“Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»“. (Luca, 22, 39; 47)
Architettura: fine XVI secolo
Sculture: Dionigi Bussula (1669 circa)
Affreschi: Lorenzo Peracino (1748-1752)
Cenni storici: il Bussola in questa cappella riprende la trattazione dello stesso tema
svolto dal D’Errico1 nella XXI e XXII cappella di Varallo2. In particolare, è nei tre dormienti che sviluppa maggiormente lo spirito del suo maestro. In tutte le vecchie guide sia le statue che gli affreschi venivano attribuiti al Peracino. Ferro è stato il primo a dubitare di questa attribuzione in quanto le statue (se viste con attenzione) risultavano qualitativamente troppo alte per essere attribuite ad un plastificatore modesto come il
1 Antonio e Giovanni D’Errico sono gli scultori principali delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, con i
quali si trova a lavorare proprio Dionigi Bussola e dai quali impara l’arte di questo mestiere. Secondo alcuni “egli si prepara ad esserne l’erede. Quindici anni dura il lavoro a Varallo, ma il conseguimento della maturità stilistica è assai più rapido” (FERRO F., M., Dionigi Bussola e il Santuario del Varallino di
Galliate, “Bollettino Storico per la provincia di Novara”, LV, Novara 1964, 2, pag. 5)
2 Tutte le informazioni relative ai “Cenni storici” di questa cappella sono tratti da FERRO F., M., Dionigi
Bussola e il Santuario del Varallino di Galliate, “Bollettino Storico per la provincia di Novara”, LV,
135 Peracino il quale viene chiamato a lavorare per la cappella durante la campagna di lavori per il completamento delle cappelle dei Misteri Dolorosi, iniziata nel 1748 e terminata nel 1752. La particolarità di queste statue è che furono realizzate dal Bussola, ma vennero poi dipinte dal Peracino, sempre tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta del Settecento.
Fonti documentarie: risale al 6 marzo 16683 la prima lettera in cui Dionigi Bussola afferma di accettare di fabbricare le statue per sette cappelle della chiesa di San Pietro Vulpiate di Galliate novarese. In essa si afferma che la prima sarà quella dell’Orazione
all’Orto degli Ulivi, la seconda la Flagellazione, la terza la Coronazione di spine, poi la Salita al Calvario, la Crocifissione e altre due cappelle precedenti, cioè quella della Disputa dei dottori e della Circoncisione (meglio conosciuta come la Presentazione al tempio)4. Dice inoltre di voler iniziare appena possibile le prime tre cappelle citate, aggiungendo di aver ricevuto come caparra la somma di 150 lire e promettendo di seguire lo stile utilizzato nel Sacro Monte di Varallo. Nell’ultima pagina della lettera, poi, viene conteggiato il totale dei pagamenti ricevuti da Dionigi Bussola in sei anni, dal 1668 al 1674: la cifra ammonta a 2630 lire alle quali si aggiunge la somma di 342 lire (pagamenti generici fatti per questa cappella); dunque in tutto si registrano 2972 lire. Per quanto riguarda l’opera del Peracino, un documento databile al 5 luglio 17475, in più copie presenta chiaramente il progetto pittorico di tutte le cappelle dei Misteri Dolorosi. Qui viene indicato il compenso di 1450 lire da pagare entro tre anni. In altri documenti vengono citati altri pagamenti, ma non è chiaro a quale lavoro fanno riferimento; infatti spesso i pagamenti non riguardano interventi particolari, ma genericamente lavori sostenuti nelle cappelle dei Misteri Dolorosi. Questi dunque potrebbero indicare i pagamenti delle piccole rate che anno per anno venivano rese al Peracino.
L’architettura: l’arco d’ingresso è in comune con la settima cappella; infatti fa da
cornice ad entrambe le cappelle. All’interno, la struttura si compone di una volta affrescata sotto la quale sono collocate le statue. Anche in questo caso, come nel precedente, la volta è molto più profonda rispetto alle altre e non ha aperture dalle quali
3 FERRO F. M., Dionigi Bussola e il Santuario del Varallino, cit., pag. 14
4 Archivio Parrocchiale di Galliate, Varallino, cartella I, sezione II, fascicolo 1 (1668) 5 APG, Varallino, cartella I, sezione II, fascicolo 5 (1747-1781)
136 far entrare la luce. La struttura è sottolineata da decorazioni affrescate che riprendono l’effetto del marmo (fig. 2). Una vela (fig. 3), poi, collega questa cappella alla successiva armonizzando il tutto.
