divina Trasfigurazione:e
quantunque
as-saltato fosse nel viaggioda due
leonesse, col segno solo della croce lerendè
man-suetissimee carezzanti; finchéproseguen-do
ilsuocammino
, giunse alluogo desi-derato, ov'ebbe
la graziache
gli apparis-se,con
volto assai più risplendente del Sole, il DivinRedentore
fraElia eMosè,
coinè apparve ai tre Discepoli, il qualedopo
aver benedetto ilservo suo,addor-mentato
lasciandolo, disparve.RisvegliatosiRanieri, eattendendo l'oc-casione per ritornarsene in patria,si
riti-rò presso
una vedova Romana
,donna
di santa vita; e si narrache
presso di leioperasse quel miracolo rappresentato
nel-1'ultimo confine a destra del
quadro
,che
di tanto cioè facesse crescere
un pane,
7a
il quale in
mano
teneva per distribuirsi ai poveri, che senzapunto
diminuire,
molti e molti miseri
andarono
satolli di quello.E
cosi proseguì nella via della perfezione finché incompagnia
diRanie-ri Bottacci valoroso gentiluomo Pisano
,
che si era recatoalSoldano diBabilonia
,
sopra
una
trireme s'imbarcò pel Porto Pisano(i4).
(14) « Mentrepassoad esaminare le trestorie,
« che in codesto Campo Santo dipinse Simone
« Memmi,a
me
tornainmentel'avvedutariflessio-« ne,chefeceilVasarinello scriverelavitadi
co-« desto Dipintore, cioèchefu suagrande ventura
« l'essercelebrato dallerimediMesser Francesco
« Petrarca,ch'eterne rimarranno;quandoisuoi
« dipinti subir dovranno quella sorte crudele,
•« che sovrasta a tutto ciò, che all'ingiurie del
« temposoggiace.Poteapure aggiungere lo
Sto-« ricoAretino,chelaiodedeipoeti(come
confes-* tulio l'Ariosto stesso) è sovente superiore al
« meritodeilodati.
« Voi nelragionare soprale pitturedi Simone
« avete con buon giudizio descritta la vita di S.
« Ranieri , onde dichiarare così i diversi
argo-« mentidiesse.Lastoria diquel Santo, che
tan-li
Loda
il Vasari nellaprima
istoria le fanciulle bellissime per Yarie de' volti, e per l'ornamento
degli abiti, el' acconcia-ture dique'tempi; nella seconda lavi-« to ècaroacotestacittà,puòdirsitotalmente
e-« spressafraitregranfreschi diSimone, e gli
al-« tritre di Antonio Veneziauo, il qualefu però
« benaltro artista, cheSimone nonera.
Ma
in-« tantolaseriedellevicendedelvostroS.
Ranie-« riviha coadottoaparlare insiemedi due
pit-< toriben diversid'ingegno,e dimerito. Simo
-« nescolare di Giotto eranato peressereun
di-« scretoimitatore delmaestro. All'opposto,
An-« tonio Veneziano,benché discepolo del Gaddi
« imitatore delpadre,che anche essononfu che
« un imitatore di Giotto, era
uomo
nato perfare* progressi nell'Arte, e per superare isuoi
pre-i cettori, etentareinessaqueipassi,chepoteano
« amaggiorlustrocondurla.
«
Ma
lasciamo perun momento ilVeneziano,« etorniamoal Menami,cheha avuto nel vostro
« CampoSanto ogni sorta di disgrazia; giacche
« èsoggiacciutoallaroviuadeltempo, edalla
ro-« vina del ritocco.Infattiilprimoquadro, che
rap-« presentalaConversionediS.Ranierinon puòpiù
« nellepartiindietrochiamarsi opera diSimone.
* Lasciateperò chevidica, che anche ove
rima-vezza e la beli'arianei volti;e nella ter-za« Tantico avversario cheparte
non
solo« tutto confuso,
ma con
bellainvenzione« e capricciosa tutto pauroso, tenendosi
» neil suolavoro,nonvisiravvisacheuna
fred-« dissima composizionepriva dianima, e di
e-« spressione. Sonocosì pocoespressive leteste
,
« chesenzadannodell'opera potreste trasportar
« quelle, che ammiranoledanzatrici alluogodi
« quelle,che seguono la matrona,che intimaal Santolapenitenza,e così viceversa. Piacquero alVasarile foggie di vestire di quelle donne
«• mondane;
ma
non vièin esseunsolo belpar-* titodip>eghe,unasolavivace attitudine, che
« corrispondaallietosollazzo, incui sono.
