pelasgi in Attica accolti con gesti di benvenuto dagli ateniesi329. Ma dato l’atteggiamento dei Pelasgi seduti, Beschi ritiene più appropriato pensare al momento della loro cacciata dall’Attica. Questa nuova interpretazione presenta la scena come l’antefatto del ratto delle donne che esamineremo nelle due lastre seguenti: «il primo atto di una tragedia che porterebbe a una conclusiva rappresentazione della presa ateniese di Lemno» 330 . Se questo rovesciamento dell’ipotesi tradizionale sembra confermare ulteriormente l’idea di Studniczka, ancor di più esso si presenta come conferma della sua identificazione nelle lastre D e E del ratto pelasgico- tirrenico delle donne ateniesi nel santuario di Artemide a Brauron331.

La lastra E è alta 46,6 cm e larga 93,1 cm nella parte superiore e 92,6 cm nell’inferiore. Alle due estremità sono raffigurati due giovani nudi con clamide e pilos; quello di sinistra stringe per la vita una figura femminile vestita e la solleva su una roccia, mentre quello di destra afferra una figura femminile inginocchiata che cinge con le braccia una sorta di colonna. La figura posizionata al centro, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <(*!@%:>03!())(/+![bJI!#+!,-!7-! <<)!@%:>03!())(/+!,-!((-! <</!@%:>03!())(/+!,-!((-! !"#$%:9%-(.*0(%Y%+,-%F0,#"1%=%+(%I,.3<"%:QQ:% % 9

! //5! sicuramente più adulta e vestita con chitone, si muove verso destra tenendo una fanciulla vestita poggiata sulla spalla sinistra e trascinando con il braccio destro una donna, forse più matura, inginocchiata al suolo con l’himation sceso sulle gambe aperte e distese per opporre resistenza all’azione del rapitore332. Beschi dice che la presenza delle due figure maschili con il pilos, noto attributo dei viaggiatori, ha determinato l’ipotesi che si trattasse dei Dioscuri e quindi che la scena potesse raffigurare il ratto delle Leucippidi; tale ipotesi è stata tuttavia contestata da Felten, il quale ha osservato che nello sviluppo completo del fregio ci sarebbero state figure femminili in numero eccedente rispetto a quello richiesto dal mito333.

La lastra D, invece, ha un’altezza di 46,8 cm sul lato sinistro e di 46,7 cm sul destro e una lunghezza di 93,3 cm. Sulla parte sinistra si può notare una figura maschile vestita di chitone e mantello che tiene sollevata, stringendola alla vita, una figura femminile vestita. La donna puntella il braccio destro sulle braccia !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <<(!:41E;3>BD9!/*/./+!!,,-!/7<677!L!TGU-!/)-! <<<!@%:>03!())(/+!,-!(<-! !"#$%:O%-(.*0(%Z%+,-%F0,#"1%=%>>>$4,0.,/.$*/F*.$,+/% % 9

! //7! dell’uomo, nel tentativo di liberarsi. Al centro possiamo vedere un’altra figura femminile, anch’essa vestita, in corsa verso sinistra. Continuando l’analisi verso destra si vede un uomo, vestito di chitone e mantello in corsa verso sinistra, all’inseguimento della donna ritratta al centro, di cui afferra un lembo del mantello. Sull’estremità destra della lastra è presente una figura femminile più piccola delle altre, vestita con chitone e himation, stante e rivolta verso lo spettatore334. A causa dell’andamento verso sinistra del gruppo centrale di inseguimento, si è pensato che questa lastra potesse essere collocata alla destra della lastra E; in realtà il movimento verso sinistra è parziale e bilanciato dal secondo gruppo, costituito dal rapitore che stringe nella sua morsa una figura femminile335.

Sull’identificazione del soggetto del fregio sono state espresse varie ipotesi. Esclusa ormai da tempo l’idea che il tema potesse essere connesso con una Ilioupersis, dal momento che gli inseguitori non sono armati336, tra le varie scene di rapimento ricordate dalla mitologia greca si è proposta l’identificazione ora, come detto, con il ratto delle Leucippidi, ora con quello di Elena da parte di Teseo e Piritoo, ora con il ratto delle donne ateniesi da parte dei Pelasgi nel santuario di Artemide a Brauron. Mentre le prime due sono state escluse con una certa sicurezza337, la terza sembra trovare conforto nelle fonti e in un particolare iconografico: in un articolo del 1978, A. Picon ha riconosciuto nella scena della donna avvinghiata alla colonnetta (lastra E) il valore di una chiave interpretativa, il riconoscimento cioè di un’area sacra. Escluso che quella colonnina possa alludere ad un elemento architettonico del tempio, è stata supposta una raffigurazione aniconica della divinità, poiché in scene di aggressione o rapimento, le figure si aggrappano per ricerca di asilo alle statue !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! //*! di culto, oppure a un monumento funerario. La colonnetta della lastra E, inoltre, con la sua semplice base e il suo coronamento, più che con tipi architettonici, si confronta con le basi di xoana e di statue di culto come sono dipinte nella ceramica attica, solitamente presso un altare. Le stesse dimensioni relativamente ridotte sembrano confermarlo. In base a questa lettura è possibile dunque affermare che la figura femminile sia avvinghiata ad una base dalla quale è stata sottratto il simulacro divino dell’immagine, uno xoanon338. Lo scenario in cui si svolge il tema del fregio, quindi, inerente al ratto di donne mature e fanciulle, si inserisce con ogni probabilità nell’area di un santuario, ed è contornato dalla sottrazione violenta dello xoanon339.

