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DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE ALLA RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956 (1945 – 1956)

ATTILA JÓZSEF

3.2 LE TRADUZIONI RUSSE DEI GRANDI CLASSICI UNGHERESI

3.2.3 DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE ALLA RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956 (1945 – 1956)

Questo sottocapitolo riguarda l’analisi del corpus sulle traduzioni pubblicate in Russia dal 1945 al 1956, ovvero dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla rivoluzione ungherese del 1956. La fine della seconda guerra mondiale vide l’espulsione dei nazisti dal suolo ungherese, ma contemporaneamente anche l’insediarsi del regime sovietico, che sarebbe durato per i successivi quarant’anni. Pertanto in questo periodo e anche nel successivo, ma sostanzialmente durante tutti gli anni di esistenza dell’Unione Sovietica fino al suo scioglimento, tutta la letteratura che veniva pubblicata in Russia - sia quella autoctona sia le traduzioni di testi stranieri – doveva essere conforme a dei requisiti ideologici ben precisi e definiti. Innanzitutto in quegli anni ogni scritto - dai romanzi alle raccolte di versi o alle semplici relazioni - doveva essere introdotto da citazioni dei classici marxisti-leninisti, e questi dovevano immancabilmente comparire anche nelle bibliografie106. Tutto ciò che veniva scritto doveva corrispondere ad un'unica verità, ovvero all’ideologia sovietica, infatti:

Исторически условна всякая идеология, но безусловно и то, что всякой научной идеологии (в отличе, например, от религиозной) соответствует объективная истина, абсолютная природа107.

La letteratura negli anni del comunismo, almeno fino agli anni Sessanta, trovava il suo punto di riferimento nel saggio Партийная организация и партийная литература (L’organizzazione

del partito e la letteratura di partito) scritto da Lenin nel 1905 e più in generale nel dogma del

realismo socialista. Il merito principale del dogma era quello di attribuire una funzione

106

Ivi, p. 29.

107 Ivi. “Storicamente ogni ideologia convenzionale, ma senza dubbio anche ogni ideologia scientifica (a differenza, ad esempio, di quella religiosa), corrisponde a una verità oggettiva, ad una sostanza assoluta”.

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giustificativa alla letteratura, che non la mettesse in questione nel suo oggetto: riflettere una struttura sociale e un ordine del mondo fornito dall’ideologia108. Nell’Unione Sovietica questi costituivano il vademecum per l’arte e la letteratura. Uno dei principali requisiti a cui attenersi era la dedizione dello scrittore o dell’artista all’ideologia, in altre parole la sua adesione al partito comunista. Nell’estetica del realismo socialista la dedizione a quest’ideale determinava fortemente il pensiero sociopolitico e la tendenza artistica e questo ideale era il criterio integrante dell’opera artistica. Come sostiene Ljudmila Šargina, l’arte e la letteratura nell’Unione Sovietica erano da intendersi principalmente come un potente strumento di propaganda comunista e come uno strumento nelle mani del partito per la divulgazione dell’ideologia e l’organizzazione delle masse109. Perciò il principale obiettivo della critica e della censura sovietiche era immancabilmente quello di preservare questa ideologia e con lei la verità assoluta.

Gli stessi principi venivano applicati anche in ambito ungherese e, per questa ragione, venivano tradotte in russo solo opere ungheresi conformi ai canoni sovietici del realismo socialista. E’ emblematica la prefazione di Antal Hidas al primo tomo della raccolta di opere dello scrittore ungherese Sándor Petőfi, nella cui conclusione si legge: “Новая венгерская демократическая

