• Non ci sono risultati.

1 L’INDAGINE ARCHEOLOGICA

Riguardo all’ubicazione dello hieron di Artemide Aristoboule nel tessuto urbano ateniese, sono state avanzate alcune proposte. Oggi è largamente condivisa l’opinione che esso vada identificato con un temenos scoperto nel 1958 in occasione di lavori edilizi e attualmente non più visibile a causa del completamento degli stessi.

Verso la fine dell’ ‘800, W. Dörpfeld aveva collocato lo hieron sulla Pnice, identificandolo, senza fornire alcuna precisazione, con il tempio di Eukleia, menzionato da Pausania191; questo tempio, sulla base del testo stesso del periegeta, era stato collocato sulla Pnice da W. Judeich che aveva peraltro escluso la possibilità di identificare Artemide con Eukleia e quindi Artemide Eukleia con Artemide Aristoboule192.

Ma la proposta di Dörpfeld è da respingere perché, a differenza di quanto si pensava al tempo, oggi si ritiene con buoni argomenti che la Pnice non fosse compresa all’interno del demo urbano di Melite193.

L’ipotesi dell’identificazione tra il naos di Artemide Aristoboule e quello di Eukleia è stata presa nuovamente in considerazione da P. Amandry con riferimento al temenos rinvenuto nel 1958; considerando che l’epiclesi Aristoboule, come vedremo, cadde in disuso nel IV secolo a.C., e che in seguito a ciò gli studiosi si sono spesso interrogati su come Plutarco ne potesse essere a conoscenza, si può notare come in tutta la tradizione antica, letteraria ed epigrafica, questo epiteto non si trovi mai associato al nome di Artemide. Il nome di Aristoboule, invece, è attestato in epoca imperiale come quello di una divinità, connessa a un gruppo cui appartengono Artemide, Nemesi e Ecate.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

/*/!891:9;39+!3+!/"+!#-!

/*(!=19'3:>?!()/)+![bJI!"+!,-!<*5-! /*<!C9C?;E%!()).+!,,-!7<6//*!

! .7! Artemidoro, infatti, in un passo dell’ Interpretazione dei sogni194, identifica Aristoboule e Eunomia con Nemesi, pur esprimendo esse concetti diversi, le prime due quello di rispettare le leggi e vivere senza eccessi, la terza quello di metter giustizia ai delitti impuniti, perseguitando i malvagi e gli ingrati alla sorte. D’altra parte ad Atene, nelle iscrizioni di I e II secolo d.C., Eunomia e Eukleia sono costantemente associate, e i due nomi sono incisi su uno stesso seggio da teatro. Nella sua descrizione della Grecia, Pausania menziona un tempio di Eukleia che era stato elevato dagli Ateniesi in ringraziamento per la vittoria di Maratona195. Per un facile gioco di equazioni, secondo Amandry si può identificare Aristoboule con Eukleia, dal momento che l’una e l’altra sono associate o identificate con Eunomia. Da questa lettura risulta possibile, quindi, l’identificazione tra il tempio di Aristoboule visitato da Plutarco e il tempio di Eukleia menzionato da Pausania, fermo restando che comunque l’esatta localizzazione di quest’ultimo continua a essere un problema non risolto della topografia ateniese196.

Rispetto alla proposta di Amandry rappresenta però una difficoltà il fatto che due autori cronologicamente vicini come Pausania e Plutarco diano informazioni così diverse sull’origine del naos. Pausania, infatti, riferisce che il tempio di Eukleia fu dedicato con il bottino sottratto ai Persiani sbarcati a Maratona, mentre Plutarco riconduce la fondazione dello hieron di Artemide Aristoboule a Temistocle e alla celebrazione della vittoria di Salamina197.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

/*"!9'4%$3E?'?+!!61,2R2,13M/=6,#H,/#Q=56/+#P+!<5-! /*#!891:9;39!3+!/"+!#-!

/*.!9$9;E'N!!/*.7+!,-!(5.-! /*5!=19'3:>?!()/)+!,-!<*7-!

! .*!

1.1 Gli scavi del 1958

Nel Giugno-Luglio del 1958 durante i lavori per la costruzione di una palazzina all’incrocio di due strade, non lontano dall’estremità sud-occidentale dell’ Agora, furono rinvenuti dei resti antichi alla profondità di circa 1 m rispetto al livello stradale; furono portati alla luce un piccolo edificio, un altare, una porzione del muro di recinzione e alcuni oggetti votivi.