L’ipotesi originaria dello Studniczka viene inoltre confermata dal confronto con le fonti scritte: se da una parte Erodoto340 ricorda soltanto un ratto di donne in occasione di una festa nel santuario di Artemide Brauronia, dall’altra Plutarco341 fornisce una trattazione più completa della vicenda riportando un ratto di madri e figlie, proprio come si riscontra nelle due lastre D e E. Questo quadro si conforma perfettamente alla realtà dei Brauronia, con le Orse e le loro madri. Un ulteriore elemento a sostegno di questa tesi, poi, arriva dal fatto che lo stesso Plutarco342 attesta che da Brauron era stato portato a Lemno lo xoanon di Artemide e quindi l’irruzione tirrenica sarebbe l’unica ad avere i requisiti corrispondenti ai termini iconografici del fregio, rispondendo meglio anche ai dati della tradizione.

Se l’insieme di queste lastre finora analizzate mette in scena, da una parte la cacciata dei Pelasgi da Atene e dall’altra il ritorno dei Pelasgi in Attica, possiamo ritenere recuperati due lati del fregio. Secondo Beschi, «la presenza di figure statiche nel primo gruppo proiettate in clima mitico con la probabile presenza di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! $$-#.!PC9#!!9#)]-%+!,-!5"<+!aM-!I21,D/0!Q!891:9;39!3+!(<+!5-! <<*!83>o;!/*57+!,-!..-! <")!%'?E?4?+!!.,#Q1=2/,9#P3+!/<7-! <"/!8C149'>?+!^83,01/=6,0#"23,;3,+!(/-! <"(!8C149'>?+!P8</,28D#\/2181,09#("5L-!

! /()! eroi attici sembra favorire l’ipotesi che le lastre potessero occupare il lato orientale del fregio per analogia con altri casi, come avviene per il fregio del tempietto di Atena Nike e quello dell’Hephaisteion.343»

Questa identificazione dei due temi è stata inizialmente contestata dalla considerazione che difficilmente gli Ateniesi potevano raffigurare su un loro tempio uno smacco; ma come riporta Beschi citando Meyer, i due temi non sarebbero altro che un’invenzione atta a giustificare l’occupazione ateniese dell’isola di Lemno e non dovevano esaurire il racconto, quanto piuttosto costituire la premessa necessaria per celebrare un’ affermazione ateniese quale fu l’occupazione dell’isola da parte di Milziade.

Se accettiamo il blocco angolare F come pertinente allo spigolo sud-ovest del fregio del tempietto, e seguiamo Erodoto nel suo racconto, diventa possibile definire anche il tema del terzo lato: questo blocco, infatti, sembrerebbe conservare a sinistra la fine di un lato. In questa parte del blocco si distingue una figura maschile sdraiata con la gamba a mezz’aria e una figura ammantata !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /(/! in rapido movimento verso sinistra. Potrebbe quindi trattarsi di un episodio della movimentata storia dell’incursione a Brauron. Sul lato destro, però, sono meglio conservate due figure contrapposte di guerrieri. Uno nudo, con elmo provvisto di lophos, avanza verso destra impugnando una spada sullo sfondo del suo scudo. Di fronte a lui, vi è la figura vista di schiena di un oppositore, ugualmente nudo. Il terzo tema del fregio, pertinente forse al lato occidentale, sembra quindi essere stato occupato da una serie di scontri militari che potrebbero raffigurare l’occupazione ateniese dell’isola di Lemno344.

Va da sé che, nonostante manchi completamente la documentazione, seguendo il racconto erodoteo ormai approvato per tre lati, il quarto lato del fregio rappresentasse una tematica connessa alla battaglia di Maratona345.

Oltre alla trattazione del fregio, vale la pena a mio parere passare in rassegna anche altri elementi architettonici del tempio, rinvenuti nel corso degli scavi.

Dinsmoor attribuisce al c.d. tempietto dell’Ilisso, come precedentemente accennato, due frammenti di sima marmorea, ritenendo di poter correggere il disegno di Stuart e Revett346. Il primo frammento, rinvenuto presso la stoa di Eumene, era stato in precedenza da lui assegnato al monumento coregico di Nicia347, ma poi attribuito al nostro tempio ionico in seguito al rinvenimento del secondo frammento, che, conservato presso il teatro di Dioniso, si presenta identico al primo, recando in più una congiuntura e parte di una testa di leone. Questi due elementi, infatti, hanno indirizzato lo studioso ad escluderne l’appartenenza al monumento di Nicia, essendo le proporzioni tra i frammenti e l’edificio incompatibili348. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! <""!@%:>03!())(/+!,-!(*-! <"#!@%:>03!())(/+!,-!<)-! <".!E3;:$??'!/*#)+![bJI!<+!,-!/7#-! <"5!E3;:$??'!/*/)+!,-!".*!L!TGU-!<R-! <"7!E3;:$??'!/*/)+!,-!"7<-!

! /((! La proposta di Dinsmoor è accolta da alcuni studiosi349 e rifiutata da altri a causa delle troppe discrepanze rispetto al preciso disegno di Stuart e Revett350.

La questione è rilevante ai fini della datazione del tempietto dell’Ilisso e, di

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