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Fratta Polesine, una “cittadetta” del Polesine di Rovigo Popolazione, società ed economia da Napoleone all’unità

(1806-1866)

di Marco De Poli

Questo studio, inserendosi in un filone di ricerca che ha riscosso notevole at- tenzione negli ultimi anni1, vuole mostrare il rapporto tra andamento demo-

grafico e strutture economico-sociali di una comunità rurale del Medio Pole- sine, in un periodo storico che vede il passaggio da un sistema demografico d’Ancien Régime, ad una fase di transizione verso un regime demografico “controllato”, tipico della società attuale, con una netta riduzione dei valori dei principali indici demografici. Si evidenzierà comunque come siano pre- senti specificità demografiche, come l’elevatissima mortalità infantile e gli effetti provocati dall’alluvione dell’Adige del 1823.

È stato utilizzato prevalentemente materiale archivistico inedito, conser- vato presso l’Archivio Comunale e l’Archivio Parrocchiale di Fratta Polesi- ne, e l’Archivio di Stato di Rovigo. Si tratta principalmente di registrazioni anagrafiche2, insieme con inchieste di carattere economico e demografico.

Per l’elaborazione dei dati demografici è stato impiegato il software IPD 3.0 che consente, con la tecnica dell’inverse projection, la ricostruzione dei prin- cipali indici e valori anche in assenza di dati completi, ottenendo stime “per contemporanei”3. Infine è da segnalare che l’area territoriale di riferimento

per i risultati demografici è quella parrocchiale, per cui erano disponibili dati più omogenei e ricchi; le conclusioni tratte sono comunque estendibili al ter- ritorio comunale, che differisce solo lievemente.

1Negli ultimi decenni si è assistito al proliferare degli studi storico-demografici

su micro-comunità, con lo scopo di valorizzare la storia locale attraverso un più pre- ciso raffronto tra demografia, economia e società, per poi inquadrare i risultati in un contesto spazialmente e temporalmente più ampio.

2Nel periodo in questione queste fonti registrano notevoli mutamenti. Si veda A.

GAMBASIN, Anagrafi parrocchiali: fonti per la storia della popolazione, in F. AGOSTINI

(ed), Anagrafi parrocchiali e popolazione nel Veneto tra XVII e XIX secolo, Vicenza, 1989.

3L. DELPANTA-R. RETTAROLI, Introduzione alla demografia storica, Bari, 1994,

STORIA,ECONOMIA E SOCIETÀ

Con la fine nel 1797 della plurisecolare dominazione veneziana ha ini- zio per Fratta Polesine, e per il Veneto in generale, il susseguirsi di oc- cupazioni francesi e austriache che termineranno solo nel 1815, quan- do avrà inizio la dominazione austriaca che si concluderà nel 18664. Gli eventi bellici prima, il movimento carbonaro del 1820, che colpirà parte della classe dirigente locale, e infine l’alluvione dell’Adige del 18235, provocheranno forti mutamenti al sistema socio-economico del paese, accentuandone l’aspetto rurale. In particolare quest’ultimo evento naturale, con il danneggiamento dell’arginatura del canale Scortico, interromperà la principale via commerciale del paese6.

Economia: realtà rurale ma non solo

L’immagine della realtà economica frattense che emerge dall’esame della documentazione dell’epoca, è quella di un mondo prevalente- mente agricolo, ma a cui si affianca una realtà artigianale e preindu- striale, che si trova ad affrontare in questo periodo molteplici difficol- tà, che contribuiranno ad aumentare la ruralizzazione della società.

Il territorio agricolo, frutto di lunghe e complesse opere di bonifica, avviate sotto la dominazione estense e completate con quella venezia- na, era controllato per oltre il 70%7 da personalità non risiedenti in paese, in buona parte appartenenti al patriziato veneziano. Queste si

4L. LUGARESI, Fratta nelle dominazioni napoleonica ed austriaca (1796-1866),

in AA.VV., Fratta Polesine – La storia, Rovigo, 1990.

5A. P., Prospetto delle due rotte di Badia e Castagnaro, estratto del periodico

«L’Universo», anno X, febbraio 1929, n. 2.

6Immediatamente la Camera di Commercio di Rovigo si fece promotrice presso

le competenti autorità di Vienna per il ripristino della navigabilità. Ma con l’inizio dello sviluppo ferroviario il governo austriaco preferì investire in questo nuovo siste- ma di trasporto (cfr. la tesi di laurea di O. MISTRIN, La Camera di Commercio di Ro- vigo e il sistema economico provinciale tra 1819 e 1866, Università degli Studi di Ve-

rona, Facoltà di economia, Corso di laurea in economia e commercio, Sezione di sto- ria economica e sociale, a.a. 1997-98, p. 103).