Il piccolo edificio fu subito identificato come naos orientato verso occidente. Esso consiste in un ambiente a pianta quadrata di circa 3,60 m di lato e di un portico aperto profondo 1,85 m e delimitato da due ante198.

La parte meglio conservata del tempio era il portico; l’anta meridionale era formata da un unico grande blocco di calcare, completo della sua fondazione. La soglia, trovata in situ, consiste in un blocco di marmo dell’Imetto che misura 1,81 x 0,59 x 0,21 m. Esso mostrava considerevoli segni di usura, tuttavia si distinguevano i tagli per la porta e per gli stipiti. Il pavimento del portico era in terra battuta senza soluzione di continuità rispetto al livello del terreno esterno al tempio, e non vi erano né colonne né gradini. All’interno del portico sono state trovate due basi, una a destra della porta, l’altra presso l’anta sud, su entrambe le quali si distingue un incavo rispettivamente di cm 37 x 19 x 7 e di cm 44 x 36 x 4,5.

I muri della cella non erano in buono stato; presentavano uno spessore di circa 45 cm ed erano costruiti con tecnica mista, utilizzando anche elementi

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! /*7!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!!/*."+!,-!!(7-! !"#$%&A%()*(%@,0"+"1)(-,%+,-%410*"31%=%+(%6<0,4."(+,.5 7()+,0411-%&8JE% % 9

! 5)! originariamente non pertinenti, come ad esempio una base di stele. In alcuni punti la faccia interna dei muri presentava tracce di stucco. La parte di pavimento presso la porta mostrava tracce di preparazione per un mosaico, probabilmente a ciottoli.

Il settore sud-est della cella è stato completamente distrutto dall’edificio moderno abbattuto per l’allestimento del cantiere199.

A circa 3 m di distanza dall’anta nord e 4,5 m dall’anta sud sono stati trovati due blocchi in poros che formavano una base quadrata di m 1,25 di lato. Nelle immediate vicinanze c’era un altare, anch’esso in poros, piuttosto danneggiato; la parte conservata misura 56 x 73 x 50 cm. Secondo le osservazioni di L. S. Meritt riportate da Amandry l’altare si daterebbe al 475-50 a.C., mentre la base quadrata sarebbe, con ogni probabilità, quella dell’altare200.

Per quanto riguarda la cronologia, Vanderpool presenta la seguente ricostruzione: il sito del santuario era già occupato nel VII o nell’ VIII secolo a.C. I pochi saggi condotti sullo strato immediatamente al di sopra della roccia hanno restituito frammenti ceramici geometrici e orientalizzanti. Alcuni frammenti protogeometrici, rinvenuti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! /**!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!(7!O!V-!/.6*!L!V-!()!\-! ())!@^bRR]G!G[!R=2=0_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!!(7!O!V-!()!R-!$GaKFI!eL^^I!eGaJI[cI!eLG! \^bRR]G!eI^!63=0_!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5)-!EIJIcGb[L!eLG!\^bRR]G_!9$9;E'N!/*.7+![bJI!5+!,-!(5)-! 9^JIFL_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!(7!O!V-!()!I-!EIJIcGb[L!eL^^`I^JIFL_!9$9;E'N!/*.7+! ,,-!(..65!O!TGU-!(+!,-!(.*-! !"#$%&E%?(.,%+,--2(-*(0,%=%+(%6<0,4."(+,.5R()+,0411-% &8JE% % 9 !"#$%&G%(-*(0,%.314,0*1%),--1%.3(71%=%+(%S@()+0D% &8JO% % 9

! 5/! però in giacimenti più tardi, fanno pensare che l’area sia stata frequentata anche in età più antica. Non sono stati trovati muri pertinenti a queste fasi, né oggetti votivi tali da suggerire la presenza di un santuario201.

La testimonianza più antica della presenza di un santuario di Artemide è rappresentata, anche qui, dai frammenti di krateriskoi a figure nere rinvenuti per la maggior parte nei pressi dell’altare e databili al secondo quarto del V secolo a.C., ovvero agli anni immediatamente successivi alle guerre persiane. Rispetto all’affermazione di Vanderpool, Amandry osserva che non vi sono elementi per escludere che i frammenti ceramici più antichi appartenessero a vasi pertinenti al santuario202.

