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Il legame tra i fondi erogati in Italia e il tasso di disoccupazione

Capitolo V: Dati a sostegno dell’operato positivo del Fondo europeo per gli investiment

5.6 Il legame tra i fondi erogati in Italia e il tasso di disoccupazione

Il modello di regressione lineare stimato in partenza aveva sottolineato l’importanza della variabile del tasso di disoccupazione per l’aumento della produzione industriale. Un aumento del tasso di disoccupazione si traduce in un calo della produzione italiana perché non è possibile generare quel fenomeno di ricambio generazionale o di creazione di nuove tipologie di imprese necessari per mantenere nel lungo termine gli standard produttivi. La causa di questo fenomeno è spesso la mancanza di un sostegno forte e diretto del governo. L’aumento della tassazione alle imprese, per avere un maggior gettito fiscale, unito agli elevati costi operativi associati al ciclo produttivo, spinge gli imprenditori ad assumere meno lavoratori per gestire al meglio i fabbisogni finanziari della propria impresa. Se gli imprenditori stessi possono usufruire di un supporto esterno adeguato che consenta loro di incrementare la produzione dei beni e servizi della propria impresa, riducendo i costi operativi e aumentando successivamente le dimensioni dell’azienda, la disoccupazione si riduce e l’aumento dell’occupazione genera ulteriori benefici accessori in termini di crescita dei consumi e, in generale, dell’economia italiana. In questo specifico contesto il contributo del FEI è stato essenziale per mantenere nel tempo il livello di disoccupazione a un livello tale da non compromettere pesantemente la stabilità dell’economia nel tempo.

Nei quattro casi considerati l’aumento dei finanziamenti concessi dal FEI ha ridotto la disoccupazione nel territorio italiano, influendo positivamente sulla produzione industriale e limitando i danni durante i periodi di grave recessione. I periodi di riferimento sono gli stessi dei casi precedenti.

Tra il primo trimestre del 2000 e il quarto trimestre del 2006 la disoccupazione, eccetto sporadici e isolati casi, ha sempre avuto un tasso al di sotto del 10%. L’aumento del credito erogato dal FEI l’aveva ridotta al 6-7% circa, evento molto distante da quanto stabilito oggi dai dati ISTAT. Con finanziamenti prossimi ai 600 milioni, il tasso di disoccupazione era circa il 7% e questo consentiva di migliorare sensibilmente la situazione delle imprese italiane e mantenere i benefici per il futuro.

Tabella 43: relazione tra i fondi erogati dal FEI in Italia e il tasso di disoccupazione tra il primo trimestre del 2000 e il quarto trimestre del 2006

Fonte: elaborazione personale

Le conseguenze maggiori per l’Italia in termini di shock economici si siano verificate maggiormente durante la seconda crisi tra il 2011 e il 2013. Questo andamento viene confermato anche dalla relazione tra i finanziamenti del FEI e il tasso di disoccupazione che mantiene in entrambi i periodi una tendenza negativa ma con una disoccupazione maggiore nel periodo della seconda grave recessione del paese. La percentuale di disoccupati infatti è risultata più elevata nel 2011 ma in entrambi i casi gli strumenti finanziari del FEI hanno limitato l’ascesa del valore con un calo del dato all’aumentare del credito fornito alle imprese.

Tabella 44: relazione tra i fondi erogati dal FEI in Italia e il tasso di disoccupazione tra il primo trimestre del 2007 e il primo trimestre del 2010

Fonte: elaborazione personale

Tabella 45: relazione tra i fondi erogati dal FEI in Italia e il tasso di disoccupazione tra il primo trimestre del 2011 e l’ultimo trimestre del 2013

Fonte: elaborazione personale

Nella tabella 45 il picco raggiunto dall’aumento del tasso di disoccupazione e dall’aumento dei finanziamenti del FEI si riferisce all’ultimo trimestre del 2013, periodo di mutamento per la situazione economica italiana.

I governi dell’epoca non riuscivano a far fronte in maniera efficace all’aumento repentino del tasso di disoccupazione che stava creando numerosi danni al mercato del lavoro e all’appetibilità del nostro paese, con una conseguente “fuga di cervelli”. Tra il 2014 e 2018 sono state approvate numerose riforme del lavoro sebbene sembri che

precedenti alla crisi del 2007. Al contrario, però, l’operato del FEI ha contribuito alla causa e, grazie al continuo supporto finanziario, ha consentito una mitigazione del fenomeno soprattutto nei periodi in cui i finanziamenti hanno superato il miliardo di euro per trimestre.

Tabella 46: relazione tra i fondi erogati dal FEI in Italia e il tasso di disoccupazione tra il primo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2018

Fonte: elaborazione personale

Nella tabella 46 il calo del tasso di disoccupazione registrato dall’ISTAT è associato quindi a un aumento delle risorse finanziarie messe a disposizione dalle istituzioni europee. La percentuale di disoccupati è tutt’ora elevata e, come diretta conseguenza, vi è un elevato valore del tasso di disoccupazione giovanile che rende meno appetibile il mercato del lavoro italiano per i giovani che completano il ciclo di studi.

La spinta espansiva del FEI per il nostro paese ha indubbiamente creato benefici soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro. I progressi qui riportati devono andare necessariamente di pari passo con riforme governative a favore della ripresa della produzione industriale italiana. I dati forniti per il novembre del 2018 non sembrano andare in questa direzione. Essi sono la diretta conseguenza del clima di instabilità politica che ha coinvolto il nostro paese da marzo a giugno 2018.

Se la nostra economia riuscirà a superare le difficoltà interne che hanno influito nel rallentamento della crescita allora anche la spinta fornita dal FEI riuscirà a entrare

pienamente a regime in Italia e dare quell’impulso necessario alla diminuzione del tasso di disoccupazione fino a livelli economicamente accettabili e sostenibili per il futuro.