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La memoria di Maratona

ARTEMIDE AGROTERA

2.2 La memoria di Maratona

Entrambi i momenti meglio conosciuti della festa in onore di Artemide Agrotera, ovvero la pompé degli Ateniesi e la thysia per la dea, oltre che complementari tra loro, sono associati alla memoria della vittoria di Maratona.

Mentre per la pompé si dispone unicamente del passo già presentato di Plutarco in cui si afferma che gli Ateniesi effettuavano un processione diretta ad Agrai come ringraziamento per la vittoria, più cospicuo è il gruppo di testi riguardanti la thysia e Maratona.

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! /"/! La versione riportata nell’Anabasi di Senofonte418 e quella presentata da Plutarco419 nell’opera Sulla Malafede di Erodoto, sono molto simili e riportano il voto fatto alla vigilia della battaglia di sacrificare ad Artemide una capra per ogni nemico ucciso. In seguito alla battaglia, e di conseguenza alla vittoria, il numero dei caduti, troppo elevato per Senofonte, incalcolabile secondo Plutarco, rende impossibile prestare fede alla promessa. Viene deciso, quindi, di istituire un sacrificio annuale di cinquecento capre.

Differente è invece la versione riportata in uno scolio420 ai Cavalieri di Aristofane, secondo cui l’autore del voto è Callimaco, e non gli Ateniesi al pari della versione di Senofonte e Plutarco; il voto consiste nella promessa di sacrificare una vacca per ogni nemico ucciso, invece di una capra. Anche seguendo lo scoliasta l’elevato numero di nemici caduti non permette la realizzazione del voto, ma qui il compromesso non è dato dal dilazionare nel tempo l’adempimento, bensì nel cambiare il tipo di vittima, sostituendo alle vacche le meno impegnative capre.

Nella versione fornita da Eliano421 invece non c’è alcun nesso diretto tra voto e sacrificio annuale, e il voto è attribuito a Milziade.

La divergenza di detti passi riguardo i protagonisti della vicenda possono dare qualche spunto di riflessione: è alquanto probabile che lo scolio dei Cavalieri in cui si allude comicamente alla thysia per Artemide Agrotera, rifletta l’importanza sociale e politica del rito. La tesi di Rausch e Jung secondo cui vi sarebbe una relazione diretta tra il numero di cinquecento capre e la rappresentatività nelle istituzioni democratiche risulta interessante. Inoltre è certo, come osserva Parker422 , che il sacrificio per Artemide Agrotera rappresenta il più antico esempio di banchetto pubblico finora conosciuto. Tutto !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! "/7!:%;?A?;4%+!I63?30/9#333+!(+!//6(-! "/*!8C149'>?+!Q8<<3#D3<34,H,#H/#>2=H=1=9#7.(I-! "()!:Rb^Gb#9'3:4?A9;%+#C3@3</,2/+!..)I-! "(/!%C39;?+!33+!(#-! "((!89'D%'!/**.+!,-!/#<-!

! /"(! questo ci autorizza a ritenere possibile che già in età classica i diversi contendenti dell’agone politico abbiano elaborato diverse versioni della vicenda dell’istituzione della thysia, incentrate su diversi protagonisti funzionali alle esigenze propagandistiche dell’una o dell’altra parte.

La sola narrazione relativa al voto per Artemide Agrotera alla vigilia dello scontro di Maratona si trova invece in due testi tardi: l’Orazione per Artemide di Libanio datata al IV secolo d.C. e un passo dello storico Agazia, risalente alla metà del VI secolo d.C..

Libanio423 menziona l’episodio nell’ambito di una rassegna di esempi storici per illustrare la benevolenza di Artemide verso chi le tributa il giusto onore. In questo caso, forse, l’istituzione annuale del sacrificio non ha rilevanza ai fini del testo.

Agazia424, invece, inserisce l’episodio in una rassegna di grandi vittorie conseguite contro nemici empi; il suo scopo è infatti quello di esaltare la vittoria di Narsete sugli Eruli, e alla base c’è il concetto etico della punizione divina dell’empietà, nella fattispecie compiuta tramite disastrose sconfitte militari. Non è un caso quindi che questo autore apra sottolineando le motivazioni empie dei Persiani. Analogamente al passo di Libanio anche qui il contesto non richiede la menzione dell’istituzione annuale del sacrificio, ma il fatto che l’autore ricordi il dovere non ancora compiuto di sacrificare delle capre fa forse riferimento alla thysia per la divinità.