Alla stessa fase dei krateriskoi può essere ricondotto il blocco che costituisce l’anta sud del portico. A esso sono associati frammenti ceramici della prima metà del V secolo a.C. e la sua tecnica di lavorazione appare propria anch’essa del secondo quarto del V secolo a.C. Il blocco di calcare è irregolare, ed è stato ovviamente danneggiato. Sulla superficie, inoltre, sono presenti tracce per l’alloggiamento di tre piccole stele. Questo può essere spiegato supponendo che il tempio originale fu distrutto, probabilmente in seguito all’esilio di Temistocle nel 472/471 a.C., e che giacque in rovina per un certo periodo, durante il quale comunque il culto continuò ad essere praticato e le offerte votive poste su questo blocco che, seppur danneggiato, rimase in posizione. La pertinenza del blocco al V secolo a.C. è messa in dubbio da Amandry, secondo il quale esso sarebbe piuttosto un pezzo di reimpiego proveniente

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ()/!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!(7-! ()(!PLeG!FGa,LJJGMIHL[JL_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!(7!L!<)Q!9$9;E'N!/*.7+!,,-!(.*6 5)-!DFIJLFGafbG_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,,-!<<6#!O!V!(/!I-! !"#$%&J%-$,.'$%%,%(--1##"(@,)*"%4,0%.*,-,%=% +(%6<0,4."(+,.5R()+,0411-%&8JE% % 9

! 5(! da un altro monumento203.

Il tempio è stato ricostruito nel IV secolo a.C., probabilmente intorno al 330 a.C.; la data è suggerita dalle iscrizioni di un pilastro rinvenuto in situ e destinato a supportare offerte votive. Nella fattispecie si tratta di una dedica ad Artemide da parte dell’appaltatore dei lavori e di un decreto in suo onore da parte degli abitanti del demo. A questa fase Vanderpool ascrive la maggior parte dei resti, tra cui la soglia in marmo, il pavimento a mosaico e i muri della cella, oltra ad un rimaneggiamento del blocco che forma l’anta sud del portico. Anche in questo caso Amandry mette in discussione quanto scrive lo studioso, asserendo che, a suo avviso, lo stato di conservazione del tempio non consente alcuna datazione attendibile, poiché quella sostenuta da Vanderpool è frutto della suggestione esercitata dalla menzione dell’appaltatore dei lavori di restauro, un certo Neottolemo di Melite, nelle iscrizioni del pilastro204.

Un piccolo bothros di 36 x 33 x 35 cm, rinvenuto all’incirca al centro del portico, conteneva materiali di scarico tra cui tre lucerne, secondo Vanderpool databili all’inizio del III secolo d.C.. A quest’epoca lo stesso studioso attribuisce anche alcuni frammenti di stucco rinvenuti sul pavimento della cella e del portico. Ad una fase successiva, invece, egli ascrive l’intervento di chiusura del portico con una porta al centro dello stesso, in corrispondenza della quale, riutilizzato come soglia, è stato rinvenuto un pilastro inscritto databile al IV secolo a.C. La nuova soglia si trovava circa 30 cm al di sopra del pavimento originario del portico.

Il pilastro impiegato per la soglia è conservato per un’altezza di 1,42 m. Il fusto, rastremato verso l’alto, presenta una larghezza che varia dai 27,5 cm della parte superiore ai 33 cm di quella inferiore. Il capitello, largo 27 cm e spesso 25, presenta sulla sommità un foro quadrato destinato a sostenere un !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

()<!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!<)Q!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5/-! ()"!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5/-!

! 5<! oggetto votivo. L’iscrizione, gravemente danneggiata durante l’utilizzazione come soglia, è stata tuttavia pubblicata da Vanderpool.

Il pilastro contiene; una dedica per Artemide da parte di Neottolemo di Melite, incisa sul capitello con caratteri piuttosto grandi, e un decreto onorario inciso sul fusto a caratteri più piccoli dei demotai di Melite in onore del medesimo personaggio.

