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galeotti di libertà, condannati e turchi, 1620-1774

Nel documento COLLANA STRUMENTI (pagine 75-177)

5.1. Galeotti di libertà: reclutamento, gestione e vendita

Esistevano a Venezia diversi modi per procurarsi galeotti di libertà. I principali erano: la leva marittima, la chiamata tramite bando pubbli-co, il reclutamento libero e quello effettuato dai cosiddetti “partitanti”.

5.1.1 La leva marittima

La leva marittima – come abbiamo detto – aveva le sue origini nelle guerre combattute dai veneziani contro i genovesi; successivamente fu riorganizzata e regolamentata in occasione dei conflitti con il Turco. Nel 1545 era nata, per gestirla e coordinarla, una magistratura ad hoc, la Milizia da mar. La coscrizione era basata su ruoli compilati da ciascun “corpo contribuente”: a Venezia le arti, le Scuole grandi e i traghetti; nel resto dello Stato le città di Terraferma e le comunità del Dogado. Il numero dei galeotti da consegnare – in caso di chiamata – variava a seconda dell’importanza di ciascun corpo contribuente, il quale dove-va fornire, oltre agli uomini, il denaro necessario per il loro ingaggio.

La carattada – così era chiamata la suddivisione operata dalla Milizia da mar – specificava esattamente il numero dei galeotti che cia-scun contribuente doveva fornire ed era calcolata sulla riserva delle cento galere previste nel 154591. Nel caso in cui il Senato avesse chie-sto un numero inferiore di uomini, il calcolo sarebbe stato fatto sempre in proporzione della suddivisione iniziale. Uno dei compiti della Milizia da mar fu quello di tenere sempre aggiornati i ruoli dei galeot-ti, che dovevano censire gli uomini di età compresa tra i 18 e i 45 anni. In caso di chiamata, a partire non erano necessariamente gli uomini iscritti nei ruoli: nel corso del Seicento, quasi sempre si trattava di

91Cfr. R. T. RAPP, Industria e decadenza economica a Venezia nel XVII secolo, Roma, 1986, p. 78; A.S.V., Milizia da Mar, b. 240.

sostituti reclutati al di fuori del corpo contribuente. Solo se non si con-segnava l’esatto numero di galeotti, la Milizia eseguiva il sorteggio fra gli arruolati. Nel XVII secolo ciò accadde soltanto in tre occasioni – il 12 giugno 1604, il 31 ottobre 1638 e il 5 ottobre 1658 – mentre in un caso, il 14 marzo 1668, il sorteggio fu soltanto minacciato92.

Ma come erano stilate le carattade e in base a quali fattori venivano modificate? In una busta del fondo della Milizia da mar c’è un’ inte-ressante tabella riepilogativa, con quattro diverse carattade della città di Venezia e del suo Dogado a cavallo dei secoli XVI e XVII93. La prima è quella del 1545, quando si istituì il Collegio della Milizia. In totale furono “rolati” 10.062 uomini abili al servizio al remo. Fra le cor-porazioni di mestiere veneziane quella che avrebbe dovuto contribui-re maggiormente era l’arte dei laneri con 330 galeotti, seguita dai

mer-92A.S.V., Senato Mar, f. 884, parte dell’11 aprile 1722 e allegati.

93A.S.V., Milizia da Mar, b. 707, “carattade diverse de galeotti fatte in diversi tempi per l’armar delle cinquanta galere in esecuttion delle deliberationi dell’Eccellentissimo Senato 1595 et 1602”.

Laneri

Merzari (merciai) Calegheri (calzolai) Tesseri da panni lana Tesseri da panni seda

Drappieri (produttori e venditori di drappi) Favri e caldereri (fabbri)

Fruttaroli

Garzotti (cardatori) e cimolini (spelazzatori della lana) S. Nicolò dei pescadori

Oresi (orefici) Tentori (tintori) Barche da S. Zuanne

Marangoni da case (falegnami) Mureri (muratori) Spetieri (farmacisti) 330 294 280 200 200 140 140 140 134 124 120 120 100 100 100 100 Arte Numero Tabella 4

zari (merciai) con 294 e dai calegheri (calzolai)94con 280. In totale c’e-rano 15 arti che contribuivano con più di 100 uomini (vedi tabella 4).

