• Non ci sono risultati.

ZR, acronimo utilizzato di frequente da chi conosce la piattaforma, nasce nel 2006 da un'idea di Paolo Severi, che, nonostante possedesse una vaga conoscenza di internet, con l'aiuto dei suoi amici Max e Lorenzo crea il primo portale italiano per barattare online.

Paolo doveva disfarsi di un divano che non utilizzava più ma che risultava essere comunque in buone condizioni, non voleva né venderlo su eBay ne gettarlo nella discarica ma preferiva scambiarlo con qualcosa che avesse per lui una maggiore utilità in quel momento, come ad esempio un libro o un disco.

37

Si sviluppa proprio cosi l’idea di realizzare una piattaforma web dove scambiare di tutto, dagli oggetti al “tempo, ed inoltre dove si potessero effettuare anche prestiti e donazioni.

Cosi nasce e si sviluppa Zerorelativo.it, un portale che si è evoluto fino a diventare una community.

ZR non vuole essere solo una piattaforma di baratto online ma anche “associazione culturale” che in prima istanza si propone di diffondere, tramite la rete ed anche con la partecipazione ad iniziative live, i valori del consumo consapevole e collaborativo.

Quindi si parla di un progetto distante da qualsiasi fine commerciale, ideato prendendo spunto da un’esigenza personale che il fondatore riteneva essere comune a molti, cioè il fatto di ridare valore alle cose scambiandole con coloro che ne possono trarre utilità piuttosto che buttarle via. Questa si potrebbe definire la colonna portante di quella che è stata ribattezzata “filosofia ZR”.

È possibile parlare di community perché uno degli aspetti caratterizzanti di questo sito è la forte partecipazione dei barter (utenti della piattaforma) che oltre ad utilizzarlo per concludere scambi popolano gli spazi web predisposti dagli organizzatori con numerosi commenti, proposte e inviti all’interazione sia verso i gestori della community sia verso gli altri utenti.

(Dalli e Fortezza 2013)

Il fatto che lo scambio sia del tipo “io do una cosa a te, tu ne dai una a me” (scambio sincrono) porta a sviluppare una chiusura verso l’esterno, perché rende impossibile confrontare la convenienza di un’offerta su altri “mercati” e quindi aumenta l’importanza della negoziazione all’interno del portale, rendendo la circolazione dei beni dentro la comunità molto simile ad una sorta di “forma di condivisione” se si considerano le risorse messe a

38

disposizione della piattaforma una “dotazione collettiva”, cioè se si sviluppa il cosiddetto sharing comunitario.

Vogliamo diffondere nuovi modelli di consumo orientati al benessere sociale e ambientale. Il fine di ZR è allenare ad un consumo critico e sdoganare una forma di scambio che può essere concretamente applicata alla vita quotidiana. Baratto, prestito e dono sono azioni ad alto valore educativo.

La scelta del nome è molto importante, infatti zerorelativo sta a significare che ogni oggetto ha un proprio valore, a prescindere da quello attribuito dal mercato.

Sul sito www.zerorelativo.it viene inserita, di rimando al link “chi siamo”, una presentazione di chi si trova attualmente a collaborare per mantenere attivo il portale e dei suoi fondatori, che amano definirsi semplicemente membri di una “associazione” o anche “staff”. Di seguito si riportano alcuni estratti:

«Non so far bene niente, quindi faccio un po' di tutto» «formalmente sono l'amministratore di ZR e il presidente dell'associazione». (Paolo.)

«Sono io che carico il bagagliaio della macchina con il materiale di ZR per una nuova fiera. Gestisco le e-mail con le varie richieste di informazioni, mi occupo di qualche pratica amministrativa e delle spedizioni, sono il vicepresidente dell'associazione». (Valeria).