Nel testo del decreto si fa esplicito riferimento a un intervento di Neottolemo di Melite nei confronti del culto di Artemide e se ne prevede la pubblicazione nel santuario della divinità. Questo facoltoso personaggio è noto anche dalle fonti letterarie per la sua

ricchezza e per la sua attività di evergetismo. Il culmine del suo impegno pubblico viene collocato negli anni ’30 del IV secolo a.C., mentre la natura del suo intervento nei confronti del culto di Artemide a Melite non può essere precisata a causa della lacuna del testo. Vanderpool ritiene tuttavia molto probabile che si trattasse del restauro del naos riscontrato archeologicamente205.

Come si è detto, dopo il completamento della palazzina in corso di costruzione al momento della scoperta, ogni traccia dell’edificio è scomparsa sotto di essa. La palazzina è situata in Odos Harakleidon n. 1206.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

()#!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!<)-!.8;,26,_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!V-!(/!\-!

U/<3012=# /0;2/11=_! 40'%8:39E%:lP9;E%'8??C! /*."+! V-! /*! I6R+! ()! I-! 7,01=# H,<<,# /0;2/M/=6/_!

40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,,-!</6(-! ().!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+![bJI!(+!,-!(.-! !"#$%&9%4"-(.*01%".30"**1%0,"@4",#(*1%31@,%.1#-"(%=%+(% 6<0,4."(+,.57()+,0411-%&8JE% % 9

! "#!

1.2 L’ identificazione del complesso

L’identificazione del temenos scavato nel 1958 con lo hieron di Artemide Aristoboule è sostenuta con ulteriori argomenti da Vanderpool.

L’elemento decisivo è rappresentato dai frammenti di krateriskoi individuati al momento dello studio dei materiali ceramici. Questi, com’è facile suppore, sono affini a quelli analoghi rinvenuti in gran numero nel santuario di Artemide a Brauron e negli altri santuari di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. I frammenti sono databili agli anni immediatamente successivi alle guerre persiane e dunque forniscono la prova indiscutibile del fatto che Artemide era venerata in questo santuario già al tempo di Temistocle. Le iscrizioni del pilastro testimoniano anch’esse che il complesso era dedicato ad Artemide, ma solo per il IV secolo a.C. Provare che il culto della dea sul sito risale agli anni ’70 del V secolo a.C. apre la strada alla possibilità che il temenos sia stato effettivamente fondato da Temistocle secondo quanto afferma Plutarco. Si presenta, quindi,

!"#$%&'%(")*+)%,-.%/)*+0)1"2%,"%3-."+-%4%,)%56)*,17%&89'% %

! 5#! uno di quei fortunati casi in cui l’evidenza archeologica e le testimonianze letterarie trovano reciproca conferma207.

All’evidenza dei frammenti di krateriskoi Vanderpool affianca altri elementi e considerazioni: il santuario scoperto nel 1958 si trovava nel demo di Melite. Com’è noto da tempo, questo demo si estendeva a sud-ovest del Kolonos Agoraios. Il fatto che il decreto inciso sul pilastro rinvenuto lo stesso anno sia dei demotai di Melite costituisce un’ulteriore conferma della localizzazione. Sebbene le iscrizioni del pilastro non conservino alcuna epiclesi associata al nome di Artemide, la testimonianza di Plutarco, secondo cui la dea era venerata a Melite come Aristoboule, rende certi del fatto che nel temenos là rinvenuto e scavato si venerava Artemide Aristoboule208.

Il santuario è piccolo e privo di pretese, proprio com’è legittimo aspettarsi da un temenos voluto da un privato vicino alla propria abitazione, quale era lo hieron di Artemide Aristoboule secondo Plutarco209.

L’abbandono del santuario, riscontrato archeologicamente, potrebbe essere adeguatamente spiegato con il declino del favore popolare verso Temistocle e l’esilio del personaggio, perpetrato dagli avversari politici Alcmeonidi e Filaidi, più propensi ad appoggiare Cimone e la sua politica. Il restauro di IV secolo a.C. per opera di Neottolemo, invece, si colloca in un periodo in cui la fama di Temistocle era nuovamente motivo di orgoglio210. In seguito alla battaglia di Cheronea del 338 a.C., infatti, in cui le poleis greche persero la propria autonomia in favore dei Macedoni, Temistocle, la cui memoria fu già riabilitata da Pericle a metà del V secolo a.C., che lo riconobbe come un eroe della causa ateniese, venne a incarnare il simbolo del patriottismo greco, e in particolare !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

()5!X,0;2/M/=6,#H,/#423DD,61/#H/#Y231,2/0Y=/#,#R8??</;3M/=6,#R32M/3<,_! 40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!

