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CAPITOLO 8 La patologia nell’allattamento al seno

8.1 Ingorgo mammario

8.1 Ingorgo mammario

L’ingorgo mammario è la seconda causa di abbandono dell’allattamento al seno nei primi giorni dopo la nascita; si verifica in seguito a:

- ritardo nell’inizio dell’allattamento;

- errato posizionamento del neonato al seno;

- limitazioni nella frequenza e/o durata dei pasti.

È caratterizzato da indurimento del seno, arresto del flusso di latte, dolore, arrossamento della cute e il seno appare teso e lucente. Il capezzolo può essere stirato, teso e appiattito, rendendo difficile l’attacco del bambino al

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seno e causando così l’insorgere di ragadi, che influiscono sul peggioramento dell’ingorgo mammario. (66)

Per risolvere l’ingorgo mammario bisogna rimuovere il latte e favorire la lattazione. Si deve facilitare l’attacco, può essere utile massaggiare delicatamente il seno e spremerlo manualmente per far fuoriuscire del latte e ammorbidire l’areola. Prima della poppata, il calore può dare sollievo e facilitare la fuoriuscita del latte, quindi una doccia o un bagno caldo possono essere d’aiuto nell’ingorgo mammario. Dopo la poppata, applicare impacchi freddi al seno per ridurre l’edema e la tumefazione, continuare ad attaccare frequentemente il bimbo al seno (8-12 volte in 24 ore).

Altri accorgimenti possono essere l’utilizzo di reggiseni comodi che sostengono il seno e che non lo vadano a comprimere. (67)

Se i seni sono diventati troppo dolenti la donna può usare la pompa tiralatte o il metodo della bottiglia calda:

- utilizzare una bottiglia di vetro con capacità di 700 ml e con un collo del diametro di 3 cm;

- versare dell’acqua bollente nella bottiglia fino al suo riempimento;

- lasciare l’acqua bollente nella bottiglia per qualche minuto così che il vetro si riscaldi;

- avvolgere la bottiglia in un panno e togliere l’acqua;

- con acqua fredda raffreddare il collo della bottiglia sia internamente che esternamente;

- porre il collo della bottiglia sul capezzolo a stretto contatto con la pelle così da ottenere una tenuta d’aria;

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- dopo qualche minuto la bottiglia si raffredderà determinando una suzione delicata, l’aspirazione del capezzolo nel collo della bottiglia e il defluire del latte. (68)

Per differenziare la montata lattea dall’ingorgo mammario, il dato clinico più significativo è che nella montata lattea il latte fuoriesce, contrariamente a quanto si verifica nell’ingorgo.

8.2 Ragadi

Nelle prime settimane di allattamento al seno è possibile la comparsa di dolore da irritazione del capezzolo.

Le ragadi o lesioni del capezzolo, sono determinate quasi sempre da un inadeguato attacco e un’errata posizione del bambino durante l’allattamento al seno, in particolare una scorretta posizione della bocca sul seno.

In caso di ragade, la madre va rassicurata che il dolore può guarire e che si può prevenire in futuro. (69)

Il trattamento consiste nel:

- correggere la posizione del neonato al seno;

- continuare ad allattare iniziando dalla mammella meno dolente e variare la posizione del bambino al seno;

- spremere a fine poppata qualche goccia di colostro sul capezzolo, sfruttandone il potere cicatrizzante e antisettico e lasciare i capezzoli all’aria;

-non utilizzare creme curative e non lavare il capezzolo con sapone;

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- non utilizzare paracapezzoli che traumatizzano ulteriormente la base del capezzolo;

- incoraggiare la madre a proseguire l’allattamento (70)

L’uso dei paracapezzoli va evitato perché non è dimostrata l’efficacia per la prevenzione delle ragadi. Inoltre, in caso di uso non adeguato, possono causare irritazioni o sfregamento del capezzolo. Non sono indicati e utili nel neonato sano, mentre possono avere un’indicazione nel neonato pretermine con difficoltà alla suzione.

Non bisogna limitare la frequenza delle poppate e tantomeno smettere di allattare per far riposare il seno. (71)

8.3 La mastite

Nel 95% dei casi la mastite è dovuta a infezione da stafilococco aureo, se non trattata tempestivamente, può evolvere in ascesso.

La mastite è una condizione infiammatoria del seno, che può o non può essere accompagnata da infezione. (Figura 1).

Di solito è associata all’allattamento, quindi è anche chiamata mastite latente o mastite puerperale.

La mastite è più comune nella seconda e terza settimana post-partum, ma nel 95% dei casi si verifica nelle prime dodici settimane. Tuttavia, può verificarsi in qualsiasi fase dell’allattamento al seno. (72)

Le due cause principali della mastite sono la stasi del latte e l’infezione. La stasi del latte è di solito la causa primaria, che può o non può essere accompagnata da infezione.

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Si verifica quando il latte non viene rimosso dal seno in modo efficiente.

Ciò può verificarsi quando i seni sono ingorgati, o in qualsiasi momento in cui il bambino non rimuove il latte prodotto dai seni.

Gunther nel 1958, riconobbe dall’osservazione clinica che la mastite deriva dalla stagnazione di latte all’interno del seno, e che la rimozione efficiente del latte come si forma potrebbe in gran parte prevenire la condizione.

Successivamente, altri Autori famosi come Thomsen, hanno prodotto ulteriori prove dell’importanza del latte stasi. Hanno contato leucociti e batteri nel latte del seno con segni clinici di mastite, e hanno proposto la seguente classificazione:

- stasi del latte

- infiammazione non infettiva (o mastite non infettiva) - mastite infettiva

In uno studio randomizzato hanno scoperto che la stasi del latte migliorava con il solo allattamento al seno; la mastite non infettiva è stata trattata tirando latte in più dopo la poppata, mentre, la mastite infettiva viene trattata sia con la rimozione del latte dopo la poppata, sia con antibiotici sistemici, se ha febbre per più di 24 ore. Senza un’efficace rimozione del latte, la mastite non infettiva evolve in mastite infettiva andando a causare una formazione di ascesso. L’antibiotico va scelto tenendo conto dei possibili effetti negativi del farmaco sul lattante.

Le linee guida Oms sulla mastite raccomandano l’uso di antibiotici per bocca compatibili con l’allattamento di provata sicurezza.

La terapia antibiotica va prolungata fino a 10-14 giorni. Per quanto non sia stata stabilita con sicurezza la durata appropriata del trattamento, è provato che cicli più brevi si associano al rischio di recidiva.

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L’importanza primaria della rimozione tempestiva del latte nelle prime fasi della mastite, per prevenire la progressione della malattia e la formazione di ascesso, è stato descritto da Naish nel 1948, che ha considerato la suzione del bambino, il mezzo più efficace per la rimozione del latte. (73)