« Chi avrebbe creduto, che l'unionedipiù
av-« venimenti storici, in disparatiluoghi,etempi
« accaduti almedesimo protagonista affollatain
« uno stessoquadrosenza divisioneveruna,
do-« vesse essere cosa tantolodevoleagli occhidel
* Vasari, che quasida essa si traesse ilmaggior
« argomento d'encomioaSimone?Questiinfatti
« fin dallaprima storia racchiusetantifattidella
« vitadel Santoinunsolo dipinto;ed
intralciol-« litalmente,chedobbiamoessergrati aquel
dia-* dema con cui ne'varjluoghilofece
distingue-* re: che altrimentidifficile sarebbe indovinare
75
« nel fuggire le
mani
al capo, ecammi-«
nando
conlafronte bassa estrettonelle« spalle a più potere, ec. » Tutto questo mostra che egli era
profondo
nell'arte;
« lecose rappresentate.
E
nella seconda pittura« noi fececon minorlibertà. Qua ilSantoè
nel-« lanave, làveste l'abito diEremita; ora
distri-« buiscel'elemosina a'poveri, oraèrapito inuna celeste visione.
« IlBottari,'commentandolo Storico Aretino
« nellavita di Simone,riflette,che lostiledi
me-« scolare così diversifattiappartenenti alla stessa
« persona in uno stesso quadro erasimantenuto
« fino aitempi diRaffaello;
ma
noncontentodi« ciò,vuole cheRaffaello stesso cadesse inquesta
a pocolodevole usanza,e necitaper esempioil
« quadrodellaTrasfigurazione,ovehaintrodotto
« il Redentoresul monte,edapiedi di quellogli
« Apostoli, elaturbade'seguacidi Cristo;e
l'al-« trodelS.Pietro in carcere,ove vedesi l'Angelo,
« chedesta,escioglieilSanto,e lo stessoAngelo,
« che fuordi prigionelotrae. Adireilvero,non
« soqual duplicazione di fattopossa trovarsi n
el-ei la Trasfigurazionequando sivedeinun punto
« Cristo sulmonte, egliApostoli a'piedidi esso.
« Nel secondodipintoiopiuttosto trovereiun
su-« blime pensiere di Raffaello,che per esprimere
7
6
ma
quello che prova evidentemente cheil Vasari scriveva lontano dai luoghi, e sopra appunti presi senza diligenza, è quanto segue: «Nella terza (storia) è
di-« come istantaneamente opera 1'Onnipotente i
« pi odigj, vollemostrarein un puntosolo Pietro
« destato,sciolto,egiàlibero dalla prigione.
« Tornando al nostroSimone, voisietemolto
B contentodella navicella, e trovate molto viva
« 1'espressione
(peròassai facile)di coloro,che
« turansi ilnaso pel fetore,che tramandanodal
» forziere le ricchezze di Ranieri in quello
rac-« chiuse.
È
vero,questa èlapartemenofredda,« che in quel dipinto si miri; mache diviene
« questa navicella, se cirammentiamoquella di
< Giotto, che meritamentefutanto ammirata,e
•< lodata? Invero quella Navicella di Giotto fu
< unodei più sublimisforzi diquelsublimissimo
« ingegno,perchèfucosa tuttasua, ch'eglidovè
« originalmenteimitaredallanatura; giacché
al-« tri primadi luinonaveaglienelasciatoesempio.
