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“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. […] Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia“. (Luca, 2, 1; 16)

Architettura: fine XVI secolo

Sculture: Grazioso Rusca (1795-1796)

Affreschi: Francesco Antonio Biondi e Antonio Pelosi (1795-1796)

Cenni storici: anche in questa cappella le originarie statue seicentesche vennero

sostituite dalle attuali in terracotta dipinta1. Gli abiti inoltre sono di vero tessuto, indurito con bagno di gesso. Secondo il Bottelli, autore di un’ottocentesca guida al

1 Il Santuario del Varallino, in MAINARDI A., FONIO M. e COLOMBANO A., Percorsi: storia e documenti

100 santuario, stava veramente a cuore ai parroci di Galliate terminare questa cappella e l’insieme riuscì secondo quanto desiderato 2.

Fonti documentarie: leggendo i carteggi relativi a Rusca e Biondi, non è subito chiaro

quanto vengano pagati i due artisti per i lavori svolti nella cappella. Risalirebbe al 6 ottobre 17943 il primitivo contratto molto dettagliato con il numero delle statue da eseguire: sei, suddivise tra Sacra Famiglia (cioè Bambino, Madonna e San Giuseppe) e le altre tre (due pastori e una pastorella) anche se, in realtà, le statue risulteranno alla fine essere sette.

Quanto ai pagamenti, ci si accorda sulla somma totale di 1800 lire suddivise in questo modo: poco più di 260 lire vengono date al Biondi subito, come anticipo; nel 1795 si sarebbero quindi versate altre 530 lire, 500 lire nel 1796 e altre 500 lire nel 1797. Al 25 ottobre 1795 risale una prima lettera del Biondi che conferma di aver ricevuto 300 lire imperiali, seguita da una seconda del 28 ottobre 1795, con la ricevuta di altre 500 lire, e da un’ultima del 12 dicembre 1796, dove l’artista afferma di aver ottenuto il saldo di 400 lire. Per quanto riguarda i pagamenti del Rusca, in una lettera del 7 novembre 1796, questi dice di aver ricevuto 400 lire. Ma in altre lettere (datate 26 agosto 1796 e 2 settembre 1796), contenute nel carteggio tra Rusca e il sacerdote Giovanni Diana (l’amministratore del santuario), risulta che il Biondi non ha pagato lo statuario e dunque questi si fa avanti per chiedere al sacerdote la somma dovutagli (o comunque per metterlo al corrente del problema). In effetti, ancora il 24 ottobre 1796, il Rusca scrive al Diana per chiedere i soldi che gli spettano per il lavoro svolto al Varallino: lui non può andare a prenderli a Galliate poiché è bloccato a Novara per un lavoro e si aspettava che glieli portasse il Biondi (che purtroppo non si è mai visto con i soldi), così ora si vede costretto a chiedere al Diana di farseli spedire a Milano.

L’architettura: la cappella presenta un arco d’ingresso in marmo rosso che incornicia

l’intera scena. All’interno, la struttura si compone di una volta a botte affrescata sotto la quale sono collocate le statue. All’interno della cappella la luce entra da una finestra a tre aperture posta in alto sulla parete di fondo e la vetrata centrale ripresenta la rappresentazione della Nascita di Gesù (fig. 2).

2 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri dedicate a Maria Vergine nel vicariato di

Trecate, Novara 1885, pag. 58

3 Tutte le informazioni relative alle “Fonti documentarie” di questa cappella sono tratte da Archivio

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Le sculture: partendo da sinistra verso destra, la prima figura che si incontra è quella di

San Giuseppe con un ginocchio piegato per appoggiarsi al muro e l’altra gamba ben piantata a terra. Indossa una tunica azzurra con un manto marroncino che dalla spalla sinistra cade sotto l’ascella destra. Presenta ancora barba e capelli grigi e sul capo è posta un’aureola metallica. Nella mano destra tiene un bastone che lo aiuta a stare in equilibrio e grazie al quale può appoggiare anche il braccio sinistro. Il volto è sereno e presenta un dolce sorriso rivolto verso il Bambino (fig. 3).

