“Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio. […] C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. “. (Luca, 2, 22; 38)
Architettura: fine XVI secolo
Sculture: Magno Cogliati da Canegrate (1798)
Affreschi: Magno Cogliati da Canegrate (1789 circa), attribuzione incerta
Cenni storici: inizialmente anche le statue per questa cappella, conosciuta come quella
della Circoncisione, dovevano essere preparate da Dionigi Bussola a metà Seicento, ma l’artista si occupò solo di quelle dei Misteri Dolorosi, lasciandola incompiuta1; venne
1 FERRO F. M., Dionigi Bussola e il Santuario del Varallino di Galliate, “Bollettino Storico per la Provincia
112 infatti portata a termine solo più di un secolo dopo dal Cogliati. Come nella precedente, le statue sono in terracotta, con abiti di vero tessuto imbevuto nel gesso.
Si è ipotizzato che la figura dell’aiutante del Pontefice possa essere in realtà una statua creata inizialmente per la seconda cappella2, dedicata all’Adorazione dei Magi, in seguito sostituita con quella della Visitazione di Maria a Elisabetta. Tale ipotesi deriva dal fatto che il garzone, che tiene tra le mani un vaso, sembra essere un elemento tipico del seguito dei Magi. Quando la statua non servì più venne rimossa, finché non fu riscoperta dal Cogliati che decise di inserirla in questa nuova composizione.
Fonti documentarie: esiste un unico documento, datato 30 settembre 17983, in cui si parla del Cogliati e dei lavori per la cappella della Presentazione al tempio: verosimilmente è il contratto stesso stipulato tra lo scultore e don Giovanni Maria Parma, sacerdote galliatese e amministratore del santuario. In questo scritto si legge che al Cogliati sono richieste cinque statue rappresentanti la Sacra Famiglia, il vecchio Simeone e la profetessa Anna. Inoltre si aggiunge che l’artista dovrà dipingere tutto l’arco interiore della cappella, che termina nell’ultima cappella che le sta accanto, e quello esteriore, rivolto verso la chiesa, oltre che dedicarsi alle pitture delle pareti. Il compenso è fissato a 2.000 lire. Il Parma infine si assume l’incarico di procurare la sabbia, la calcina, il muratore e tutto quanto potesse servire per sistemare il muro affinché fosse pronto per ospitare i nuovi affreschi.
Descrizione dell’architettura: l’arco d’ingresso in questo caso è grande come gli altri,
ma è in comune con due cappelle; infatti fa da cornice sia alla quarta che alla quinta cappella. All’interno, la struttura si compone di una volta a botte affrescata sotto la quale sono collocate le statue. La luce entra da una finestra tripartita che presenta tutt’intorno una decorazione che riprende quella sviluppata in tutta la cappella (fig. 2). L’arco esterno è riccamente decorato con elementi vegetali che legano insieme le strutture portanti della quarta e della quinta cappella (fig. 3). Le due cappelle inoltre sono collegate e armonizzate da una vela, decorata anch’essa (fig.4).
2 BOTTELLI P., Il Varallino di Galliate e le chiese campestri dedicate a Maria Vergine nel vicariato di
Trecate, Novara 1885, pag. 59
3 Tutte le informazioni relative alle “Fonti documentarie” di questa cappella sono tratte da Archivio
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Descrizione delle sculture: la scena si svolge su più piani. In basso a sinistra, rivolto
verso la scena principale, c’è San Giuseppe, con tunica blu, avvolto da un manto marrone. Ha barba folta e capelli radi grigi. Si tiene una mano nell’altra e sembra guardare con ammirazione il figlioletto (fig. 5).
Accanto a lui, inginocchiata sul secondo gradino di una breve scalinata, è posta Maria avvolta nel tipico vestito rosso con manto blu che le ricopre quasi interamente la figura. Ha la testa coperta da un velo bianco. Anche lei è rivolta verso la scena principale e protende le mani verso il bambino, come a desiderare di riprenderlo in braccio. Sembra ansiosa, quasi preoccupata, si comporta come una mamma che, sapendo il proprio figlio in braccio ad altri, non è completamente sicura e preferirebbe riaverlo con sé (fig. 6). Sul gradino più alto, al centro della scena, sono disposti Simeone e Gesù tra le braccia del vecchio (fig. 7). Secondo il vangelo, egli era un anziano cui lo Spirito Santo aveva preannunciato la visione del Messia (che effettivamente avviene in questa scena) e preannuncia anche a Maria la sua partecipazione alla vita dolorosa del figlio.