• Nella terza pittura, ovein più luoghi ha
ri-« petuto
Memmi
la figura del nimicoinfernale,« cheindispettito tentasempre noviassalticontro
« Ranieri, e sempreneriporta nuovo scorno,e
« sconfitte, converrò anch'io colVasari, chein
>• queldemoniosiportòSimoneassaibene,eche
V
« pinto
quando
tornatodopo
sette anni« d'oltremare«(eanzialcontrariola
sce-na
tuttarappresentasi inPalestina)«stan-«
do
in coro, ove molti putti cantano;alla prontezza dell'attitudine riunì buono, e proporzionato disegno. Quanto è vero, che quando si vogliono caricare, ed imbruttire le
forme, si riesce facilmente nell'intento: l'in-gentilirle, e l'abbellirleformaladifficoltà
del-l'arte.Paragonate la figura del Santo ignudo nellastoria precedentecoli'ignudodiquesto
ri-petuto demonio,evedete quanto la prima gli resti indietro.NotòilVasari,econmoltobuon
giudizio,che Simone non era molto forte nel disegno;edinfattiregnasemprenellesue figu-resecchezzanelleforme,monotonianelle estre-mità, freddezza nell'aria dei volti , debolezza nei contorni,enel tutto insieme unalanguida imitazionediGiotto.
« Giottovario nelle attitudini,accurato nell'e-spressione,cercòd'infonderevitaallesue figu-re,
ma
pure talvolta ne lasciò alcuna arida,e con pocaanima,echerisente lo stile,che tro-vò Giottodimodaquandopreseìpennelli. Os-servate nel nostro SimoneilTaborre;osservate quella visione nel primo quadro, quell'estasi nelsecondo,eviconosceretesubitol'imitatore(e
come
vedeside'puttinon
vene ha
pu-Teun
solo) « ajutato dauna
figura fatta« da
Simone
perla Costanza;»(e intutto io spartimentosinistronon
v'ha nessuna« di Giotto.
Ma
dov'egli l'imita?Dove quelra-« rissimoMaestro non lasciòliberoilvoloal suo
« ingegno,eadoperòunatalqualeservilitàverso
« ipittori,cheloprecederono.Ditemi,saràforse
« un vano mio sospetto il dubitare,chetalvolta
« Giottosiadattasseaseguireleidee già adottate
« dalpubblico, edaccetteaidivoti in alcune
sa-« greimmagini?Forseinalcuneosservazioni,che
« vi farò vedere un giorno sopra così grand'
uo-« ino, troverete sviluppato meglio questo mio
« pensiero.
« Goda pure degli encomi del gran Petrarca
« Simone,
ma
confessiamonoi,cheseuomini di« migliortalentononavesseprodottolaToscana,"
« leArtisarebbero ancorabambine.FermateviUn
• momento mecoa riflettereinqual
modo
avven-« ne, cheil Petrarcailquale,comeda'suoi
scrit-• ti apparisce,era nonsolo estimatore.
ma
rac-« coglitore de' bei monumenti dell'arte antica, potesse appagarsi dellepitturediSimone?
Co-«
me
l'aspetto delle cose subliminon gli facesse« prender nausea per altre molto da quelle
di-« stanti?
79
figura di
femmina
).finalmente dopo
a-verci dettoche lavorò inCampo
Santo, poich'ebbe
dipinto in Santa MariaNo-vella, lo fa morir nel
i345; quando
è certoche nel 1355 non
eraperanco
ter-minato
di dipingersi il Cappellone degli Spagnuoli,come
si prova dall'iscrizione sepolcrale e dal testamentodel Guidaìot-ti(i5).« Forse essendodi solasculturaimonumenti,
a che potea possedere,restavaeglipagodiquello
« chedi
men
malepotea vederein pittura.O
for-« se(torniamoaciò chedissi sul bel principio)
« essendo i poeti prodighidilodi,messer
Fran-« cescotantodi animogentile egrato,nefu
pro-« digo verso il pennello,cheeseguì al meglio
,
* chesipoteaper queltempo, l'imagine dell'
a-« doratasuadonna.«
De
Rossi,la»,cit.(i 5) «
Ed
oltre la somma che v'aveva speso vi-vente(DomenicoGuidalotti)fece in detto Testa-mentoillascitodialtrifiorini325,qualiparevaa lui anco richiedersi per corrispondereal lavoro de'duePittori( ilMemmi
e il Gaddi)qualivisitrovano attualmente (il2Agostoi355) impiega-ti. »Mecatti pag. i&.