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^ G. PAOLO LASINIO $)

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(5)

w</

i/ì .

Ho WZ-

DESCRIZIONE

\

DELLE PITTURE f%

% PEL

CAMPO SANTO

DI PISA

CONIX.

FIGURE

INTAGLIATEIN

RAME

gJJ"

DA ^

G.

PAOLO LASINIO $)

PISA

SI

TENDE DA NICCOLÒ CAPURRO LIBRAJO LUNGARNO

MDCCCXri.

BmMmm&wmwwmm

(6)
(7)
(8)
(9)

DESCRIZIONE

DELLE PITTURE

DEL

CAMPO SANTO

DI PISA

coli/indicazione

BEI MONUMENTI

IVI RACCOLTI

.

PISA

PRESSO NICCOLÒ CAPPERO

CO*CARATTERI DIDIDOT

MDCCCXVI.

(10)
(11)

^A?^ 4sv&

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te doli aùdudcmo giowne^LaJv-

(13)

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Atcmonio aefiromieMv aellty®^

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(15)

7

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del ìaan^

ó&rvjiboiv, (d ouale 4e ne delle

il

w-cmfa e la laue.

T^wvamu ufaodmi

(17)
(18)
(19)

DESCRIZIONE

DEL

CAMPO SANTO

DI PISA

INTRODCZIONE

IN on v'ha

persona dotata

d'animo

af- fettuoso e gentile,

che meditando

sulla fine naturale degli

uomini, non

desideri di fregiare

d'un

sasso,

d'una

iscrizione, o d'

un monumento

il luogo

dove

ripo- sano le ceneri de'suoi più cari.

Quindi

pressochélenazioni tutte

onorarono

quel-

la terra, che racchiudeva le ossa de'loro maggiori: e laReligione intervenne qua-

si

sempre

co'suoi riti ad aprire e a con- sacrare l'albergo

dell'uomo, che non

è

(20)

1

più. L'uso antichissimo in Italia di sep- pellirnelle Chiese,se

nuoceva

per

un

la- toaifedeliche vi concorrevano, mostrava

dall'altro lavenerazione

somma che

ser-

bavano

gl'Italianiperleceneri deitrapas- sati.

Le

arche, che indis'introdusseroal- l'intorno dei templi, o nelle vicinanze di quelli,

come

iSepolcri magnificidegliSca- ligeri in

Verona

y

mancano

di quella soli-

tudinenecessariaper chi cerca il riposo,

il silenzio , e la quiete,

onde

spargere

una

lagrima di conforto alla

rimembran-

za di

un bene

perduto. Introdottisii Ci- miteri,

dopoché

lasaviezza delle leggi

ha

inibito diseppellire nei templi, sembrerà^

strano che sotto il bel cielo d'Italia

non

siasi seguitala

costumanza

di farcrescere de'fiori intorno alle

urne,

che racchiu-

dono

le ossa de' nostri amici e congiunti,

come

si pratica in Inghilterra e in Olan- da; e

che

silascino

confusamente

per lo più, esenza distinzione

veruna

tra fossa e fossa, senza lapidi, senza fregi, senza

emblemi;

inyitando così più alla

dimen-

(21)

3

ticanza che al dolore. « Giova» dice

uno

Scrittore

moderno

« avere

una

sepoltura

« particolare, il mettere un'iscrizione, e

f l'andare a piangervii nostri cari sulla

» sepolcrale lor pietra (i).»

E pure

gli avi nostri (senza parlare delle celebri

Sale

(2) di Sicilia) n'aveano lasciato ilpiù celebree magnifico

model-

loche vantar possal'Italia,

dopo

il risor-

gimento

dell'Artir nel

Campo

Santo di

(1) Pi>DEJ\io:\'TE,nellaProsache precedeiSe- polcri.

(2) Chedirò delle tue,Siciliacara,

Delle tueSaleSepolcrali, dove Co'mortiadimorarscendonoivivi? .... cosa ....ammirandae forte Colàm'apparve:spazioseoscure Stanzesotterra,ovein lornicchie,come Simulacridiritti,intornovarino Corpid'animavoti,econquei panni Tuttorain cui l'aura spirar furvisti.

Sovraimuscoli morti,e sulapelle Cosìl'artesudò,cosìcaccionne

Fuori ogniumor,chelesembianzeantiche,

Non

chelecarni lor,serbanoivolti

Dopocent'anniepiù;.Morteliguarda,

(22)

4

Pisa: opera d'insigne architettura, desti- nato a racchiuderleceneri dei piùcospi- cui fra i cittadini di quella già possente Repubblica,

ed

a perpetuar la

memoria

degli

uomini

famosinellearti,nellescien- ze, e nellaguerra;inalzato

con

disegnoe sotto la direzione dì Giovanni Pisano, e ridotto a termine nell'anno 1283.

A

decorar colle loro pitture leinterne paretidisplendidoEdificio chiamatifu-

E

intemapard'aver fallitoicolpi

.

Quando ilcader dell'Autunnalifoglie Ciavvisaogn'anno, chenon menospesse

Leumanevitecadono,ecimanda

Sugliestinti aversarlagrimepie,

Discendeallorne' sotterranei chiostri

Lostuoldevoto:pendonodall'alto Lampadicon piùfaci; alcorpoamato Ciascunsivolge,esugliaspettismunti Cerca, etrova ciascunlenoteforme;

Figlio,amico,frateitrova ilfratello, L'amico, ilpadre:dellefaciillume Così que'voltitremolo percuote,

ChedellaParcaimmemoriagitarsi Serabrantalorleirrigidite fibre,ec.

