Considerazioni
I pesci vivono nell'acqua, e gli uomini nell'aria. I pesci non sentono e non vedono l'acqua finché non si muovono, o finché non è l'acqua a muoversi. E noi, allo stesso modo, non sentiamo l'aria finché non ci muoviamo, o finché non è l'aria a muoversi.
Ma appena ci mettiamo a correre, l'aria ci soffia in faccia: e certe volte, correndo, sentiamo l'aria fischiarci nelle orecchie.
E quando apriamo una porta che dà su una stanza riscaldata, si forma sempre una corrente che in basso soffia dall'esterno verso la stanza, e in alto soffia dalla stanza verso l'esterno.
Quando qualcuno cammina per una stanza o agita il vestito che ha indosso, noi diciamo che "fa vento"; e quando si accende una stufa, c'è sempre un po' di vento che soffia al suo interno.
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Cfr. Bibliografia p. 146.
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Un grazie alla Professoressa Elena Freda Piredda dell’Università Cattolica di Milano per i link.
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Quando in campagna tira il vento, continua a tirare per giorni e notti intere, a volte in una direzione, a volte in un'altra. Questo accade perché, in qualche punto della Terra, l'aria si riscalda molto, e in qualche altro punto si raffredda: è allora che nasce il vento, e in basso si muove l'aria fredda, mentre in alto soffia quella tiepida, proprio come accade quando si apre la porta di un locale già riscaldato. E il vento soffierà fino a quando quel punto in cui era freddo non si sarà riscaldato e quel punto in cui era caldo non si sarà raffreddato.
Magnete
99Descrizione
Nei tempi antichi c'era un pastore: si chiamava Magnete. Un giorno, una delle sue pecore si smarrì. Magnete andò a cercarla sui monti.
Arrivò in un luogo dove non c'erano nient'altro che pietre. Procedette fra le pietre, e a un tratto si accorse che gli scarponi gli restavano attaccati al terreno. Allora toccò quelle pietre con la mano: erano asciutte, e alle mani non restavano attaccate. Così il pastore si rimise in cammino, e gli scarponi ripresero a restare attaccati alle pietre.
Allora si sedette, si sfilò gli scarponi, li prese in mano, e tenendoli fra le dita provò di nuovo a toccare le pietre: se avvicinava il cuoio o la suola, quelle non si attaccavano, ma appena le sfiorava con i chiodi, ecco che subito gli restavano incollate.
Magnete aveva con sé un bastone con la punta di ferro. Toccò allora una pietra con il legno, ma non si attaccò; la toccò con la punta di ferro, e quella si attaccò così saldamente che per staccarla la dovette strappare.
Magnete, allora, osservò bene quel genere di pietre, e vide che somigliavano al ferro, e decise di portarne qualche pezzo a casa. Da quel giorno la gente conobbe questo genere di pietre, e le chiamò magneti, o calamite. La calamita
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si trova sottoterra, insieme al minerale di ferro. Dove il ferro ne contiene molta, allora lì è migliore. La calamita ha un aspetto non dissimile a quello del ferro. Se si pone un pezzetto di ferro sopra la calamita, anche quel pezzetto acquista la virtù di attirare altro ferro a sé. E se si pone sulla calamita un ago di acciaio tenendolo lì sopra per un po' di tempo, l'ago si trasforma in una calamita e attrae il ferro a sua volta.
Se due calamite vengono accostate l'una all'altra tenendole strette alle loro estremità, da una parte queste estremità si respingeranno, mentre dall'altra si attireranno fra loro. Prendendo una calamita a forma di ago e dividendola in due, si verificherà di nuovo la stessa cosa: da una parte le metà si attireranno, mentre dall'altra si respingeranno fra loro. Se si dividono ancora a metà, avverrà la stessa cosa; si potranno dividere all'infinito, e sempre accadrà la stessa cosa: le estremità uguali si respingeranno, e quelle diverse si attireranno, come se un'estremità della calamita spingesse verso l'esterno, e l'altra attirasse verso di sé.
E per quanto si cerchi di spezzettarla, spingerà sempre da un'estremità verso l'esterno, mentre dall'altra attirerà verso di sé, proprio come una pigna di abete, che in qualunque punto la si spezzi, da un lato risulterà sempre a punta e dall'altro incavata; da qualunque verso la si prenda, l'incavo combacerà con la punta, ma punta con punta e incavo con incavo non combaceranno mai fra loro.
Se si magnetizza un ago tenendolo a contatto con la calamita, e poi se ne fissa il centro su un perno in modo che vi possa girare dentro liberamente, si potrà far ruotare a proprio piacimento l'ago magnetizzato; ma appena lo si lascerà libero, una delle due estremità punterà verso sud, verso il mezzogiorno, mentre l'altra estremità punterà verso nord, verso la mezzanotte.
Quando non si sapeva ancora dell'esistenza della calamita, non si poteva navigare molto al largo. Se una barca si spingeva molto lontano sul mare, la terra non si vedeva più, e soltanto il sole e le stelle potevano guidare la navigazione.
Ma se il cielo era coperto e non si vedevano né il sole né le stelle, non si sapeva davvero verso quale direzione andare, e la nave, travolta dal vento, veniva sbattuta e sospinta contro gli scogli, e si frantumava.
Così, finché la calamita non venne scoperta, gli uomini non si allontanavano troppo dalle coste; quando però fu scoperta, adattarono l'ago magnetico su un perno, in modo che vi potesse girare dentro liberamente. E dai movimenti di quest'ago impararono a regolarsi per capire verso quale direzione dovevano guidare la nave. Usando l'ago magnetico cominciarono ad avventurarsi più lontano dalle coste e, da allora, scoprirono molti mari che erano ancora sconosciuti.
Sulle navi c'è sempre un ago magnetico – la bussola – e c'è anche una fune costellata di tanti nodi, che si tiene avvoltolata all'estremità della nave. Questa fune è congegnata in modo tale da srotolarsi via via che la nave procede, così da calcolare quale sia la distanza percorsa. In questo modo, su una nave in viaggio, si sa sempre in che luogo ci si trova in un certo momento, quanto si è distanti dalla costa, e verso quale direzione si sta procedendo.