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Probabili magazzini nell’area periurbana orientale

CUM TURRO

CAPITOLO 5 – PROBABILI STRUTTURE DI IMMAGAZZINAMENTO E TRANSITO DELLE MERCI NELL’AREA PERIURBANA

5.2 Probabili magazzini nell’area periurbana orientale

Nel contesto sin qui descritto si collocano le attività portuali e commerciali che si svolgevano presso Aquileia romana e che coinvolgevano gli edifici utilitari di sui si è parlato in precedenza. Una serie di strutture messe in luce ad oriente del muro di sponda orientale del porto sul Natiso cum Turro potrebbero anch’esse essere annoverate tra gli edifici adibiti allo stoccaggio delle merci in transito nella città o ivi prodotte. Tuttavia le informazioni di carattere bibliografico relative alle evidenze in quest’area sono assai scarse: si tratta dei dati degli scavi effettuati da Brusin tra 1930 e 1931 di fronte al porto monumentale, sulla riva sinistra del Natissa, che portarono alla scoperta del muro di sponda orientale del porto e all’individuazione di una serie di altre strutture alle sue spalle553. Tali resti vengono descritti molto brevemente come “scarse vestigia di abitazioni e magazzini”554, ma non vi è alcun riferimento spaziale al luogo preciso né alcuna descrizione più dettagliata delle evidenze. Infatti, lo studioso precisa che “per quanto si sia frugato in lungo e in largo, le strutture residue richiamano fabbriche di minor conto, forse piccoli magazzini e annessi uffici, abitazioncelle e nulla più”555.

La scarsità di tali dati di tipo bibliografico può essere in parte colmata tramite l’analisi del materiale d’archivio conservato presso il Museo Archeologico di Aquileia. Esso consta di 549 VERZÁR-BASS 2004, p. 674. 550 VERZÁR-BASS 1994, pp. 55-62; VERZÁR-BASS 1995, pp. 172-174. 551 VERZÁR-BASS 1995, p. 176. 552 VERZÁR-BASS 1995, p. 177. 553

BRUSIN 1930b, coll. 55-56; BRUSIN 1934, p. 26.

554

BRUSIN 1930b, col. 55.

555

89 una serie di fotografie scattate all’epoca dello scavo e una pianta, della quale autore e data di realizzazione sono sconosciuti, ma che certamente risale agli scavi condotti da Brusin, che fu l’unico a indagare l’area (fig. 49). Quest’ultimo documento d’epoca venne inserito successivamente anche nelle piante archeologiche di Aquileia posteriori al 1930556. In esso vengono rappresentate una serie di murature, di basi per pilastri e di canalette. Un altro rilievo dell’area, più antico, redatto probabilmente da Pozzar in occasione degli scavi effettuati da Maionica a fine XIX – inizi XX secolo, raffigura invece, nella zona compresa tra la sponda del Natissa e il quartiere abitativo di epoca imperiale in località Villa Raspa, una serie di piccole strutture quadrangolari, tutte uguali, che potrebbero essere pilastrini, ma non è chiaro se si tratti di strutture antiche o meno (fig. 21).

In questo quadro, la documentazione fotografica relativa agli scavi condotti da Brusin può risultare di grande aiuto nel definire in maniera più precisa le caratteristiche delle strutture raffigurate in pianta. In particolare, la struttura più imponente è quella situata a settentrione e consta di una muratura con andamento nordest-sudovest, che si imposta su di un altro muro orientato in senso est-ovest, formando un angolo acuto (di circa 45°). Di tale muratura ad angolo acuto si conserva una sola fotografia (fig. 50) scattata nel 1930, che raffigura l’angolo formato dai due muri. Dalla didascalia della foto emerge lo spessore del muro di 0.78 m, mentre dalle piante archeologiche di Aquileia si conosce la lunghezza dei due muri (55 m circa quello nordest-sudovest e 20 m circa quello est-ovest); tuttavia dai disegni sembra chiaro che i limiti della struttura non siano stati rinvenuti.

La riprova del fatto che la struttura proseguiva verso oriente potrebbe venire dal rinvenimento di un tratto di muratura con caratteristiche analoghe in un saggio di scavo effettuato nel 1969 ad occidente della piscina del Camping Aquileia. L’intervento, che ha messo in luce solo un tratto del muro lungo circa 36 m, è testimoniato da una pianta (fig. 51) e da alcune fotografie d’epoca (figg. 52-53). Lo spessore di tale opera muraria, 1.20 m, risulta però superiore rispetto a quella del muro ad angolo acuto posto più ad occidente557. Inoltre, su di esso si impostavano una serie di altri muri, come si vede in pianta, ma non è chiaro se tutte queste strutture appartenessero ad una stessa fase e, soprattutto, se fossero effettivamente pertinenti allo stesso edificio a cui appartiene la muratura ad angolo acuto.

556

Da ultimo, si veda BERTACCHI 2003.

