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Le fiabe degli anni Cinquanta:

Cenerentola (1959) e La bella addormentata nel bosco (1959)

Gli anni immediatamente successivi al primo classico Disney vedono una incredibile esplosione creativa della Walt Disney, che si sperimenta in molte direzioni diverse: storie animali come

Dumbo (1941) e Bambi (1942) fino all’innovativo Fantasia (1940), o Pinocchio (1940), una

versione più letteraria del genere fiabesco. La varietà di questi lungometraggi non è da meno rispetto alla loro qualità artistica, tanto che questa viene da molti considerata l’epoca d’oro dell’animazione Disney.

Quando infine negli anni Cinquanta la Disney si risolve a tornare al genere fiabesco, inevitabilmente le sue produzioni risultano perdenti nel confronto con il primo classico Disney. Anche il coinvolgimento nel tema della natura selvaggia in questi film appare limitato, pure se con peculiarità simili a quelle di Biancaneve e i sette nani. Per un nuovo profondo e radicale coinvolgimento sarà necessario aspettare il revival operato da Eisner fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.

Whitley asserisce come gli anni Cinquanta del dopoguerra siano caratterizzati da una necessità di riaffermazione dei valori e degli ideali della cultura Americana in opposizione al comunismo. «Con il comunismo che offriva un’interpretazione drammatica della riforma sociale e dell’evoluzione storica, l’America si sentì in obbligo di avviare una crociata in direzione opposta per identificare una visione diversa della buona società» (Watts, 1995). I temi, cari a Disney, di elogio dell’individualismo dinamico e della nostalgica conservazione della realtà rurale, sono quindi ripresi in un’ottica di riaffermazione dell’American Way of Life per la nuova epoca in divenire.

Cenerentola (1950) mette insieme tutte queste tematiche: sopravvivenza in un ambiente

competitivo e ostile, operosità e ambiente domestico, in un modo nuovo. In particolare, in una versione rinnovata della domesticazione della natura.

Il personaggio di Cenerentola, così come tante altre eroine delle fiabe, presenta forti affinità con la natura e il mondo animale, ma l’aspetto innovativo in questo caso è dato da un’immagine degli animali selvatici che si presentano regolarmente inseriti nei ritmi e nei rituali della vita domestica.

Sebbene Cenerentola sia una figura sottomessa e asservita nell’ambito della sua realtà familiare, è una figura centrale e autorevole nell’organizzazione della vita domestica, che è largamente animata da numerose forme di vita animale la cui presenza sembra indifferente agli altri membri della famiglia. Non solo Cenerentola nutre le galline del cortile, cerca di sedare la rivalità fra cane e gatto, e accetta le incursioni degli uccellini selvatici; ma, in modo quasi gulliveriano, fa da protettrice di una crescente comunità di topolini.

Questo interesse intorno agli animali associati al lavoro domestico, al cibo e alla pulizia, può essere facilmente messo in associazione con la visione della natura in Biancaneve e i sette nani; quello in cui

Cenerentola differisce è il grado di domesticazione

che gli animali selvatici qui raggiungono. Gli animali rappresentati in Cenerentola sono quasi del tutto di provenienza domestica o contadina e qualsiasi energia vitale è diretta verso conforto e supporto materiale nei

confronti dell’eroina.

Ma poiché una delle peculiarità del film sembra essere proprio la riconfigurazione della figura femminile in chiave domestica, verso una “sottomissione pre-bellica” (Allan, 1999), non vi è alcun interesse in questo caso a rappresentare le peculiarità delle diverse specie selvatiche, com’era avvenuto nel primo classico Disney. In Cenerentola, per contro, uccellini senza

Figura 1.1.5 – Copertina DVD Disney

Figura 1.1.6 – Topolini al lavoro

Figura 1.1.7 - Uccellini ascoltano il racconto del sogno di Cenerentola

specifiche caratteristiche aiutano Cenerentola a spianare i cuscini, i topolini a vestirsi, senza che le loro specifiche abilità o caratteristiche anatomiche rivestano alcun ruolo.

Pur in assenza di legami con l’ambiente naturale, la fiaba di Cenerentola può essere in qualche modo associata, secondo la lettura di Whitley, a una forma specializzata di pastorale, nel quale la fanciulla regola e dirime le controversie fra le varie forme animali che la circondano, ma in un contesto rurale e domestico.

