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Fossano - Chiesa Cattedrale Domenica, 1 aprile 2018

Nel documento DIOCESI DI CUNEO DIOCESI DI FOSSANO (pagine 47-50)

“Chi ci rotolerà la pietra dall’ingresso del sepolcro?” Sono le parole risuonate nel cuore di quelle donne quando si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, un gesto di pietà, comune a quel tempo. Pensavano di vedere il cadavere, invece vedono un giovane. Pensavano di vedere un lenzuolo che av-volgeva il morto, e invece vedono un vivente vestito di bianco. Pensavano di vedere un morto disteso a terra, e invece vedono un uomo seduto alla destra…

Restano per lo meno sconvolte. Ricevono un mandato: “Andate a dire ai suoi e a Pietro che vi precede in Galilea!”

Lo hanno fatto. Dopo di loro vanno i discepoli, Pietro e Giovanni. Trovano la stessa cosa. L’Evangelista Giovanni racconta tutto ciò con vari particolari. Erano andati di corsa; arriva prima il più giovane, ma non entra. Poi arriva il più vec-chio, entra. Videro e credettero. Videro e restano attoniti. Videro ed iniziarono subito a proclamare la loro certezza: Gesù è vivo. Gesù lo aveva detto. È stato di parola. Di lì nasce tutta la loro riflessione e comprendono ciò che col Maestro avevano vissuto. C’è voluto il dono dello Spirito e da quel cenacolo escono con coraggio sfidando il mondo. Si scoprono trasformati interiormente. Da gente che cercava sicurezza, a gente certa delle parole di Gesù; da persone che ave-vano paura della loro ombra, a persone entusiaste quasi con la fretta di dire a tutti quella novità.

Perché è così importante questo loro annuncio? Se li osserviamo da vicino, ci accorgiamo che non avevano alcun interesse ad esporsi così. Se non fossero usciti allo scoperto, noi non saremmo qui. La morte, quell’evento uguale per tutti, è stata superata. Come è capitato a Gesù, questa sarà anche la nostra sorte. Anche noi supereremo la morte. Anche noi risorgeremo. Anche noi vi-vremo per sempre nella festa senza fine.

Quei dodici sono usciti; le hanno tentate tutte per dirci la loro fede. Nei testi del Nuovo Testamento abbiamo un campionario dei loro interventi. Li medite-remo in questo tempo di Pasqua. Un unico evento che va contemplato, medi-tato, osservato, vissuto da varie angolature. Hanno iniziato dai loro annunci

sintetici: Gesù ha sofferto per mano degli uomini, è morto ed è risorto.

Quest’annuncio lo hanno riversato nei primi testi liturgici in tutta una serie di cantici. Poi ci hanno riferito dell’attività missionaria degli apostoli specie di Pie-tro e di Paolo. Ed infine ecco i racconti evangelici, anche qui con una serie di linguaggi. Che bello vederli così all’opera, così trasformati, così vitali.

È iniziata la catena di testimoni. All’inizio, e non solo, molti hanno pagato con la vita la loro testimonianza coraggiosa: sono i Martiri. La Chiesa ha ricevuto dal Risorto il mandato di farsi sua portavoce. Lo ha fatto e lo fa lungo il corso dei secoli. Deve continuarlo a fare oggi! Proprio oggi continua ad avere una straordinaria attualità. Noi abbiamo bisogno di Risorgere, abbiamo bisogno di Speranza, abbiamo bisogno di luce.

C’è bisogno di risurrezione sul piano internazionale segnato da conflitti, potere di pochi che spesso portano ad emergenze umanitarie.

C’è bisogno di risurrezione nei meandri della politica del nostro paese. Chi ha responsabilità sociali cerchi esclusivamente il bene comune mettendo sempre la vita umana al primo posto.

C’è bisogno di risurrezione nelle nostre città. Spesso viviamo giustapposti gli uni gli altri senza mai tessere veri rapporti umani di amicizia e solidarietà. Le solitudini vanno annientate perché corrodono il nostro essere.

C’è bisogno di risurrezione nei vari settori economici e lavorativi. La dignità della persona c’è quando ci si esprime in attività dalle quali si può trarre so-stentamento per sé e per le proprie famiglie.

C’è bisogno di risurrezione nelle nostre case. Sono i luoghi dove impariamo ad amare, a vivere, a incontrare, a servire, a condividere, a pregare, a gioire. Guai se sono ridotte a specie di roccaforti dove nessuno penetra o ad una sorta di

‘caverne piastrellate’ che riflettono manìe malsane e solitudini immense.

C’è bisogno di risurrezione nella Chiesa. È il popolo che Dio ama e si è scelto come partner. Siamo popolo variegato, con ruoli e doni diversi, tutti utili per le reciproche competenze. Dobbiamo imparare sempre più a conoscere la Parola e a viverla nella testimonianza gioiosa. Dobbiamo anche essere il riflesso della Luce che emana da quella tomba vuota. Nella misura in cui diamo testimo-nianza di unità, di comunione, di fraternità, di condivisione, diventiamo credi-bili e così passa la Lieta notizia del Risorto.

Abbiamo bisogno d’essere illuminati dal Risorto per comprendere il senso della nostra esistenza, il senso dei nostri progetti, il senso della storia che stiamo scrivendo giorno per giorno.

Tutte le volte che il Risorto si fa vedere ai suoi, esordisce dicendo: “Non abbiate paura!”. Lo dice anche a noi. Non dobbiamo aver paura d’essere cristiani e di

tentare di vivere il suo Vangelo. Non dobbiamo aver paura nell’annunciare la novità di Gesù Risorto. Non dobbiamo aver paura a guardare con fiducia oltre la morte. Non dobbiamo aver paura ad impegnarci, qui, ora, in questo nostro mondo e in questa nostra storia perché non siamo soli. Lui ci precede. Lui ci ama. Lui ci attende perché vuole far festa con noi.

Portiamo con fiducia e con gioia questo nostro annuncio di vita; è l’annuncio della Pasqua. È l’annuncio del Cristo vivo e presente in mezzo a noi.

Omelia del vescovo Piero

nella santa Messa per l’ordinazione diaconale

Nel documento DIOCESI DI CUNEO DIOCESI DI FOSSANO (pagine 47-50)