/*."+!,,-!<<6#!O!V-!(/!I-!I44/6/1Z#;=6#/#D31,2/3</#H/#T2382=6#,#3<12/#0/1/_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C! /*."+! ,,-! (7! L! <)-! X313M/=6,_! 40'%8:39E%:lP9;E%'8??C! /*."+! [bJI! (+! ,-! <)-! [231,2/0Y=/# ,#

7,D/01=;<,_!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+![bJI!/+!,-!(.!L!<.-!

()7!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!<#-! ()*!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!<.-! (/)!40'%8:39E%:lP9;E%'8??C!/*."+!,-!<.-!

! 5.! ateniese, poiché con le sue azioni aveva gettato le basi per la futura egemonia di Atene e aveva respinto l’invasore barbaro.

Nel suo articolo del 1968 Amandry, pur accettando l’identificazione con lo hieron di Artemide Aristoboule, polemizza contro la lettura del contesto archeologico fornita da Vanderpool, sostenendo che non ci sono prove concrete che il santuario sia stato effettivamente fondato da Temistocle: l’identificazione è accettata dallo studioso francese sulla base dei krateriskoi e delle iscrizioni del pilastro, poiché da essi risulta che il temenos rinvenuto nel 1958 era dedicato ad Artemide e si trovava nel demo di Melite. Dal momento che quest’ultimo dato coincide con le identificazioni di Plutarco sulla collocazione dello hieron di Artemide Aristoboule ed è improbabile pensare che in un demo esistessero due santuari artemidei, il complesso scavato è lo stesso di cui parla il biografo greco. Amandry tuttavia, come già Threpsiades, avanza qualche dubbio sulla pertinenza del pilastro al santuario in quanto esso non è stato trovato nella sua posizione originaria, né sono emerse tracce della sua base. Dato che il sito è di carattere religioso egli ritiene, a parer mio senza motivo, comunque improbabile che il pilastro sia stato portato da un altro santuario211.

La proposta di Vanderpool è da lui respinta poiché, a suo avviso, non è possibile sapere se il temenos rinvenuto risalga realmente agli anni ’70 del V secolo a.C. o sia invece più antico; non si può essere certi dell’attribuzione al piccolo edificio di una fase di V secolo a.C., una fase di abbandono e una fase di ristrutturazione negli anni ’30 del IV secolo a.C.; l’identificazione come naos, inoltre, non è sicura, giacché gli scavi del ’58 hanno rivelato solo una parte del temenos. Per quanto riguarda i krateriskoi, egli li riconosce come testimonianza della frequentazione del santuario artemideo già all’epoca di Temistocle, senza

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

! 55! tuttavia escludere una possibile funzione votiva anche per i frammenti ceramici più antichi212.

Amandry osserva inoltre che l’altare è orientato in modo obliquo rispetto al piccolo edificio, orientamento anomalo rispetto alla normale relazione altare – tempio. Se l’altare fosse stato pertinente a un tempio che sorgeva nella medesima posizione del piccolo edificio i cui resti sono stati esplorati nel 1958, esso avrebbe avuto un diverso orientamento. L’altare di Melite potrebbe dunque essere orientato in asse con un altro edificio, non emerso nel corso dei lavori213.

La datazione della cella è secondo lo studioso discutibile, poiché i muri sono costituiti da pietre irregolari e da blocchi ben squadrati prevalentemente di riutilizzo, che non garantiscono quindi una cronologia assoluta. La datazione alla seconda metà del IV secolo a.C. proposta da Vanderpool è dovuta, in larga misura, al fatto che sul pilastro si legge il nome di Neottolemo214.