Le sculture: in questa cappella ne troviamo cinque: il Cristo orante, l’Angelo e i tre
apostoli. I punti focali della scena sono l’Angelo e Gesù, disposti uno in alto a sinistra e l’altro in basso a destra, a creare una linea obliqua lungo la quale si svolge l’episodio principale; è come se assistessimo ad un dialogo silenzioso tra questi due personaggi. Al centro della scena sono poi collocati i tre apostoli dormienti che, pur essendo in posizione centrale, sono secondari alla narrazione dell’episodio. Tutto in questa cappella è all’insegna della semplicità: molto sobria è la composizione e la disposizione delle statue, lo spazio circostante sembra quasi spoglio poiché non c’è nient’altro (oltre alle cinque figure) che il suolo sul quale si appoggiano i protagonisti della scena e anche questo è nudo, fatto solo di semplice terra.
All’estrema destra dunque troviamo la figura di Gesù, inginocchiato a terra e con le braccia aperte, mentre prega rivolto verso l’Angelo (fig. 4). Indossa una tunica rossa e sulla spalla destra è appoggiato il mantello blu che ricade lungo tutta la schiena. Queste vesti sembrano molto semplici e la semplicità è sottolineata anche dai piedi nudi dell’orante. Tiene le braccia aperte proprio in segno di preghiera ed il suo volto sembra triste, angosciato (fig. 5). In questa scena infatti Gesù sembra avere dei ripensamenti quando dice, rivolgendosi in preghiera al padre, che se solo volesse potrebbe allontanare da lui la sofferenza che dovrà subire di lì a poco; ma poi, subito dopo, aggiunge anche che deve essere fatta la volontà del padre e non la sua. Sembra essere in uno stato confusionale, raramente cade in tentazione, ma qui viene spinto quasi al limite. Questo suo stato d’animo dovrebbe essere mitigato dall’arrivo dell’Angelo che, ancora sospeso in aria e pur portando i segni della passione, cioè la croce e il calice, è lì per infondergli forza e coraggio (fig. 6). Sorretto da una nuvola bianca che sporge direttamente dalla parete, l’Angelo si rivolge direttamente a Gesù. Indossa una corta tunica azzurra che arriva fino al ginocchio e che quindi lascia scoperta la parte inferiore delle gambe bianche. Intorno alle braccia è avvolto un drappo color ocra che ricade in basso cingendogli le cosce. Gli alti calzari sono della stessa tinta della tunica. Le splendide ali presentano vari colori: dall’azzurro, al verde, al rosso; questo perché rispecchiano i colori dell’arcobaleno e della luce. Nella mano destra tiene il calice, mentre nella
137 sinistra una grande croce, simboli della passione e delle sofferenze che Gesù dovrà patire.
In mezzo alle due figure principali troviamo, distese sopra dei massi, quelle dei tre apostoli che accompagnarono Gesù nel Getsemani.
Il primo è Giovanni, l’apostolo prediletto da Gesù, disposto direttamente sotto l’Angelo in posizione più avanzata rispetto agli altri due che risultano più vicini al Maestro, e sembra dalla posa che sia stato l’ultimo a lasciarsi prendere dal sonno (fig.7). Indossa una lunga tunica verde e sulle cosce è steso un drappo arancione, probabilmente il mantello. Il gomito sinistro è appoggiato ad una pietra e la mano sorregge la testa ripiegata di lato, con gli occhi chiusi in atteggiamento di riposo. L’altro braccio è lasciato morbido lungo il fianco, la gamba destra è quasi distesa mentre quella sinistra è piegata (sembra che seguano l’andamento del terreno sottostante). Questa posa sembra quella di un uomo che riflette e che, preso dai suoi pensieri, si è assopito.
Le altre due figure, quelle di Pietro e Giacomo, sono poste nell’angolo sinistro della cappella, una accanto all’altra (fig. 8). Anche questi due apostoli si sono addormentati su delle rocce. Quello più a sinistra ha una tunica azzurra e un drappo giallo che dalla schiena gli ricade sulle gambe, il corpo è ripiegato leggermente verso sinistra in modo da poter appoggiare sulle rocce le braccia incrociate e la testa sopra di esse. L’altro, invece, indossa una tunica azzurra e ha usato il drappo arancione per coprirsi. È disteso a terra con le gambe piegate, il fianco destro appoggiato sulle pietre e la testa lasciata ricadere in dietro.
