• Non ci sono risultati.

CUM TURRO

CAPITOLO 5 – PROBABILI STRUTTURE DI IMMAGAZZINAMENTO E TRANSITO DELLE MERCI NELL’AREA PERIURBANA

6.2 Fornaci nell’area periurbana orientale

La zona periurbana orientale di Aquileia è localizzata a ridosso del corso d’acqua navigabile Natiso cum Turro e collegata alle vie di comunicazione terrestri dirette ad oriente626. Si situa dunque in un’area funzionale all’impianto di attività artigianali, presentando tutte le caratteristiche tipiche dei siti produttivi descritti in precedenza. In particolare, risulta fondamentale la facilità di approvvigionamento dell’acqua e la possibilità di ricevere le materie prime e di commerciare i prodotti finiti, attraverso una rete stradale e fluviale integrata nella viabilità dei quartieri periurbani. Nell’area settentrionale, in località Monastero, è testimoniata la presenza di almeno una fornace e di un’attività di produzione di materiali fittili627. La vocazione commerciale dell’area risulta inoltre evidente dalla presenza del porto e di probabili strutture di deposito e stoccaggio delle merci ad esso collegate628.

Nel 2010 è stata messa in luce una calcara presso il fondo Sandrigo, durante la campagna di scavo condotta dall’Università Ca’ Foscari e dalla Soprintendenza del Friuli629 (7 fig. 57, figg. 73-74). La struttura si situa ad est del muro di sponda orientale del porto, a pochi centimetri da esso. La calcara, a pianta circolare (4 m circa di diametro), era realizzata contro terra con file irregolari di mattoni legati con abbondante malta. È possibile stabilire con certezza che si tratti di una fornace da calce sulla base del rinvenimento, all’interno della camera di combustione, di una serie di blocchi lapidei frammisti a livelli di calce, segno che l’impianto è stato abbandonato improvvisamente. La camera di combustione non è stata interamente indagata, data la difficoltà riscontrata nello scendere a maggior profondità a causa della risalita dell’acqua di falda. Il fondo della camera dunque non è stato raggiunto e non si conosce l’articolazione precisa della struttura. Per ora non è stato individuato nemmeno il prefurnio, che tuttavia potrebbe risultare del tutto assente630.

La fornace ha visto almeno due fasi di utilizzo, segnalate dalla presenza di un restauro nella parte occidentale del muro perimetrale, ed è rimasta in attività per diverso tempo. La costruzione della struttura si data infatti a partire dal III secolo d.C. (III secolo o inizi IV),

625

Come risulta per la fornace presso il quartiere di Villa Raspa, per la quale si veda il paragrafo seguente.

626

Come chiarito nei capitoli precedenti, in particolare i capp. 1 e 3.

627

Si veda, in proposito il capitolo precedente.

628

Cfr. capp. 4-5.

629

Rel. Ca’ Foscari 2010; COTTICA 2010.

630

102 mentre l’abbandono improvviso dell’area avvenne nel corso del VI secolo. Non è stata rinvenuta nessuna traccia, per il momento, di vasche per lo spegnimento, la macerazione o l’impasto della calce. È stata invece individuata a nord della calcara un’area di lavorazione legata all’impianto, coeva alla sua ultima fase di utilizzo e composta da livelli formatisi mediante l’accumulo di cenere, terra, calce e frammenti fittili. A sud e ad ovest della fornace sono stati rinvenuti ulteriori piani d’uso, legati forse anch’essi all’attività produttiva. Potrebbero risultare connesse con le fasi della produzione della calce anche due serie di spallette di sabbia giallastra, le une orientate in direzione est-ovest e le altre con andamento nordest-sudovest (fig. 74). Le prime, più antiche, sono allettate sopra livelli di bonifica datati al I secolo d.C.; mentre il secondo sistema di strutture è stato messo in opera al di sopra di bonifiche che presentano materiali di V secolo. Queste ultime spallette potrebbero essere legate alla seconda fase di utilizzo della calcara. Nonostante in letteratura non sia stato riscontrato alcun confronto per tali strutture, appare probabile che si tratti di supporti per elementi lignei adibiti allo stoccaggio di materiali funzionali all’attività produttiva (combustibile o pietre destinate alla cottura)631.

Alla luce della scoperta effettuata presso il fondo Sandrigo, il team di ricerca dell’Università Ca’ Foscari ha riconsiderato l’ipotesi di collocare in questa stessa area di Aquileia il santuario dedicato a Mitra. Il rinvenimento, nel 1888, presso la sponda orientale del Natissa (luogo di rinvenimento Z in fig. 20), di un rilievo raffigurante Mitra tauroctono632 e di due iscrizioni votive alla divinità633 hanno indotto gli studiosi ad ipotizzare nel luogo della scoperta l’esistenza un Mithraeum634. Ora è possibile affermare con un certo grado di sicurezza che nell’area non sorgeva alcun luogo di culto, bensì risulta più probabile che tali blocchi lapidei fossero destinati ad essere riutilizzati nella vicina calcara, come materia prima nella produzione. Certamente, rimane irrisolta la questione del luogo originario da cui i materiali lapidei provenivano.

Una seconda fornace, inoltre, è stata indagata nell’area periurbana orientale, presso il Camping Aquileia (via Gemina 10). Il sito è stato esplorato nel corso di un intervento di archeologia preventiva svoltosi nel 2006635. Il saggio ha portato all’individuazione, a pochi

631

COTTICA 2010, p. 11.