557

Probabilmente un saggio di scavo (sado 2) effettuato nell’area del Camping Aquileia nel 2006 ha permesso l’individuazione di un tratto della stessa struttura, che è stata interpretata, in tale occasione, come opera di banchinamento, ma è stata indagata solo per una piccolissima parte (Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006). Tale interpretazione è probabilmente stata influenzata dall’ipotesi di Bertacchi di interpretare la muratura ad angolo acuto come muro di sponda (cfr. più oltre, in questo stesso paragrafo).

90 Dalle immagini d’archivio è possibile desumere una serie di caratteristiche della struttura ad angolo acuto, che pare costruita in blocchetti di pietra calcarea e presenta una serie di pilastri di rinforzo addossati alla parete est-ovest. In tal modo il lato meridionale sembra configurarsi come l’esterno della struttura. Né la parte interna né quella esterna vennero tuttavia indagate, se non con saggi volti a individuare eventuali altre strutture murarie, pertanto la mancanza di ulteriori dati riguardo l’edificio e gli elementi architettonici che lo caratterizzavano, a eccezione di quanto già riportato per ciò che riguarda i due muri, non permette di chiarirne funzione e organizzazione interna. La pianta degli anni Trenta del secolo scorso (fig. 49) riporta anche due tratti di uno stesso muro parallelo alla parete nordest- sudovest pertinente alla struttura ad angolo acuto, posti a meno di 10 m di distanza da essa e realizzati probabilmente con una tecnica costruttiva differente o con altri materiali, data la diversa raffigurazione in pianta. Appare difficile ipotizzare un legame con la muratura ad angolo acuto, ma potrebbe trattarsi di strutture non coeve. Purtroppo, data la totale assenza di ulteriore documentazione, risulta al momento impossibile fornire ulteriori ipotesi circa caratteristiche e funzione di questi due muri.

L’ubicazione e le dimensioni (per quanto siano impossibili da determinare con precisione) dell’impianto definito dai muri ad angolo acuto, immediatamente alle spalle delle scalinate d’approdo sul Natisone e con il muro nordest-sudovest che segue l’andamento del muro di sponda orientale del porto, suggerisce un’interpretazione in linea con quanto riferito da Brusin a proposito delle murature ad oriente della sponda: potrebbe trattarsi di un magazzino, la cui attività era legata al porto e la cui pianta, del tutto particolare, deriverebbe dalla necessità di adattarsi alla vicinanza ad un’ansa del fiume. Rimane incerta la pertinenza a questo stesso impianto delle strutture rinvenute presso il Camping Aquileia, che potrebbero appartenere ad un altro edificio, sebbene con funzione e caratteristiche analoghe. Bertacchi ha proposto di identificare tale evidenza come muro di sponda originario orientale, mentre la sponda più avanzata è da ritenere, secondo la studiosa, tardoantica, realizzata a seguito della deviazione delle acque del fiume da parte dell’imperatore Giuliano l’Apostata558. Tale ipotesi è stata però smentita, almeno per quanto riguarda il muro di sponda posto immediatamente ad oriente del Natissa, dai recenti scavi condotti da Ca’ Foscari nel fondo Sandrigo, che collocano, sulla base dei materiali ceramici rinvenuti, la realizzazione del muro di sponda, intercettato per un breve tratto dagli interventi di scavo in quest’area, nel I secolo d.C.559. Per ciò che riguarda la muratura ad angolo acuto, tuttavia, non risulta possibile al momento

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BERTACCHI 2003, p. 35-36. Cfr. par. 4.3.

559

91 rintracciare alcun elemento che possa datare la struttura, né che la possa mettere in relazione con le evidenze meglio note, come il quartiere di Villa Raspa e il porto fluviale. Non esiste dunque alcun elemento certo a smentire o a supportare la tesi di Bertacchi.

Tra le altre strutture ad oriente della sponda del Natissa, a sud dei muri appena descritti, si collocavano una serie di murature, raffigurate anch’esse nella pianta d’epoca, la cui interpretazione è altrettanto ostica. Negli scavi condotti da Brusin vennero rinvenuti tre tratti di murature con andamento nord-sud, forse porzioni di uno stesso muro, poiché sembrano allineate lungo il medesimo asse, di cui non vennero rintracciati i limiti. Ad oriente di essi si collocava invece una fila di basi di pilastri in pietra disposta in direzione est-ovest (fig. 54). Essi potrebbero essere pertinenti ad una struttura per l’immagazzinamento delle merci, suddivisa in navate tramite pilastri, come per gli horrea a sud del complesso basilicale, per la struttura alle spalle della banchina in località Santo Stefano e nella fase tarda dei magazzini del porto monumentale sul Natiso cum Turro560. Un’altra ipotesi interpretativa potrebbe prevedere un utilizzo degli zoccoli in pietra come rialzamento del livello di calpestio in epoca tarda561. A tale scopo potrebbero essere state utili anche le piccole strutture quadrate, tutte uguali tra loro, raffigurate nella pianta di fine Ottocento e non sempre disposte seguendo un preciso allineamento, la cui comprensione risulta alquanto difficile (fig. 21).

