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LA FORTUNA DELLE TROMBE IDROEOLICHE Le trombe idroeoliche in Italia

TROMBE IDROEOLICHE

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7. LA FORTUNA DELLE TROMBE IDROEOLICHE Le trombe idroeoliche in Italia

Le prime applicazioni delle trombe idroeoliche riguardarono le fucine, gli organi idraulici e gli automi musicali. Successivamente, a partire dalla fine del Cinquecento, perfezionate e rese più efficienti, si diffusero praticamente in tutti i distretti minerari e metallurgici della Penisola, dove se ne trovano tuttora molti resti, o almeno esistono documentazioni della loro presenza nei secoli passati. In questo campo, di più diretto interesse per la storia della tecnologia, le prime applicazioni riguardarono le ferriere o fabbriche che riducevano minerale o ghisa, mentre le applicazioni agli altiforni furono più contrastate – anche a causa dell’umidità presente nell’aria – e richiesero ulteriori perfezionamenti.

Abbiamo già citato i vantaggi economici delle trombe idroeoliche. Ad essi se ne aggiunge- vano altri, di natura strettamente tecnica. I mantici, infatti, con l’insufflaggio alternato, non garantivano una ventilazione uniforme e, di conseguenza, l’uniformità della temperatura all’interno dei forni, con ripercussioni negative sulla qualità della ghisa prodotta [23]. Le trombe idroeoliche consentirono di superare questo inconveniente, come si rileva ad es. in [24]: «Il raggiungimento di una temperatura più elevata … fu il campo nel quale … si realizzarono i maggiori progressi, attraverso la sostituzione dei mantici di cuoio, con le trombe idroeoliche». Queste, peraltro, presentavano lo svantaggio di soffiare aria umida, il che spinse taluni a sconsigliarne l’uso, v. per es. [25] e [26].

Di fatto, le trombe idroeoliche si diffusero rapidamente in Toscana ed ebbero grande suc- cesso in tutta Italia, in Corsica ed in Francia, mentre furono scarsamente utilizzate nell’Europa centrale e settentrionale e in Gran Bretagna, forse anche a causa delle diverse caratteristiche mineralogiche delle varie vene di ferro [23].

In molti casi, si conoscono le principali vicende storiche degli impianti, che spesso furono in uso fino alla metà dell’Ottocento, e in certi casi, addirittura fino alla metà del Novecento. Citiamo di seguito alcuni dei principali distretti minerari e metallurgici italiani in cui si trova documen-

Figura 12. Brescia, Museo del Ferro: Imbocco delle trombe idroeoliche. Nella fotografia di

destra è visibile in primo piano il tubo portavento, di costruzione posteriore. L’impianto non è più funzionante.

tato l’impiego delle trombe idroeoliche.

In Toscana si possono ricordare Cecina (Livorno) [8], Castel Focognano nel Casentino, San Marcello Pistoiese, Mammiano Basso (Pistoia). A Maresca (Pistoia) le trombe furono costruite nel 1623 (Archivio di Stato di Firenze, citato da [27]).

A Ferriere in Val Nure (Piacenza) le trombe furono adottate attorno al 1655, ma furono mantenute solo per le fucine, mentre per il forno si preferì tornare ai mantici (Archivio di Stato di Piacenza, citato da [27]).

In Lombardia, le trombe idroeoliche furono introdotte in Val Trompia nel 1745 [28] e nel forno fusorio di Livemmo (Brescia) nel 1767; da notare però che già nel 1608, a proposito di Lavinone in Val Sabbia, si parla (in: B. Soldo, Descrizione della Valle Sabbia fatta da Barto-

lomeo Soldo ad istanza dell’Ill.mo Sig. Vincenzo Gussoni, citato da [29]) di un «forno da ferro

senza mantici, senza rota, ma solo col vento causato da l’acqua che artificiosamente casca in certe concavità artificiosamente fatte … come fanno li altri forni che vanno con rote et mantici, va con manco spesa assai, cosa stupenda et degna d’esser veduta».

A Brescia, una fucina da rame, ora sede del Museo del Ferro, utilizzava alcune trombe i- droeoliche, delle quali si conservano intatti gli imbocchi, v. Fig. 12.

In Piemonte, tra il 1784 e il 1788 sorse a Rondolere una installazione metallurgica per il trattamento della magnetite. Sia nell’alto forno, sia nel forno di affinazione della ghisa, la ventilazione forzata era ottenuta con una tromba idroeolica [30]. A Mezzenile (Torino), dal ‘200 agli anni ‘60 del XX secolo era largamente diffusa la lavorazione dei chiodi, collegata allo sfruttamento delle risorse minerarie locali; nella borgata Forneri la “fucina neuva” era dotata di una tromba idroeolica in legno, ora restaurata.

In Campania, nella Valle del Canneto presso Amalfi esisteva una ferriera, i cui forni erano alimentati da trombe idroeoliche [31].