Nelle fonti fino ad ora analizzate, non troviamo però alcun indizio riguardante un intervento diretto di Artemide nello scontro. Il fatto che Libanio nel riportare la vicenda del voto, senta il bisogno di richiamare la maggiore potenza della dea rispetto a Pan e Eracle, alleati degli Ateniesi nella battaglia, sembra indicare che un simile silenzio urtava già la sensibilità di un autore tardoantico425.

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! /"<! Alcuni autori moderni, tuttavia, hanno voluto vedere in alcuni elementi un intervento della divinità. È il caso di Hammond, il quale propone una ricostruzione della campagna e della battaglia di Maratona in cui la relazione tra la vittoria e Artemide Agrotera appare giustificata dal riconoscimento da parte dei cittadini ateniesi di un intervento decisivo di Artemide nel suo aspetto di Luna. L’autore sottolinea, infatti, che Erodoto, dopo avere ricordato che lo scenario della piana era stato scelto perché adatto alle manovre dei cavalli426, non ne fa più menzione, e valorizza una glossa di Suda dalla quale risulta che gli Ateniesi attaccarono dopo aver realizzato che i Persiani erano senza cavalleria. Hammond427, quindi, sostiene di poter affermare che a Maratona la cavalleria persiana non scese in campo e di poter attribuirne la causa alla luna, ritenendo che i Persiani portassero i cavalli ad abbeverarsi lontano dal campo e che li riportassero prima del tramonto della luna, in modo che all’alba fossero pronti per le manovre. Presentando una tabella di dati astronomici, dunque, tenta di dimostrare che alla data dello scontro la luna era in fase calante; se questo corrispondesse a verità significherebbe allora che in quel giorno la luna era tramontata dopo l’alba, facendo sì che i Greci potessero muovere contro i Persiani quando i cavalli non erano ancora rientrati. Va da sé che gli Ateniesi, avendo riconosciuto che l’assenza della cavalleria era stato un fattore determinante per la vittoria, e che esso era dovuto alla luna, avevano deciso di commemorare per sempre la vittoria nel segno di Artemide-Luna istituendo un grande sacrificio pubblico dedicato alla stessa Artemide Agrotera di cui si celebrava la festa quando era scoppiata la crisi con lo sbarco dei Persiani da Eretria e a cui, in tale circostanza, il polemarco Callimaco aveva fatto voto di sacrificare una capra per ogni nemico ucciso. Un ulteriore segno di questo ruolo determinante della luna per la vittoria, tra gli Ateniesi, secondo Hammond è il !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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! /""! fatto che sulle monete commemorative coniate dopo lo scontro accanto alla civetta fu posta una luna calante428.

Questa tesi, sebbene anch’essa affascinante, non può essere considerata attendibile, in quanto l’assenza della cavalleria persiana a Maratona non è un dato certo. Cornelio Nepote429, infatti, sottolinea che la posizione scelta da Milziade per lo scontro aperto doveva servire a neutralizzare la cavalleria, e Pausania430, trattando degli spettri visibili sul luogo dello scontro, include anche i cavalli.

Gli studiosi sono divisi, pertanto, tra chi, come Hammond, pensa che la cavalleria fosse assente al momento della battaglia, adducendo però spiegazioni diverse, come ad esempio Burn, secondo il quale la cavalleria era stata imbarcata per Atene431, oppure Evans, secondo il quale essa era destinata ad entrare in scena in un secondo momento432, e chi come Doenges ritiene che la cavalleria fosse presente, ma non determinante433. Come osserva Burn, inoltre, la notizia che il luogo in cui i Persiani portavano ad abbeverare i cavalli fosse lontano dal campo, la ritroviamo solo in Pausania quando parla della presenza presso il lago delle mangiatoie dei cavalli dell’esercito persiano434, e anche a voler essere ben disposti verso il periegeta, potrebbe non essere una testimonianza sufficiente.