Pi-mdemonte, iSepolcri.

(23)

remo

dai Pisani gli arteficipiùriputati di quell' età; e Giotto, e Buffalmacco in principio; i

due Orgagna

di poi, il

Lau-

rati,

Simon Memmi, Anton

Veneziano, e Spinello , a gara1'

un

Yaltro vi lasciaro-

no

le più alte

memorie

dellor sapere.

E

fu ventura grandissima

che

Buffalmacco

non

progredisse oltre la terza Storia del

Vecchio Testamento,

poiché

un

secolo

dopo,

pervenuto a Pisa

Benozzo Gozzo-

li, affidato a luifu Yincarico ditermina- re il lavoro incominciato dal

primo

; la- voro che inbrevissimo

tempo

, e tutto di sua

mano,

lasciò

compiuto, come

cinar- ra il Vasari, che opera la

chiama

terribi- lissima, e da sgomentare

una

intiera le-

gion diPittori.

La

Pittura in tal

modo

,

con

tante minori forze, senz' ajutiesen- zaguide, gareggiò colla sorella; e lasciò le più grandi

orme

del suo valore nel

Campo

Santo Pisano.

Nulla

può

immaginarsidipiù austero e più semplice dell'esternasuaarchitettura.

Sidivide tutta intieralafacciatain

44

pi-

(24)

6

iastri diugual distanzafraloro,.sopraelei

quali voltano

43

arcate semicircolari, di bella

forma

; e a ciascun capitello, ove si

uniscono gliarchi

(ugualmente

che nel^

l'interno

scompartimento)

sivede appo- sta

una

testadivariatafigura.Finoèl'ili*

taglio de' capitellie dellecornici;

ben

ta- gliate in

quadro

sono le lastre di

marmo

Pisano che

adornano

tutta la limerà fac- ciata; coperti di

piombo

sono i tetti; e tutto in

somma

presenta lagrandezza, la ricchezza,

«

la nobiltàdella nazione, che

commise

un'opera grande.

A

questo maestoso Edifiziosi

ha

per

due

portel'in- gresso;

un

tabernacolo di

marmo

.3) so-

(3) IlTabernacoloèopera.diGiovanniPisano, architetto delCampoSanto.Siedevi in mezzo la

VerginecolBambino,edinanzialui stagenufles- so Pietro Gambacorti allora Operaio,e secondo alcunii[Ardiitetto Giovanni, che coli'altre figure scolpì semedesimo.Cosìil Sig.da Morrona nella suabellaevastaOperadiPisaIllustrata nelle BelleArti, opera chegliha da grantempootte- nutoilplausoeilfavore ditutticoloroche ama- nofattistudj

.

(25)

7

prapposto alla porta principale,

sembra

esservi stato situato ne'tempi posteriori;

e,

secondo

latradizione,ornavaaltrevol- te laporta di

mezzo

del

Duomo

.

Ma

sia

che da

una

edall'altra delle

due

porte si penetri nell'interno, la

prima

impressio-

ne

cheall'entrarvisi riceve è quella della meraviglia e della sorpresa,il

primo

sen- timento

che

destasiè quello del raccogli-

mento

e dellameditazione.

Formato

aparallelo-grammo,eracchiu-

dendo

nel centro un'area di terra desti- nataperlaplebe,

ha

intorno quattro cor- ridori, che

prendono

luce per

una

parte

da

bellissimiarchi di

marmo

,che posan-

do

sopra

una

base di

non

piccola altezza accrescono colla soliditàl'ideadi

magni-

ficenza diquesto edilìzio. Semplice

come

le

Greche

operen'èl'architettura:esein appresso, entro agli archi rotondi, si so-

no

innestatidegli ornamenti volgarmente chiamati di Gotica scuola, attribuir

non

se

ne debbe

la colpa a chi

ne

disegnò

da

prima

e

ne

diresse lafabbrica.

(26)

8

Lo scompartimento

è di

62

arcate ro-

tonde

; ventisei per ogni lato, e cinque in ogni testa;

come

vedonsi nel piccolo disegno che

ho

fattointagliare.Il

marmo

bianco e ceruleo'di cuison tutte

compo-

ste fa

un

effetto mirabile: e su ciascuno

de

capitelli

dove

gliarchi s'incontrano è situata

una

testadi

marmo

,quale di

ma-

schere sceniche, qual di leoni, qual di altrabizzarra figura

.

Molti più di seicento sono i sepolcri

,

distribuiti nei quattro corridori, tutti co- perti di

marmo,

e appartenenti a private famiglie Pisane. Molti antichi Sarcofagi, la

maggior

parte

de

quali di

marmo

Pa- rio, e che

sembrano

perciò trasportatida Costantinopoli,o dalla Grecia,

adornano

i lati interni diessi; e molte belle opere

d'anticachedi

moderna

scultura,

mol-

te colonne,urnette,frammenti, ed iscri- zioni,

concorrono

a decorare quest'anti- co e nobil

Museo

,

come

lo

chiamò

la

Re-

ginadiSvezia, Cristina Alessandra.