Le cinque Scuole grandi avrebbero dovuto dare in totale 1.200 uomini:

Scuole Grandi Numero

Misericordia 300 S. Rocco 260 Carità 240 S. Marco 200 S. Giovanni 200 Tabella 5

Fra i traghetti spiccano i dati di Padova con 120 uomini e di Marghera con 100, mentre in Venezia città troviamo il traghetto delle colonne di S. Marco con 48 e S. Geremia con 40. Infine il Dogado avreb-be dovuto contribuire con 2.340 galeotti così ripartiti:

Comunità del Dogado Numero

Gambarare 500 Burano 460 Murano 400 Chioggia 344 Caorle 140 Malamocco 120 Cavarzere 120 Grado 100 Mazorbo 60 Torcello 60 Loreo 36 Tabella 6

Nella statistica della Milizia da mar i dati del 1545 furono posti a confronto con quelli del 1595, del 1602 e del 1610. Il numero totale dei

94Cfr. A. VIANELLO, L’arte dei calegheri e zavateri di Venezia tra XVII e XVIII secolo, Venezia, 1993.

galeotti rolati scese a 8.882 uomini nel 159595, per poi risalire a 10.397 nel 1602 e addirittura 11.202 nel 1610. Nonostante la diminuzione generale, le arti che contribuivano con almeno 100 uomini divennero 16. Le variazioni di numero dipendevano solitamente dalla situazione economica di ciascuna arte, quindi osservando i numeri relativi al reclutamento dei galeotti è possibile avere alcune notizie sull’industria veneziana nei diversi momenti. Molte sono le novità del 1595: i depen-tori (110), i pisdepen-tori o panettieri(108), i portadori da vin (132) e i sardepen-tori o sarti(167). In forte salita i laneri (383), i tesseri di panni lana (226), gli spe-zieri (136), ma soprattutto i tesseri di panni di seta che addirittura rad-doppiarono la quota contributiva (414). Stabili troviamo i garzotti e cimolini e i drappieri, mentre in calo erano i calegheri (198), i favri e calde-reri (124), i fruttaroli (107), gli oresi (109), i tintori (109), ma soprattutto i merzari (141).

In crescita anche le contribuzioni dovute dalle Scuole Grandi, che passarono dai 1.200 uomini ai 1.500, mentre in netto calo contributivo erano i traghetti. Quello di Padova passò dai 120 uomini del 1545 ai 23

95La diminuzione del “comparto” del 1595 era dovuta ancora alla grave pestilenza che aveva colpito Venezia nel 1575-77. La città lagunare – secondo le cifre forniteci dal Beloch – nel 1552 aveva 158.069 abitanti e addirittura 168.627 nel 1563 (K. J. BELOCH, Storia della popolazione d’Italia, Firenze, 1994, p. 393). Secondo Preto, prima dello scoppio dell’epidemia la popolazione veneziana si aggirava attorno alle 180.000 unità e dopo il 1575-77 vi fu una discesa del 25-26% (P. PRETO, Peste e società, 1576, Vicenza, 1978, pp. 111-113). Effettivamente i demografi sono concordi nel quantificare i decessi nell’ordine delle 50.000 unità; Beloch propone, per il 1581, una cifra attorno ai 135.000 abitanti, e ancora nel 1593 non si erano superati i 140.000. Per un inquadramento generale sulla demogra-fia veneziana e sui censimenti si vedano, oltre al citato lavoro di Beloch: D. BELTRAMI, Storia della popolazione di Venezia dalla fine del secolo XVI alla caduta della Repubblica, Padova, 1954; M. FLINN, The European Demografic System 1500-1820, Brighton, 1981 (trad. it. Bologna, 1983); A. SCHIAFFINO, Contributo allo studio delle rilevazioni della popolazione nella Repubblica di Venezia: finalità, organi, tecniche, classificazioni, in Le fonti della

demogra-fia storica in Italia, Roma, 1972, I; A. CONTENTO, Il censimento della popolazione sotto la

Repubblica veneta, in “Nuovo Archivio veneto”, XIX-XX (1900), pp. 5-42, 5-96 (XX) e 171-235; A. ZANNINI, Un censimento inedito nel primo Seicento e la crisi demografica ed economica

di Venezia, in “Studi veneziani”, n.s., 26 (1993); G. FAVERO-M. MORO-P. SPINELLI-F.

