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Gli animali in Disney: emozioni e umorismo

P ARTE S ECONDA

2. Gli animali in Disney: emozioni e umorismo

I film di animazione Disney sono concepiti, prima di tutto, come delle commedie sentimentali, fortemente giocate sulle emozioni che riescono a suscitare nello spettatore.

Disney crea storie per sollecitare la nostra sensibilità: inventando animali con caratteristiche esagerate, tali da esaltare la loro tenerezza, utilizzando personaggi stereotipati, sviluppando situazioni statiche con svolte improvvise, per tenere alta l’attenzione dello spettatore.

Gli animali, come abbiamo detto, quando non sono aiutanti, in senso fiabesco, del protagonista, sono “i buoni”, i portatori della verità, e, quando viene messo in scena uno scontro di valori, i portatori di un’etica contrapposta a quella umana.

Questa strategia, secondo quanto riporta Whitley, è spesso stata vista come un tentativo di assecondare i gusti del pubblico, invece di volerlo mettere alla prova; critica, questa, probabilmente favorita dall’espansione e dal successo planetario della Disney, che domina tutt’ora il mercato dall’intrattenimento per bambini. Ma cercando di andare oltre le finalità commerciai e di pubblico, la ragione di questa scelta potrebbe essere diversa.

Se la stragrande maggioranza del mondo occidentale ha ridotto il problema ambientale e la questione sulla sostenibilità a un obiettivo tecnologico, senza cambiamenti sostanziali nello stile di vita in nome della crescita economica e della produttività, altre persone all’investire nelle tecnologie verdi preferiscono teorizzare non solo l’investimento in tecnologie e la riduzione dei consumi, ma una vera e propria rivoluzione dei nostri valori e ritmi di vita: cambiare cioè radicalmente il modo in cui ci rapportiamo al mondo naturale e agli altri organismi, umani e non umani, cambiando la nostra relazione con il mondo che ci circonda. In questo contesto, non si puó non notare l’analogia con la “teoria della decrescita”, che propone un rallentamento della crescita economica e una profonda ridiscussione dei nostri stili di vita verso una maggiore “lentezza”, nei ritmi di vita come nei consumi (Latouche, 2007).

È questa la vera sfida che l’agenda ambientale del Ventunesimo secolo ci ha imposto. Da qui, nasce la domanda su che ruolo debba avere l’arte del trasmettere ideologie sociali e costruire la nostra consapevolezza. Può l’arte popolare, che per sua natura semplifica le questioni controverse e si serve di espedienti narrativi basati sulle personalità dei personaggi e sull’azione, piuttosto che sulla riflessione, avere un ruolo in questo processo? Se consideriamo questa possibilità, è chiaro come il ruolo esaltato del sentimentalismo nell’opera della Disney può fornire un’arena critica dove le emozioni e l’umorismo non fungano da barriera ma costituiscano una dimensione protetta per mettere in scena problemi cruciali e tentare di esplorarli.

Un esempio di come questo dibattito possa essere portato avanti dalle opere Disney è una delle prime produzioni della compagnia, Bambi (1942).

Bambi è stato innovativo nel realizzare una trama di tipo archetipico: natura idilliaca messa in

pericolo dalle azioni umane all’interno di una particolare congiuntura storica. Il film, pur in maniera popolare, incarna molto bene il tema legato all’etica della conservazione, molto caro alla tradizione nordamericana. L’attenzione e sensibilità con cui gli animatori hanno realizzato il progetto,

compreso il modo in cui tu scelto di rappresentare l’ambiente, permise alla vita degli animali di assumere diversi significati. Da una parte, la storia della crescita di un cucciolo di cervo fino all’età adulta, sopravvissuto all’impatto emotivo della morte della madre in tenera età, può essere interpretata come la classica fiaba di maturazione, legata al ciclo della vita, fornendo allo spettatore una possibilità d’immedesimazione emotiva attraverso l’antropomorfizzazione dei personaggi. Dall’altra, però, il tema della conservazione e la condanna, completa e inappellabile, delle pratiche di caccia portata avanti per tutto il film, trova un importante supporto dell’identificazione emotiva dello spettatore con i personaggi animali e con l’immagine idilliaca della foresta come un paradiso perduto, a cui la nostra umanità è profondamente legata.

Il sentimentalismo può diventare però anche un’arma a doppio taglio: da un’altra prospettiva, una natura così meravigliosa può creare una barriera con lo spettatore, e rendergli più difficile metterla in relazione con una natura reale. La coreografica e affettuosa interazione fra animali appartenenti a specie diverse, la rispondenza ad alcuni canoni di bellezza tipicamente umani, come grandi occhi, l’assenza di predatori, e il dipinto di un mondo surreale dove regnano innocenza e concordia, può creare una impressione di utopia che impedisce una qualsiasi immedesimazione.

Il potere emotivo che i film Disney sono in grado di produrre dipende, infatti, in forma e grado, anche dalla qualità del realismo che li caratterizza. Dopo i primi anni, la casa produttrice si caratterizzó per una svolta artistica verso il realismo. Enormi risorse tecniche e artistiche vennero sfruttate per approssimare la realtà attraverso movimenti e dettagli sulle superfici, pur mescolando dettagli reali e fantastici. Nel momento in cui la Disney assunse un ruolo mondiale dominante nell’ambito dei film di animazione per i successivi sessant’anni, racconta Whitley, questa svolta artistica fu ovviamente estremamente significativa e provocò una serie di risposte critiche tra i teorici e gli storici del tempo. Questo criticismo si orientò in direzioni opposte e spesso contraddittorie. Da una parte, si osservò come il dominare del realismo tendesse a frenare lo sviluppo di strategie formali più radicali. Dall’altra, molti degli scrittori che analizzarono il tema della natura nei film di animazione Disney sostennero che i film non fossero sufficientemente realistici.

Uno dei problemi che si pongono nell’applicare l’etichetta di realismo nell’analisi dei film della Disney è che questa si riferisce a una molteplicità di espedienti artistici. Sebbene vi siano alcuni elementi costanti che caratterizzano la produzione fin dai primi anni, notevoli varianti possono esercitare un effetto nel modo in cui i film vengono percepiti.

Prendiamo ad esempio due film estremamente diversi, Bambi e Alla ricerca di Nemo. Il realismo in questi due film persegue finalità molto diverse fra loro. In Bambi il realismo è al servizio di un’etica della conservazione, mentre le variazioni nei dettagli naturalistici lavorano per sensibilizzare lo spettatore con un ambiente di foresta descritto nei minimi dettagli, vissuto dal punto di vista degli animali.

Pur se superficialmente simile, l’iper-realismo di Alla ricerca di Nemo è molto meno focalizzato nel locale. Il film presenta la bellezza del mondo subacqueo con la sensualità di un ambiente esotico, dove il viaggio epico lungo l’oceano mostra le migrazioni animali assieme agli effetti del turismo contemporaneo. La connessione con il turismo e la depredazione degli ambienti locali non è però segnalato allo spettatore con la stessa forza morale che caratterizza l’incursione distruttiva dei cacciatori nella foresta di Bambi, e il realismo di Alla ricerca di Nemo è legato a un’etica più moderna, che raggiunge più persone ed è più provocatoria, ma molto più ambigua nei suoi effetti.