Di

controagli archisorgono le

mura-

(27)

9

glieche circondano

T

edilìzio,ove

ammi-

rasi ancora

quanto rimane

di quellePit- ture,che feceroaltrevolte l'ammirazio-

ne

d'

Europa

. Se

Y

Italia

può

a ragione vantarsi d'aver posto in

mano

il pennel- loagli altripopoli; sela

Toscana ebbe

for«

se la principal parte in questo vanto na- zionale

,

può ben

dirsi che gli Artefici

,

che

dipinsero in

Campo

Santo,

han

pre- sa, per dir così, la Pittura

bambina,

e

l'

han

condottasino allapiùvigorosa ado- lescenza. Buffalmacco mostra nella sua rozza maniera

come

di

poco

si discostas- se dai Greci maestri: l'Orgagna, bizzar- ro nelle invenzioni, molto sentiva,

ed ha

espressoaffetti bellissimi: pienodive-

rità e di semplicità nelle figure è il

Lat-

rati,nel solo

quadro che

ci

ha

lasciato:il

Menimi ha

della grazia,

quantunque

pe- sante nelleattitudini e nelle

mosse

; Spi- nello

ha

sveltezza, e calore;

Anton Ve-

neziano, nei restiche ancorasi discopro-

no

, cifa sentir lamalignità della fortuna

«he

si

compiacque

di maltrattar più

che

(28)

IO

qiielle degli altri, le pitture di lui : e Giotto finalmente nelle

due

Storie che

ne rimangono,

delle sei che vi dipinse, mostra colla nobiltà de'suoi volti, la va-

ghezza

e naturalezza delle sue figure col grandioso de'panni, e soprattutto colla sua maestosa semplicità,

con

quanta ra- gione dettofosse che per lui rinacque la Pittura

.

Ma

tutto cede però alla ricchezza del- le invenzioni, alla magnificenza delle ar- chitetture, alla disposizione delle fabbri- che secondoleregoledellapiùesattapro- spettiva,allavarietàdellescene,alla

com-

posizione de' paesi, alla

mossa

delle figu- re, alla sveltezza e alla gentilezza negli atti,

non

che all'incomprensibile soavità difisionomia nelle testefemminili,all'ar- tein

somma con

cui

Benozzo ha

condot- to

ben 23

storie, tre sole delle quali so-

no

perite. Chi

non ha

visitato il

Campo

Santo Pisano

non

conosceilmeritodiBe-

nozzo

,cheio

non temerò

di chiamare il

Raffaello degli antichi,tanto all'Urbinate

(29)

TI

e! somiglia: e difficilmente

mi do

a ere»-

dere

che

Raffaello

medesimo, quando

fu in Firenzenel 1

5o4 non

s'invogliasse di giungerfin

qua

per

ammirarvi

queste Pit- ture, che

doveano

alloraconsiderarsiper

quanto

di più gentile nell'espressione, e di più grande nell'invenzione eseguito si fosse, innanzi

Leonardo,

che pochissimo dipingeva, e

non

escluso Masaccio,

che

se lo vince nel complesso delle doti pit- toriche, in molteparti gli cede

.

Intorno intorno allepareti sotto ifregi delle pitture, e dai lati ai loro opposti son situati,

come

siè detto, i

monumenti

di Scultura di cui parlerassi nella

Secon- da

Parte.

Due

Cappelle presso a

poco

di uguale grandezza si trovano dalla parte che guarda mezzogiorno,e

una

assaigran-

de

e bella sorge nel

mezzo

del lato

che guarda

occidente.

È

questadi

forma

qua- drata,

adorna

di cupola, e fu fatta edifi- care dall'Arcivescovo Carlo

Antonio

dei

Pozzo

,e dallostessoconsacrata neliog'ò.

Di

Aurelio

Lomi

è ilS.

Girolamo

dipinto

(30)

il

nella tavola cieli'aitar maggiore . Altri quadri, per la

maggior

parte di antiche Scuole

Toscane,

si

veggono

raccolti in questa cappella:

ma non

essendo questi Foggetto del

mio

lavoro, li passo sotto silenzio.

(31)

PARTE PRIMA

PITTURE

\Jt

facendociadescrivere lePitture che-

adornano

le interne pareti del

Campo

Santo,

cominciando

da quelle chepresso

si

vedono

alla gran Cappella, dallato si- nistro della porta della

medesima,

ven-

gono

esse attribuite a

Bonamico

Buffal-

macco

,dicuipiùsottodiremo.

Sono

esse

LA

CROCIFISSIONE

LA RESURREZIONE

E

L'ASCENSIONE

di G. C.

Il Vasari narra nella Vitadi questo arte- fice, ch'egli dipinse

una

Passione, ove figurò molte turbedi

uomini

edi cavalli;

ma

in effetto egli

non

vi dipinse che la

(32)

r4

sola Crocifissione. Assai

ben composto

è

il

gruppo

delle

donne

,

che

sorreggonola

Vergine

svenuta a pie della

Croce,

e

ha

dato motivoamolteimitazioni che di es- so

han

fatto moltipittorivenuti da poi;

ma

ignobili sono le teste, e più d'ogni altra quella della Vergine stessa

.

