CUM TURRO
CAPITOLO 7 – IL QUARTIERE ABITATIVO DI VILLA RASPA
7.2 Il quartiere di Villa Raspa
L’area del quartiere abitativo di Villa Raspa è stata scavata da Maionica probabilmente nel 1887-1888, data in cui sono stati redatti una serie di rilievi dello scavo ad opera di Pozzar699. Il sito è stato in seguito inserito nella Fundkarte von Aquileja, pubblicata da Maionica nel 1893700. L’area vi è descritta come interessata dalla presenza di “molti resti di edifici di abitazione”701 e da tracce di strade costruite in ghiaia e ciottoli702, ma nessun’altra notizia riguardo questo intervento può essere ricavata dalla bibliografia edita. Scavi più recenti hanno esplorato la fascia ad oriente della Roggia del Mulino di Monastero, in occasione della posa delle tubature del metano, e hanno evidenziato una continuità tra la situazione riscontrata da Maionica e quella presente ad est della roggia703. Inoltre, una serie di interventi operati dalla Soprintendenza archeologica del Friuli Venezia Giulia all’interno dell’area del Camping Aquileia (via Gemina 10), corrispondente alla zona scavata da Maionica a fine Ottocento, hanno potuto confermare alcuni dati e ampliare la documentazione relativa al quartiere romano704.
L’area su cui sorse il quartiere abitativo è posta ad oriente del porto sul Natissa, probabilmente ad esso collegata tramite il prolungamento del decumano che la attraversava705, e ad oriente delle probabili strutture di immagazzinamento poste alle spalle del muro di sponda orientale del porto706. Il quartiere si presentava come suddiviso in insulae, orientate secondo il reticolo urbano, ma di cui non risulta possibile stabilire le dimensioni, poiché non sono state completamente indagate. L’area si configura dunque come un ampliamento della città stessa e appare caratterizzata da un’edilizia residenziale di tipo intensivo707. Probabilmente il sito visse diverse fasi, come si vedrà in seguito, a partire dal I secolo d.C. all’epoca tardoantica.
Dai disegni d’archivio realizzati da Pozzar (in particolare, figg. 13 e 78) si evince l’esistenza di una serie di grandi edifici di carattere abitativo, con vani piuttosto ampi, disposti a nord e a sud del decumano. Essi appaiono caratterizzati da pavimenti in cotto, opus sectile e
699
Piante oggi conservate al MAN di Aquileia.
700
MAIONICA 1893 (= BUORA, TESEI 2000).
701
BUORA, TESEI 2000, p. 101.
702
Sulla viabilità nel quartiere si veda il cap. 3.
703
L’intervento è documentato in MASELLI SCOTTI 1993.
704
Gli interventi sono documentati da una serie di relazioni, foto e rilievi conservati presso gli archivi del MAN.
705
Cfr. parr. 3.2 e 3.3.
706
Cfr. par. 5.2.
707
112 a mosaico708. Risultano inoltre connotati da spazi con portici, retti da pilastri o colonne e pavimentati. All’interno delle abitazioni erano presenti pozzi e fontane (se ne possono contare quattro), serviti da canalette e tubazioni in cotto. In un punto, sul lato meridionale del decumano, è segnalata in pianta (fig. 13) la presenza di una serie di pilastrini, definiti “paracarri”; ciò rende probabile l’ipotesi di collocare la facciata principale degli edifici sul lato del decumano, che si configura, anche per la larghezza (6 m circa, dimensione maggiore rispetto a quella dei due cardini) come asse stradale principale del quartiere. Al momento degli scavi ottocenteschi però le strutture murarie si presentavano probabilmente mal conservate e non sembra possibile definire precisamente, come per la maggior parte delle abitazioni nell’area urbana709, la posizione delle soglie e quindi determinare il rapporto esatto degli edifici con gli assi viari.
Non vi sono dati precisi nemmeno per ciò che riguarda le decorazioni pittoriche che caratterizzavano le abitazioni, ma i saggi effettuati recentemente dalla Soprintendenza nell’area del Camping Aquileia (fig. 79) hanno intercettato livelli di distruzione e abbandono delle strutture ricchi di frammenti di intonaci dipinti710, oltre che di tessere musive e in cotto. Le strutture murarie messe in luce durante le attività di scavo presentano lo stesso orientamento delle murature riportate in pianta da Pozzar, perciò certamente si riferiscono agli stessi edifici. Le recenti indagini all’interno del campeggio, unitamente ad alcune fotografie d’epoca711, hanno permesso di chiarire la tecnica costruttiva utilizzata in tali strutture, che erano costruite in pietrame e laterizi legati con malta (fig. 80). Mentre le sottofondazioni, indagate solo in due casi712, erano realizzate in argilla cotta di colore bruno rossastro o con frammenti di tegole disposte a “spina di pesce”.