La bella addormentata nel bosco (1959) é la storia di una principessa che

riceve, appena nata, la nefasta profezia di una strega malvagia, secondo la quale lei sarebbe morta entro i sedici anni per la puntura del fuso di un arcolaio. Tre fate buone la allevano, nel folto del bosco, come una contadina, per evitare che questa profezia si avveri. Ma la strega trova la ragazza e riesce a farla cadere in un sonno perenne. Il principe suo promesso, però, riesce a combattere e uccidere la strega e, con un bacio, la risveglia dal suo sonno annullando la profezia.

Questa fiaba, rispetto alla precedente, è maggiormente ricca nel suo immaginario naturale, per la presenza sia di paesaggi di foresta che di animali selvatici più esplicitamente caratterizzati nel loro aspetto e comportamento. Gli animali del bosco tornano a essere ritratti nel loro ambiente naturale e, pur in una stretta complicità con l’eroina, sono nuovamente dipinti con i movimenti, versi e abitudini peculiari della specie cui appartengono; come in Biancaneve e i sette nani, non a caso, essi tornano a essere muti, comprendendo le parole della principessa Aurora ma comunicando con lei solo attraverso cenni, versi e facendo eco al suo canto, come nella già nota prassi del pastorale americano. Anche qui, però, come in Cenerentola, manca la complessità di messaggi e significati che caratterizza Biancaneve e i sette nani .

È presente, anche se in forma più ridotta, quel dualismo fiabesco che contrappone bene e male, caratterizzando con colori, suoni e animali- aiutanti diversi, protagonista e antagonista:

mentre la principessina Aurora è presentata sempre in contesti naturali ridenti, luminosi, con una moltitudine di animali che la circondano, la strega Malefica è rappresentata da tinte fosche (prevalentemente nero e viola), paesaggi bui, e un corvo nero, come unico fedele compagno.

Figura 1.1.8 – Copertina DVD Disney

Il momento di maggiore tensione emotiva, la battaglia fra il principe e la strega, è dominato da queste forze malvage: il cielo si oscura, coperto da un vortice nero di nubi, la foresta di rovi creata da malefica è nera e impenetrabile, e persino le fiamme che si sprigionano sono di un giallo pallido, quasi spettrale.

L’appartenenza di Aurora al mondo naturale è palesata molto chiaramente già nelle prime scene del film: non solo il suo nome, ma la canzone di apertura già la identifica come circondata da un’aura di primavera permanente. Le tre fate che si faranno tutrici di Aurora hanno nomi significativi: Fauna, Flora, e Serenella (Merryweather, “bel tempo”). Rosaspina è il nome con cui la principessa viene nascosta, al sicuro del folto del bosco.

Uno degli elementi più significativi è senz’altro la casetta nella quale Rosaspina viene cresciuta: costruita nel tronco di una quercia, con il suo tetto di paglia e la vegetazione che la ricopre quasi interamente, è per molti versi una riproposizione della casetta dei sette nani. Whitley, nel suo lavoro, sostiene come il cottage appaia come una connessione integrale con la forza dell’albero,

la cui simbiosi strutturale con l’abitazione è così totale da passare inosservata.

La scena più estesa che vede protagonisti gli animali è quella che vede il primo incontro fra Rosaspina e il principe: la scena ha inizio con la passeggiata della fanciulla nel bosco, che canta insieme agli uccellini in una sorta di botta e risposta. La simpateticità degli animali verso l’eroina non si limita però a questo: gli animali sono partecipi alla malinconia della principessa, che è l’unica, in una natura in piena stagione degli amori, a non avere un compagno. Gli animali arrivano addirittura, in una sequenza comica, a rubare gli indumenti del principe e indossandoli in una maniera buffa, mimando un principe. Ma non appena il vero principe sopraggiunge, gli animali si ritirano, e il loro ruolo sembra esaurirsi. La loro presenza

Figura 1.1.12 – Rosaspina danza con il suo principe-gufo Figura 1.1.10 – Il principe Filippo combatte contro Malefica

sembra più un diversivo emotivo e narrativo che un soggetto dotato di un ruolo determinato di qualche genere, e l’elemento animale non riveste alcun ruolo indipendente dalla presenza umana.