Anche riguardo all’associazione Artemide-luna possono essere mosse delle obiezioni. Non è sicuro infatti che all’epoca di Maratona fosse già consolidata questa connessione435. Quanto al simbolo lunare sulla moneta, esso è oggetto di una forte discussione tra gli studiosi sia per quanto riguarda la sua !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! "(709$$?;E!/*.7+!,,-!")6(-Q!$b[LJI_!09$$?;E!/*#*+!!JIM-!X33I+!TGU-!(!L!!JIM-!XXX-! "(*!>?';%C3?!;%8?4%+!P/<1/3H,09##+!<-! "<)!891:9;39+!3+!<(+!<-! "</!@1';!/*.(+!,,-!(".67-! "<(!%P9;:!/**<+!,,-!(*56<)<-! "<<!E%?;=%:+#/**7+!,-!/"-! "<"!891:9;39+!3+!<(+!<-! "<#!D903C!/*7"+!,-!.*)-!

! /"#! attribuzione, che alcuni vorrebbero alla vittoria di Salamina, sia per quanto concerne il significato; C. Seltman vede in esso un riferimento alla data della battaglia, nell’ottica di richiamare le circostanze. Stando al passo di Erodoto, infatti, a causa del plenilunio e della festa spartana dei Karneia gli Ateniesi avevano dovuto affrontare i Persiani senza l’aiuto di Sparta. Si è andato dunque a costruire sulla solitudine ateniese di fronte all’impero achemenide un topos della celebrazione di Maratona, il quale è molto probabile che sia stato voluto ricordare allusivamente anche sulle monete all’indomani della vittoria436.

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CONCLUSIONI

Questo elaborato è stato incentrato sui tre principali santuari di Artemide ad Atene. Ciò che si evince chiaramente da questa lettura è che la documentazione archeologica di questi santuari è ben lungi dall’essere generosa, e la sua frammentarietà, unita in due casi su tre all’indisponibilità di condurre nuove indagini, ci impedisce di effettuare un’assoluta e definitiva analisi topografica e architettonica dei complessi.

Persino i reperti attribuiti ai vari temenoi, come abbiamo visto, non sono esenti da dubbi e, al pari di quelli rinvenuti in situ, sono oggetto di discussioni, spesso ancora in corso, tra gli studiosi. Ogni interpretazione data, sia in riferimento alla riproduzione architettonica, sia per quanto concerne la ricostruzione dei culti, ha un grado più o meno elevato di autorevolezza, ma non può essere assunta, stando alla documentazione odierna, come verità inconfutabile.

Non potendo placare diatribe che intercorrono sull’argomento da più di un secolo, ritengo opportuno, per terminare la trattazione, affermare e per quanto possibile ampliare i concetti alla base dello studio di ogni singolo culto.

Per quanto riguarda Artemide Brauronia, l’aspetto courotrofico che abbiamo detto caratterizzarla può essere messo in connessione con il regno animale. Vista da alcuni studiosi come sopravvivenza di uno stadio anteriore di religioni totemiche e come eredità di una grande dea pre-ellenica della fecondità, questa particolare cura nei confronti dei piccoli si addice sia ai cuccioli di qualsiasi specie animale, sia ai giovani, ragazzi e ragazze, fino alla loro maturità. Le ragazze ateniesi, in particolare, vengono condotte a questa soglia, oltre la quale escono dal patronato di Artemide e vengono consacrate ad una piena integrazione sociale. Nel loro percorso giovanile questa funzione della dea è

! /"5! determinante in relazione ai riti prenunziali. Oltre che da uno stato più o meno informe di neonate alla maturità, infatti, il passaggio è caratterizzato anche dall’acquisizione dello stato di nubile e dall’attitudine alla vita sessuale; Artemide le prepara al matrimonio, conducendole dall’originaria selvatichezza alla piena consapevolezza del loro ruolo sociale prestabilito.

Nel mondo greco, quindi, il matrimonio viene inteso come un addomesticamento al termine del quale le ragazze, al pari della stessa Artemide, si trovano in uno spazio di confine nel quale la linea di separazione tra mondo selvaggio e mondo civilizzato non è ancora ben definita. Esso rappresenta, dunque, una frattura istituzionalmente stabilita, che sarà però oltrepassata in modo da non destabilizzare l’articolazione tra i due mondi e da evitare lo sconfinamento dell’uno nell’altro. L’intervento della dea non è finalizzato perciò a rappresentare una condizione interamente selvaggia, bensì a delineare un confine preciso, che fa da sfondo a una situazione in cui la sessualità non è ancora ordinata, né tra ragazzi e ragazze, né tra giovani e adulti, e conseguentemente a stabilire una corretta articolazione tra castità e matrimonio, sessualità e ordine sociale, vita selvaggia e vita civilizzata437. Possiamo dire, infatti, che l’atto sessuale all’interno del matrimonio è considerato la forma più civilizzata di unione, e il suo naturale esito, il parto, è ciò che realmente contraddistingue il reale passaggio da ragazza a donna, facendole raggiungere, nello stesso tempo, l’obiettivo primario della sua esistenza, la continuazione della polis.