Accanto a lui è disposta la mangiatoia di legno e colma di paglia, con un lenzuolo bianco sul quale è adagiato Gesù sorretto dalla Madonna. La Vergine è inginocchiata accanto al piccolo e lo guarda teneramente, lasciando però che sia ben visibile anche a tutti i visitatori della chiesa. Maria indossa il consueto abito rosso ed è avvolta dal panno blu, ma questa volta anziché essere un mantello è un lunghissimo velo che le copre i capelli e ricade lungo seguendo il corpo, arrivando a toccare terra. Con una mano sorregge la testa del Bambino, mentre con l’altra trattiene un lembo del lenzuolo. Anch’essa, come il neonato e San Giuseppe, ha sul capo l’aureola. Davanti alla “culla” è posizionato poi un cesto di frutta, dono dei pastori o uniche vivande che la Sacra Famiglia avesse con sé (fig. 4).

Procedendo verso destra, si incontra la figura del primo pastore, inginocchiato a terra e assorto nella preghiera. Sembra rappresentare un mondo a sé stante, l’unico che sta pregando, l’unico che è ritratto ad occhi chiusi, quasi a simboleggiare il mondo dell’introspezione, la parte più profonda e intima di ognuno di noi, che vede quest’evento a suo modo (in questo caso sentendosi di pregare). Indossa una tunica azzurra avvolta in una semplice toga rossa e la spalla sinistra è coperta da un indumento bianco a maniche corte. Ha barba e capelli castani, tiene la testa piegata, rivolta verso terra ed è ad occhi chiusi. Inoltre tiene le mani giunte, richiamando il segno più evidente di preghiera (fig. 5).

Subito dietro di lui seguono la figura di un altro pastore con una pastorella (forse la figlia) (fig. 6).

Anche loro vengono a portare omaggio al Bambino appena nato: il pastore con la mano sta indicando alla fanciulla la scena, come per far capire alla piccola che sono arrivati nel posto giusto.

Anche questo pastore indossa una tunica a più strati, a maniche corte e sopra una specie di stola azzurra che gli cinge la vita, passando anche sopra la spalla destra. Nella mano

102 che indica tiene anche un bastone, usato per aiutarsi a camminare nel tragitto dal pascolo alla capanna. Anche lui presenta barba e capelli color castano. Con il braccio sinistro cinge le spalle della ragazzina, vestita di azzurro, che in braccio porta un agnellino. I capelli, ricci e castani, della piccola sono trattenuti da un copricapo leggero. Ed ecco che, più vicino allo spettatore, è disposto un ultimo pastore, inginocchiato anche lui a terra, ma con il busto slanciato leggermente in avanti a tendere le braccia aperte verso la Sacra Famiglia. Anch’egli è vestito con una tunica marrone, serrata in vita da un nastro azzurro e dalla quale fuoriescono maniche bianche (segno che sotto c’è un altro indumento). Ha barba e capelli bianchi, sembra più vecchio degli altri due pastori; nella mano sinistra, appoggiato a terra, tiene il capello (fig. 7).

Infine in basso a sinistra, sulla parete principale, si può vedere che, immediatamente dietro la figura di Maria e Gesù, spunta fuori dal muro, in tre dimensioni, il muso dell’asinello, mentre accanto a San Giuseppe appare, sempre in tre dimensioni, il bue (fig. 8). Entrambi sono elementi principali del presepe che non potevano essere tralasciati.

