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TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLE FRATTURE ETMOIDO-ORBITARIE CON BLOW-OUT: ANALISI DELL'ESPERIENZA

I traumi in ORL

TRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLE FRATTURE ETMOIDO-ORBITARIE CON BLOW-OUT: ANALISI DELL'ESPERIENZA

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È stata condotta una analisi retrospettiva della casistica di fratture etmoido-orbitarie con blow-out trattate dal 1/09/2009 al 31/12/2011; i criteri di esclusione sono stati l'assenza di danni maggiori al bulbo oculare e al nervo ottico, e l'assenza di danni maggiori al contorno orbitario esterno, necessitando questi ultimi di un trattamento con osteosintesi. Sono stati quindi analizzati 17 casi, di cui 12 con erniazione etmoidale prevalente e 5 con erniazione mascellare prevalente; tutti i casi si presentavano sintomatici per enoftalmo, che in 8 casi era accompagnato da diplopia. La tecnica chirurgica prevede una etmoidectomia antero-posteriore allargata al seno mascellare e/o al seno frontale; asportazione dei frammenti ossei; riposizione del contenuto orbitario e sua contenzione con innesto osteo-cartilagineo settale fissato con colla di fibrina (Beriplast). Gli interventi sono stati eseguiti almeno 4 giorni dopo il trauma per migliorare la gestione endoscopica; l'utilizzo del navigatore è stato utile per migliorare la gestione intraoperatoria. Tutti i pazienti sono migliorati; non vi sono state diplopie residue; in 3 pazienti è rimasto modico enoftalmo residuo, pur migliorato rispetto al pre-operatorio. Non vi sono state complicazioni intra- e post-operatorie. Il decorso post-operatorio è stato breve, con dimissione 48 ore dopo l'intervento.

COFOSI POST TRAUMA CRANIO ENCEFALICO E IMPIANTO COCLEARE Negri, M; Bruzzi, C; Benincasa, P; Galli, S; Cola, C

Introduzione: Le fratture dell’osso temporale vengono classificate in longitudinali, trasversali e complesse. Le complicanze delle fratture dell’osso temporale descritte in letteratura sono: ipoacusia neurosensoriale o di conduzione, segni e sintomi neurologici tra i quali emorragia, danno del nervo faciale e fistola liquorale. Tra meccanismi patogenetici che determinano ipoacusia neurosensoriale ricordiamo il trauma diretto sul nervo cocleare, la distruzione del labirinto membranoso, la compromissione della vascolarizzazione cocleare o emorragia intralabirintica, fistola perilinfatica e idrope endolinfatica. La cofosi può essere tra le conseguenze di un trauma cranico con frattura bilaterale dell'osso temporale o monolaterale con anacusia controlaterale pregressa. Il recupero della funzione uditiva, in questi casi, può avvenire con l'applicazione di impianto cocleare. Materiali e metodi Presentiamo 4 pazienti con cofosi post verbale successiva a frattura mono e bilaterale dell'osso temporale, sottoposti a impianto cocleare dal 2004 al 2009 (1 Nucleus Contour Advanced; 3 Digisonic MXM): 2 casi presentano anacusia monolaterale ad insorgenza in età infantile, controlaterale alla frattura; 2 casi presentano lesioni encefaliche associate a frattura bilaterale della rocca petrosa. Risultati In tutti i casi è stato possibile il corretto posizionamento dell'array elettrodico, non si sono verificate complicanze post operatorie e, al momento dell'attivazione, tutti gli elettrodi sono risultati funzionanti. A causa della maggiore compromissione delle aree corticali, con ridotta capacità di integrazione, in due casi le strategie di stimolazione scelte sono state di tipo spettrale e a basso rate di stimolazione. A un anno dall'attivazione le abilità percettivo-verbali di tutti i pazienti si collocano a livello di riconoscimento in open set; 3 pazienti sono in grado di sostenere conversazioni telefoniche con voci familiari. Un paziente, con maggiore compromissione a livello neurologico (tetraparesi, disartria, grave deficit cognitivo) ha ottenuto benefici anche sul versante cognitivo. Conclusioni In presenza di cofosi da trauma cranio-encefalico, diverse variabili influenzano il recupero della funzione uditiva attraverso l'impianto cocleare. Ai danni a carico del SNC, si associano le alterazioni morfologiche della coclea, conseguenti alla frattura stessa (fibrosi\ ossificazione) e possibili limiti al corretto posizionamento dell'array elettrodico. A livello riabilitativo, i tempi e i risultati perseguibili varieranno non solo in funzione delle condizioni audiologiche, ma anche dall'assetto neuropsicologico, che potrà determinare la necessità di strategie riabilitative particolari e individualizzate sulla base del

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paziente stesso. Le condizioni concomitanti alla sordità, in accordo con i criteri attuali di selezione all'impianto cocleare, non sono a nostro avviso necessariamente fattori di esclusione, come dimostrato dai risultati ottenuti nei casi presentati.

