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“Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.“ (Marco, 15, 6; 15)

Architettura: fine XVI secolo

Sculture: Dionigi Bussula (1669 circa)

Affreschi: Lorenzo Peracino (1748-1752)

Cenni storici: le statue sono tutte opera del Bussola che però non concluse l’opera,

lasciando le statue senza colore1. Il Peracino nel Settecento, poi, le ha dipinte come quelle della cappella precedente. Qui è ancora largamente sentito l’influsso del D’Errico e del Sacro Monte di Varallo (cappella XXX)2 anche se il Bussola, per esigenze di spazio, diminuisce il numero dei giudei, pur ponendoli nelle stesse identiche posizioni di quelle valsesiane. I lavori per le statue iniziarono nel 1669 e terminarono nel 1671.

1 BRUSTIO S., Lorenzo Peracino, Carpignano Sesia 2005, pag. 105-106

2 Tutte le informazioni relative ai “Cenni storici” di questa cappella sono tratti da FERRO F. M., Dionigi

Bussola e il Santuario del Varallino di Galliate, “Bollettino Storico per la Provincia di Novara”, LV,

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Fonti documentarie: anche per questa cappella, per quanto riguarda il lavoro del

Bussola, bisogna basarsi sulla lettera del 6 marzo 16683,nella quale vengono citate tutte e cinque le cappelle dei Misteri Dolorosi.

Per quanto riguarda il lavoro del Peracino, si faccia invece riferimento ai documenti e ai pagamenti menzionati già nella scheda precedente4, pur sottolineando il fatto che non sempre le cifre citate sono coerenti l’una con l’altra.

L’architettura: l’arco d’ingresso è in comune con la sesta cappella, infatti, fa da

cornice ad entrambe le cappelle. All’interno, la struttura si compone di una volta affrescata sotto la quale sono collocate le statue. Inoltre, questa cappella non presenta aperture per far entrare la luce. Anche la struttura di questa cappella è sottolineata da decorazioni affrescate in finto marmo.

Le sculture: l’episodio ruota attorno al Cristo legato alla colonna5. Le statue in tutto sono cinque: Gesù e quattro flagellatori. Al centro è posizionato Gesù, già spogliato delle sue vesti e coperto solo da un piccolo panno bianco che gli cinge la vita (fig. 2). Hanno appena iniziato a flagellarlo e questo si intuisce dal fatto che le carni sono appena arrossate, con qualche goccia di sangue che inizia a fuoriuscire dalle ferite, mentre se la flagellazione fosse ad uno stadio avanzato, sarebbe stato rappresentato con le carni squarciate6.

Dietro di lui si intravede il fusto della colonna alla quale i soldati l’hanno legato, trattenendogli le mani, sempre legate, dietro la schiena. Sta ritto in piedi, solo il ginocchio destro (piegato) è indice di un leggero cedimento. La sua figura sembra avvolta da un’aurea di candore: il chiarore della sua pelle, insieme a quella del panno che lo copre, stride nettamente con i colori violenti che descrivono le altre figure sia statuarie che affrescate.

A sinistra, si trovano due dei quattro flagellatori. Il primo è descritto in una posa molto realistica, mentre alza la verga per colpire il corpo inerme di Gesù (fig. 3). Indossa una camicia azzurra dallo scollo molto ampio che lascia scoperta una spalla, le maniche sono state risvoltate e lasciano nude le braccia. Al di sotto è coperto da un panno color

3 Archivio Parrocchiale di Galliate, Varallino, cartella I, sezione II, fascicolo 1 (1668) 4 APG, Varallino, cartella I, sezione II, fascicolo 5 (1747-1781)

5 FERRO F. M., Dionigi Bussola e il Santuario del Varallino, cit., pag. 11

6 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri dedicate a Maria Vergine nel vicariato di

150 crema, trattenuto in vita da una cintura, che gli arriva fino alle ginocchia. Nel suo volto si legge la rabbia e la voglia di far del male, di colpire con violenza quel corpo (fig. 4). Presenta una posizione dinamica, con il busto in torsione, le gambe divaricate e il braccio destro rivolto verso l’alto con il flagello in mano: tutto il corpo è teso infatti è descritto nell’istante prima di abbassarla (risulta essere nel momento di massima carica).