Gli affreschi: sulla parete principale, posta frontalmente all’osservatore, è descritta

l’architettura della capanna nella quale hanno trovato riparo Maria e Giuseppe per la notte (fig. 9). È raffigurata una vera e propria architettura, con l’apertura ad arco a tutto sesto in fondo, che crea lo spazio nel quale è raccolto il fieno, spazio a sua volta terminante con un altro arco a tutto sesto in primo piano (a lambire la soprastante finestra lunettata). All’interno di questo spazio è descritto un gruppo di tre persone: un pastore (che regge in mano la sua piva e ai piedi ha una pecorella) e due donne; una regge un paniere in testa, mentre l’altra, con la testa coperta di un velo leggermente piegata verso sinistra e con le mani giunte, prega in silenzio. Spostando lo sguardo più a destra, separato dagli altri, è rappresentato un quarto personaggio, probabilmente un altro pastore, che è ritratto di spalle come se stesse parlando a qualcun altro. Nella posizione della chiave di volta dell’arco trovano posto tre teste di angioletti, dalle ali azzurre, che guardano la sacra scena. Tutto il resto della parete è poi stata affrescata come se fosse in mattoni e come se facesse parte della struttura della capanna nella quale è inserita la scena.

Sulla parete di sinistra invece, sotto un altro arco a tutto sesto, è descritta un’altra parte della capanna, la prosecuzione della parte precedente, dove si può vedere altro fieno (fig. 10).

103 Sulla parete di destra invece è descritto un paesaggio all’alba, con prati verdi e un’architettura in secondo piano (fig. 11). Dal cielo, tra le nuvole e una luce divina, scende un angelo, forse proprio quell’Angelo che ha portato l’annunzio ai pastori che il Redentore era nato a Betlemme.

Infine, sulla volta (fig. 12) e sul resto della struttura della cappella, sono inserite figure di angioletti in volo: alcuni suonano, altri sorreggono cartigli con frasi riguardanti il Salvatore (fig. 13-14-15). Hanno le ali di colori diversi, ma sembra proprio stiano gioendo e festeggiando l’evento di cui sono testimoni, cantano infatti “gloria a Dio nel più alto de’ cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà” 4.

Note di critica: secondo il sacerdote Adolfo Cremona, questa “è una cappella di

singolare bellezza. […] È un presepio pieno di vita, eseguito con molto amore, ed ha in sé molti pregi di bellezza tutta spirituale. Assorti in estasi divina ed affettiva stanno Maria e San Giuseppe. E gli atteggiamenti dei pastori disegnati con molta grandiosità, rivelano la purezza dell’animo loro, la fede sincera, propria degli umili davanti al soprannaturale, ed in pari tempo presentano un gruppo di una singolarità estetica imponente” 5. Sempre il Cremona aggiunge che la Madonna è un “capolavoro di grazia e leggiadria” 6, mentre il San Giuseppe è artisticamente meno bello. Secondo un altro sacerdote, Pietro Bottelli, invece, “qui tutto ispira una santa allegrezza; par di sentire gli angelici concenti, e non appena si è dato il primo sguardo, nasce in cuore un sentimento di tenera riconoscenza a Gesù Redentore […]”7; ancora parlando dei pastori afferma inoltre che “le fisionomie, gli abiti sono veramente da semplici pastori, l’adorazione è profonda. […] Insomma, ci pare veramente di essere nella capanna di Betlemme. Anche le pitture analoghe al mistero sono belle ed espressive” 8. Par così di capire che la critica abbia dato riscontri positivi per questa cappella, dove è piaciuto tutto nella complessità.

4 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri, cit., pag. 57 5 CREMONA A., Il Santuario del Varallino, Novara 1924, pag. 14

6 CREMONA A., Il Santuario del Varallino e le sue opere d’arte e di fede, Novara 1918, pag. 13 7 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri, cit., pag. 57

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Immagini scheda 3

Figura 1.Cappella della Nascita di Gesù

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Figura 3. Statua diSan Giuseppe

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Figura 5. Pastore che prega

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Figura 7. Statua delpastore inginocchiato

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Figura 9. Affresco sulla parete principale

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Figura 11. Affresco sulla parete destra

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3.1.4 Scheda 4: cappella IV - Presentazione al tempio (Quarto Mistero di

Gioia) (fig.1)