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DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE ALLA RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956 (1917 – 1956)

ANTON PAVLOVIČ ČECHOV

2.2 ANALISI DEL CORPUS: LE TRADUZIONI UNGHERESI DEI GRANDI CLASSICI RUSSI

2.2.6 DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE ALLA RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956 (1917 – 1956)

A questo periodo risale il maggior numero di edizioni delle opere di Puškin. Nel 1945 fu pubblicata la seconda e meno fortunata traduzione dell’Евгений Онегин ad opera di Gedeon Mészöly. Essa vide una ristampa nel 1948 ma, successivamente, tutte le altre edizioni continuarono a fare riferimento alla traduzione di Bérczy. In questi anni videro la luce anche le prime traduzioni dei romanzi in prosa Дубровский (Dubrovskij) e Пиковая дама (La dama di picche), dei poemi

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Полтава (Poltava) e Руслан и Людмила (Ruslan e Ljudmila), del dramma teatrale Борис Годунов (Boris Godunov) e ulteriori edizioni di Капитанская дочка.

Nel 1944 e 1956 uscirono due nuove traduzioni di Герой нашего времени di Lermontov, ad opera rispettivamente di Havas András Károly e Áprily Lajos. Nel 1949 fu tradotto per la prima volta il poema Демон grazie al lavoro di György Radó.

In questo arco temporale di Turgenev emergono due nuove ristampe per la traduzione del racconto Aся, sei per Отцы и дети, cinque per Первая Любовь, una nuova ristampa di

Пунин и Бабурин, tre per Рудин, tre per Вешние Воды e due nuove pubblicazioni per Песнь Торжествующей Любви. Nel 1919 venne pubblicata una nuova ristampa di Дворянское гнездо

e nel 1926 venne tradotto Фауст (Faust), senza indicazione del traduttore. Nel 1951 apparve una nuova ristampa di Дым e nel 1953 una nuova per Муму. Nel 1922 venne tradotto il romanzo

Накануне (Alla vigilia), ripubblicato diverse volte negli anni Trenta e Quaranta, nella traduzione di

Trócsányi Zoltán. Nello stesso anno uscì anche il racconto Дневник Лишнего Человека (Diario di

un uomo superfluo), ripubblicato poi nel 1943, ma senza nome del traduttore.

Nel 1919 e 1943 fu tradotto nuovamente Бесы di Dostoevskij, ad opera di Dancs Pál, mentre negli anni Quaranta furono edite nuove ristampe di Преступление и наказание nelle traduzioni di Szabó Endre e Görög Imre. Negli anni Venti apparvero cinque nuove pubblicazioni di Идиот e sette per Белые ночи. Negli anni Venti e Trenta riapparve anche Игрок, con diverse ristampe della stessa traduzione di Szabó Endre. La traduzione di Szabó Endre dei Братья Карамазовы vide tre nuove pubblicazioni negli anni Venti e una nuova uscita nel 1943. Nel 1925 lo stesso Szabó tradusse il romanzo Вечный муж (L’eterno marito) mentre nel 1927 uscì una nuova traduzione di

Кроткая grazie al traduttore Kiss Dezső. Negli anni Venti e Trenta uscirono inoltre tre nuove

ristampe di Подросток. Nel 1928 fu ripubblicata la traduzione di Trócsányi Zoltán di Бедные

люди e nel 1920 e 1929 fu infine edito Униженные и оскорблённые nella traduzione di Szabó

Endre, pubblicato dalla casa editrice Révai.

A questo periodo corrisponde l’ultima edizione di Война и мир di Tolstoj, ovvero quella di Imre Makai, pubblicata nel 1954 da Európa. Nel 1929 e 1930 anche i Севастопольские рассказы hanno visto due nuove pubblicazioni, mentre nel 1919 fu tradotto per la prima volta il romanzo

Воскресение (Risurrezione) grazie al traduttore Zoltán Trócsányi. Negli anni Venti uscirono nuove

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specialmente tra il 1926 e il 1928, risalgono altre edizioni, più popolari delle precedenti, del romanzo Анна Каренина, realizzate dai traduttori Dezső Ambrozovics e Sándor Bonkáló. Hajnády sostiene che la migliore traduzione di questo romanzo sia comunque quella del 1950, per merito dello scrittore László Németh, il quale, negli anni di forzato silenzio letterario, si mise totalmente a “servizio di Tolstoj”69. Nella metà degli anni Venti fu tradotto anche il racconto Кавказский

Пленник (Il prigioniero del Caucaso) grazie ai traduttori Munkácsy Mihály e Honti Rezső, mentre

nel 1953 uscì una nuova traduzione di Смерть Ивана Ильича, realizzata da János Kiss. Nel 1918 Trócsányi Zoltán tradusse per la prima volta il racconto Два гусара (I due ussari) per la casa editrice Athenaeum e successivamente, nel 1920, anche il romanzo Казаки (I cosacchi), per Gutemberg. La stessa casa editrice pubblicò infine nel 1929 la seconda traduzione di Семейное

счастье, realizzata da Hugó Gellért.

Sebbene a partire dal 1880 in Ungheria fossero sempre più numerosi gli scrittori che padroneggiavano il russo e che oltre ad essi si andassero ad aggiungere, dopo la prima guerra mondiale, anche coloro che erano stati prigionieri di guerra in Russia e che l’avevano appreso, la mediazione tedesca e francese non aveva perso la sua centralità. Anche in questo periodo, fino agli anni Trenta e Quaranta, i traduttori ungheresi preferirono utilizzare le mediazioni tedesche e francesi per la traduzione della poesia e in generale delle opere russe. Lőrinc Szabó, uno dei più eminenti poeti ungheresi del XX secolo, scrisse che per principio egli avrebbe voluto tradurre dall’originale ma: “Однако передо мной был выбор: пользоваться посредниками, или же скрыть от читателей тот свет, который дошёл до меня в зеркальном отражении”70.