«Mi butto con il cuore in Progetti che mi entusiasmano e ZR è oramai parte integrante delle mie giornate. Credo molto nel valore delle idee, nell'iniziativa delle persone e nella loro capacità di cambiare almeno il loro pezzo di mondo. Sono felice di affiancare Paolo in quest'avventura, nel tentativo di garantire al Progetto una vita sempre più lunga e di difendere allo stesso tempo la sua bellissima integrità».(Fulvio).

«Inguaribile rottamaio di materiale informatico obsoleto e per questo mi piace l'idea di collaborare con ZR che promuove il baratto online. Aiuto Daf nella gestione del server Web,

39

cercando - quando possibile - di evitare catastrofi e downtime».(Gabriele).

«Fin da quando ero adolescente ho iniziato ad abbracciare il mondo dell'Associazionismo perché credo che sia il vero motore della società. Ho conosciuto Paolo e ZR grazie a Fulvio, il progetto mi ha entusiasmata e ho deciso di buttarmici. In ZR seguo il BackOffice di zerorelativo.it, abusi, richieste degli utenti, e sono "quella" che risponde alle e-mail, questo mi ha permesso di vedere quante belle persone ne fanno parte e l'entusiasmo è aumentato!». (Giorgia).

Durante la presentazione di se stessi e del loro sito, lo staff tiene a precisare che nonostante il portale abbia raggiunto i 36996 utenti iscrit ti, sono un po' meno quelli che condividono il progetto.

Quelli che non vedono zerorelativo come un semplice sito di annunci, perché comprendono cosa c'è dietro ogni scambio. Questi barter costruiscono e contribuiscono a creare la nostra identità.

Sempre a conferma di quella che è la filosofia Zerorelativo si riportano, alcuni stralci di un’intervista rilasciata da Paolo Severi ad Andrea Bettini, un giornalista che scrive per il sito www.ilmecenatedanime.it (Bettini 2010):

Andrea Bettini: «riesci a farmi un identikit di un “barter” che frequenta e utilizza la vostra community?»

Paolo Severi: «Il barter (il neologismo che abbiamo utilizzato per definire chi scambia) è un utente sensibile, attento a consumare in modo più critico, crede nel baratto perché si crea coesione e ci si orienta ad uno stile di vita più sobrio. Chi baratta compie una semplice azione che invita a riflettere su diversi aspetti. Fra questi ci sono persone più coinvolte e già a conoscenza di temi che trattano la decrescita o il consumo critico ed altre che si approcciano ad un fenomeno del tutto nuovo. Il nostro non è un sito dove si fanno affari, ma dove si condivide un progetto».

40

Nella pagina che riguarda le linee guida, come in tutto il sito, si possono trovare varie esternazioni significative che aiutano a capire la considerazione del baratto che i fondatori vogliono dare alla community, in modo che lo stesso venga visto come un'azione ad alto valore educativo, che non fa bene solo a chi lo pratica ma anche all'ambiente, perché si cerca sempre di riutilizzare tutto. Si evidenzia anche come il baratto possa far bene anche all’economia familiare perché si evita di fare acquisti e di incrementare le produzioni. Ed infine si aggiunge che lo stesso fa bene alle relazioni, perché si condividono i propri oggetti con gli altri membri della community. Tutto ciò è un forte richiamo alle motivazioni che portano allo sviluppo dell’economia collaborativa già approfondite nel Capitolo 1. Un altro aiuto importante, per comprendere la filosofia che i fondatori vogliono attribuire al portale, può essere dato dalla spiegazione e reazione dello stesso all’introduzione di una quota obbligatoria per chi scambia tramite ZR. Dal messaggio pubblicato per introdurre la quota (Vedi 3.9) si evince chiaramente come il progetto voglia andare oltre qualsiasi logica di mercato, voglia promuovere un consumo critico e punti molto sul senso di una comunità unita, pronta a sostenere e condividere le idee prima di tutto. In seguito, durante lo sviluppo di questo elaborato, vedremo gli sviluppi di questa iniziativa e del tentativo di ZR di diffondere il “senso della comunità” e i pensieri sul consumo critico.

Documenti correlati