TRIVELLATO-F. VIANELLO, Le anime dei demografi. Fonti per la rilevazione dello stato della popo-lazione di Venezia nei secoli XVI e XVII, in “Bollettino di demografia storica”, n. 15 (1992), pp. 23-110. Sulle epidemie: P. PRETO, Epidemia, paura e politica nell’Italia moderna, Bari, 1987; ID., La società veneta e le grandi epidemie di peste, in Storia della cultura veneta, 4/II, Vicenza, 1986; P. ULVIONI, Il gran castigo di Dio. Carestia ed epidemie a Venezia e nella Terraferma 1628-1632, Milano, 1989.

del ’95. Quello di Marghera scese da 108 a soli 29 galeotti. In calo, sep-pur di poco, anche il Dogado, che scese a 2.088 uomini. In discesa soprattutto i dati di Gambarare, Murano, Burano e Malamocco, men-tre in crescita erano Chioggia, Cavarzere, Loreo e Torcello.

Nel 1602 si tornò a contribuire per più di 10.000 galeotti, ma ci pare più interessante eseguire il confronto con la carattada del 1610, perché più distante nel tempo rispetto al 1595. Nel 1610 – abbiamo detto – gli iscritti nei ruoli erano saliti a 11.202. Le arti sopra quota 100 erano ben 18. La più importante continuava ad essere quella dei laneri, stabile con 383 galeotti, seguita dai calegheri con 250 in forte crescita, dai tesseri di panni lana anch’essi a 250 in crescita, e dai tesseri di panni di seta sempre a 250, ma in netto calo rispetto alla suddivisione del 1595. In grande crescita vi erano poi i sartori, passati dagli 80 uomini del 1545 ai 180 del 1610.

Arti Numero

Laneri 383

Calegheri 250

Tesseri di panni lana 250

Tesseri di panni seta 250

Merzari 210 Drappieri 180 Sartori 180 Garzotti e cimolini 140 Portadori da vin 140 Spetieri 136 Fruttaroli 130 Marangoni da casa 130 Mureri 130 Favri e caldereri 120 Oresi 120 Depentori 110 Pistori 110 Tentori 110 Tabella 7

Ancora in crescita la contribuzione delle Scuole grandi, che arriva-rono ad avere in carico ben 1.877 galeotti, come pure quella dei tra-ghetti, attestatasi nuovamente attorno alle cifre del 1545. Infine le comunità del Dogado, tra le quali spicca solamente il dato di Grado che passò dai 100 uomini del 1545 ai 10 del 1610.

Comunità del Dogado Numero

Gambarare 670 Murano 474 Chioggia 460 Burano 380 Caorle 190 Cavarzere 160 Torcello 145 Malamocco 85 Loreo 50 Mazorbo 40 Grado 10 Tabella 8

Nella carattada del 1610 le arti che avevano a che fare con la produ-zione e il commercio della lana dovevano contribuire con 978 galeotti, numero che ben esprime l’importanza di questo tipo di attività a Venezia tra XVI e XVII secolo96. Ma nella seconda metà del Seicento la crisi colpì pesantemente questo settore, a giudicare dalle diverse sup-pliche inviate dall’arte dei tesseri da panni lana alla Milizia da mar per chiedere una riduzione delle forti esazioni di denaro legate al recluta-mento dei galeotti. È il caso della lunga supplica redatta da quest’arte il 23 agosto 1660, nella quale si forniva un quadro dettagliato mese per mese della produzione laniera tra il 1636 e il 165997. Il settore risulta-va profondamente in crisi e l’arte in questione averisulta-va accumulato ormai nei confronti dello Stato un debito di circa 59.000 ducati: perciò si chiedeva di ridurre la quota dei galeotti, che si aggirava ancora

96In generale sulla produzione laniera a Venezia si veda W. PANCIERA, L’arte matrice. I lanifici della Repubblica di Venezia nei secoli XVII e XVIII, Treviso, 1996.

attorno alle 210 persone, visto che “il numero nostro è minorato, si negli huomeni, come nelle donne, verità che facilmente può esser com-provata da rolli altre volte presentati; ma a causa universale dell’ecci-dio del laneficio, con la deficienza della fabbrica de panni purtroppo vera può autenticare questa nostra miseria”98. In effetti, a giudicare dai dati sulla produzione riportati nella tabella allegata alla supplica, la crisi appare netta. Nel 1636 la produzione di panni lana si aggirava attorno ai 12.723 pezzi, nel 1646 si era già scesi a quota 9.436, poi una lieve ripresa negli anni 1650 e 1654, nei quali si ritornò a superare i 10.000 pezzi, infine nel biennio 1658-59 la rapida discesa fino a quota 8.85699. Negli anni a seguire la carattada dei tesseri da panni lana conti-nuò a scendere: 180 nel 1660, 162 nel 1672. In contemporanea scesero anche le contribuzioni delle altre arti della lana. I laneri scesero sotto i 300 galeotti, fermandosi a 270 nel 1672; i garzotti e cimolini a quota 158, i cimadori a 54, i lavoranti del purgo a 3 e i tentori a 90100.