A Mongiana (Cosenza) dall’ultimo trentennio del XVIII secolo fu in funzione per circa un secolo un importante impianto metallurgico. Un incaricato di effettuarvi un sopralluogo ([32], citato da [33]), scrive: «Le Fornaci e Forge ricevono l’azione da un vento che produce l’acqua che giunge per mezzo di alcuni aquidotti, passa in alcune canalette e precipita dentro delle trombe di ferro acre e di legno, da queste passa in una cassa di piperno, o legno percuotendo un masso di ferro acre, urta l’aria intromessa, che trovando a uscire in un canale laterale, ossia Camino di vento, giunge con molta veemenza alle fornaci e alla forgia e nello stesso tempo sorte l’acqua per sotto.» L'impianto è costato circa mille ducati ma, per la semplicità di funzionamento, la manutenzione è ridotta al minimo, non crea problemi e risulta economicamente insignificante.

Le trombe idroeoliche in Europa

Le più antiche testimonianze sulle trombe idroeoliche rguardano l’Italia. Anche se non è definitivamente provato che questo significhi che esse sono nate qui, se si accetta l’ipotesi, avanzata in questa sede, della loro derivazione dalle camere a sifone di Erone, l’ipotesi della

a) b)

Figura 13. a) J. Leupold, 1724. Theatrum Machinarum Generale, Tab. XLVII (parziale):

Camere del vento. b) W. Pope, 1665. Phil. Trans. 1665-1666, 1, 21-26: A Way of Producing Wind by the Fall of Water.

loro origine italiana si rafforza, in relazione con gli studi degli Autori greci e latini sviluppati in Italia nel Quattrocento. È infatti lecito ritenere che le opere di Erone fossero note ben prima della traduzione latina del Commandino.

È comunque accertato che le trombe idroeoliche si diffusero nei distretti metallurgici di Italia, Francia e Spagna.

Le notizie più dettagliate, dopo l’Italia, riguardano la Francia ([1], 1751-1772; [18], 1804) e la Corsica [34]: addirittura, a causa della fama e della diffusione dell’Enciclopedia, nel XIX e in parte ancora nel XX secolo l’invenzione delle trombe idroeoliche era attribuita proprio ai Francesi. In Germania, G. Schott ([16], 1657-1658) descrive dettagliatamente la “Camera Aeolia” di A. Kircher, ripresa anche da J. Leupold ([17], 1724), v. Fig. 13a), mentre E. Swedenborg ([25], 1734) tratta l’applicazione delle trombe idroeoliche negli impianti metallurgici, e attribuisce la loro invenzione agli Italiani.

In Spagna, l’introduzione delle trombe idroeoliche si fa risalire a certo Pablo Antonio de Rivadeneira [35], che nel 1630 illustrò il suo metodo per soffiare aria senza l’uso di mantici, ottenendo nel 1633 il relativo brevetto reale.

In Inghilterra, la prima notizia riguardo le trombe idroeoliche pare sia l’informazione con- tenuta in una lettera dell’astronomo Walter Pope, pubblicata nelle Phil. Transactions [36], nella quale descrive – non nascondendo la propria meraviglia – un congegno da lui visto vicino a Ti- voli, che consente di soffiare aria senza fare uso di mantici. Dall’illustrazione che accompagna la lettera, v. Fig. 13b), si trae peraltro l’impressione che Pope non abbia in realtà ben compreso il funzionamento della tromba.

L’evoluzione delle trombe idroeoliche

Come considerazione generale, possiamo osservare che confrontando fra loro le rappresen- tazioni più antiche, v. Figure da 9 a 12, e quelle più recenti, v. Figure 1 e 13, si rileva subito il notevolissimo progresso compiuto dalla tecnologia. Salta però anche agli occhi che questa, nel settore considerato – come in altra sede [37] si è osservato per altri settori – è giunta sì ad un elevato grado di maturità, ma i materiali sono rimasti gli stessi – prevale di gran lunga il legno – ed è rimasta la stessa la principale fonte di energia, che, ovviamente, è quella idraulica. La tecnologia è dunque riuscita ad ottenere macchine e impianti ben concepiti, realizzati con grande maestria e decisamente efficienti: visto a posteriori, però, tutto ciò suggerisce l’idea di un mondo – quello della tecnica – che non può più progredire senza un cambiamento radicale, quale quello che effettivamente avvenne con la Rivoluzio- ne Industriale.

8. CONCLUSIONI

Volendo ricostruire un quadro storico generale, sembra di poter affermare che le trombe idroeoliche trovarono i loro primi impieghi – presumibilmente, a partire dal Quattrocento – nelle fucine dei fabbri, nei giochi dei giardini e negli organi idraulici; successivamente furono introdotte nei forni fusori e negli altiforni, dove furono apprezzate per la loro convenienza economica. Per queste ultime applicazioni dovettero venire perfezionate, essendo necessario ottenere maggiore potenza, pressione più elevata e minore contenuto di

umidità: in questo modo si evolvettero, diventando espressione di una tecnologia d’avanguardia.

La prima idea e il successivo sviluppo delle trombe idroeoliche si basarono sull’intuizione e sull’empirismo. Quando la tecnica incominciò ad avere a disposizione mezzi per affrontarne scientificamente lo studio, era ormai troppo tardi: con l’avvento delle macchine a vapore e lo sviluppo generale della tecnologia – favoriti, del resto, dallo stesso progresso scientifico – le trombe idroeoliche persero rapidamente rilevanza, rimanendo in uso presso impianti e fucine via via sempre meno importanti, ai margini o addirittura alla retroguardia dello sviluppo tecnologico.

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