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I percorsi di integrazione dei minori stranieri non accompagnati: le esperienze dei comun

1. La formazione scolastica

Per i minori che aderiscono ai progetti individuali proposti loro dai servizi sociali e dalle comunità di accoglienza iniziano dei percorsi di integrazione: corsi di lingua italiana e, a seconda dell’età, iscrizione a scuola o a corsi di formazione profes- sionale. Tuttavia, la scolarizzazione per i minori stranieri non accompagnati è spesso complicata e l’inserimento scolastico ha bisogno di una adeguata formazione sia del personale scolastico che degli operatori della comunità che seguono il ra- gazzo. Infatti, per il minore andare a scuola spesso significa mettere in discussione tutto il proprio progetto migratorio, ovvero allontanare nel tempo il momento del- l’inserimento lavorativo e quindi la possibilità di guadagnare dei soldi per ripagare la famiglia dei debiti contratti per il viaggio. Una differenza sostanziale rispetto al completamento del ciclo scolastico e più in generale alla facilità di apprendimento e positiva conclusione del percorso scolastico è data dal paese di provenienza del ragazzo, oltre che dalla sua età e dalle motivazioni alla base del viaggio migratorio, come ci viene trasmesso dall’esperienza della provincia di Trento.

Bisogna fare una divisione tra le provenienze, perché il percorso scolastico è diverso: i ragazzi dall’Albania hanno fatto quasi tutti il percorso di apprendimento scolastico, mentre Bangladesh e Pakistan hanno una bassissima scolarizzazione e un apprendimento lentissimo a causa della lingua, quindi per loro ci vuole molto più tempo per completare un percorso finalizzato all’inserimento nel mondo del lavoro. Se hanno 15-16 anni ce la fanno, se hanno 17 anni no, a meno che non trova nella rete dei bengalesi che hanno tutti ristoranti, quindi tramite i loro canali. Tra i ragazzi che venivano dalla Libia c’era un’alta percentuale di analfabetismo: per alcuni di loro siamo riusciti a trovare qualcosa, ma è stato un lavoraccio perché abbiamo dovuto far recuperare le competenze minime, non sapevano tenere una penna in mano. Recuperare anche i prerequisiti lavorativi, arrivare in orario, av- visare se non stai bene e non ci vai… Però avevano delle competenze manuali più alte degli altri perché avevano già delle esperienze lavorative nel mercato del lavoro libico, e apprendevano più velocemente un’attività manuale.

Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione)– Provincia Autonoma di Trento

Una ulteriore criticità riguarda i minori prossimi alla maggiore età, per i quali, per legge, non è possibile iscriverli a corsi professionali se prima non hanno assolto al- l’obbligo scolastico; infatti, al momento dell’iscrizione al corso professionale, il

ragazzo deve avere anche l’iscrizione e la frequenza al Centro Territoriale Permanente (CTP). Come ricorda il responsabile del Comune di Napoli, generalmente, la scelta del percorso scolastico viene fatta in riferimento all’età del ragazzo; se arriva in co- munità ad una età prossima ai 18 anni, è preferibile un percorso breve, concentrato, mentre per i ragazzi di 15 o 16 anni, ma sono casi rari in quanto l’età di arrivo è sempre maggiore, l’obiettivo è prendere una qualifica almeno triennale, la criticità si presenta appunto per i ragazzi più grandi che sono al di fuori dell’obbligo scola- stico. Frequente è anche l’inserimento dei ragazzi a corsi serali e l’organizzazione autonoma da parte delle comunità di corsi di italiano per favorire l’alfabetizzazione dei minori, come nel caso della cooperativa Dedalus la quale gestisce autonoma- mente il percorso scolastico preparando il minore all’esame di licenza media.

Facciamo l’iscrizione o attraverso i centri territoriali permanenti, quindi i ragazzi frequentano sia per il conseguimento della licenza inferiore, e per l’alfabetizzazione, perché molti ragazzi… per la lingua italiana, quindi diversi attestati di competenza linguistica, oppure sempre con il tramite della Dedalus c’è questa scuola che si trova a Secondigliano, la Berlinguer, dove i ragazzi frequentano anche la mattina, con l’aiuto sempre di un’operatrice della Dedalus, che si occupa di insegnare l’ita- liano agli stranieri, e sono seguiti in maniera un po’ più attenta. Poi le comunità di solito si organizzano in proprio, in autonomia, nel favorire l’alfabetizzazione del ragazzo con dei corsi o comunque un educatore dedicato che presta un po’ attenzione a questo aspetto: all’esercizio della lingua, a qualche compito, qualche scheda che si riesce a fare in comunità; quindi o con il CTP o con questa soluzione (…) Poi ci sono ragazzi che magari sono lontani, quindi non riescono a venire a Napoli, allora frequentano le scuole normali magari tramite dei corsi serali, e poi fanno gli esami, ma non da privatisti. E riescono quasi sempre a prenderlo il di- ploma. Comunque sono comunità che hanno per la maggior parte 6 o 7 ragazzi, quindi anche se noi inseriamo 7 o 8 ragazzi in una comunità piccolissima che si trovano in un paesino piccolissimo in provincia di Benevento, loro fanno una classe: fanno una classe proprio dedicata a loro, magari tramite i corsi serali. Poi invece c’è qualcuno che è proprio inserito nelle classi di italiani, normali. Comune di Napoli