Il carattere della

Resurrezione

e del-

l'Ascensione tieneinfinitamentepiù della rozza manierade'Greci; e parea

me che

annunzj un' altra

mano

, oltredichè, se n'eccettuiamo le

due

figure del

Redento-

re,

poco

v'è d'intatto inquelloche resta.

Non

così

può

dirsi delle quattrostorie Seguenti,

cominciando

dalcantoche guar- da

Tramontana.

Esse sono senzacontra- sto le meglio conservate di tutte le altre di questa parete,perchè sono le

meno

esposte al

marino

;perchè furono forse per gran

tempo

difeseda finestre con ve-

tri,apposteagliarchi internidellafabbri- ca,

come sembra

dalie tracce che negli stipiti e nelle colonne ancora si ricono- scono; finalmente perchè i pittori usa-

(33)

15

ron l'artifizio di adattare un' incannicela- ta sul

muro,

di fermarla con sottilissime grappe di ferro, e distendendovi poi so- pra

un

grosso intonaco, difendercosìdal-

l'esterna

ed

interna umiditài lorcolori.

Questo

artifizio dovettesuccedere a quel- lo

immaginato da

Giotto,

e

a

lungo

de- scrittoci dal Vasari (T. ILpag.

84

), poi- ché si accorsero forse gli

Orgagna

e il

Laurati,chei colori delle pitture diGiot- to

non reggevano

all'intemperie dell'a- ria, e all'umidità

che

filtravadal terreno su su per la muraglia.

Comunque

siasi

,

è grave

danno che Benozzo non

lo imi- tasse,poichécosì

avremmo

ancora piùin- tatte e freschissime molte parti dellesue pitture, fra quelledicui

non

si

compian-

gela perdita.

TRIONFO DFXLA MORTE

di

Andrea Orgagna

La prima

di queste appartiene a

un

uomo famoso

nella storia dell'architettu- ra,

a

quell'

Orgagna,

che maestrevol-

(34)

i6

mente

inalzòitre archidellaLoggiasulla piazza della Signoria in Firenze; Loggia, che

può

riguardarsi

come

il

monumento

più bello,

che

ricondur potesse, e che in effetto ricondusse gli architetti,

non

escluso Brunellesco,alle belle proporzio- ni, e al bel girare degli archi rotondi nelle fabbriche posteriori.

Sembra

che

l'

Orgagna

, oltre Vesservalentissimo nel- T architettura, valente

anco

fosse nella poesia; e che,

quando

alla pittura ei si

dette, avesse già nudrita la fantasia della lettura di

Dante,

icui versi, oltre all'es- sere i più adattati per eccitare un' im- maginazione già di per sé vivissima

ed

accesa, erano isoli che andassero per le

mani

di tutti in quel

tempo

.

E quantun- que

a torto

(come vedremo

in appresso)

siasicreduto edasseritodamoltiche l'In-^

fernodell'

Orgagna

sia presso a

poco una

repetizione in pitturadi quel che 1'Ali- ghieri cantatoavea in poesia; è certo pe- rò che ilpoeta somministrò molte

imma-

gini e molti belli affetti al pittore

.

(35)

Ci narra ilVasari (T.II.pag.

289

)

che

la

fama

delle opere di

Andrea

, maestre-

volmente

condotte in Firenze,

mosse

i

Pisani a chiamarloa lavorare nel

Campo

Santo,

secondo

che

prima

Giotto e Buf- falmacco avean fatto ;

ed

aggiunge

una non

breve narrazione del contenuto di queste pitture di lui; la quale se mostra

il pregio in cui erano fin d'alloratenute

,

esaminandola, si discopre altresì chiara-

mente

eh' egli scriveva di

memoria

; e

che

le descrizioni sue

non

erano distese sui luoghi

(come

la ragione e'insegna di'

fare,

quando

specialmente lo storicoaju- tato

non

siao dar

un

intaglio

o da un

di- segno

,)

ma

eh'erano dettatein appresso

come

gettava la

penna.

Eici dice

che Andrea

»dipinse

un G

iu-

te dizio (1),

dove

nel canto, facendo la

*

prima

storia figurain essa tutti i gradi

(1)L'abbagliodelVasariconsisteinprimoluo- govnel descrivere come parte del Giudìzio una pitturache visibilmente è staccataquello; ese- condariamente?nellosnaturareilconcettodiessa.

a

(36)

i8

« deiSignori temporali,involtine'piaceri

«« diquesto

mondo

;»ea

me sembra

chia-

ramente

, che il Giudizio

non

solo,

ma

i tre Novissimi abbia avuto in

animo

di effigiare, la

Morte

, cioè, il Giudizio

e P

Inferno .

E

forse

immaginato

avea di rappresentare nel rimanente dellaparete

il Paradiso;

ma

richiamato di bel

nuovo

a Firenze,

ebbe tempo

a

pena

di dise- gnare l'Inferno, lasciando a suo fratello

Bernardo

lacuradicondurloin colori(2).

Aggiunge

lo stesso Scrittore «

che

la

«

Morte,

volando per l'aria, fasegno di

« aver

con

la sua falcelevata la vita a

« molti

che

son per terra, ec.;» e basta dare un' occhiataalla

mossa

di quella fi-

gura per convincersi, che solo rappre- sentar volle il pittore la sollecitudine di quellaa mieterle vite di coloro che so-

no

a destra;

come

già mietute aveaquelle deitanti e tanti

che

le stan sotto i piedi

.

x(a) La memoriadellesuepitture inS.Crocece

1'halasciatailVasari, T. ILpag. 23g,edizione di Siena 179».Adesso son perdute,

(37)

*9

Ciò

premesso

, ecco liberamente quello

che

iopensodoversiintendere della

com-

posizione di questo poetico soggetto.