литература стремится идти по столам самой передовой литературы – литературы Совесткого Союза”110. Perciò, dal momento che la critica sovietica aveva insegnato agli scrittori

sovietici che cosa e come scrivere, essa si rapportò nei confronti della letteratura ungherese stessa, seguendo gli stessi principi. E’ interessante notare, inoltre, come nella critica sovietica fossero presenti dei punti essenziali da seguire in relazione specificamente alla letteratura ungherese, e il conseguente divieto di infrangerli111. Bisognava sempre far menzione di alcuni eventi intercorsi tra Russia e Ungheria nel periodo precedente. Uno di questi era l’intervento russo in Ungheria, durante il secondo conflitto mondiale, per annientare i fascisti e liberarla dal giogo nazista. Chiaramente non si doveva parlare però del precedente attacco degli ungheresi contro la Russia a fianco della Germania. Il secondo caposaldo da citare era la controrivoluzione del 1956, durante la quale le truppe russe avevano neutralizzato duramente la rivolta che era scoppiata in Ungheria, adempiendo al loro compito internazionale di mantenere la pace nei Paesi satelliti. Il

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B. DIDIER, Lineamenti di letteratura europea, Vol. II: Lo spazio e il tempo, Roma, Armando Editore, 2006, p. 412.

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Л. ШАРГИНА, Венгерская литература в зеркале советской критики. Жить в обществе и быть свободным от общества... (Можно? Нельзя?), in Русская литература глазами венгров, венгерская литература глазами русских, под. ред. Ю. П. Гусев, cit., p. 29.

110

Ivi, p. 30. “La nuova letteratura democratica ungherese tende al tavolo della migliore letteratura d’avanguardia: la letteratura dell’Unione Sovietica”.

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terzo punto era il principio secondo il quale, come è stato affermato anche in precedenza, l’unica forma di arte progredita e d’avanguardia era quella ideale e di partito, ossia l’arte del realismo socialista112. Lo scrittore ideale doveva essere impegnato politicamente ed essere membro del partito comunista, entusiasta della dittatura proletaria e in grado di realizzare le sue opere secondo i metodi del realismo socialista.

Sulla base di queste premesse, analizziamo ora i dati del corpus relativi al suddetto arco temporale.

Dello scrittore Jókai Mór sono presenti due sole edizioni del 1954 e 1956, rispettivamente della

povest’ Желтая роза (La rosa gialla), tradotta da I. Salimov e pubblicata dalla casa editrice

moscovita Гослитиздат, e il brano Она подчинила себе судьбу (Lei si sottomise al proprio

destino), tratto dal romanzo Политические моды (Modelli politici), pubblicato a Budapest, ma

senza indicazione del traduttore.

Di Kálmán Mikszáth troviamo invece cinque edizioni, tutte risalenti agli anni Cinquanta. Fu tradotto il racconto Кавалеры, и другие рассказы (Cavalieri e altri racconti) e i romanzi

Странный брак (Uno strano matrimonio) e Осада Бестерце (L’assedio di Beszterce). Per le

opere di Mikszáth sono ricorrenti i nomi dei traduttori O. Gromov e G. Lejbutin e le case editrici moscovite Гослитиздат e Правда (La verità).

Sono presenti poi due edizioni per il romanzo Звезды Эгера (Le stelle di Eger) di Géza Gárdonyi, rispettivamente del 1955 e 1956. I traduttori sono Ágnes Kun, maggiormente conosciuta con lo pseudonimo di Anna Krasnova113, e il marito poeta e traduttore Antal Hidas; le case editrici sono invece Детгиз e Московский рабочий (L’operaio moscovita) di Mosca.

Nessuna traduzione dei poeti Endre Ady, Dezső Kosztolányi e Attila József è stata registrata.

112 Ivi. 113 А. БАБУШ, О восприятии поэзии Аттилы Йожефа в СССР в 1945 - 1962 годах, in ХХ век. Русская литература глазами венгров, венгерская литература глазами русских, ред. Ю. П. Гусев, Москва, Российская академия наук Институт славяноведения - Венгерская академия наук Институт литературоведения, 2007, pp. 248-282: 249-250.

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3.2.4 DALLA RIVOLUZIONE UNGHERESE DEL 1956 AL CROLLO DELL’UNIONE SOVIETICA (1956 –