632

Conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna.

633

InscrAq 306, 308 (?).

634

Cfr. BUORA, TESEI 2000, pp. 72-75; MASELLI SCOTTI 2001; BERTACCHI 2003, p. 45; GIOVANNINI 2006, pp. 181-182 (sul rinvenimento del rilievo); MASELLI SCOTTI, TIUSSI 2009, p 129.

635

103 metri dalla sponda della Roggia del Mulino di Monastero636, di una fornace circolare (diametro di 4.60 m), costruita in mattoni e con prefurnio largo 1 m e lungo 1.30 m, aperto a nord637 (figg. 75-76). All’esterno della struttura, sul lato sud, è stata messa in evidenza una serie di scarichi caratterizzati dalla presenza di grossi frammenti di pareti d’anfora, disposti a vespaio, come a formare una sorta di intercapedine attorno al muro della fornace, probabilmente a isolamento termico della struttura638. Ad est, verso la roggia, sono stati invece rinvenuti scarti connessi alla produzione, come cenere e legni combusti639. La fornace presentava, all’interno, delle spallette in muratura addossate alla parete della camera di combustione, utili probabilmente a fornire un appoggio al piano forato. In base alle caratteristiche messe in luce, l’impianto può essere genericamente ascritto alla tipologia Cuomo di Caprio I, dato il mancato svuotamento della camera di combustione e dunque la mancanza di dati sulla configurazione interna della fornace640.

Il riempimento della camera di combustione rimanda ad uno scarico di rifiuti urbani, che forse potrebbe essere ricondotto alle attività produttive e commerciali svolte nella zona o agli scarichi provenienti dalle abitazioni del quartiere641. I materiali ceramici rinvenuti, tra cui un’ansa di anfora vinaria tipo Forlimpopoli642 e numerosi frammenti di anforette nord italiche per il trasporto del garum tipo Grado I643, sono datati tra il I e il III secolo d.C.644. Un secondo strato dello scarico urbano era costituito da pietrame e frammenti di laterizi e anfore, che rimandano ad un arco cronologico leggermente più tardo (I – inizi IV secolo d.C.)645. Le datazioni fornite sono da considerarsi, chiaramente, come un terminus ante quem per la costruzione. L’ultima fase d’uso dell’impianto deve essere probabilmente ricondotta alla produzione di calce, poiché sul fondo della camera di combustione è stato osservato uno strato di materiale lapideo e calce646. A seguito di tali rinvenimenti, il quartiere romano in località Villa Raspa viene a configurarsi come un quartiere di carattere abitativo-produttivo, dove le

636

Il luogo in cui sorse la fornace era senza dubbio caratterizzato dalla vicinanza al Natiso cum Turro, mentre risulta incerta l’esistenza in antico della Roggia del Mulino (cfr. parr. 3.2 e 7.2).

637

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, p. 17.

638

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, p. 22.

639

Ibidem.

640

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, p. 27. Cfr. CUOMO DI CAPRIO 2007.

641

Sulla funzione residenziale dell’area si veda il capitolo successivo.

642

Cfr. MASELLI SCOTTI, DEGRASSI, MIAN 2003, p. 69; PESAVENTO MATTIOLI 2007.

643

Cfr. AURIEMMA 2000, pp. 34-35; PESAVENTO MATTIOLI 2007.

644

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, pp. 18-19.

645

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, pp. 19-21.

646

104 due funzioni probabilmente coesistevano, data la datazione, ad epoca imperiale, sia delle strutture abitative647 che dell’area produttiva.

Infine, l’area meridionale del suburbio, nel fondo Ritter (part. cat. 493/1), è stata sottoposta nel 1984 ad una serie di prospezioni magnetiche, ad opera della fondazione Lerici. Le indagini hanno evidenziato la presenza di una serie di anomalie che, analizzate, per forma, dimensioni e tipo di segnale, potrebbero essere interpretate come fornaci antiche. Tali anomalie si concentrano lungo la fascia occidentale del terreno esplorato, nella zona più vicina al fiume, l’antico Natisone-Torre648. La collocazione delle probabili strutture produttive risulta coerente con le necessità degli impianti di poter reperire facilmente una risorsa fondamentale come l’acqua. La vicinanza al porto era, inoltre, importante per garantire sia l’approvvigionamento delle materie prime sia il commercio dei prodotti finiti. Le anomalie vanno a creare delle tracce circolari, perciò è probabile che siano provocate da impianti con camera di combustione circolare. Tuttavia, finora non sono stati riscontrati elementi per definire meglio le caratteristiche, le produzioni o la datazione di tali strutture. Soprattutto, è utile tener presente che solo saggi di scavo o carotaggi in profondità, ovvero ricerche mirate, potrebbero accertare l’effettiva presenza di fornaci in quest’area. Non si può escludere, infatti, che le anomalie analizzate siano state generate da strutture moderne: una piccola costruzione in cemento armato potrebbe produrre un segnale molto simile. Il ritrovamento presso il fondo Sandrigo e il Camping Aquileia di due fornaci attive in epoca romana in questa stessa area periurbana rende comunque plausibile l’ipotesi dell’esistenza di fornaci anche più a sud, nel terreno indagato dalla fondazione Lerici.

647

Per le quali si veda, in particolare il par. 7.2.

648

105