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LE FRATTURE DEL SENO FRONTALE: NOSTRA ESPERIENZA CHIRURGICA Di Giuseppe, N; Amoroso, C; D'Archivio, L

I traumi in ORL

LE FRATTURE DEL SENO FRONTALE: NOSTRA ESPERIENZA CHIRURGICA Di Giuseppe, N; Amoroso, C; D'Archivio, L

Premesse: Riportiamo la Nostra esperienza sugli approcci chirurgici e le tecniche di ricostruzione nell’ambito della patologia traumatica del seno frontale. Materiali e metodi: Presentiamo una casistica traumatologica di 495 pazienti, afferita nella U.O. di Chirurgia Maxillo Facciale e di Otorinolaringoiatria di Lanciano in un periodo compreso dal 2007 al 2011. Nel 3,5% dei casi (14 pazienti) si è trattato di fratture isolate della parete anteriore del seno frontale. La via di accesso è stata nella maggior parte dei casi mediante incisione cutanea bicoronale sec. Cairns-Unterberger nei casi in cui non erano presenti delle vie traumatiche cutanee preesistenti. La ricostruzione della parete anteriore del seno frontale è avvenuta secondo varie metodiche ed utilizzando diversi materiali biocompatibili quali: placche e viti o mesh in titanio, sostituto d’osso in resina di metacrilato (CranioPlast, CONCERT®) ed impianti in polimero riassorbibile (Resorb-x®, KLSMARTIN). Risultati: I risultati sono stati soddisfacenti con la completa restituzio ad integrum

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del seno frontale sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista estetico. Conclusioni: La scelta della via di accesso e del tipo di impianto utilizzato è stata condizionata dalla selezione della tecnica esteticamente più accettabile associata al uso di materiali di osteosintesi compatibili con le caratteristiche e complessità del focolaio di frattura.

• Techniques in frontal sinus fracture repair. Cole P, Kaufman Y, Momoh A, Janz B, Hatef DA, Bullocks J, Hollier L. Plast Reconstr Surg. 2009 May;123(5):1578-9.

• A protocol for the management of frontal sinus fractures emphasizing sinus preservation. Bell RB, Dierks EJ, Brar P, Potter JK, Potter BE. J Oral Maxillofac Surg. 2007 May;65(5):825- 39.

OPZIONI TERAPEUTICHE NELLE FRATTURE DELLA ROCCA PETROSA: ESPERIENZE CLINICHE Gaini, L; Nassif, N; Garavello, W; Redaelli, M; Zanetti, D

I traumi del temporale possono determinare, in base alla forza e alla direzione dell’impatto, una frattura longitudinale, trasversa o combinata della rocca petrosa (rispetto al suo asse maggiore). Ne possono conseguire lesioni a carico del nervo facciale, della catena ossiculare, del labirinto anteriore e posteriore e/o del nervo stato-acustico, manifestandosi con ipoacusia, vertigini, otoliquorrea, paralisi facciale. Gli Autori intendono schematizzare gli approcci al trattamento delle singole sequele otoneurologiche, presentando casi clinici trattati nelle rispettive sedi. In caso di paralisi traumatica del nervo facciale i criteri che devono guidare l’intervento terapeutico sono: 1) le modalità di esordio (immediata/tardiva) della paralisi/paresi; 2) la gravità della lesione e la sua evoluzione (classificazione clinica di House/Brackmann o altre); 3) i test elettrofisiologici (elettroneuronografia, elettromiografia); 4) evidenza TC di interessamento del canale di Falloppio da parte della rima di frattura . Un intervento di decompressione del canale di Falloppio è indicato esclusivamente in caso di paralisi immediata, totale, con evidenza di linea di frattura attraversante lo stesso. Il riscontro chirurgico di transezione del nervo o di sua lacerazione > ¾ imporrà una anastomosi, termino-terminale (se possibile) o con innesto nervoso in caso di diastasi dei monconi. La disgiunzione ossiculare post-traumatica, frequente nelle fratture longitudinali extra- labirintiche, non costituisce solitamente un problema dal punto di vista ricostruttivo; meritevole di particolare attenzione è tuttavia il caso di una frattura platinare o un affondamento della staffa nel vestibolo, con pneumolabirinto. Nel caso di fratture interessanti la capsula otica, l’evento clinico più rilevante è l’oto(-rino)liquorrea: un atteggiamento terapeutico conservativo (riposo a letto con sollevamento della testa, acetazolamide, restrizione di manovre che aumentino la pressione intratoracica) o la necessità di un drenaggio liquorale lombare vanno soppesati in base all’entità e alla durata della liquorrea, dato che la maggior parte di esse si risolve spontaneamente per reazione fibrosa lungo la rima di frattura. Un intervento esplorativo è indicato in rari casi, qualora la diastasi dei frammenti sia tale da richiedere lo zaffaggio della rima di frattura con tessuto connettivo. In caso di cofosi da frattura bilaterale, un impianto cocleare bilaterale simultaneo rappresenta una valida opzione riabilitativa, purchè si dimostri una integrità anatomica (mediante RM dei condotti uditivi interni e delle cisterne cerebello-pontine) e funzionale (test al promontorio o ECoG) dei nervi cocleari. L’approccio a ciascuna delle succitate situazioni patologiche sarà discusso presentando un caso clinico osservato, con dati otoneurologici, immagini e video.

IL TRATTAMENTO CHIRURGICO DELLE FRATTURE MANDIBOLARI: NOSTRA ESPERIENZA. Galli, J; Artuso, A; Scarano, E; Almadori, G

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Obiettivo Valutare l’epidemiologia, il trattamento e le complicanze di fratture mandibolari associate o meno ad altre fratture medio facciali, l’influenza del background del chirurgo nella scelta del trattamento chirurgico. Materiali e metodi È stato eseguito uno studio retrospettivo su 695 pazienti con trauma facciale. 201/695 dei quali sono stati sottoposti ad intervento di riduzione e contenzione di frattura mandibolare. Sono stati analizzati genere, età, data del trauma, data della chirurgia, eziologia, segni e sintomi, area di frattura, complicanze, trattamento eseguito, giorni di ricovero ed eventuali cure mediche e riabilitative post-operatorie. Risultati 126 pazienti presentavano frattura singola o multiple della mandibola non associata ad altre fratture maxillo- facciali. 85 pazienti presentavano fratture mandibolari associate ad altre fratture del massiccio facciale. L’incidenza delle fratture mandibolari era prevalente nella popolazione maschile e nella terza decade di vita. Il sito più comune di frattura è risultato essere il condilo, seguito dal corpo mandibolare. Il trattamento più utilizzato la fissazione rigida interne associata o meno al bloccaggio intermascellare. Comlpicanze quali infezioni post-operatorie, ascessi ed osteomieliti sono state rilevate in 18 pazienti (9%). Conclusioni Dai nostri dati emerge che la fissazione mediante osteosintesi interna associata al bloccaggio intermascellare nei casi di doppia frattura e/o coinvolgimento condilare rappresenta il trattamento chirurgico di scelta delle fratture mandibolari, sovrapponibili ai dati della letteratura. Le complicanze dopo trattamento chirurgico delle fratture mandibolari sono rare, nessuna delle variabili studiate, compreso il timing chirurgico, rappresenta un fattore di rischio aumentato sull’insorgenza delle stesse.

LA PERFORAZIONE POSTRAUMATICA DELLA MEMBRANA TIMPANICA: NOSTRA ESPERIENZA.