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Genealogia e storia

Essendo concepita dallo stesso Nietzsche come una «metodologia storica», la genealogia non può non instaurare con la storia un rapporto che si rivela profondo e allo stesso tempo complesso: mentre appare effettivamente riconoscere l’imprescindibilità della storia, la genealogia ne rifiuta la signoria e anzi si incontra con la storia e se ne serve solo al fine di impadronirsene. Lungi dall’avere con essa una relazione di ingenuo affidamento o rassicurante fondazione, mentre indica nelle sue trame il luogo della costituzione dell’universo dell’umano, la genealogia detta alla storia le sue condizioni, ne stabilisce le regole e i canoni e giunge ad inciderla al punto di lacerarla e divellerne la superficie. Se entra in relazione con la storia non se ne lascia tuttavia contaminare, ma la impregna anzi di sé, la torce ai suoi fini, ne cambia l’aspetto fino a renderla irriconoscibile, facendo del suo gesto un atto di confisca e di rapina, consentaneo al carattere fondamentale che essa rileva agire nella storia.

Quella che scrive Nietzsche nella Genealogia della morale non è, né pretende di essere una storia nel senso tradizionale del termine, ossia una ricostruzione di un passato realizzata tramite un costante riferimento alle fonti, secondo i canoni propri d’una storiografia che almeno da Von Ranke in poi mira a presentare l’insieme dei fatti “wie es eigentlich gewesen”; è al contrario un gesto insolente ed eterodosso compiuto da un Nietzsche che era stato uno degli studiosi più promettenti della filologia tedesca del suo tempo. L’operazione che Nietzsche compie è un tentativo di presentare la storia contro la storia stessa, in un certo senso, esibirne il rovescio: percorrendola «contropelo», come invitava a fare Benjamin, la attraversa e ne scalza le intenzioni occultatrici, mostrando la bassa provenienza dei suoi ideali e valori. È una storia al di là della storia, ma che a un tempo si insinua nel suo sottosuolo, trafugandola e profanandone i segreti. Il risultato, che si può forse accusare di essere storiograficamente insoddisfacente e non sufficientemente sorvegliato nel suo rigore, è invece filosoficamente fondamentale e genealogicamente brillante; come scrive Papini a proposito di Vico, Nietzsche “fa un uso spericolato del falso

per dire il vero”146: dire alla storia e contro la storia la sua propria verità, in nome di una

wirkliche Historie.

146 M. Papini, Il geroglifico della storia. Significato e funzione della dipintura nella «Scienza nuova» di G. B.

È perciò necessario vedere l’intera struttura del dispositivo genealogico nicciano. La genealogia non dichiara l’impossibilità della storia tout court – vuole anzi essere wirkliche Historie – ma ammonisce circa la superstiziosità di un certo tipo di analisi storica in odor di metafisica. Non sussiste quindi contraddizione tra le premesse metodologiche enunciate da Nietzsche e il suo abbozzo di ricostruzione genealogica – della morale Nietzsche infatti non tenta una definizione (che sarebbe possibile solo per ciò che è privo di storia), ma esibisce piuttosto la genealogia – e non sembra possibile ritenere corretta l’imputazione di “monismo o preformismo storico”147 che gli è avanzata da Orsucci.

Nietzsche infatti, se riconosce “una stessa matrice originaria” alla radice di processi storici anche distinti, non pretende per questo di ridurre ad essa i suoi sviluppi successivi, ma indica soltanto il loro focolare nativo: in altre parole, li riconduce a queste dinamiche elementari senza tuttavia ridurli ad esse, né tanto meno presupporre già in esse i risultati della loro futura evoluzione.

La wirkliche Historie infatti, rifiuta, forte del «senso storico» che la muove, l’assunzione di qualsiasi assoluto sovrastorico e di ogni dialettica conciliante, ma “distingue, distribuisce, disperde, lascia giocare le differenze e i margini”; invece di introdurre surrettiziamente “un punto d’appoggio fuori dal tempo, […] un’obiettività da apocalisse”148, la genealogia “riconosce che viviamo senza punti di riferimento né

coordinate originali, in miriadi di avvenimenti perduti”149.

Questa consapevolezza verrà ripresa da Foucault nella sua stessa ricerca, venendo a costituire uno dei cardini del concetto-progetto di «événementialisation»: “La storia non ha ‘senso’; il che non vuol dire che sia assurda o incoerente. Essa è al contrario intelligibile, e deve poter essere analizzata sin nel più piccolo dettaglio; ma secondo l’intelligibilità delle lotte, delle strategie e delle tattiche”150.

Cardine della sua differenza, e leva per la sua critica, è il ripudio da parte della genealogia di ogni costante, che la metafisica assume invece – cieca alla superstizione che si cela nel suo linguaggio – come cifra delle sue costruzioni. La genealogia dissolve ogni assoluto nella storia e lo riconduce alle molteplici circostanze che hanno presieduto la sua

apparizione, facendo “risorgere l’evento in ciò che può avere d’unico e di puntuale”151.

147 A. Orsucci, La Genealogia della morale di Nietzsche: introduzione alla lettura, cit., p. 86. 148 M. Foucault, Nietzsche, la genealogia, la storia, cit., p. 54.

149 Ivi, p. 56.

150 Intervista a Michel Foucault, in M. Foucault, Microfisica del potere, cit., p. 9. 151 M. Foucault, Nietzsche, la genealogia, la storia, cit., p. 55.

Rispetto alla storia tradizionale, che “nella sua fedeltà all’obbedienza metafisica” volge il suo sguardo “verso le lontananze e le altezze”, la genealogia invita ad una propedeutica del vedere del tutto diversa: essa “guarda quel che le sta più vicino, ma per allontanarsene bruscamente e riafferralo a distanza”152. Non teme di immergersi nelle

profondità poco nobili degli inizi storici, ma, senza operare le selezioni preventive della storia metafisica, si attarda anzi su di essi per mostrarli nella loro effettiva realtà; tuttavia se ne sa allontanare, perché la sua prospettiva non è quella «di batrace», che Nietzsche rimprovera gli storici, il cui sguardo è basso e strisciante, ma è invece alta e leggera.

L’interpretazione genealogica è un gesto che accadendo ripropone indefinitamente quello stesso spettacolo che riscontra avvenire, sapendosi episodio e temporaneo epilogo di una catena inarrestabile di dominazioni e prove di potenza. Rispetto ad una storia in odor di «tartuferie metafisiche», la genealogia scrive tutta un’altra storia. La partita tra genealogia e storia si gioca tutta sulla soglia storiografica: si tratta di essere, per l’autentico genealogista, più storicista dello storico. Scrive Foucault: “Bisogna rendersi padroni della storia per farne un uso genealogico, cioè un uso rigorosamente antiplatonico. È allora che il senso storico si libererà dalla storia sovrastorica”153.

152 Ivi, p. 56. 153 Ivi, p. 60.