Per la leva del 1617 abbiamo ritrovato nel fondo Milizia da Mar una lista di 2.217 galeotti effettivamente reclutati dalle arti, dai traghetti e dalle Scuole grandi101. Tale elenco ci ha offerto alcuni dati interessan-ti sulle provenienze dei remiganinteressan-ti, benché per il 41,5% (920 uomini) non sia indicato il luogo di origine. Dei restanti 1.297 galeotti il 45,2% proveniva dalla Terraferma, mentre un buon 39,2% era della città di Venezia. Pochi invece furono i galeotti dello Stato da Mar (4,8%), del Dogado (1,8%) e stranieri (9%). Tra le provenienze di Terraferma spic-ca il dato del Friuli, che da solo fornì il 13,2% degli uomini. Tra le altre città di Terraferma emergono le contribuzioni di Bergamo (84 uomini), di Brescia (59) e di Padova (53).

Per quanto riguarda la contribuzione della Terraferma, la carattada era organizzata attorno alle città e al relativo territorio in base al

nume-98Ibidem.

99Sulla crisi della produzione tessile si veda anche R. T. RAPP, Industria e decadenza cit., pp. 128-135; D. SELLA, Commerci e industrie a Venezia nel secolo XVII, Venezia-Roma, 1961, ID., Crisis and Transformation in Venetian Trade, in Crisis and Change in the Venetian Economy

in the Sixteenth and Seventeenth Centuries a cura di B. PULLAN, Londra, 1968, pp. 88-105;

ID., The Rise and Fall of the Venetian Woolen Industry, in Crisis and Change cit., pp. 106-126.

100R. T. RAPP., Industria e decadenza cit., pp. 98-102.

ro degli abitanti. All’interno poi di ciascuna città o di ciascun territorio la quota di galeotti prevista era a carico delle arti, come accadeva a Venezia. La Terraferma aveva l’obbligo – lo abbiamo detto in prece-denza – di armare le 50 galere di riserva, e per far ciò si era calcolato che servissero altri 10.000 galeotti102. Dalla suddivisione iniziale risul-ta che era il territorio di Brescia a fornire il più alto numero di uomini: ben 1.200. Seguiva Brescia città con 810, il territorio di Udine con 780, Verona città con 740, il territorio di Padova con 720, i territori di Verona e di Vicenza con 660 uomini, e via via tutti gli altri103. D’altra parte secondo il censimento del 1557 il Bresciano risultava la circoscrizione più popolosa con circa 310.603 abitanti, seguita dal Friuli con 212.512, poi il Veronese con 183.936, il Padovano con 179.164, il Trevigiano con 169.064, il Bergamasco con 149.671 e infine il Vicentino con 142.950. In totale la Terraferma contava circa 1.542.115 abitanti, saliti poi a più di 2.000.000 nel censimento del 1766104. Fatta la divisione per città e rela-tivo territorio, si procedeva poi a un’ulteriore suddivisione interna, articolata – come a Venezia – sulle corporazioni di mestiere.

Facciamo un esempio scegliendo la città e il territorio di Vicenza105. La città di Vicenza con le sue “colture” (i borghi

periferi-102Nella guerra di Cipro e nella successiva guerra di Candia, in effetti, si armarono delle galere esclusivamente dalle singole città di Terraferma, comandate da un sopraco-mito locale. Per esempio nel 1571 fu armata la galea Vicentina con sopracosopraco-mito il conte Ludovico da Porto e 200 galeotti delle arti di Vicenza. Cfr. A.S.V., Senato Terra, f. 501, parte del 27 gennaio 1646. Nel luglio del 1651 erano in servizio la galera Padovana capi-tanata da Pietro Trabacchin, la Trevisana di Gasparo Spineda e la Bresciana del sopraco-mito Ercole Trus. Cfr. A.S.V., P.T.M., f. 1244, dispaccio n. 9 del 25 luglio 1651 del Commissario d’armata Gerolamo Bondumier e allegati.