Nell’esperienza riportata dal territorio trentino, per l’orientamento scolastico dei ragazzi sono organizzati dei colloqui. Una pratica interessante è quella formalizzata attraverso un Laboratorio che è stato creato tra tutte le scuole di Trento presso il quale un mediatore linguistico e un insegnante fanno una valutazione del grado di istruzione scolastica e un colloquio per capire quali sono gli orientamenti, i de- sideri, le aspirazioni del ragazzo. In base a questo viene quindi stabilito quale può essere il percorso scolastico più adatto e viene proposto al ragazzo. Generalmente si propongono al ragazzo percorsi professionalizzanti, centri di formazione pro- fessionale, corsi per diventare elettricista, meccanico, falegname, o nel settore della ristorazione. E la proposta tiene conto anche e in particolar modo di un possibile orientamento al lavoro e delle risorse disponibili sul territorio, e in questa ottica interessante è l’esperienza dei “progetti ponte” con le scuole professionali, nella descrizione che ne viene data dall’Associazione Provinciale per i Minori ONLUS.

Se arriva il ragazzo albanese che vuol fare l’odontotecnico saremmo costretti a dirgli di no, perché è un percorso lungo, molto costoso e nessuno se ne farà carico, è lì che dobbiamo dare dei dati di realtà. Hanno solo due anni di tempo prima di accedere al mondo del lavoro. Spesso abbiamo avuto dei grandi aiuti dalla scuola perché ab- biamo trovato dei progetti-ponte con le scuole professionali proprio per introdurli nel minor tempo possibile. Spesso i nostri ragazzi arrivano a 16 anni e pensare di trasmettergli una professione in due anni è veramente utopistico. In questi ottimi progetti-ponte con la scuola lavoriamo sull’italiano per acquisire le competenze linguistiche minime e su laboratori pratici (officine, settore meccanico, del legno, alberghiero…) per farli impratichire ed acquisire il più possibile competenze lavo- rative. Tutto ciò unito ai nostri tirocini e agli stage con la scuola e alla motivazione a imparare, che è spesso la chiave vincente. La maggior parte dei ragazzi che passano da noi non riescono a completare una scuola professionale perché non ci sono i tempi necessari. Sull’apprendimento dell’italiano insistiamo molto. Dal primo giorno in cui arrivano nel CPA all’ultimo giorno in cui escono dai nostri centri residenziali nei gruppi stessi si organizzano momenti di lezione di italiano; abbiamo organizzato corsi di italiano presso il Centro di aggregazione giovanile e li stimoliamo anche a seguire corsi di italiano effettuati sul territorio.

ASSOCIAZIONE PROVINCIALE PER I MINORI ONLUS – Trento

Sempre a Trento, come viene ricordato dal Cinformi (Centro Informativo per l’im- migrazione) se i ragazzi hanno 17 anni e mezzo non vengono inseriti nel ciclo sco- lastico ma direttamente presso delle cooperative della zona in cui è possibile fare degli inserimenti per l’apprendimento dei prerequisiti lavorativi. Così come anche nell’esperienza delle comunità del modenese come viene descritto dalla Comunità Piccola Città di Modena, se il ragazzo ha tra i 13 e i 14 anni viene iscritto alla scuola media, mentre se ha un’età maggiore, dai 16 anni in poi, viene iscritto al centro ter- ritoriale permanente di formazione di età adulta; oppure, come indicato nel caso di Ancona, viene inviato presso enti di formazione per seguire corsi professiona- lizzanti.

Il servizio che i ragazzi hanno in comune è la scuola, quando il ragazzo si trova in pronto intervento ed ha un’età abbastanza bassa, 13 / 14 anni, viene inserito nel ciclo scolastico della scuola media, quelli più grandi invece frequentano il centro territoriale permanente di formazione di età adulta che era la vecchia terza media che negli anni ‘70 / ‘80 frequentavano gli adulti che emigravano qui e gli serviva per trovare lavoro, poi è diventata la scuola per gli stranieri, per prendere la terza media ed imparare l’italiano, qui ci mandiamo i ragazzi che hanno dai 16 anni in su, che sono arrivati da poco e che devono imparare l’italiano e prendere la licenza di terza media (…) Facciamo un po’ come fossimo la famiglia, a gennaio, 5/6 mesi prima della fine della scuola media li iscriviamo alla scuola superiore che nella maggior parte dei casi sono scuole professionali dove fanno dei percorsi di due o tre anni.