Da tempo immemorabile

la tradizione ci

ha

conservato per titolodiquesto qua- dro, 77 Trionfo della Morte. Ella è in

mezzo

cogli occhi grifagni, coi capelli ispidissimi, coi piedi uncinati, vestita di maglia di ferro, colle ali di vipistrello

,

orribili, velocissime ed incerte, colla fal- ce alla

mano

, elevata per l'aria sopra

un cumulo

di morti,

che ha

già rovesciati perterra.

Sono

essiperla

maggior

parte,

come

ai loro abiti si riconosce, dei più potenti, e di quelli

che

i più felicisi cre-

dono

tra w]i

uomini

. Vi si scorgono

Re

coronati, Capi dicittà,

Regine

, Vescovi

,

Cardinali, Guerrieri; e

una

Religiosa tra gli altri, che, stringendo in

mano una

borsa, dà chiaramentea divedere quanto

male adempiuto

eli'avesse al voto di po- vertà.

Le anime

dicostoro ( figurate dal pittore in piccioli corpi ignudi) uscite or or dalle labbra degli estinti, coli'ultimo

(38)

fiato che spirarono, parte sono accolte- llagli angeli, e portatevolando alla gloria del Cielo: e parte uncinate o ghermite dai

demonj

, rappresentati sotto diverse bizzarre

forme,

trasportate sono alle pe-

ne

infernali .

La comune

opinione

che

T Inferno posto fosse nel centro della Terra diedeoccasioneall'Orgagnadiapri- re alcune

bocche

di fuoco in cima ad

un monte

a guisa divulcani, che classerò in- dizio visibilmente che di si scendeva a quelluogo di

pene

.

E

da notarsi, che in tanti

demonj

bizzarramente figurati

,

pur non havvene

alcuno che ad

un

altro si rassomigli; e che

ugualmente

variate son letante

maniere

colle quali da essisi

adducono

le

anime

per precipitarsi nel baratro infernale; picciolo merito forse

,

ma

che prova la fecondità della fantasia in chi le

compose

.

Ma

oltrelavarietà,

non manca

aquesta pittura

l'espressione

il sentimento.

Piena diveritàper esempio è Y attitudine diqueir

ammetta,

che uscita

appena

dalla

(39)

a*

Locca

della Religiosa, mostra e colle

ma-

ni e col volto tutta la trepidazione insie-

me

e lasorpresa,mirandosi incontrol'or»

ribil figuradi quel

demone,

nel

momen-

to istesso in cui lieta e beata credeva di trovarsi fra le braccia

d'un

angelo.

Più

in alto, e vicino al

monte

che divide il

quadro

per

metà, un

altro

demone,

tolta un'anima,

ohe

tuttaaddolorata epiangen- teglistarittasugli omeri, un'altra

pur ne

ghermisce per le

gambe,

e col capo in giù in atto d'urlarelatrasporta.

Poco

più sopra,

un

altro stranamente

barbuto due

insieme legate e

da un uncino

pendenti

ne

regge in sull'ispida schiena;

un

altro presso a lui, afferrata l'anima per i pie- di, a guisa di sacco se l'è gettata sulle spalle;

ed

altri

due

finalmente son già sulla

buca

infernale ;

uno

presso a pre- cipitar l'anima,

con

gran forza le brac- cia dietro le stringe,

onde

ajutarsi

non

possa nella caduta; 1'altro a quella,

che

inorridita

pur

ritirarsi vorrebbe,

morde

gratamente

una mano, onde

il grave do-

(40)

11

l'ore la costringa

ad abbandonare

ogni re- sistenza.

Alcuno

di essi

ha

i piedi d'irco, alcun altro la testa di leone ; chi

ha

la

coda di serpente, chi è

barbuto, come Dante

alcunoci finge de'suoi; e fragli al- tri in

cima

del

quadro

a destra, 1' ulti-

mo

di essi è da notarsi,

che

colle corna in sulla fronte, e il fiero giubbilo spie-

gando

cogli sguardi spalancati, stringe pe' capelli

un'anima

tolta di

mano

aquel-

1'angioletto, che pel dolore

piangendo

,

e colle

mani

giunte, in atto quasi è di pregare che rendere

pur

gliela voglia .

Né men

belliforse

sembreranno

gli at- teggiamenti degli angeli; tre de'quali a destra sopra quel boschetto di aranci, con moltavelocità e moltafrettaaccorro-

no

in cerca

od

in soccorso delle

anime

,

che la

Morte

fa

sembianza

di abbattere; altri lieti al Cielo colla dolce lor preda

ne

volano;

ed

alcunfra questi pur indie- trosivolge,timoroso ancora di perderla.

Poco

innanzi a quel

cumulo

di morti

,

a sinistra,

un gruppo

di coloro

che

ri-

(41)

33

guardar

sipossono

come

i più infeliciih.

sulla terra, di ciechi, cioè, di stroppj e di

mendichi,

alzano le

mani

e il volto verso la

Morte

, invocandola

con

quei versi,cheil pittore

ha

fatti inscrivere so- pra di loro,

«

Da

che prosperi tade ci

ha

lasciati;

«

O Morte,

medicina d'ogni pena,

«

Deh!

vieni adarne ormail'ultima cena.

