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CAPITOLO 3 Dal processo di lattazione alla montata lattea

3.1 Fisiologia della lattazione

A condizionare il processo di lattazione ci sono diversi momenti. Il primo la quantità di parenchima mammario che si sviluppa dalla nascita fino alla pubertà. Il secondo la morfogenesi dei dotti e degli alveoli durante la prima gravidanza; poi abbiamo una modificazione mammaria che si verifica durante la transizione e la lattazione.

La produzione di latte dipende dal numero di cellule epiteliali mammarie e dalla loro attività. Durante il primo periodo di vita la crescita della mammella è proporzionale a quella corporea ed è influenzata sia dagli ormoni, che da alcuni fattori di crescita.

Dopo la pubertà l’evoluzione della mammella può essere suddivisa in quattro fasi: mammogenesi, lattogenesi, galattopoiesi e involuzione.

Ognuna di queste fasi è strettamente controllata dagli ormoni.

I gruppi di ormoni sono classificabili in “riproduttivi”, che hanno un importante ruolo di coordinamento con lo stato riproduttivo, “metabolici”, che invece hanno un ruolo biologico di coordinamento con il metabolismo, e

“locali”, che svolgono un’attività paracrina e autocrina. (19)

La prima fase dell’attività mammaria viene definita di mammogenesi ed è suddivisibile nel momento della morfogenesi dei dotti e in quella degli alveoli. Per lo sviluppo dei dotti hanno un ruolo importante il GH e gli estrogeni. Per la proliferazione degli alveoli sono importanti, oltre che gli

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estrogeni, il progesterone e la prolattina. Degli ormoni “metabolici” è importante il ruolo del GH e dell’insulina.

La fase successiva alla mammogenesi è la lattogenesi, detta anche montata lattea, è il processo attraverso il quale le cellule delle ghiandole mammarie assumono la caratteristica di secernere il latte. Tale processo è suddiviso a sua volta in tre fasi successive:

- La prima fase inizia da circa metà della gravidanza e termina il terzo giorno successivo al parto. A differenza delle fasi successive, non dipende dallo stimolo dato dalla suzione del capezzolo da parte del neonato, ma da fattori ormonali. Il latte prodotto è quantitativamente poco a causa dell’inibizione degli estrogeni e del progesterone prodotti a livello di placenta e assume il nome di colostro.

- La seconda fase inizia con l’espulsione della placenta e il conseguente aumento di secrezione della prolattina, dovuto al mancato feedback negativo degli ormoni placentari. La produzione di latte inizia massicciamente tra il secondo e il quarto giorno successivo al parto, ma dipende inizialmente solo da meccanismi endocrini, che via via viene parzialmente sostituita da una secrezione autocrina.

- La terza fase inizia circa due o tre settimane dopo il parto. Da qui in poi la produzione di latte non dipende praticamente più da fattori ormonali, bensì si instaura un meccanismo di produzione del latte basato sulla quantità quotidianamente rimossa. L’ossitocina e la prolattina prodotti dall’ipotalamo e dall’ipofisi in seguito allo stimolo dovuto alla suzione da parte del neonato contribuiscono rispettivamente a promuovere l’eiezione e la produzione del latte. (20)

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La galattopoiesi, che va dal nono giorno all’inizio dell’involuzione, altro non è che la lattazione vera e propria. La produzione del latte è regolata dalla suzione del bambino e dallo svuotamento del seno ed è sotto controllo autocrino. All’inizio della lattazione l’80% del glucosio viene utilizzato per la produzione del latte. Un ruolo di primo piano è quello del GH, che aumenta il flusso di sangue alla mammella. Oltre al GH, hanno un ruolo metabolico fondamentale sulla lattazione i corticosteroidi, l’ormone tiroideo e l’insulina.

Fondamentale, ai fini della lattazione, è il ruolo dell’ossitocina stimolata sia dalla suzione nell’allattamento, che dalla spremitura.

Importante è ricordare alcuni aspetti specifici dei principali ormoni coinvolti nella lattazione. Il GH ha un’azione diretta, aumentando il flusso di nutrienti alla mammella, e indiretta, tramite la stimolazione della produzione di IGF-1 epatico. (2IGF-1)

La prolattina (PRL), come abbiamo già visto, è essenziale dalla fase proliferativa degli alveoli mammari, fino alla seconda fase della lattogenesi.