Dopo il percorso di alfabetizzazione, che ha una durata almeno di un anno per ot- tenere un livello adeguato di conoscenza della lingua, ci affidiamo solitamente a delle scuole che, con 3-4 mesi di preparazione interna alla comunità, ti permettono di sostenere un esame, sperando di passarlo. Non è un esame semplice: prevede conoscenze di matematica, italiano, storia, geografia, inglese…(…) Per quanto ri- guarda le scuole superiori, inseriamo pochissimi ragazzi. Solitamente ci affidiamo a dei percorsi di specializzazione più veloci, come quello del Centro per l’Impiego: per esempio il corso da parrucchiere per due anni, o quello di elettricista per un anno… questo perché spesso i ragazzi ci arrivano a 16 anni, quindi abbiamo solo 2 anni per lavorarci su. Meglio un corso professionalizzante piuttosto che un liceo. Puntiamo molto sui corsi da panettiere o pizzaiolo, che durano 4-6 mesi e alla fine ti rilasciano un titolo in modo che creiamo un curriculum.

Vivere Verde – Ancona

Ad Ancona, la comunità La Casa del Mattone per ovviare al problema dell’assolvimento dell’obbligo scolastico che ostacolerebbe l’accesso ai percorsi formativi e professionali, ha adottato una prassi che consisterebbe nella richiesta al giudice tutelare di un nulla osta formativo – lavorativo, ovvero una sorta di certificazione attraverso la quale viene riconosciuto, nel caso in cui non sia possibile recuperare la documentazione neces- saria, l’assolvimento da parte del ragazzo dell’obbligo del percorso scolastico:

Noi chiediamo la nomina del tutore e una dichiarazione nulla ostativa del fatto che questo ragazzo o possa entrare a scuola o possa entrare in percorso formativo - pro- fessionale o addirittura lavorativo, cioè si ritenga assolto l’obbligo scolastico o si ri- tenga assolto l’obbligo scolastico fino a quel punto. Serve a questo, serve per il centro dell’impiego, per le scuole medie, per le scuole superiori”. (…) “Il “fai da te” in questo caso è consistito nel nulla osta formativo – lavorativo, una certificazione che dica che “siccome non abbiamo documentazione che riguarda il percorso scolastico allora si ritenga come assolto il percorso scolastico dell’obbligo e questo permette ai ragazzi di accedere sia ai percorsi formativi professionali sia a eventuali classi scolastiche adeguate all’età e sia eventualmente al lavoro. E questo sia nel caso in cui il minore abbia superato l’obbligo scolastico o non l’abbia superato perché per iscrivere un ragazzo alla seconda media io dovrei dimostrare che quel ragazzo ha fatto un percorso scolastico che lo ha portato fino a quel punto ma non posso di- mostrarlo, allora la cosa più logica e di buon senso è inserirlo in una classe dove sia sostenibile per lui anche a seconda del livello di italiano di partenza; diciamo sia sostenibile proprio il percorso di studio e sia sostenibile l’aspetto sociale, nel senso che non posso mettere un ragazzo di quindici anni in una terza elementare. La Casa del Mattone – Ancona

In prevalenza, come è stato detto, i ragazzi vengono inseriti in un percorso scolastico che li porta al conseguimento della licenza media. Solo in alcuni casi vi è un coinvol- gimento dei ragazzi nel percorso della scuola superiore ed è previsto anche un affian- camento degli operatori di comunità nello svolgimento dei compiti, quindi un supporto continuo al percorso formativo del ragazzo, come avviene, ad esempio, a Modena.

Per ogni tre ragazzi c’è un educatore che li segue dal punto vista scolastico, deve tenere i contatti con la scuola e gli insegnanti, deve partecipare ai ricevimenti, con i ragazzi delle medie si tiene monitorato tutti i giorni il diario. Durante il periodo scolastico abbiamo 2/3 operatori che si fermano tutti i giorni per un’ora e mezza ad aiutare i ragazzi a fare i compiti. È un po’ difficoltoso perché il rapporto numerico non ci aiuta, ci sono ragazzini che andrebbero seguiti uno ad uno. Spesso sono anal- fabeti della loro lingua. Riusciamo meglio quando siamo aiutati da volontari di gruppi scout.

piccola città – Modena