È interessante, a questo punto, seguire Vernant quando dice che, nonostante quanto appena detto, nell’immaginario greco, al pari dell’unione sessuale, il parto è un elemento suscettibile di introdurre qualcosa di selvaggio persino nell’istituzione matrimoniale, così che, nel percorso ora della sposa,

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! /"7! esso sembra introdurre un aspetto di animalità: in primis, perché ciò che la coppia sposata produce con la procreazione è simile al cucciolo di animale, a causa della sua vita ancora elementare ed estranea a ogni regola sociale. Secondariamente, perché il nesso che unisce il neonato alla madre è “naturale“ e non sociale come quello che lo lega al padre. Infine, e soprattutto, perché il parto si gioca nel corpo della donna come una sorta di crisi improvvisa che la distrugge dall’interno, come una prova che essa deve subire passivamente e in sofferenza; come già detto, il parto è la forma di guerra conosciuta alle donne, un combattimento il cui assalto sorprende in condizione di totale disarmo, come una lotta ineguale nella quale il nemico vi attacca dall’interno del vostro corpo e il cui esito, imprevedibile, può essere tanto la morte causata dalle frecce di Artemide, quanto, con il parto e la nascita del bambino, l’accesso allo statuto di madre di famiglia. Ciò che per la ragazza rescinde i vincoli con il modo verginale non è quindi la penetrazione del corpo femminile nel primo contatto sessuale, quanto piuttosto, in senso inverso, l’uscita del bambino che si apre una via dal grembo della madre verso l’esterno. Questa lacerazione delle viscere, mentre attesta, con le grida, i dolori e il delirio che l’accompagnano, l’aspetto selvaggio e animalesco della femminilità, permette alla donna di accedere a una socialità piena e totale438.

La donna, inoltre, attraverso questo combattimento violento e brutale, attraverso questa forma di guerra selvaggia che deve subire, si eleva anche al livello dell’uomo. Se muore dando alla luce, con il suo bambino, un futuro combattente per la città, la donna si mascolinizza al punto da eguagliarsi al guerriero caduto sul campo di battaglia per la patria. L’esito di questo combattimento, però, agli antipodi della guerra oplitica, dipende interamente dalle disposizioni di Artemide che, seguendo i suoi capricci, può salvare o

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! /"*! distruggere, risparmiare o sterminare. Sola e disarmata, la donna partoriente è abbandonata all’umore della dea, capace di portare tanto l’annientamento quanto, insieme al parto e alla salvezza personale, la dignità di sposa e, infine, il rinnovamento stesso della città.

Artemide, inoltre, come abbiamo visto nella trattazione dell’Aristoboule e dell’Agrotera, è anche fortemente connessa alla guerra. Se l’aspetto courotrofico della dea è mirato alla prosecuzione della polis, la sua azione in ambito bellico è prettamente salvifica. Il suo intervento non avviene nei conflitti normali, ma piuttosto in quelle che P. Ellinger chiama «guerre di annientamento»439, quando cioè la posta in gioco non è più la vittoria di una città sul suo avversario, ma la sopravvivenza di una comunità umana nel suo insieme. Quando un conflitto, durante il quale non viene seguito il modello agonistico del confronto bellico tra Greci e, per colpa di una delle due fazioni in contrasto, non vengono rispettati i limiti imposti all’uso della violenza nel corso della battaglia o nel comportamento con i vinti dopo la loro disfatta, per l’eccesso dei mezzi utilizzati o la radicalità della posta in gioco, esso esce dal quadro civile all’interno del quale le regole dello scontro dovrebbero mantenerla e si rovescia brutalmente dalla parte del mondo selvaggio: questo è il momento in cui entra in scena Artemide, invocata per ottenere la salvezza da una minaccia di distruzione totale.