103A.S.V., Senato Mar, f. 884, allegati alla parte dell’11 aprile 1722.

104K. J. BELOCH, Storia della popolazione cit., p.498.

105Così la descrive l’ambasciatore spagnolo don Alfonso della Cueva conte di Bedmar: “Dopo Padova segue Vicenza, se ben piccola, popolata al meno di Padova, numerando si meglio di 30 mila. È città molto bella, allegra e abbondante, molto ricca, per essere li vicentini molto facoltosi; ma però terribili, e scandalosi, ed huomini aridi, ed in verità posso affermare che lo Stato di Venezia non ha sudditi li più sanguinari, o vendicativi per non dir diabolici delli vicentini, delli quali niuno sicuramente si può fidare, e tutto ciò procede perché li loro malefici sono leggermente puniti, eccetto che nelli atroci, e la cagione è perché li Rettori veneti nelle cose della giustizia criminale non possono giudi-care senza la consulta dal quanti principali cittadini vicentini a ciò deputati, per antico privilegio della città, de quali sono la metà di toga e l’altra di cappa ed entrano sempre nella giudicatura insieme ad il Rettore, e con la sua corte, e tale giurisdizione è

chiama-ci) ebbe, nel corso dell’età moderna, una popolazione oscillante attor-no ai 30.000 abitanti, mentre il suo territorio variò fra i 120.000 e i 180.000 circa della fine del XVIII secolo. A queste cifre va aggiunto il dato relativo ai Sette Comuni (Asiago, Enego, Foza, Gallio, Luisana, Roana e Rotzo), la cui popolazione si aggirò fra i 6.932 abitanti del 1548 e i 18.678 del 1766.

Riepilogando:

Fonte: K. J. BELOCH, Storia della popolazione italiana, Firenze, 1994, p. 452. Tabella 9

Per il 1585 conosciamo anche la suddivisione per sesso e per età: vi erano 15.128 maschi e 14.412 femmine, dei maschi 5.990 erano fanciul-li tra 0 e 15 anni, 6.988 erano uomini tra i 15 e i 45 anni, in pratica gfanciul-li arruolabili, 1.846 gli anziani, cioè quelli con più di 45 anni, e infine 304

ta Consolavia onde avviene che nelli voti superano sempre il Potestà e sua corte, e così per questa strada sono liberati, o castigati li colpevoli, secondo gli interessi che giornal-mente concorrono; e perché nelli processi gravi la Repubblica credette che la giustizia era amministrata con molto rispetto, per questo venne dopo molti patiti ad una delibe-razionedi questa forza, cioè d’elleggere nelli casi gravi ed atroci un magistrato estraor-dinario che si chiama Avogadore, il quale si trasferisce alla città e formi il processo sere-nissimo e quello finito lo porti a Venetia di dove sono proclamati e spediti li rei, e così viene raffrenata la licenza de delitti, e renduta la dovuta giustizia”. A.S.F., Carte strozzia-ne, serie I, f. 257, cc. 9r-10v. 1548 1557 1569 1580 1585 1602 1612 1629 1634 1656 1710 1766 30.948 29.000 26.346 36.000 29.540 32.000 36.547 31.897 19.000 25.000 25.802 28.289 124.760 131.000 144.144 134.000 147.387 150.000 160.000 164.286 97.000 119.000 -184.566 155.708 160.000 170.490 170.000 176.927 182.000 196.547 196.183 116.000 144.000 -212.855

erano i frati106. Sulla base di questi dati, proviamo ad illustrare il reclutamento dei galeotti nel Vicentino. Il 13 gennaio 1570 fu bandita una leva per la Terraferma di 2.000 uomini. Vicenza con le sue “coltu-re” avrebbe dovuto fornire 191 galeotti, 165 a carico delle arti della città e 26 ripartiti tra le colture107.

Con lo scoppio della guerra di Candia108il Senato veneziano deci-se nuovamente di ricorrere alla leva in Terraferma. Il 29 novembre 1645 fu trasmesso al Capitano e Podestà di Vicenza, Pietro Da Mosto, l’or-dine di reclutare 200 uomini a carico della città e del suo territorio109. Ma, come sappiamo, oltre agli uomini bisognava procurarsi il denaro per l’ingaggio, e a tal proposito il 15 dicembre lo stesso Da Mosto dava l’autorizzazione alle arti di Vicenza “di poter prendere denaro a livel-lo”110. Pochi giorni dopo veniva estesa anche alle comunità del

106Ibidem, p. 453.