Nulla di più giusto, di più naturale, di più frequente di questa invocazione,che tutti i giorni si ripete dai miseri.

Ma

la

Morte

, sorda alle preghiere di quelli

,

pe'quali

un balsamo

e

una

ventura ella sarebbe (ed ecco ove il Vasari o

non

in- tese, osbagliò ilsignificatodelconcetto), coli'attitudine dellapersona, e col

muo-

ver della falce in alto, e collaferocia del volto, di troncar minaccia più tosto le vite di quelli, che a destra in fine del

quadro

assisi all'

ombra

d'

un

boschetto d'aranci,

con due

amorini saettanti,

che

volano al di sopra di loro,

sembrano

in giuoco

ed

in festa starsi al rezzo, ripo-

(42)

san

do

dalle fatiche della eaccia,

come

chiaramente ce l'additano i falconi. Chi più di essi crederebbesi lontano dal ter-

mine

fatale dei lor giorni?

La

ricchezza dei tappeti su cui si adagiano, molle e rara cosain queitempi;lapreziosità delle pietre di cui sono incrostati i sedili; la

magnificenza degli abiti; tutto li attacca

con

tenaci catene all'amor della vita. I lor sensi

non

son

meno

incantati e rapiti dall'accordo melodiosodei musicalistru- menti.

Uno

di quei musici, che veniva-

no

perlopiùdalla Provenza,(Menétriers) e che

andavanoscorrendo

l'Italia,intro- mettendosifraipiaceridei Grandi., abbi- gliato di ricchissime vesti sta

suonando una

viola;

mentre

la sua

compagna,

con moltaattenzione econ gran raccoglimen- to, fa sembiante d'accordare

un

saltero.

Ritrasse quivi il pittore,

come

ci narra

il Vasari, varie

femmine

de'suoi tempi;

e in quei personaggio che siedein

mezzo

colfalcone in

pugno

volle ritrarreilcele- bre Castruccio, Signor di Lucca,

come

(43)

i5

io stesso

ho

verificato, riscontrando l'im- pronta delle sue medaglie.

Per confermare

la verità del suo con- cetto,

ha

mostrato

Andrea

dal lato sini- stro un'altra schiera di Grandi, che an-

dando

a caccia, e

comparendo

dalla vaile formata da'

due

monti, che sono elevati dallaparte stessa,s'incontranoin tre cor- pi dimorti

Re

; e

un

vecchio anacoreta

,

che

la tradizione ci addita per S.

Maca-

rio,mostra

ad

essi

quanto

fallaci e tran- sitorie siano le grandezze della terra.

Nei

tre corpi,il

primo

de'quali è nel- lo stato di gonfiezza, il

secondo

in quel- lo di putrefazione, e ridotto a scheletro

il terzo,

sembra

che il pittore abbia vo- luto indicare l'effetto

che

la volgare opi- nione attribuiva alla terra di questo Ci- mitero, trasportata,

come

credesi, sulle navi Pisane, da

Terra

Santa; di ridurre cioè in tre periodi di

tempo

brevissimor corpi morti in quei tre statidiversi

.

A

queste

immagini, che

tutteci richia-

mano

alla

prima

idea del pittore, che la

(44)

26

Morte

cioè trionfa

con maggior

prestezza di quelli che

meno

la

temono,

e che so-

no

i più attaccati ai piaceri terreni^suc- cede la riflessione che i più lontani dalle sue

minacce

e da leisono coloro, che ri- tirati dal

mondo

si

occupano

degl'inno- centi diletti della vita campestre, o dei doveri della Religione.

E

in

un

angolo del

quadro

pertanto,in

cima

ad

un mon-

te a sinistraci mostra varj

monaci

intor-

no

alla porta

d

?

un eremo. Lodò

il Vasa-

ri, e

con

molta ragione, l'attonaturalis-

simo

di

uno

fra quelli che sta

mungendo una

capra.

Un

altro colla testa abbassata, e cogliocchi tutti intesiad

un

libro

mo-

stra colla difficoltà del lecervi la

debo-

lezza degli occhi offuscati ornai per la

grand'età;

un

terzo,appoggiandosi estra- scinandosi

appena

su

due

stampelle che lo sorreggono, dà a divedere

che

gli an- ni e

non

Yinfermità così

caduco

il ren-

derono

(4);

mentre un

quarto attenta-

(4) Vedasil'intagliodi questi dueMonaci.

(45)

iG

^'. /:'•,/,-„,/cai:

(46)
(47)

in

mente,

e colla

mano

aperta edistesaver- so lafronte, e quasi gli occhi ripararvo- lendo dalla luce che li saettava, attenta-

mente contempla

dall'alto icorpi diquei morti

Re

, e

sembra

dir fra se stesso,

che

lafrugalità sola,laquiete,ele virtù ten-

gono quanto

più si

può

lontani gli

uomi-

ni dalla

morte

.