I mezzi con cui garantisce la salvezza, al contrario di quanto si possa pensare, non fanno riferimento a una superiorità di tipo fisico o militare, quanto piuttosto a manifestazioni soprannaturali che sovvertono e confondono l’andamento del combattimento. I nemici dello schieramento che essa sostiene possono all’improvviso, per causa sua, perdersi o essere disorientati nel loro percorso, trovandosi di fronte a strade confuse o cancellate, in un sentiero reso ai loro occhi irriconoscibile ed estraneo, sia nel caso in cui la confusione

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! /#)! s’impadronisca del loro spirito e, turbati, abbandonati al panico, divengano incapaci di riconoscere l’avversario per quello che è, di valutare esattamente la sua forza, il suo numero e persino la sua natura, arrivando a essere talmente fuori di sé da non riuscire più a distinguere il nemico dall’amico e finendo per massacrarsi tra commilitoni. Ai suoi protetti, al contrario, concede un’iperlucidità; certe volte li guida, senza poter essere avvistati dal nemico, in percorsi segreti; rischiara di notte il loro itinerario; a volte illumina il loro spirito con un’improvvisa ispirazione; suggerisce un’azione rituale decisiva o ispira manovre astute, operazioni d’inganno che, provocando la confusione nel campo avversario, permettono di paralizzare l’eccessiva potenza nemica e capovolgere una situazione che, sul piano militare, sembrava disperata.

È in relazione a questa connotazione guerriera che Artemide, al pari di Atena, viene principalmente associata alla metis, a quella intelligenza funzionale che a Salamina portò Temistocle ad adottare la strategia vincente di combattere nello stretto, dopo aver intrappolato Serse sfruttando la di lui hybris.

Nel sollecitare questa metis divina, però, in ambito bellico assume un notevole significato anche il sacrificio offerto in onore della divinità. Ricordando il sacrificio promesso ad Artemide Agrotera prima della battaglia di Maratona, credo che sia doveroso riflettere sul tipo di vittima sacrificale utilizzata. La capra, eccezion fatta per l’”epica” battaglia sopra accennata, era solitamente a lei sacrificata, davanti alle truppe, prima di ogni battaglia. Lo statuto di questo animale, ai margini della domesticità, è adatto quindi ad Artemide, e il suo sangue evocava in questi riti preliminari il sangue che avrebbero versato sul campo di battaglia i guerrieri destinati a lasciarvi la vita. Ed è proprio sul campo di battaglia che colui che compie il sacrificio, che ad Atene abbiamo visto essere il polemarco, opera, di fronte alle truppe, in quello spazio di frontiera, quel no man’s land che separa i due eserciti, in quell’istante carico di tensione in cui tutto è sul punto di rovesciarsi. Non si è più nel mondo tranquillo della pace e

! "#"! non si è ancora nell’ambito terribile del combattimento. Tutto dipende da Artemide. La capra che si sgozza per lei decide e fa scattare il momento di passaggio440. Anche qui, posta ai margini tra mondo selvaggio e mondo civile, Artemide presiede quell’istante cruciale nel quale, apprestandosi i combattenti a compiere un’azione che rischia di confondere la frontiera tra i due universi, occorre, per varcare il passo senza tuttavia mettere in discussione la loro necessaria distinzione, che i rispettivi limiti vengano sottolineati più nettamente che mai, che le distanze siano definite le une rispetto alle altre per poterle meglio separare, proprio in quell’istante nel quale, in guerra o durante la caccia, si rischia di confonderle.

Quello che è chiaro, dunque, è che il ruolo di Artemide nella guerra non è di servire come simbolo del valore oplitico, ma piuttosto occupare quello che Tucidide stranamente chiama «lo spazio vuoto della guerra», la zona inaccessibile a qualsiasi forma di preparazione e addestramento441.

Per quanto riguarda Maratona e Salamina, è interessante ricordare due considerazioni di P. Ellinger: la prima è che il solo ricordo degli eventi fu di una tale importanza, in funzione di ciò che essi comportarono, da servire da aition per la costruzione dei templi e l’istituzione dei culti di Artemide Agrotera e Artemide Aristoboule, costituendo di fatto, se non un unicum, un precedente442; la seconda, che gli scenari della “piana“ e dello “stretto“ rappresentino una sorta di eschatia “storica“ e determinata dell’Attica, nella quale l’intervento artemideo ha permesso a tutta la Grecia di non soccombere ai Persiani, gettando contestualmente le basi per la futura egemonia della potenza ateniese443.

Riassumendo, dunque, deviare dal percorso stabilito significa in qualche modo non solo porsi al di fuori della collettività, ma mettere in pericolo le stesse !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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