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Capitolo VI: Le opinioni delle PMI aggiornate a settembre

6.2 I finanziamenti richiesti dalle PM

Una volta evidenziati i problemi che hanno coinvolto le PMI è utile analizzare, nel periodo di indagine, che rapporto hanno avuto le imprese con le fonti di finanziamento offerte e le specifiche tipologie richieste agli intermediari finanziari.

Gli investimenti effettuati dalle imprese trovano la propria origine sia in fonti interne, grazie alla dotazione di capitale proprio da parte dei soci, ma soprattutto in fonti esterne, utilizzando i vari contratti di messa a disposizione del credito da parte del mercato finanziario.

Un’indagine di questo tipo è utile per il Fondo europeo per gli investimenti perché permette di capire quali sono le tipologie maggiormente richieste dalle imprese e le finalità a cui sono rivolte. I programmi promossi dal FEI presentano vari metodi di assistenza da parte delle istituzioni europee che vanno dalla normale erogazione di liquidità alla garanzia, che consente una minor rischiosità da parte della controparte che concede il finanziamento.

Complessivamente emerge che la richiesta di linee di credito da parte delle PMI è aumentata per il periodo in esame con un incremento delle richieste per il credito commerciale e del leasing. Le finalità a cui è stata rivolta questa liquidità sono investimenti nel capitale fisso seguiti da quelli in scorte e capitale circolante. La domanda di finanziamenti è maggiore per il settore delle immobilizzazioni fisse che rappresenta il punto cardine del ciclo produttivo e quello maggiormente dispendioso per le attività medio-piccole che non riescono a sostenere una spesa di tale proporzione senza un supporto esterno. A questo fa riferimento un aumento delle richieste di leasing che rimane ancora utilizzato frequentemente in ambito europeo, nonostante la sua origine americana, perché incontra le necessità delle imprese che devono acquistare un bene immobile di elevato valore commerciale.

L’allungamento sempre più frequente dei periodi di emissione della fattura fino all’accredito dell’effettiva somma spettante fanno della richiesta del capitale circolante un altro settore specifico a cui viene destinata la liquidità ottenuta da fonti esterne. Questo accade soprattutto per lo scarso potere contrattuale proprio delle imprese più piccole che faticano a ottenere condizioni più vantaggiose con i grandi gruppi industriali

oppure operano in settori di mercato dove la prassi prevede dei pagamenti con una tempistica prestabilita dagli schemi contrattuali. Per questo anche una tipologia più semplice come lo sconto di fatture può essere un efficace metodo di sostegno a favore delle PMI per avere a disposizione da subito la liquidità necessaria per far fronte alle passività di breve periodo, senza generare tensioni finanziarie interne che possono poi sfociare in uno squilibrio generalizzato all’intero ciclo economico.

Oltre a queste due macroaree le imprese considerate segnalano non solo un utilizzo del credito anche per finalità diverse come la formazione interna dei propri dipendenti, fondamentale in particolari settori e che richiama il problema della reperibilità di manodopera specializzata per determinate attività, ma anche per la promozione commerciale di determinati beni. Questo richiede un lavoro precedente che spesso può comportare un aumento di costi fissi che devono poi essere recuperati grazie a un'adeguata vendita di prodotti finiti.

Nel complesso sono poche le imprese che hanno notato un miglioramento delle condizioni per accedere effettivamente ai finanziamenti e ciò segnala come la situazione economica complessiva a livello europeo non abbia facilitato l’operato degli intermediari finanziari, nonostante il sostegno diretto della Banca Centrale europea. Solamente in Spagna, Irlanda e Slovacchia ci sono stati dei miglioramenti complessivi nell’accesso agli strumenti finanziari, come evidenziata anche dalla Grecia per la prima volta dopo la grave crisi del 2009.

Le PMI sottolineano come le condizioni di accesso agli strumenti finanziari siano influenzate notevolmente anche dal contesto macroeconomico specifico del proprio Stato di appartenenza. Le banche hanno ricevuto un positivo riscontro circa la disponibilità all’erogazione di finanziamenti e questo rimane in linea con la politica monetaria europea che sta continuando a mantenere i tassi di interesse attorno allo 0% per facilitare un miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese.

Nel periodo preso in considerazione il 27% delle imprese aveva rivolto una domanda di prestito agli intermediari finanziari: il 74% aveva superato positivamente la procedura mentre il 5% aveva visto la propria domanda rifiutata.

Come evidenziato nei capitoli precedenti quello che ancora viene messo in luce dalle PMI riguarda gli ostacoli che le stesse incontrano al momento della domanda di finanziamento. Ancora troppi intermediari presentano condizioni restrittive per l’erogazione di liquidità alle imprese che, se non di grandi dimensioni e ben strutturate, faticano a rientrare nei canoni richiesti dalle banche per la messa a disposizione del credito. Questo fenomeno può essere una conseguenza delle regole europee che gli intermediari finanziari devono rispettare. Infatti i prestiti devono essere iscritti a bilancio con una ponderazione specifica determinata dalla rischiosità complessiva dell’operazione e spesso accade che alcune PMI presentino situazioni meno sicure a causa della loro natura o della loro dimensione. Le banche preferiscono quindi erogare a soggetti più strutturati e questa problematica può essere risolta grazie a un’azione più incisiva da parte delle istituzioni europee che possono intervenire attivamente nell’operazione intensificando i programmi di garanzia personale ai finanziamenti. Inoltre vengono anche segnalati aumenti degli oneri di spesa del processo di finanziamento quali spese di procedura e commissioni specifiche richieste dagli intermediari finanziari.

Il confronto con le imprese di grandi dimensioni, che per una modesta percentuale sono state incluse nel sondaggio, ha evidenziato una situazione di squilibrio ancora troppo marcata a livello europeo. I grandi gruppi riescono ad avere un aumento del proprio fatturato a cui consegue un aumento degli utili a bilancio. In aggiunta le domande di accesso ai finanziamenti vengono soddisfatte in percentuale maggiore rispetto alle PMI con un tasso di rifiuto che è limitato attorno all’1%.

Le condizioni contrattuali ottenute sono molto più favorevoli rispetto alle piccole imprese e questo crea dei vantaggi interni per la riduzione di spese e oneri accessori che incidono positivamente sui risultati finali di bilancio. Anche i tassi di interesse ottenuti sono più bassi, dato che lo spread applicato dagli intermediari è più contenuto per le maggiori garanzie offerte dalla controparte.

È quindi necessario che le istituzioni europee continuino il loro operato per ridurre queste disparità, tutt’ora evidenziate direttamente dalle imprese che hanno preso parte a questa indagine. Il potere contrattuale delle imprese di grandi dimensioni rimane ancora presente all’interno delle dinamiche di mercato e le PMI non riescono ad accedere

pienamente alle forme di finanziamento a causa di situazioni patrimoniali che possono essere dovute alla loro stessa natura o al proprio piano industriale.

Il Fondo europeo per gli investimenti deve quindi proseguire con il proprio programma di sostegno diretto alle piccole-medie imprese tenendo presente che i fondi messi a disposizione non riescono ancora a incontrare pienamente la domanda di finanziamenti. Un’intensificazione dei programmi di garanzia diretta a favore degli intermediari finanziari può essere una soluzione per limitare la rischiosità complessiva dell’operazione.