7Archivio Comunale di Fratta Polesine (in seguito ACF), Agricoltura-Industria-

affidavano per la conduzione dei terreni ad affittuari, con contratto di durata novennale, il cui prezzo era corrisposto in denaro, più raramen- te in generi8. Questi coltivavano le proprietà in prevalenza con la tipo- logia dell’“aratorio-arborato-vitato” (84,8%)9, che garantiva sia i gene- ri dominicali (grano e vino) che il necessario per la vita per l’affittua- rio. Si assiste comunque al mutamento delle proporzioni delle produ- zioni, e quindi delle coltivazioni, di grano e mais. Se nel 1817 si erano raccolti 10.000 sacchi di grano e 8.000 di mais, nel 1855 la situazione era di 5.796 di grano e 16.650 di mais10. Questo sta a significare molto probabilmente anche un graduale peggioramento del vitto di gran par- te della popolazione.

Una qualche importanza rivestiva anche la presenza di ovini, oltre che a limitate coltivazioni di lino e canapa, produzioni legate all’indu- stria tessile locale e veneta11. In particolare con l’avanzare dell’Otto- cento si trattò sempre più spesso di greggi che svernavano provenendo dal modenese e dalle Alpi12.

Accanto al mondo agricolo era presente una cospicua e variegata realtà artigianale, rispondente prevalentemente ai bisogni delle attività rurali e alle necessità quotidiane dell’individuo. Si tratta in prevalenza di sarti, cucitrici, tessitrici, calzolai, sellai, falegnami, bottai, carradori, la cui attività si svolgeva prevalentemente dentro la propria dimora, ra- ramente in una piccola bottega. Risulta comunque difficile quantifica- re esattamente il numero degli addetti, in quanto è attestata una certa renitenza all’iscrizione obbligatoria alla Camera di Commercio, forse per motivi fiscali o per il carattere precario di molte delle attività.

Le materie prime necessarie agli artigiani locali erano fornite da un variegato e cospicuo numero di commercianti all’ingrosso, che forni- vano anche alla popolazione i prodotti non reperibili localmente (colo-

8ACF, Agricoltura-Industria-Commercio, 1855.

9O. MISTRIN, La Camera di Commercio di Rovigo, cit., p. 370.

10ACF, Agricoltura-Industria-Commercio, 1819 e 1855.

11Alla fine del Settecento la lana locale era venduta a ditte tessili esterne, tra cui

anche a Schio: F. AGOSTINI(ed), Rovigo e il Polesine tra rivoluzione giacobina ed età napoleonica, Rovigo, 1999, p. 15.

12Archivio Parrocchiale di Fratta Polesine (in seguito APF), Libri dei morti, l. 9,

p. 170 e l. 10, p. 162; APF, Stato Civile Austriaco (in seguito SCA), Atti di nascita, r. III, p. 11 e Atti di morte, r. II, p. 27.

niali, ecc.). Altre importanti occasioni di commercio erano rappresen- tate dal mercato settimanale13 e dalla fiera, che si teneva per la festa dei SS. Pietro e Paolo, patroni della comunità; momenti che richiama- vano compratori e venditori da tutto il circondario, ma anche da fuori provincia.

Il trasporto delle merci, soprattutto prodotti agricoli, avveniva fino al 1823 per barca attraverso lo Scortico, in seguito tramite carretti. Do- po questa data, comunque, il commercio dei prodotti locali risulta par- ticolarmente danneggiato, per la scarsa redditività del nuovo mezzo di trasporto14.

Erano presenti, infine, alcune attività preindustriali che produceva- no per l’esportazione, cioè per la vendita al di fuori del territorio co- munale. La principale industria era quella della produzione della seta, in cui Fratta rappresentava la quarta realtà provinciale per dimensione. Essa, già presente in epoca veneziana15, dopo un declino in età napo- leonica, ricevette nuovo impulso a partire dal 1815 ad opera dei grandi proprietari, che finanziarono la piantumazione di nuovi gelsi. La ma- nodopera necessaria durante i mesi estivi, quando quella locale era im- pegnata nei lavori agricoli, proveniva dalle vallate vicentine e persino dal comasco16. Nonostante fosse presente la terza filanda per dimen- sione della provincia, con 38 operai17, a partire dalla fine degli anni Quaranta il settore entrò in crisi, sia per la mancanza di moderni mac- chinari, sia per la comparsa della malattia del baco da seta, sia proba- bilmente per la concorrenza di prodotti orientali.

Altra attività rinomata era quella della fabbricazione della corda, che si svolgeva «sull’argine di Frattesina»18, ad opera di singoli o di coppie di individui. Venivano inoltre prodotte tele greggie di lino e di

13L’esistenza di questa realtà economica è attestata dai registri parrocchiali già

per il Seicento (F. DEPOLI, Aspetti demografici di Fratta Polesine tra il 1632 e il 1681 dai registri della parrocchia, in AA.VV., Fratta Polesine, cit., p. 170).

14ACF, Agricoltura-Industria-Commercio, 1835. 15F. DEPOLI, Aspetti demografici, cit., p. 168.

16APF, Libri dei battesimi, l. 12, p. 201; APF, SCA, Atti di nascita, r. VII, p. 89 e

r. IX, p. 83.

17O. MISTRIN, La Camera di Commercio, cit., pp. 259-260.