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CAPITOLO 3 Dal processo di lattazione alla montata lattea

3.3 L’importante ruolo degli ormoni

La prolattina e l’ossitocina sono gli ormoni principi dell’allattamento. Durante la gravidanza vengono prodotti automaticamente, e poi, nei giorni successivi, vengono fortemente influenzati dalle poppate del neonato.

La prolattina, stimola le cellule delle ghiandole mammarie alla produzione di latte, è sintetizzata dall’ipofisi e la sua produzione dipende principalmente da un meccanismo riflesso legato alla suzione (riflesso prolattinico). Quindi più il bambino viene attaccato al seno in modo corretto, più prolattina viene prodotta.

Quest’ormone ha una certa importanza nel mantenimento dell’omeostasi ed un ruolo fondamentale nella lattogenesi.

La prolattina entra in circolo durante ogni poppata per preparare la mammella alla poppata successiva, e per avere un’adeguata produzione di latte i livelli di prolattina devono essere mantenuti alti; soprattutto all’inizio, quindi, è necessario che il neonato viene attaccato spesso e in modo corretto, che la durata della poppata sia regolata dal bambino stesso, e che la mamma lo allatti anche di notte, quando la produzione di prolattina aumenta. (29)

La prolattina preserva anche effetti materni: fa sentire la mamma rilassata o sonnolenta e sopprime l’ovulazione; è per questo che, soprattutto durante i primi mesi di allattamento, la maggior parte delle donne non ha il ciclo mestruale. Attenzione però, l’allattamento non è un metodo contraccettivo efficace.

La prolattina è l’ormone che controlla la quantità di latte contenuta negli alveoli del seno, quindi, più il bambino viene attaccato al seno e più l’ormone

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lavorerà per rifornire di latte questi piccoli contenitori che si trovano nelle ghiandole mammarie.

La prolattina, aumenta e diminuisce la sua concentrazione nel sangue velocemente in base a stimoli esterni. Ad esempio, nel corso della notte, semplicemente riposandosi è possibile produrre una quantità maggiore di prolattina. Per questo motivo è anche importantissimo, per una donna che allatta, riposare quando possibile e non sottovalutare il riposo notturno.

Oltre a renderla meno stanca e più rilassata, favorirà il suo benessere psico-fisico e anche la lattogenesi. (30)

In particolare, alla nascita, di prolattina ce n’è talmente tanta che una mamma potrebbe allattare più neonati contemporaneamente. In seguito, man mano che i giorni passano e il bambino cresce, la prolattina scende a livelli più bassi.

In caso di due gemelli allattati a richiesta, invece, la prolattina lavora il doppio in modo da riuscire a soddisfare le richieste nutrizionali di entrambi i neonati.

I casi di iperprolattinemia, ovvero livelli di prolattina alta, corrispondono ad una concentrazione ormonale che va oltre i valori considerati “normali” (0 e 20 ng/ml) con annessi i segni clinici di iperprolattinemia. Tra questi ultimi abbiamo: cefalea, mastodinia (ovvero dolore al seno), irregolarità mestruali nella durata del ciclo stesso fino anche all’amenorrea secondaria, e secrezione mammaria dai capezzoli.

Alti livelli di prolattina possono essere evidenziati anche per mezzo di un esame ecografico in donne in età fertile, dal quale si potrà evidenziare un utero un po' più piccolo rispetto alla norma, un endometrio tendenzialmente sottile e ovaie di dimensioni più piccole della norma. (31)

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A lungo termine, in una donna con prolattina alta si possono verificare problemi di fertilità e calo del desiderio sessuale. Inoltre, livelli elevati di questo ormone aumentano la tendenza della donna all’obesità, all’intolleranza glucidica e alla policistosi ovarica. L’effetto dell’aumento di prolattina più conosciuto è l’inibizione della secrezione di endorfine che avviene nel corso dell’allattamento materno. Si ha quindi, un’inibizione del picco dell’LH, responsabile decisivo ai fini dell’ovulazione.

L’ossitocina invece, è un ormone potente che viene conosciuto anche come l’ormone dell’amore, questo perché viene prodotto quando ci si sente al sicuro, amati.

L’ossitocina è un ormone che le puerpere conoscono molto bene perché si tratta dello stesso ormone che provoca le contrazioni uterine durante il travaglio.

Dopo la nascita, il bambino attraverso una corretta suzione, attiva degli impulsi nervosi che arrivano al cervello della madre stimolando così la produzione di ossitocina; questo ormone fa contrarre le cellule che circondano gli alveoli favorendo la fuoriuscita del latte. Per effetto dell’entrata in circolo dell’ossitocina durante la poppata, la mamma può avvertire delle contrazioni uterine, inoltre, il latte può uscire dall’altro seno, o si può sentire una sensazione di spremitura del capezzolo quando si avvicina il momento della poppata.

Quindi il bambino viene attaccato al seno, gli impulsi nervosi dal seno arrivano al cervello, così l’ossitocina viene prodotta e rilasciata nel sangue, raggiunge le cellule muscolari che si trovano vicino alle cellule produttrici di latte, così le cellule si contraggono e spremono il latte al di fuori. (32)

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È proprio il riflesso ossitocinico che può determinare la fuoriuscita di latte dal capezzolo, anche al solo pensiero di allattare o non appena si prende in braccio il bambino. Questo riflesso può, invece, essere inibito da situazioni negative come un intenso dolore, ad esempio le ragadi, da situazioni stressanti o imbarazzanti, dalla nicotina e dall’alcool. Per questo motivo è necessario che, durante la poppata ma anche durante tutto il periodo dell’allattamento al seno, si riesca a creare attorno alla mamma e al bambino un ambiente calmo e rilassante, che ne favorisca il benessere e, di conseguenza, una poppata soddisfacente.

L’ossitocina oltre ad essere prodotta dalla suzione del bambino, viene prodotta con la spremitura manuale del seno, con quella elettrica, con il pelle a pelle del bambino, con l’espulsione della placenta, con il massaggio ossitocinico dietro la schiena. L’ossitocina riduce l’ansia, riduce i livelli di ormoni dello stress, abbassa la percezione del dolore delle contrazioni, promuove il sentimento della calma e migliora la nutrizione della gestante durante il travaglio e il puerperio.

Affinché gli ormoni siano prodotti in modo adeguato è necessario che il bambino si attacchi bene al seno; un attacco inadeguato, infatti, può causare dolore al capezzolo e non permette un buon drenaggio del latte. Si può così innescare un circolo vizioso che riduce la produzione del latte materno: se il latte non viene rimosso, se ne produrrà di meno. Si tratta di un meccanismo di difesa che protegge la ghiandola mammaria dagli effetti dannosi di un seno troppo pieno. (33)

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CAPITOLO 4 Allattamento al seno e latte