Sia le piante e le fotografie riconducibili all’intervento di Maionica sia i dati provenienti dagli scavi della Soprintendenza evidenziano la presenza, lungo il margine orientale dell’area indagata, di basi quadrangolari per pilastri (fig. 81). Il saggio 18 della Soprintendenza713 ha permesso di individuare un plinto rettangolare (1.80 x 1.40 m) realizzato
708
Tracce di tessere musive e in cotto sono state rinvenute in abbondanza negli strati di distruzione delle strutture indagate dalla Soprintendenza presso il Camping Aquileia tra 2005 e 2006, strutture anch’esse pertinenti al quartiere residenziale indagato da Maionica (Rel. Sop. Geotest s.a.s 2005; Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006).
709
Cfr. par. precedente.
710
Saggi 2, 3, 8 e 14 in fig. 79. Cfr. Rel. Sop. Geotest s.a.s 2005; Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006.
711
ID 92. Si tratta di fotografie in bianco e nero, non datate e genericamente riferite ad un intervento di scavo presso il fondo Ritter (part. cat. 493/1); se confrontate con le piante di Pozzar, esse possono essere probabilmente ricondotte, non senza riserve, agli scavi effettuati da Maionica nel quartiere residenziale di Villa Raspa.
712
Saggi 2 e 4 in fig. 79. Cfr. Rel. Sop. Geotest s.a.s 2005.
713
113 in opera mista di mattoni sesquipedali e pietrame calcareo, legati con malta714. Tali strutture potrebbero essere pertinenti a grandi cortili porticati riferibili agli edifici residenziali, tuttavia non si può escludere una loro appartenenza a strutture di immagazzinamento, analoghe a quelle poste più ad occidente, indagate da Brusin tra il 1930 e il 1931, caratterizzate in parte anch’esse dalla presenza di basi di pilastri715. L’estensione molto limitata del saggio 18 e la scarsità di informazioni relative agli scavi ottocenteschi non permettono però di fornire ulteriori dati per dirimere la questione della funzione di tali strutture.
L’area del quartiere di Villa Raspa ha vissuto almeno tre fasi di utilizzo: una prima fase, più antica, è stata caratterizzata da un assetto viario costituito da un decumano e due cardini (fase 1), dei quali quello diretto a sud venne obliterato parzialmente da un edificio abitativo (fase 2); infine, il sito venne occupato da sepolture in anfora e tombe a cassa, poste in aree dove sorgevano in precedenza gli edifici a carattere residenziale (fase 3)716. Maselli Scotti ha rintracciato presso Museo Archeologico Nazionale di Aquileia svariati reperti rinvenuti da Maionica durante i suoi scavi nell’area e da alcuni di essi ha potuto ricavare una datazione da attribuire al complesso residenziale e alle sue fasi717. La fase 2, in particolare, può essere datata ai primi due secoli dell’impero e forse oltre, mentre la destinazione funeraria del quartiere è da ricondurre forse al III secolo d.C. per la presenza della tipologia della tomba a cassa (fig. 82). Questa terza fase è proseguita probabilmente fino al VI secolo, come testimoniano i materiali rinvenuti in un’area a meridione del decumano, in prossimità dell’attuale Roggia del Mulino di Monastero: in questo punto, infatti, si può localizzare il ritrovamento di un sepoltura gota, il cui corredo è stato rintracciato da Maselli Scotti e datato sulla base della tipologia degli oggetti (una fibbia d’argento dorato a placca larga rettangolare e due fibule a staffa anch’esse in argento dorato) al secondo trentennio del VI secolo.
Le indagini condotte dalla stessa studiosa lungo la sponda opposta della roggia, in occasione della posa delle tubature del metano, confermano quanto ipotizzato per ciò che riguarda la cronologia del sito. Tessere marmoree, probabilmente riferibili a pavimenti in opus sectile, frammenti di ceramica fine e resti carboniosi hanno fatto pensare ad una fase residenziale caratterizzata da edifici di buon livello e datata, sulla base dei materiali ceramici, tra la fine del I e il II secolo d.C.718. A tale fase è succeduto un momento in cui gli ambienti sono stati ricostruiti, nella seconda metà del IV secolo, ma i pavimenti in opus sectile hanno
714
Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, pp. 11-13.
715
Per le quali si veda il par. 5.2.
716 MASELLI SCOTTI 1993, pp. 283-284. 717 MASELLI SCOTTI 1993, pp. 284-285. 718 MASELLI SCOTTI 1993, p. 282.
114 lasciato spazio a semplici superfici in cocciopesto, a testimonianza di edifici più modesti, che in parte hanno riutilizzato le strutture precedenti719. Tale fase è stata sigillata da tre livelli di materiali esondativi, al di sopra dei quali si sono impostate cinque sepolture a inumazione, testimonianze dell’ultima fase del sito. Tra queste, le tre inumazioni in anfora sono state datate, sulla base della tipologia del contenitore720, al V secolo721.