Un piccolo vano, forse un ripostiglio, si disponeva nell’area immediatamente a sud della muratura ad angolo acuto (fig. 55). Caratterizzato da una pianta quadrata (2 x 2 m circa), esso era costruito in mattoni e alle sue spalle si disponeva una canaletta di tegole, che scorreva da oriente verso occidente. La presenza di tali evidenze è documentata da varie fotografie e, dalla pianta, risulta che vennero scavate almeno sette canalette in tegolame, orientate secondo diverse direzioni e collegate probabilmente alle murature messe in luce (fig. 56). Anche nel caso di tali strutture manca però ogni tipo di indizio cronologico che possa aiutare nella datazione. Inoltre, non risulta sempre facile il confronto tra documentazione fotografica e cartografica, motivo per cui non appare sempre possibile inserire le strutture fotografate in pianta; in tal modo anche i rapporti reciproci tra le varie evidenze non risultano chiari. Inoltre è probabile che Brusin abbia proceduto, nell’effettuare le sue indagini, mediante lo scavo di trincee orientate est-ovest a distanze tra loro regolari in modo da individuare esclusivamente le strutture murarie, ma che non abbia mai operato uno scavo estensivo della zona nella sua totalità. La mancanza di dati precisi e completi dunque non permette di definire la

560

Si veda il par. precedente.

561

Come accade sulla sponda opposta, presso i magazzini del porto monumentale (CARRE, MASELLI SCOTTI 2001, p. 233). Cfr. anche par. 5.1.

92 destinazione d’uso delle strutture, sebbene, come si è già detto, la vicinanza al porto e a strutture produttive (fornaci e ville extraurbane562) giustifichi l’interpretazione fornita da Brusin, che ivi ipotizzò la presenza di magazzini e annessi uffici.

La documentazione riconducibile all’intervento di Maionica presso il quartiere abitativo di Villa Raspa (fig. 13) e i dati provenienti dagli scavi effettuati dalla Soprintendenza nel 2006 nella stessa area hanno evidenziato la presenza, lungo il margine orientale dell’area del Camping Aquileia, di basi quadrangolari per pilastri. Il saggio 18 della Soprintendenza563 ha permesso di individuare un plinto rettangolare (1.80 x 1.40 m) realizzato in opera mista di mattoni sesquipedali e pietrame calcareo, legati con malta564. Tali strutture potrebbero essere pertinenti a grandi cortili porticati riferibili agli edifici residenziali, tuttavia non si può escludere una loro appartenenza a strutture di immagazzinamento, analoghe a quelle poste più ad occidente, indagate da Brusin tra il 1930 e il 1931565. L’estensione molto limitata del saggio 18 e la scarsità di informazioni relative agli scavi ottocenteschi non permettono però di fornire ulteriori dati per poter identificare con sicurezza la funzione di tali strutture e degli edifici a cui erano pertinenti.

Per ciò che riguarda, infine, l’area più a meridione, essa è stata indagata solamente mediante prospezioni geofisiche ad opera della fondazione Lerici. Le indagini, che hanno interessato una vasta area mai indagata, hanno restituito dati che testimoniano la sostanziale continuità del tessuto stradale presente più a nord566. Attorno agli assi stradali si sviluppavano probabilmente degli edifici, come testimoniato dal rilevamento di resti in pietra e ciottoli, relativi forse a costruzioni o a livelli fondazionali e di bonifica, soprattutto nel settore occidentale dell’area indagata, ossia nella zona a ridosso del Natissa567. Una serie di complessi di strutture, alcuni anche di grandi dimensioni, si addossano alle strade, individuate da una serie di anomalie lineari con orientamento nord-sud ed est-ovest568. La funzionalità di tali edifici non può essere chiarita se non attraverso indagini più approfondite e saggi di scavo ed è possibile che si trattasse di edifici a carattere abitativo569. In mancanza di dati utili in tal senso, ad oggi, risulta verosimile l’ipotesi che alcune di queste strutture potessero venire usate per lo stoccaggio e il transito delle merci provenienti o dirette al porto sul Natiso cum Turro,

562

Si vedano i capp. successivi.

563

Si veda la fig. 79 per l’ubicazione in pianta del saggio.

564

Rel. Sop. Geotest s.a.s. 2006, pp. 11-13.

565

Supra.

566

Cfr. cap. 3.

567

Appendice Rel. Sop. Lerici 1984, p. 10.

568

Appendice Rel. Sop. Lerici 1984, pp. 14-15.

569

93 come per ciò che riguarda i resti archeologici scavati da Brusin più a nord, in questa stessa area del suburbio.

94

CAPITOLO 6 – IMPIANTI PRODUTTIVINELL’AREA PERIURBANA

ORIENTALE