Anche l’identificazione del piccolo edificio come naos è messa in dubbio da Amandry; le dimensioni del presunto naos sono ristrette (4,50 x 6,30 m all’esterno compreso anche il pronao) e farebbero pensare a un thesauros piuttosto che a un naos, anche se lo stesso studioso riconosce l’esistenza di paralleli come il tempio anteriore a quello attuale di Atena Nike e il presunto tempio nel temenos di Apollo Patroos, considerando quindi l’argomento non decisivo215. La fronte del presunto naos, per giunta, si trova a ovest. Una simile disposizione è attestata con sicurezza solo per templi artemidei dell’Asia Minore (Efeso, Magnesia e forse Sardi), dove però potrebbe essere spiegata come elemento collegato alla divinità locale cui la figura di Artemide si è venuta a sovrapporre. In ogni caso l’orientamento verso ovest di un tempio resta talmente eccezionale che l’apertura sul lato ovest dell’edificio di Melite costituisce un !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

(/(!9$9;E'N!/*.7+!,,-!(.*65)-! (/<!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5)-! (/"!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5/-! (/#!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5/-!

! 57! serio argomento contro la sua identificazione come naos, sempre che non si faccia ricorso alla volontà di Temistocle di orientare il tempio verso il Pireo e Salamina, lasciando alle sue spalle Atene e l’acropoli216.

Anche l’assenza di tracce di una statua di culto va contro l’identificazione della costruzione come naos, anche se la parte di cella in cui avrebbe dovuto trovarsi è gravemente danneggiata217.

La conoscenza del temenos fornita dagli scavi, dunque, per Amandry, risulta essere parziale, così come le conclusioni che da essa derivano; almeno nella prima metà del V secolo a.C. (epoca dei frammenti di krateriskoi e dell’altare) e nella seconda metà del IV secolo a.C. (epoca del pilastro iscritto) il santuario era dedicato ad Artemide. Non si può provare che esso sia stato voluto da Temistocle, secondo quanto scrive Plutarco, anche se ciò resta più che una possibilità. Egli non esclude, inoltre, che nuove esplorazioni potrebbero rivelare un santuario anteriore alle guerre persiane.

Alcune critiche alle argomentazioni di Amandry sono presentate da A. J. Podlecki nella monografia da lui pubblicata nel 1975 e dedicata alla ricostruzione della vita di Temistocle attraverso l’evidenza archeologica e letteraria. L’osservazione di Amandry, secondo cui i frammenti di krateriskoi non provano che il santuario è stato fondato da Temistocle, può essere giusta, ma né le fonti né gli archeologi affermano che Temistocle abbia costruito il temenos partendo dalle fondamenta. È probabile anzi che egli abbia operato su un sito già tradizionalmente connesso al culto di Artemide, e che l’altare sia stato orientato secondo il muro del peribolos, la cui direzione è stata determinata dalla strada adiacente, oppure è possibile anche supporre che l’altare di V secolo a.C. dovesse rimpiazzare una più antica area sacrificale218.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

(/.!9$9;E'N!/*.7+!,,-!(5(6<-! (/5!9$9;E'N!/*.7+!,-!(5<-! (/7!8?EC%>D3!/*5#+!,-!/5#-!

! 5*! Non vi sono elementi, inoltre, per affermare con Amandry che il blocco di calcare dell’anta meridionale del portico provenga da un altro monumento, mentre, come riconosciuto da Vanderpool, è certo che esso sia stato reimpiegato219.

Come dimostra lo stesso studioso francese, un naos con l’ingresso sul lato occidentale non è privo di paralleli; tra questi il più significativo, ed anche il più tardo, è il tempio di Artemide Leukophryene a Magnesia, altra divinità a cui risulta associato il nome di Temistocle220.

Un altro studioso di fama internazionale, M. Munn, riconosce l’identificazione dello hieron rinvenuto nel 1958 con quello ricordato da Plutarco, ma sostiene che esso non sia il santuario originario di Artemide Aristoboule. Tale santuario va piuttosto identificato con le strutture tardoarcadiche rinvenute da H. A. Thompson al di sotto della sala settentrionale del Metroon ellenistico e da lui identificate come resti di un tempio prostilo in antis, ovvero il primo Metroon221, databile appunto all’inizio del V secolo a.C.

Secondo Munn, la connessione tra l’istituzione del culto e la decisione di combattere a Salamina, comunemente dedotta dai testi di Plutarco, implica un gesto di vanagloria da parte di Temistocle del tutto inverosimile. Risulta più plausibile ricondurre la dedica di un naos ad Artemide Aristoboule alla decisione

Documenti correlati