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7.1 Alimentazione materna e stili salutari in allattamento

Non è necessaria un’alimentazione particolare per la madre che allatta, né vi è un aumento del fabbisogno calorico e idrico. È sufficiente che la madre soddisfi il senso di fame e di sete e che mantenga una dieta varia ed equilibrata.

I bisogni nutrizionali della donna che allatta sono da sempre oggetto di grande attenzione. Per una mamma che non ha particolari problematiche cliniche e che allatta, è sufficiente introdurre alimenti e bevande in quantità e qualità adeguate a sentirsi bene ed essere in grado di prendersi cura della famiglia, assumendo tutte le proteine, le vitamine e i minerali di cui ha bisogno. Bisogna però incoraggiare la mamma la mamma che allatta al seno, ad assumere, nell’arco della giornata molta acqua. (58)

La riserva di tessuto adiposo accumulato in gravidanza associata all’energia introdotta con l’alimentazione quotidiana assicurano la produzione di latte durante l’allattamento. Rispetto ad una donna che non allatta, servono circa 500 calorie di più al giorno per produrre la quantità di latte necessaria per nutrire il bambino. La produzione di latte viene compromessa solo in caso di grave mal malnutrizione.

Molte affermazioni e raccomandazioni su comportamenti da adottare o evitare durante l’allattamento al seno sono privi di fondamento scientifico,

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tanto da essere considerati dei veri e propri “miti da sfatare”, non avendo delle prove scientifiche. Ad esempio:

- “quando si allatta si deve mangiare per due, è un’affermazione falsa, in quanto la donna che allatta produce da 750 ml a un litro di latte al giorno e necessita, rispetto ad una donna che non allatta, di 500-700 calorie aggiuntive, assimilabili facilmente con una piccola porzione di cibo in più”.

- “molti cibi come broccoli, cavoli e aglio sono controindicati durante l’allattamento al seno, un’altra affermazione o raccomandazione errata perché una donna che allatta al seno deve sentirsi libera di mangiare secondo le proprie abitudini, in quanto nella vita intrauterina il bambino già si abitua a sapori, gusti o spezie. Quindi più l’alimentazione della mamma è variata, più il latte cambia sapore e maggiore è il gusto che prova il bambino”.

- “il caffè e il tè vanno aboliti, altra affermazione errata in quanto non ci sono prove scientifiche che determinano eventi dannosi. Va usato il buon senso della mamma nell’assunzione di determinate bevande. Solo con un consumo elevato è descritto il rischio di irritabilità del lattante, ma non si hanno prove scientifiche che vadano a determinare l’insonnia”.

- “durante il ciclo mestruale non si deve allattare, affermazione anche questa errata perché se si allatta in maniera corretta generalmente la comparsa delle mestruazioni può semplicemente ritardare. Alcune mamme hanno un capoparto più precoce, ma questo non interferisce con l’allattamento al seno e non disturba il bambino”.

- “in casi di febbre, raffreddore o diarrea della mamma è meglio non allattare, raccomandazione o affermazione non del tutto corretta perché se c’è la presenza di febbre, l’infezione è già in corso e quindi il bambino ha

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già reagito. Si possono prendere antipiretici come il paracetamolo. In caso di diarrea si può proseguire tranquillamente l’allattamento, anche se è comunque prudente informare il medico”.

Ci sono però delle raccomandazioni e consigli da prendere in considerazione, ad esempio:

- “è vietato fumare. L’impegno a non fumare vale per entrambi i genitori che devono essere consapevoli che il fumo in casa è più dannoso

dell’inquinamento perché si respira in un ambiente chiuso e ristretto. Se una donna che allatta non riesce comunque a smettere di fumare, questo non rappresenta una ragione per rinunciare all’allattamento al seno”.

- “si può verificare la caduta dei capelli. Si tratta di quei capelli che durante la gravidanza, per effetto degli estrogeni, non sono caduti e quindi cadono contemporaneamente tutti dopo il parto con la discesa del tasso ormonale.