Dopo il parto la PRL induce un periodo d’infertilità, riducendo l’ampiezza della secrezione ipotalamica di GnRH. La sua produzione ipofisaria è molto diversa dagli altri ormoni, in quanto la prolattina viene sintetizzata quando viene rimossa l’inibizione ipotalamica ad opera della dopamina. Durante la lattazione il TRH (fattore ipotalamico di rilascio tiroideo) stimola, insieme all’ossitocina, la produzione di PRL.

A stimolare la produzione di prolattina troviamo anche gli estrogeni e la serotonina. Questo ormone riproduttivo promuove a livello mammario la captazione degli amminoacidi e la trascrizione dei geni che producono caseina, lattoalbumina e acidi grassi.

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L’ultima fase è quella dell’involuzione, circa 40 giorni dopo l’ultima poppata, quando si introducono nella dieta del lattante cibi diversi dal latte, l’accumulo di peptidi inibitori la produzione del latte (Feedback Inhibitor Factor-FIL) riduce via via la produzione. (22)

Fin dalla prima mestruazione e successivamente dall’inizio della gravidanza, gli ormoni agiscono sul tessuto ghiandolare in modo diverso: gli estrogeni stimolano la crescita del sistema dei dotti galattofori; il progesterone aumenta le dimensioni degli alveoli e dei lobi; la prolattina favorisce l’aumento di volume della mammella. Anche i vasi sanguigni sottocutanei diventano visibili e aumenta la pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo.

Le esigenze nutrizionali durante la lattazione sono maggiori durante la gravidanza. Se una donna si nutre a sufficienza durante la gestazione, disporrà di riserve energetiche adeguate sotto forma di grassi che possono essere utilizzate per compensare parzialmente l’aumentato fabbisogno alimentare. L’utilizzazione di questi grassi, associata alla perdita d’acqua accumulata durante la gravidanza e all’assorbimento del tessuto uterino, portano ad una perdita di peso durante le settimane immediatamente successive al parto.

Le donne dovrebbero essere informate sulla necessità di adottare una dieta adeguata per mantenere la lattazione senza esaurire le proprie riserve di nutrienti. L’attenzione si dovrebbe concentrare sull’apporto di proteine, calcio e vitamine.

Se i consigli riguardanti l’apporto calorico nella dieta per le gestanti vengono seguiti, il fabbisogno energetico addizionale medio durante i primi sei mesi della lattazione risulta essere pari a circa 2090 Kcal al giorno. Le quantità

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alimentari giornaliere per questo periodo e per i mesi successivi devono essere stabilite in base alle riserve materne di grassi e agli schemi di attività.

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La secrezione mammaria inizia con la produzione di un liquido particolare detto colostro. Dopo la montata lattea il colostro assume i caratteri del latte definitivo.

Distinguiamo tre fasi:

1- fase del colostro, fino al 5° giorno;

2- fase del latte di transizione, dal 6° al 10° giorno;

3- fase del latte definitivo, dopo il 10° giorno. (24)

Il colostro è l’alimento più adatto al lattante nei primi giorni di vita, ha un maggior contenuto di proteine e di Sali e un minor contenuto di grassi e glucidi, è ricco di provitamina A e di anticorpi IgA.

Nel latte di transizione c’è una riduzione di proteine e minerali, mentre lipidi e glucidi aumentano.

Nel latte definitivo c’è una riduzione ulteriore di protidi e di sali minerali, mentre aumentano ancora i lipidi e i glucidi.

L’unicità del latte materno su ogni altro latte nell’alimentazione del bambino si riscontra in:

- basso contenuto proteico con rapporto caseina/siero 1:2 circa (4:1 quello vaccino), con una conseguente minore durata della digestione gastrica;

- alto contenuto in lattosio, quindi in galattosio essenziale per la sintesi di galattosidi;

- alta percentuale di acidi grassi insaturi;

- basso contenuto in minerali con rapporto favorevole all’assorbimento del calcio;

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- alta percentuale di oligoelementi (Manganese, Zinco);

- alimento anallergico e sterile;

- alto contenuto di enzimi e ormoni. (25)

3.2 La montata lattea: cos’è, quando arriva e quali