Accanto a lui poi c’è un altro uomo, anch’egli descritto in modo realistico, che sta cercando di stringere meglio Gesù alla colonna con l’aiuto di un piede7 (fig. 5). Ha un abbigliamento molto elaborato, creato da vestiti su più strati: nella parte superiore rivela una camicia arancione a maniche lunghe che fuoriesce da una tunica a maniche corte verde, che scende fino al ginocchio ed è trattenuta in vita da un laccio, mentre nella parte inferiore si può notare che sotto questa tunica porta delle brache rosse e gli stinchi sono ricoperti da un calzare azzurro, che però lascia scoperti i piedi. La testa poi è coperta con un copricapo conico dall’alto risvolto, che riprende i colori della tunica e della camicia. Anche la posizione di questo soldato è molto fluida pur se, a differenza dell’altro, sembra piegarsi su se stesso: la gamba sinistra è flessa e appoggia per terra, mentre quella destra è calcata direttamente sul fianco di Gesù pronta per scagliare tutta la sua forza; il braccio destro è steso e segue l’andamento della gamba destra, mentre quello sinistro è piegato e sta caricando per colpire con la verga Gesù.

A destra ci sono gli altri due soldati. Quello più vicino a Gesù trattiene con una corda le mani del Maestro, legate dietro la schiena (fig. 6). Indossa una semplice tunica blu che lascia interamente scoperta la spalla destra. È chinato con un ginocchio piegato direttamente sulla nuda terra, dove sta raccogliendo dei rami di spine, mentre con la mano sinistra trattiene la corda che lega le mani di Gesù. Ha una posa più statica rispetto agli altri.

In posizione più avanzata, volgendo le spalle all’osservatore, si trova il quarto soldato (fig. 7). Indossa una camicia arancione (dalla quale se ne intravede un’altra sottostante bianca) ed è fermata in vita da una cintura. Indossa braghe al ginocchio rosse e, cosa interessante, è l’unico a portare delle scarpe8. Ha una posizione energica, il corpo è in torsione con entrambe le braccia piegate indietro, pronte a colpire Gesù con rami pieni di spine. La sua posa è molto simile a quella del primo soldato.

7 Ivi, pag. 63

8 Non viene sempre rispettata una giusta correlazione tra l’epoca in cui si sono svolti i fatti e la moda

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Gli affreschi: gli affreschi rappresentano “lo scorcio prospettico di una città”9. Sulla parete principale è descritto l’episodio della condanna a morte di Gesù (fig. 8), episodio che avviene immediatamente prima a quello che è la scena principale della cappella, quasi un ”antefatto” della flagellazione.

Al centro della scena Gesù viene presentato alla folla insieme a Barabba da una balconata. Gesù tiene la testa bassa, mentre Barabba guarda dritto verso lo spettatore. Entrambi sono trattenuti da due soldati. Sembrerebbe però che il Peracino abbia inventato “sembianze speciali per far rimarcare i diversi ed appositi personaggi esagerando però anche un tantino là dove trattasi di stigmatizzare l’iniquità. Il Redentore è ancora quello dipinto nelle altre cappelle a colori naturali, a sembianze modeste: Barabba invece è ritratto a foschi colori: gli si legge in faccia la ferocia il delitto”10. Vicino a loro, vestito di azzurro e con in testa un turbante bianco, si trova Pilato (fig. 9), che sta invitando il popolo a scegliere uno dei due affinché possa venir liberato. Il Bottelli fa anche notare che “Pilato è quasi sorridente ma di un sorriso alquanto studiato forse per accaparrarsi la plebe, contento quasi pure di aver trovato uno spediente per salvare Gesù”. In secondo piano poi si apre la prospettiva cittadina, tra palazzi, chiese ed altri edifici; in particolare è ben descritto l’edificio che si affaccia sulla balconata nella quale avviene la scena. Da alcuni balconi e finestre dell’edificio si affacciano altre persone curiose, anche loro pronte a dare la propria sentenza o semplicemente incuriosite dall’evento. Questa scena pittorica è collegata con la scena statuaria attraverso una scala (dipinta sulla parete principale) che prospetticamente arriva fino a terra, lasciando intuire che è attraverso quella scala che Gesù è passato dalla balconata al luogo della flagellazione. Inoltre accanto a queste scale è descritta la folla che guarda in alto, verso la balconata, creando un altro legame all’interno dell’intera composizione (fig. 10).