All’inizio del XX secolo i giornali e le riviste dell’intelligencija radicale ungherese, insoddisfatta delle condizioni semifeudali in cui versava ancora il Paese, informavano i lettori degli eventi che avevano luogo in Russia, della rivoluzione del 1905 e degli accadimenti che vi seguirono. In queste riviste e giornali fu pubblicata una serie di classici russi e di scrittori che stavano a cavallo tra il XIX e XX secolo, molti dei quali apparvero per la prima volta in lingua ungherese. Tra i principali organi di stampa grande successo ebbe il «Budapesti Napló» (Il diario di Budapest), con il quale collaborarono i principali poeti e pubblicisti dell’epoca (Endre Ady, Dezső Kosztolányi e molti altri).

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З. ХАЙНАДИ, Страна-паром или страна-мост? Классическая русская литература в восприятии венгерской критики, cit., p. 127.

70 Ivi. “Tuttavia davanti a me si presentava una scelta: utilizzare intermediari oppure nascondere al lettore quella luce che era arrivata a me in un immagine allo specchio”.

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Proprio a partire dagli anni Venti del ‘900 i poeti-impressionisti Dezső Kosztolányi e Árpád Tóth tradussero per la prima volta i drammi di Čechov, dalle traduzioni tedesche delle sue opere. I suoi drammi vengono rappresentati ancora oggi con successo in tutti i teatri ungheresi. Essi furono tradotti in ungherese diverse volte, con il tentativo di renderli sempre più fedeli all’originale. Negli anni andò così formandosi un ricco materiale per i linguisti e gli specialisti della teoria e pratica della traduzione letteraria, utile non solo per lo studio della storia della traduzione di Čechov in ungherese, ma anche per la traduzione della letteratura in generale. L’autore del libro Kosztolányi

és az orosz irodalom (Kosztolányi e la letteratura russa), Ervin Zágonyi, in esso dimostrò

chiaramente che Kosztolányi, come fonte per la sua traduzione del dramma Три сестры71 (Le tre sorelle) realizzata nel 1922 per il teatro di Budapest, si servì proprio del testo del tedesco Wladimir

Czumikow. Árpád Tóth tradusse invece i drammi Иванов (Ivanov) nel 1923 e Вишнёвый сад (Il

giardino dei ciliegi) nel 1924, sulla base delle traduzioni di August Scholz. L’attività di traduzione di

questi poeti-impressionisti fu caratterizzata da un’alta liricità, da una grande attenzione alla forma, dalla musicalità e prodigalità nell’uso di epiteti ma allo stesso tempo anche da una certa vaghezza espressiva e indeterminatezza nella semantica poetica. Essi tradussero queste opere prestando maggiore attenzione alla resa del testo ungherese, affinché risultasse il più chiaro possibile ai lettori72. Nel suo libro Азбука перевода (L’ABC della traduzione) del 1928, Kosztolányi scrisse che:

…художественный перевод не может быть буквальным, потому что языки – разные. Язык, как материал, влияет наперевод, ведь скульптор по-разному создает один и тот же образ в мраморе и дереве. К тому же, писал Костолани, необходима и свобода перевода. Поэт – переводит иначе, чем обычный переводчик. Конечно, должна быть сохранена душа, музыка, форма оригинала, но переводчик – тоже автор. В его художественном переводе тоже все должно быть связано друг с другом, как танцоры связаны в танце73.

Nella sua traduzione del Вишнёвый сад Árpád Tóth inserisce il suo stile personale. In essa le caratteristiche dei personaggi differiscono in alcuni tratti da quelle dell’originale e della traduzione tedesca: per esempio l’emozione della Ranevskaja al ricordo del passato, del giardino della sua

71

Questo dramma viene ancora oggi rappresentato nei teatri ungheresi in questa traduzione di Kosztolányi.

72

Ж. ЗЁЛЬДХЕЙИ-ДЕАК, Роль немецкого посредничества в венгерской рецепции русской литературы (ХIХ век), cit., p. 101.

73

В. А. ФЕДОСОВ, Русский язык в Венгрии. Научные исследования, Budapest, Tolsztoj Társaság —Argumentum, 2015, pp. 477-478. “La traduzione letteraria non può essere letterale, perché le lingue sono diverse. La lingua, come materiale, influenza la traduzione, poiché lo scultore crea diversamente una stessa immagine nel marmo e nel legno. Inoltre, scrisse Kosztolányi, è necessaria anche la libertà di traduzione. Il poeta traduce diversamente da un normale traduttore. Ovviamente deve essere mantenuta l’anima, la musica e la forma dell’originale, ma il traduttore è anche un autore. Nella sua traduzione letteraria tutto deve anche essere collegato l’un l’altro, come i ballerini sono legati nella danza”.

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infanzia e della morte del giovane figlio è molto più forte che in Čechov; Lopachin vi dipinge invece un’immagine molto più tetra delle sofferenze vissute nell’infanzia rispetto alla versione originale74. Ciononostante il Вишнёвый сад rappresentò uno dei più significativi risultati dell’attività di traduzione del poeta ungherese.