L’anziano è vestito con un abito tripartito, tipico dell’epoca, con una tunica bianca lunga che spunta lungo le gambe e le braccia, coperta da una tunica più corta verde, con sopra la casacca abbinata, il tutto chiuso da una cintura rossa in vita. Al collo porta un medaglione di una certa importanza, mentre il capo è coperto da un copricapo a due punte verde bordato d’oro. È in età avanzata, infatti, porta una folta barba bianca che gli incornicia interamente il viso. Ha le braccia protese in avanti nel gesto di presentare a tutti Gesù.
Il piccolo è posto sopra un lenzuolo, nudo, con lo sguardo rivolto verso l’osservatore. A fianco, la figura di un giovane garzone (un aiutante) che sta salendo i gradini con in mano un vaso o comunque un contenitore, blu scuro, bordato d’oro (fig. 8).
Questa è una statua che il Bottelli riconosce come probabile facente parte del corteo regale nella rappresentazione dell’Adorazione dei Magi, poi sostituita con quella della
Visitazione di Maria a Elisabetta. Il giovane porta solo una tunica, arancione, che per il
movimento della gamba lascia scoperta quella destra, dal ginocchio in giù, mentre copre completamente l’altra. Riconosciamo che è un giovane dalla fisionomia e dai capelli lunghi, castano e riccioli, privo di barba o baffi, e soprattutto dalla statura. Ai suoi piedi sono posate una coppia di tortore o colombe, da offrire in sacrificio, com’è narrato nelle scritture.
114 L’anziana donna indossa una tunica azzurra ricoperta quasi interamente da un lungo velo che, ricoprendole il capo, cade, drappeggiando l’intera figura fino a terra. Sotto di esso, che ricopre i capelli e incornicia il volto, è posto un altro piccolo velo bianco. È in piedi, rivolta a guardare la scena principale, tenendosi le mani strette al petto quasi ad indicare il grande desiderio di poter sorreggere anche lei tra le braccia il Bambino Gesù.
Descrizione degli affreschi: la parete centrale viene utilizzata per ricreare graficamente
l’immagine prospettica di un baldacchino, sotto il quale sta la figura del Gran Sacerdote. Quattro colonne portanti sorreggono il centro dell’architettura, mentre altre sono collocate ai lati, proprio come se fosse un vero elemento architettonico che si vede dietro ai protagonisti. Anche la finestra lunettata soprastante viene inserita all’interno di questa decorazione pittorica, quasi facesse parte anche lei della costruzione del tempio di Gerusalemme. Sulla volta centrale, inserita in un ovale, è descritta l’immagine del Signore benedicente seduto tra le nuvole e circondato dagli angeli (fig. 10).
Tutt’intorno l’architettura è decorata con affreschi che sembrano finte statue di marmo bianche, inserite in finte nicchie create con l’affresco. Inoltre ci sono decorazioni con fiori e finti stucchi.
Le pareti laterali invece risultano più sobrie: in entrambe sono descritti squarci architettonici che creano l’illusione di trovarsi veramente all’interno di un edificio o di una città dove è possibile vedere archi a tutto sesto, loggiati, cupole, colonnati… (fig. 11-12). Il tutto comunque è armonicamente legato alle altre immagini presenti nella cappella, proprio perché nell’insieme sembrano realmente la struttura di un edificio.
Note di critica: nel 1918 il Bottelli scriveva così riguardo alla statua della Madonna:
“questa figura è alquanto scadente negli abiti fatti di tela inverniciata, ma è ben conservata nel volto che è ancora di delicato profilo”, e continuando a parlare di San Giuseppe aggiungeva: “di questa statua si deve ripetere il già detto a riguardo dell’altra della Madonna, è un po’ scadente negli abiti, quantunque ben conservata nel volto, al quale inconveniente si dovrebbe provvedere per decoro del mistero” 4. Secondo il Cremona invece “il quadro plastico per quanto lodevole è freddo nell’insieme. La modellatura, il disegno, sono trattati con molta correttezza; è il quadro di carattere
115 accademico che non ricorda certo e per nulla quello del presepio, dove disegno e forma sono a disposizione dell’artista per voler fare trionfare la parte espressiva” 5.
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Immaginischeda 4
Figura 1. Cappella della Presentazione al tempio
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Figura 3. Decorazioni sulla muratura portante della quarta e quinta cappella
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Figura 5. Statua di San Giuseppe
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Figura 7. Statue di Simeone e Gesù
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Figura 9.Statua della profetessa Anna
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