Una donna che non ha affrontato una gravidanza avrà lo stesso la caduta dei capelli, ma in modo graduale”. (59)

7.2 Le controindicazioni all’allattamento al seno

Sono poche le donne in salute non in grado di allattare. Le condizioni della madre e del bambino che possono giustificare il fatto di non allattare in forma temporanea o permanente sono in numero ridotto e interessano poche coppie madre-bambino. (60)

Per quanto riguarda le condizioni del bambino, l’allattamento al seno è controindicato in:

- bambini con galattosemia;

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- bambini con fenilchetonuria;

- bambini minori di un anno per i quali il latte materno è l’opzione migliore, ma che possono aver bisogno di un supplemento per un periodo limitato:

nati con un peso inferiore ai 1.500 g; nati a meno di 32 settimane di gestazione; neonati a rischio di ipoglicemia per un difetto di adattamento metabolico o per un’aumentata richiesta di glucosio. (61)

Per quanto riguarda le condizioni della madre, le linee guida distinguono:

- condizioni che possono giustificare un’astensione permanente dall’allattamento: infezione da Hiv;

- condizioni materne che possono giustificare un’astensione temporanea dall’allattamento: malattia grave che impedisce alla madre di prendersi cura del figlio; infezione da virus Herpes simplex di tipo 1; uso di alcuni farmaci da parte della madre come sedativi, antiepilettici e oppiacei.

- condizioni materne durante le quali l’allattamento al seno può continuare, nonostante vi siano preoccupazioni per i problemi di salute:

ascesso mammario: l’allattamento deve continuare dal seno non interessato e può riprendere da quello interessato non appena si inizia il trattamento;

mastite: se l’allattamento è molto doloroso, il latte deve essere spremuto per evitare ulteriori peggioramenti;

epatite B: nell’arco di 48 ore dalla nascita, i neonati devono essere sottoposti a vaccino;

tubercolosi: sia la mamma che il bambino devono essere seguiti secondo le linee guida nazionali per la tubercolosi;

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uso di sostanze: alcool, nicotina, cocaina e altre sostanze stupefacenti possono essere dannose per i bambini allattati al seno. (62)

7.3 La contraccezione durante l’allattamento al seno

Le mamme che allattano esclusivamente al seno e quindi, sono in amenorrea da allattamento, sono teoricamente protette dal verificarsi di una successiva gravidanza. Si tratta di una protezione del 98%, pari a quella di una pillola contraccettiva, se vengono rispettati e soddisfatti i seguenti punti:

- la donna non ha ripreso il ciclo mestruale;

- la donna allatta esclusivamente al seno, con alta frequenza e anche con poppate notturne;

- il bambino ha meno di sei mesi.

Anche se solo una raccomandazione di queste sopra elencate non è seguita, è consigliabile per la madre di usare un altro metodo per evitare l’evoluzione di una successiva gravidanza e di proseguire comunque con l’allattamento al seno. (63)

Se non vengono soddisfatte le tre condizioni descritte o dopo il sesto mese di vita del bambino, per evitare una gravidanza vengono indicati e consigliati dei metodi contraccettivi validi. Per favorire la scelta del metodo da parte della donna che allatta al seno, occorre fornire alla donna adeguate e dettagliate informazioni su tutte le opzioni disponibile. Non hanno effetti sulla lattazione, sono adatti purché la coppia li utilizzi in modo corretto, tutti i metodi contraccettivi non ormonali quali: dispositivi intrauterini, profilattici, diaframmi e spermicidi.

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Per quanto riguarda la contraccezione ormonale, i contraccettivi contenenti solo progestinici sono molto efficaci e, come i metodi contraccettivi non ormonali, non hanno effetti sulla lattazione, a differenza dei contraccettivi combinati che contengono solo estrogeni, vanno a determinare una diminuzione della produzione di latte. I metodi ormonali andrebbero iniziati sei settimane dopo il parto. (64)

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CAPITOLO 8 La patologia