Anche le datazioni fornite dai saggi presso il Camping Aquileia risultano coerenti con i dati appena esposti. Nel saggio 2 sono stati riconosciuti due livelli costituiti da vespai o ricariche di pareti d’anfora con funzioni drenanti, datate tra il II e il III secolo d.C.,722. Tali evidenze sono poste al di sopra di una struttura muraria pertinente ad uno degli edifici residenziali e ne indicano dunque l’abbandono, successivo agli inizi del III secolo. I materiali ceramici rinvenuti negli strati di distruzione edilizia e abbandono osservati in molti dei saggi di scavo nell’area sono tutti riconducibili al II e al III secolo d.C.723. Tali strati di abbandono testimoniano la fine della fase caratterizzata dagli edifici residenziali di buon livello. La fornace scoperta nella zona orientale dell’abitato (saggio 23 in fig. 79) venne utilizzata tra il I e l’inizio del IV secolo d.C.724, in accordo con la cronologia evidenziata dai resti degli edifici abitativi.
Le indagini condotte ad oriente della Roggia del Mulino di Monastero mostrano, inoltre, l’unitarietà della zona, che potrebbe non essere stata divisa in antico dal corso d’acqua, che risulterebbe dunque postantico. Gli episodi esondativi osservati nel sito sono invece da ricondurre probabilmente al passaggio, nei pressi del quartiere residenziale, dell’antico Natisone725. La delicata situazione topografica dell’area, posta all’esterno della mura urbiche, può aver determinato l’abbandono dei grandi complessi residenziali di buon livello nel III secolo, forse a seguito dell’assedio di Massimino il Trace avvenuto nel 238726. Le esondazioni potrebbero invece essere collegate alla deviazione del fiume da parte dell’imperatore Giuliano l’Apostata, avvenuta, secondo le fonti727, nel 361728. Fenomeni
719
Ibidem.
720
Si tratta di anfore di produzione africana di tipo XXV e XXXV della classificazione KEAY 1984.
721
MASELLI SCOTTI 1993, pp. 281-282.
722
Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2005, p. 14. Cfr. fig. 79. Drenaggi mediante anfore sono testimoniati anche dalle piante di Pozzar (in particolare, fig. 13), dove le croci segnalano la presenza di contenitori anforici; ma risulta impossibile risalire a tipologia e datazione.
723
Cfr. Rel. Sop. Geotest s.a.s 2005; Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006.
724 Cfr. par. 6.2. 725 Cfr. par. 1.1. 726 MASELLI SCOTTI 1993, p. 285. 727
Amm. Marc., XXI, 12, 17.
728
115 esondativi di epoca tardoantica sono peraltro noti lungo l’attuale via Gemina729, che segue il tracciato della strada romana diretta a Tergeste, e in alcune insulae settentrionali dell’area urbana730.
Più ad oriente, al bivio tra l’odierna strada provinciale per Villa Vicentina e la strada per Strazzonara, lungo il tracciato della via diretta a Tergeste, è stata messa in luce parte di due complessi interpretati come strutture di carattere utilitario, forse adibite allo stoccaggio delle merci o forse porzioni di una villa suburbana731. Il complesso, villa rustica o struttura di immagazzinamento, si pone al di fuori del quartiere di Villa Raspa e segna probabilmente il passaggio da un’area intensamente abitata, ampliamento del tessuto urbano, ad una zona suburbana con funzioni esclusivamente residenziali o produttive.
A sud dell’area indagata da Maionica e dalla Soprintendenza potrebbe proseguire la situazione riscontrata presso il quartiere abitativo di Villa Raspa. Le prospezioni geofisiche condotte dalla fondazione Lerici hanno infatti evidenziato l’esistenza di probabili strutture di interesse archeologico, senza tuttavia rivelarne la natura, situate al di sotto del terreno coltivato a meridione del Camping Aquileia e del fondo ex Sandrigo732. In gran parte dell’area è stata osservata, tramite i carotaggi, la presenza di tessere musive, malta e talora frammenti di intonaco, a testimonianza di una probabile funzione abitativa della zona. Mentre le prospezioni elettriche e magnetiche hanno evidenziato anomalie, soprattutto poste ai lati di una via orientata in direzione nord-sud nella zona settentrionale dell’area (fig. 17), interpretate come probabili edifici di grandi dimensioni, in pietra e/o laterizi733. Alcune di queste strutture risultano mal conservate e si presentano come anomalie con valori di bassa resistività734. Anche nella zona centrale del terreno esplorato, subito a sud del campeggio, si osserva una densa concentrazione di strutture735. Un grosso complesso di forma quasi rettangolare, infine, potrebbe essere localizzato nell’area centro-occidentale736. Risulta impossibile ricavare ulteriori informazioni sulle caratteristiche e, soprattutto, su funzioni e datazione di tali edifici, ma è verosimile pensare ad una continuità insediativa tra la zona settentrionale e quella meridionale dell’area periurbana.
729
MASELLI SCOTTI 1998. Cfr. par. 3.1.
730
MEDRI 1999, coll. 349-350. Cfr. anche MAGRINI 2004, p. 652.
731
MASELLI SCOTTI, MANDRUZZATO, TIUSSI 2004b, col. 628.
732
Rel. Sop. Lerici 1984.
733
Appendice Rel. Sop. Lerici 1984.
734
Appendice Rel. Sop. Lerici 1984, p. 12.
735
Appendice Rel. Sop. Lerici 1984, p. 15.
736
116