Un altro elemento che collega la scena principale alla folla che guarda è la figura dello spettatore con tunica scura collocato sulla balconata principale, molto vicino alla figura di Gesù (fig. 11). La balconata e la descrizione dell’edificio continuano poi sulle due pareti laterali, sulle quali è descritta anche la folla che sta assistendo alla scena e che è pronta a gridare il nome di Barabba e far crocifiggere Gesù (fig. 12-13).

Sulla parete sinistra troviamo descritte le figure di un anziano, col capo coperto da un turbante, la tunica azzurra e il mantello arancione che gli copre solo la parte superiore

9 BRUSTIO S., Lorenzo Peracino, cit., pag. 109

152 del corpo, e due donne, una che rivolge lo sguardo verso l’alto e l’altra che guarda direttamente alla scena. Entrambe allungano le braccia verso la scena, come per attirare l’attenzione su di esse. Sulla parte destra invece sono descritte cinque persone: i primi sono tre uomini che guardano e si rivolgono a ciò che sta accadendo sotto di loro, le altre due, una delle quali rivolge le spalle allo spettatore, sembrano occupate a discorrere. Dietro di loro si aprono altri edifici dai quali si sporge altra gente, che creano l’ambientazione cittadina di questo episodio.

Anche in questo caso sembra che il Peracino abbia preferito descrivere le persone con un abbigliamento cronologicamente errato rispetto al tempo nel quale sono avvenuti i fatti.

La volta infine è affrescata come se fosse il cielo, già presente sulla parete principale. È un cielo ricco di nuvole di vari colori, dal giallo, al grigio al viola, dalle quali però si intravede un magnifico cielo terso, azzurro (fig. 14).

Note di critica: il Bottelli descrive così la scena: “Come è languente Gesù! Lo sguardo

stanco e quasi morente per l’agonia sofferta nell’orto, per gli strapazzi di tutta la notte e per la già incominciata flagellazione…”11; e ancora “Gesù appare veramente quale agnello che lasciasi legare senza mandare un lamento: è una figura assai pietosa”. Egli però continua a commettere l’errore di associare sia le sculture che le pitture al Peracino.

Per quanto riguarda la figura dei flagellatori, il Cremona scrive che “i manigoldi nella loro posa crudele mostrano tutto il livore e l’impazienza di gettarsi sopra di lui”12, per poi aggiungere che “è cura del Peracino di voler rendere colla crudeltà il senso beffardo. Rimane così il contrasto vivo ed emozionante colla figurazione del Cristo paziente e rassegnato a tutto soffrire per l’umanità”13.

Secondo Filippo Maria Ferro, “nelle forme estenuate, nell’affilarsi dei lineamenti del volto, riconosciamo il marchio di fabbrica del Bussola: si vedano gli stringenti rapporti col San Francesco tra i rovi e col San Francesco in agonia di Orta (X e XVII cappella)”14.

11 Ivi, pag. 62

12 CREMONA A., Il Santuario del Varallino e le sue opere d’arte e fede, Novara 1918, pag. 17 13 CREMONA A., Il Santuario del Varallino, Novara 1924, pag. 18

153 Per quanto riguarda il lavoro del Peracino, Sara Brustio commenta che “è molto abile nell’integrare la decorazione plastica con gli affreschi dello sfondo. Di grande interesse sono i fondali architettonici che arricchiscono questa cappella […]”15.

15 BRUSTIO S., Lorenzo Peracino, cit., pag. 109

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Immagini scheda 7

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Figura 2. Statua di Gesù che viene flagellato

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Figura 4. Volto del primo flagellatore

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Figura 6. Statua del terzo flagellatore

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Figura 8. Affresco con l’episodio della condanna a morte di Gesù

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Figura 10. Figure della folla che guardano verso la scena affrescata

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Figura 12 - 13. Affreschi sulle pareti laterali

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3.1.8 Scheda 8: cappella VIII - Incoronazione di spine (Terzo Mistero di

Dolore) (fig. 1)