Se

l'attodiquesto quartoromitosfuggì allelodi del Vasari,

non

tralasciò eglipe- rò di notare ,

scendendo

alla turba di quei

Grandi

,

che

piena di verità e di sentimento è Yespressione di quel caval- lo,

che

tratto dall'odore dei morti corpi, le narici

pure

,quasi chiarirse

ne

voglia

,

v'accosta;

non che

il

moto

dialtri ani- mali

che

sono intorno allaregia brigata.

Il Vasari stesso in quegli

che

solo fra gli altri

ha

la

barba

al

mento

,l'insegnarea- le intornoal cappello, e1'arco in

mano

<>

riconobbe ed

additòilritratto dell'

Impe-

rator

Lodovico

il

Bavaro

, sceso a'

tempi

diCastruccio in Italia;

come

in colui

che

turasi il naso, ed è sopra il cavallo di so-

(48)

^8

pra lodato, ravvisò

Uguccione

dellaFag- giuolaSignoreeli Pisa, personaggio no- to nella storia

.

Pieno d'espressione è questo quadro, pieno d'

immaginazione

e di varietà;

ma

il colorito,

quantunque

semplice, è però infelice e senz'arte; la

Morte, benché

possa forse riguardarsi

come una buona

figura,

manca

di quel terribile che dato le avrebbero il pennellodiMichelangelo, o iversi di

Dante;

gli angeli e i

demonj

fanno

un

brutto effetto*nell'insieme, per- che privi di prospettiva aerea,

che

i pit- tori di quelsecolo

non

conoscevano, in-

tendendo appena anco mediocremente

la lineare;emostrailpittore finalmenteche nullasapeadellagrand'artedel chiaroscu- ro, tanto necessaria per rendere interes- santiglioggetti principali,sacrificando gli accessorj.

Debbo

aggiunger per altro

,

senza timor d'

ingannarmi

, che

ad

onta deinotati difetti, questo

quadro produce

quelì effetto che destano

sempre

le gran- ai concezioni dei pittori,

anco

allora

(49)

*9

quando mancavano

ad essi mezzi per e- seguirle (5)

.

GIUDIZIO UNIVERSALE

DI

ANDREA QrGAGNA

Alla Pittura del Trionfo della

Morte

succede la scena del Giudizioi e quan-

(5) Alle mie osservazioni aggiungo quelle del

mio dottissimo amico il Cav. Gio. Gherardo de- Rossi, notoabastanzain questogenere distudj ,

cheilsolo suo norwevaglia un Elogio. Sonoes- seestratte dalleLetterea

me

scritte, e chevanno

a stampa. Pensoche l'Orgagnanonvolesseespri-

mere inquesti dipinti,che i Novissimi,eche

col solotitolo dellaMortesarebbe ben nomina-

« toil primo. Penso ancora che FOrgagna cre-

« dessedi potersirisparmiarediesporrein nn^aì-

« tra pittura il Paradiso; giacché nel Giudizio

«• stesso lo avea dipinto.

Ma

sull'invenzione di

« questa prima pittura tratteniamoci un poco;

perchè parea

me

che ilpittore abbiafilosofato

« sul!'argomentoassaibene,e moralmente. Egli

« hain ceito

modo

riunitotrediversistatidell'uo- ino,ed ha espostoqualerelazioneabbianocol-

« laMortequesti statimedesimi.Haespresso per-

ciòl'

uomo

felice,chesenedimentica; l'

uomo

infelice,che ladesidera;l'uomoreligicso,che

(50)

3o

tunque

generalmente parlando venga es- sariputata di

minor

valore della antece- dente, molte e varie per altro sono le cagioni pe' quali lodevolissima

mi sem-

<* la medita;e la Morte stessa poi ha fatto che

« volgalespallea chi la chiama, per sorprender

« quella lieta compagnia sulla quale Amore va scuotendolaface.QuelbuonSolitariointanto,

« cheainobili passeggeri fa osservareicadaveri

« mezzorosidiGrandialorosimili,mostranella

« sua tranquillità l'indifferenza delvero servo di

« Dio,chenelcolpodellaMorteattendeildecre-

« todivino, chelochiamiall'eternavita.All'in-

« dietroha posto 1'Orgagna l'alpestre balza abi-

« tatada quei santimonaci,perfarcontrapposi-

« zione all'ameno giardino, ove si solazzano i

« mondani. Del gruppo dei cadaveri introdotti

« nelmezzo, dalli quali partono le anime, si è

« servito ilpittoreper esporreallospettatorenon

« ilsoloterminedella vitasoggettaatempo,

ma

il principiodell'eterna.Conciò siè fatto stra-

« da ancoraapoter empire lo spazio grande di

« aria,chevi restava, introducendovi e angeli e

« demonj, che contanto diversoofficioconduco-

« noFanimeall'Empireo, edalFInferno.