107Arti: arte della lana 14, drappieri 10, speziali, 6, orefici, 5, merzari 25, fabbri 6, calle-gheri 10, marangoni 10, botteri 2, tagli calce 2, sartori 8, casolini 9, pelizzari 2, barileri 2, osti 2, nolezzini 1, beccari 2, mureri e taglia pietra 2, tesseri de panni 1, pescadori 1, munari 5, commandadori 4, fornari etestori 4, biavaroli e fortegari 2, strazzaroli 2, cas-sevari e spinadori 2, linaroli 2, tentori 3, senseri 1, fillatori 4, mercanti da seda 2, ver-ganzini 2. Colture: Campedello 4, Tormeno 1, San Felice 4, Porta da Padova 3, Lisiera 2, Santa Lucia 1, Santa Croce 4, Cavazzale 1, Povolaro 2, Poleggie con Cresole 2, Pusterla con il lago 2. B.C.Be., Archivio Torre, n. 521.

108Sulla guerra di Candia si vedano i recenti: G. CANDIANI, Conflitti di intenti e di ragio-ni politiche, di ambizioragio-ni e di interessi nel patriziato veneto durante la guerra di Candia, in “Studi veneziani”, n.s. XXXVI (1998), pp. 145-275; ID., Francia, Papato e Venezia nella fase finale della guerra di Candia, in “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, tomo CLII (1993-94), pp. 829-872.

109A.S.Vi., Corpo territoriale di Vicenza, b. 3713.

110“Chiamasi livello tanto l’enfiteusi o affittanza perpetua sopra beni stabili, quanto l’enfiteusi pecuniaria, cioè col mezzo di denaro. Quindi il livello si fa in due modi; il primo col dare i fondi, le case, ed altri beni stabili ad altre persone, le quali pel godi-mento di essi pagano una determinata corrisponsione al livellatore, proporzionata alla rendita di essi stabili, e questo chiamasi livello consegnativo, che fa passare il dominio utile, dei beni stessi nel livellario, il quale paga le gravezze del fondo livellato, ed ha anche la facoltà di alienare il dominio utile, salvo il diretto livellatore, il quale per altro deve esser preferito a qualunque altro nell’alienazione. Il secondo modo di fare il livel-lo consiste nel dar denaro sopra un fondo fruttante, coll’obbligo di corrispondere un tanto per cento; in ciò per altro si deve attentamente osservare, che un tal livello non degeneri in usura, o per mancanza di solennità, o per la cifra del prezzo convenuto. Quanto alle solennità, si deve fare esso livello con instrumento per mano di pubblico notajo, nel quale si fa una vendita fittizia del fondo obbligato dal livellario al livellatore, con la retrocessione di esso fondo dal livellatore al livellario, che resta obbligato di paga-re al livellatopaga-re la suddetta annua corrisponsione. Quanto poi al ppaga-rezzo convenuto, non

Territorio l’autorizzazione ad un livello per 10.000 ducati da affrancar-si in 4 anni. Somma non sufficiente, visto che il 6 gennaio 1646 affrancar-si con-cedeva di contrarre livello per altri 4.000 ducati. Infine, il 15 dello stes-so mese il Da Mosto si lamentava nei confronti del territorio perché “invece di vedere già comparsi li galeotti in questa città, come si espri-mono in viva maniera le pubbliche commissioni”111, le comunità erano ancora in cerca di denaro.

Negli anni Sessanta del XVII secolo la Serenissima incontrò forti difficoltà nel reclutamento di galeotti, che peraltro si consumavano soprattutto nelle operazioni di terra a Creta. Il 30 gennaio 1664 il Senato decretava una leva di 1.000 galeotti nella Terraferma. Il 6 marzo il Capitano e Podestà di Vicenza, Giacomo Vitturi, ordinava la leva per il Vicentino: 40 uomini sarebbero toccati alla città e 66 al territorio. In questa occasione però il Senato, tramite la Milizia da mar, aveva con-cesso la possibilità di contribuire in denaro “in luoco degli huomeni” per la somma di 130 ducati a galeotto, così come era già avvenuto in altre circostanze. Il denaro della “tansa insensibile” straordinaria

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