• Cochlear implantation in patients with bilateral cochlear trauma. Serin GM, Derinsu U, Sarý M,Gergin O, Ciprut A, Akdaþ F, Batman C.Department of Otorhinolaryngology, Marmara University School of Medicine Istanbul, Turkey.Am J Otolaryngol. 2009 Jun

• Cochlear implantation following temporal bone fracture. Camilleri AE, Toner JG, Howarth KL, Hampton S, Ramsden RT. Department of Otolaryngology, Royal Infirmary, Manchester, UK. J Laryngol Otol. 1999 May;113(5):454-7.

• Cochlear implantation in a patient with bilateral temporal bone fractures. Simons JP, Whitaker ME, Hirsch BE. Department of Otolaryngology, University of Pittsburgh School of Medicine, 200 Lothrop Street, Pittsburgh, PA 15213, USA Otolaryngol Head Neck Surg. 2005 May;132(5):809-11.

• Cochlear implantation after bilateral transverse temporal bone fractures. Shin JH, Park S, Baek SH, Kim S. Department of Otolaryngology, Daegu Fatima Hospital, Daegu, Korea. Clin Exp Otorhinolaryngol. 2008 Sep;1(3):171-3. Epub 2008 Sep 30.

FRATTURE MANDIBOLARI: NOSTRA ESPERIENZA. Calzolaro L., Molini E., Conti C., Cristi C., Silvestri L.

Il trattamento delle fratture mandibolari consiste nella riduzione chiusa, aperta o combinata. Le complicanze sono: infezioni (osteomielite), non corretta saldatura dei monconi, riduzione dei movimenti mandibolari e alterazione dell’occlusione abituale. Scopo del presente lavoro è quello di esaminare i risultati a distanza delle fratture mandibolari trattate dal settembre 2005 al settembre 2009 nella nostra Clinica. Si trattava di 53 soggetti con fratture di cui: 14 sinfisarie e parasinfisarie (una comminuta), 5 monocondilari e 1 bicondilare, 12 dell’angolo, 21 doppie (12 angolo+parasinfisi, 9 condilo+corpo). Sono stati trattati con riduzione chiusa e fissazione intermascellare 13 pazienti (2 con viti di sospensione), 40 con riduzione aperta e fissazione interna (29 anche con bloccaggio intermascellare). I Pazienti sono stati richiamati dopo 1 anno dal trattamento per valutare eventuali esiti. Sono stati considerati i seguenti parametri: simmetria del volto e mandibolare, apertura massima della bocca ed eventuale deviazione laterale, movimenti di lateralità e protrusione, occlusione abituale, dolorabilità dell’articolazione, rumori articolari, difficoltà o dolore alla masticazione. Dei 53 Pz esaminati, 7 hanno presentato i seguenti esiti: 1 caso di morso aperto anteriore con deviazione laterale in protrusione (frattura parasinfisaria trattata con riduzione aperta mediante fissazione interna e bloccaggio intermascellare), 1 caso di deviazione laterale alla protrusione e dolorabilità articolare (frattura parasinfisaria associata a frattura del condilo trattate con riduzione aperta mediante fissazione interna e bloccaggio intermascellare con rimozione precoce), 1 caso di deviazione laterale e rumore articolare (frattura di condilo associata a frattura della branca orizzontale trattate con riduzione aperta mediante fissazione interna e bloccaggio intermascellare), 2 casi di movimento ad S alla protrusione e dolorabilità articolare (frattura dell’angolo trattata con riduzione aperta mediante fissazione interna e bloccaggio intermascellare e frattura di condilo trattata con riduzione chiusa mediante bloccaggio intermascellare con rimozione precoce) ed infine 2 casi di dolorabilità articolare monolaterale (frattura parasinfisaria e dell’angolo trattate con riduzione aperta mediante doppia fissazione interna e frattura di condilo trattata con riduzione chiusa mediante bloccaggio

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intermascellare con rimozione precoce). Non sono state riscontrate asimmetrie statiche del volto e della mandibola né limitazioni all’apertura massima della bocca e/o difficoltà o dolore alla masticazione; l’occlusione abituale era conservata in tutti i casi tranne in quello di morso aperto. Dalla nostra casistica emerge una completa restitutio ad integrum nell’87% dei casi, mentre per il restante 13% gli esiti incontrati non hanno compromesso la funzionalità mandibolare.

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GLI INNESTI DI CARTILAGINE AURICOLARE NELLA RICOSTRUZIONE NASALE PRIMARIA- CASO