« Permettetevidifarvi riflettere, chefu studio

« singolare deipittoridellaprima etàdell'Arteil

(51)

3i

bra; e se altro

non

fosse per essersi in questo

quadro

presentata per la

prima

volta laVerginein un'attitudine, che lo stesso Michelangiolo

non ha

sdegnato di

« voler erapire tuttolospazio loroassegnatocon

a folladioggetti; e ciònacqueda più cagioni.La

« prima fuilnon aver essi le buone massimedi

« prospettiva, e dichiaroscuro, che facendo ri-

« saltare lemossechiaremandanoindietrogliog-

« getti

meno

interessanti. !Nonconosceano perciò

« che qualchepartevasagrifìcataalrisalto dell'al- tra piùinteressante,evoleano che non vi re-

« stasse luogo vuoto o negletto. La seconda fu

« facilmente l'incominciarsi ^allora a guardare

« 1'antico singolarmentenei bassirilievi, che so-

« no veramentepieni in ogniparte; cosa cheso-

vente nascedall'avervolutol'artista dichiarare meglioilsoggetto con accessorj,oallegoriche

« figure,lequalirestanoindietro;

ma

perla dif-

« fìcoltà della prospettiva nel bassorilievo pare

« che sischierino all'occhio al pari dell' altre,

che sono innanzi.

«

Ma

non questo solo affollamentodi oggetti

« trasseroiprimirestauratoridell'Artedall' anti-

« ca scultura;vi trasseroanchequella libertà di

« introdurrein una composizioneunitapiù fatti

« alludenti ad una storia,e presentarne diversi

(52)

32

prendere ad imprestito, nellasua famosa pittura del Giudizio Universale. Sta la

Vergine in cima del

quadro

alla destra del Salvatore; ed alato di

ambedue, un

« tratti quasi nella medesima scena. Eccomi a

quellochevidicevadisopra.

Come

loscultore

« Greco riunì trefatti relativi a Proserpina nella

« fronte del suoSarcofago(i); cosìl'Orgagnaha

« riunito piùfatti relativi allamortenellasuapit-

« tura.

Ma

in questa pittura ciò sarà contatosein-

« pre perun difetto; e nell'antica scultura chi

« ardila criticarlo?

- Quello chemi harecatosempresorpresa nel-

leproduzioni delrinascimentodell1Artièladi-

« suguaglianza,concui le operesono condotte,

« e1"osservareperciò nellostessopittore bellezze

« vere nellastessa parte-deli'Arte,incuitrovatisi

« veri difetti.Osservatein questa pittura quella

« cavalcata reale,editemise puòmegliodispor-

« si, sepossano con più intelligenza collocarsi le

« figure sulpiano.Alzate gliocchiaquelmonte,

« ed ecco ogni idea di prospettiva perduta;eiì-

« gure,eanimali situatisenza serbarené degra-

dazione, né proporzione.Guardate quantovi- (1) alludeadun.Sarcofago,dibuonostile,che siconserva, nelCampoSanto,e.che.«»'troverà indicato alJV.XXXIX.della Seconda Parte

.

(53)

33

poco

più sotto in semicerchio, gli

Apo*

stoli. Sopra di essi, tre angioli, da cia-

scun

lato, inalzano chi la lancia, chi la corona di spine, chi la croce, tuttiisim- boli in

somma

dellaRedenzione;

come

se accennar volessero

con

quel tacito atto

che

giunto era il

momento

di raccoglier-

ne

il frutto pe'

buoni

, e di portarne le

pene

pei reprobi.

A

questi, in atto di maledirli, e colla faccia piena di sdegno,

« vacisieno quegli storpj,edinfermiche invcca-

« nolaMorte; all'incontro quanto è goffo l'ag-

« gruppamentodei cadaveri,che sonoad essi vi- a cini!

Come

mailostessoartista può essere così

« disuguale nell'opera stessa? Nascerebbe forse

« dalla mancanza delleregole, lequali intuona-

« no al professore quando in qualche partedel

« suolavorosièlasciatosorprenderedalla negli- genza,o dal sonno, che corregga, ammendi,

« cancelli ciòchefece inmomenti infelici?L'uo-

« tuoche ancoranon haregolesi contentaditut*

« to quello,chelafantasiaglipresenta. Miricor-

* docheilgranCanovaavevaun tempopressodi

« per dimesticoun

uomo

dello StatoVeneto,

« nato sicuramente poeta.Coluifaceva dei versi

« alcune volte stupendi mescolati fraaltri debo- 3

(54)

34

ìì Salvatore (6) sirivolge;

mentre

la

Ver^

gine tutta in se ristretta, equasi spaventa- tadall'atto terribile della maledizione ce- leste, mostra colla attitudine del volto

quanto

dolore ella risenta nelveder dan- nati alle eterne

pene

tutticoloro,che trar profitto

non

sepperodell'incarnazione di- vina.I

due

primi, dal lato destro delSal- vatore,sonoi

due

Progenitori dell'u

man

genere; a cui

Abramo

succede, e i

Pa-

« Basimi.Forselo stercodiEnniofracui peròri-

« lucevanole

gemme

ebbela stessaorigine;cioè

« dall'operarela sola fantasia senzaajutidi pre-

« cetti.

Ma

miavveggo che divengoungranciar-

« Ione, e mi dimenticava intanto di rilevare

« quantomaileggiere, erealmente volanti siano

« lefigure degli angioli.In veritàsono essi col-

« locati così bene nell'aria, che pare che vera-

« mentesieno nel loro elemento,efrancamente

« lo scorrano. Vidico il vero che quella Morte

« intabarrata non è la figura, che mi piaccia di

« più;

ma

peraltrohadell'energia nelmovimen-

« to, e le bracciahannoun principiodiscorcio

« diffìcile assai,ben inteso,emirabile per quel

» tempo.

(6) Veggasil'intagliodellafigura del Salvatore.

(55)

ȏ-

Jf&TJZul?

(56)

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