Gli affreschi: se per quanto riguarda la parte statuaria questa cappella è povera di
dettagli, dal punto di vista pittorico invece è molto ricca di elementi che integrano e completano la narrazione dell’episodio evangelico (fig. 9). Sulla parete di fondo, nella parte inferiore della parete, troviamo descritto in primo piano Giuda che tradisce Gesù baciandolo sulla guancia (fig. 10).
La scena risulta dinamica poiché è arricchita da altri piccoli episodi satellite a questo: in basso si vede Pietro che, in difesa del Maestro, taglia l’orecchio ad un servo del sommo sacerdote. “I volti e gli sguardi dei cavalieri sono espressionistici; i gesti sono esasperati e richiamano senza dubbio la pittura dei Sacri Monti”6. In secondo piano, con dimensioni molto più piccole rispetto alla scena descritta in primo piano, troviamo
6 BRUSTIO S., Lorenzo Peracino, cit., pag. 108
138 rappresentato Gesù mentre sveglia gli Apostoli (fig. 11). Mentre in terzo piano, ancora più piccole e lontane, sono descritte le figure di Giuda e dei soldati che si avvicinano per catturare Gesù. È chiaro che qui vengono fatte delle ripetizioni poiché i personaggi principali, come Gesù o Giuda, vengono descritti ripetutamente, quasi in ogni singolo momento narrativo, anche sulla stessa parete. Nella parte superiore della parete invece troviamo rappresentato un cielo plumbeo, carico di nuvole grigie e viola, dalle quali si intravede il sole che sorge (o la luna che si ritira) (fig. 12).
Sulla parete sinistra invece, sotto la statua dell’Angelo, è descritto Gesù che viene portato via dai soldati (fig. 13), mentre più in alto sono descritti gli apostoli che assistono impotenti alla scena e cercano di scappare (fig. 14). Il tutto è ambientato in un paesaggio rupestre che aiuta ad inserire l’intera scena nel contesto giusto ed è anche un “bellissimo notturno”7.
La parete destra è semplicemente tinteggiata di grigio-azzurro, come proseguimento del cielo.
Sulla volta troviamo invece descritte, in un’atmosfera lugubre e tenebrosa, le figure dei diavoli (fig. 15), simboli delle forze del male e delle tentazioni: queste figure sono “caricaturali”8, Lucifero sembra quasi in trono e i demoni gli stanno attorno, avvolti in una nube brumosa.
Note di critica: secondo il Bottelli “la semi oscurità della cappella è in armonia colla
oscurità che regnava nell’orto quando vi si recò Gesù per prepararsi alla sua dolorosa passione”9, mentre il Cremona scrive che “il Peracino sparse nelle statue e nelle pitture un delicato e religioso pensiero”10 e che questa “è la più suggestiva tra le cappelle. I tre dormienti posano con un abbandono che sa di tragico, che suscita una impressione forte, che fa smarrire lo spirito…”11. Commette però l’errore di associare sia le statue che le pitture al Peracino, mentre poi si è scoperto che le statue sono del Bussola e il Peracino si è solo preoccupato di dipingerle, insieme agli affreschi.
Ferro ammette che “il Cristo orante e l’Angelo, che gli reca il calice e la croce, per la verità non si inseriscono, con la disinvoltura che ci si aspetterebbe, nell’atmosfera
7 FERRO F. M., Dionigi Bussola e il Santuario del Varallino, cit., pag. 11 8 BRUSTIO S., Lorenzo Peracino, cit., pag. 108
9 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri dedicate a Maria Vergine nel vicariato di
Trecate, Novara 1885, pag. 61
10 CREMONA A., Il Santuario del Varallino e le sue opere d’arte e di fede, Novara 1918, pag. 16 11 CREMONA A., Il Santuario del Varallino, Novara 1924, pag. 17
139 dell’avvenimento. La ventata barocca dell’Angelo risulta alquanto artificiosa e superficiale” tanto da definirlo una “caduta di stile”12. Va però tenuto conto, nella critica delle statue, che le molteplici pitture svolte sulle sculture hanno creato pessimi effetti e quindi rovinato l’esito finale.
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Immagini scheda 6
Figura 1. Cappella con l’episodio del Monte degli Ulivi
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Figura 3. Vela di congiunzione tra le due cappelle
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Figura 5. Volto della statua di Gesù
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Figura 7.Statua di Giovanni
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Figura 9. Affresco sulla parete di fondo
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Figura 11. Dettaglio con Gesù che risveglia gli apostoli
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Figura 13. Dettaglio dell'affresco sulla parete di sinistra con episodio della Cattura di Gesù
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