CAPITOLO III Impianto metodologico
3. Dichiarazioni probatorie
3.1 Gestione e modalità operative nella “raccolta delle informazioni”
Nelle dichiarazioni probatorie la Polizia giudiziaria si trova a dovere gestire una relazione con l’interrogato coinvolto nel crimine o come testimone oculare, senza un training specifico che lo possa guidare nell’espletamento efficace di questa funzione, nonostante si tratti di una fra le più importanti e complesse di cui è responsabile.
In primis ci sembra utile riprendere le parole di un partecipante che definisce l’“interrogatorio” (estratto 5) nella sua doppia accezione, di “acclarativo” e “confermativo”, nel primo caso si cerca di raccogliere informazioni dal testimone o dall’indagato, ma non si hanno prove, nel secondo caso invece si ha certezza che la persona ascoltata possa fornire informazioni in merito al caso.
Focus group - Guardia di Finanza I - Estratto n. 5 “L’ interrogatorio”acclarativo e confermativo”
Ci sono due tipi, secondo me, di interrogatorio: acclarativo e confermativo. Acclarativo quando noi cerchiamo di chiarire la situazione, ad esempio quando noi prendiamo informazioni da una persona. Non sempre quella è colpevole, è una persona che ha visto e noi cerchiamo di farle dire le cose, non quelle che vogliamo noi, ma quelle che ha realmente visto per poter capire anche noi come procedere nelle indagini. È confermativo, quando noi sappiamo che quella persona ha visto qualcosa e vogliamo farglielo dire, come una prova testimoniale che però va sempre confermata nel procedimento. Quella persona dovrà ripetere le stesse cose davanti al Giudice.
Ci si è soffermati poi su come siano cambiati la gestione e il “valore” dell’interrogatorio con il nuovo codice di procedura penale del 1989 (estratto 6).
Al riguardo viene infatti evidenziato come il cosiddetto “giusto processo” garantisca eccessivamente l’indagato/imputato, ostacolando l’operatività della Polizia giudiziaria.
33
Interrogatorio delegato dal Pubblico Ministero (artt. 370 co.1, 364, 373 co. 1 lett. B.; artt. 62, 64, 66 e art. 21 c.p.p); assunzione di sommarie informazioni da persona diversa dall’indagato (art. 351 c.p.p)33
Il ruolo del “testimone diretto” nel processo è notevolmente cambiato; se prima, spesso costituiva una delle poche prove a disposizione degli inquirenti, anche perché l’unico esame che veniva fatto era quello sul gruppo sanguigno, oggi invece è sempre più circoscritto il numero di persone disposte a testimoniare, e a non ritrattare, in sede dibattimentale, la testimonianza resa alla PG. Le “indagini investigative” sono state sostituite dalle investigazioni tecniche e scientifiche34, svolte dalla Polizia scientifica della Polizia di Stato e dal RIS dell’Arma dei Carabinieri nei campi della chimica, biologia e della fisica, che ha ridotto i tempi di risoluzione dei casi.
Focus group - Arma dei Carabinieri II- Estratto n. 6 Prima del cambiamento del c.p.p
C1…L’interrogatorio… ci si avvale della facoltà di non rispondere. ..il termine proprio….Prima del cambiamento del c.p.p. l’interrogatorio era un atto importantissimo, erano gli anni 90….l’avvento della tecnologia, avevamo parziali banche dati, quindi l’interrogatorio era l’unica fonte di prova di una fatto reato, la testimonianza era la cosa più schiacciante..C2 era l’unica. Solo il testimone poteva…essere quello che ti faceva condannare. C3 Si basava tutto sulle sommarie informazioni…C1 sulla dinamica de fatti. …C4 Si faceva solo il gruppo sanguigno… e li ti fermavi….Non c’era la garanzia ….C1..le garanzie vanno bene però non devono diventare troppe…come un decreto legge non può essere troppo modificato. Alla fine si rischia di fare un calderone da dove non se ne esce più…
Nello specifico della gestione della raccolta della testimonianza, alcune modalità operative sembrano essere più efficaci di altre (figura 8).
Con il sospettato si tende ad adottare un atteggiamento più pressante e meno paritario, spesso incalzante, a differenza di quello generalmente usato con il testimone, indubbiamente più informale e colloquiale.
34
Specifiche investigazioni tecnico-scientifiche: il segnalamento fotodattiloscopico; il sopralluogo di polizia scientifica; la ricostruzione tridimensionale della dinamica dell'evento criminale con tecniche di realtà virtuale (Progetto RitriDec); l'analisi criminale al fine dell'individuazione del profilo dell'autore di omicidi efferati e/o ad opera di serial killers (UACV); l'applicazione dei metodi della psicologia e della criminologia alla criminalistica; la documentazione foto-video-audio nei servizi investigativi ed in quelli di ordine pubblico; il disegno del volto (identikit) al fine dell'identificazione; l'esaltazione di impronte papillari latenti; le indagini grafiche; le indagini balistiche; la rigenerazione dei numeri di matricole abrase; l'esame dei documenti; l'esame speditivo, qualitativo e quantitativo delle droghe; analisi inerenti residui di incendi ed esplosioni; le indagini di genetica forense - test del D N A; le indagini di biologia forense per il riconoscimento dei pollini, dei vegetali, e del DNA di animali domestici.
Al riguardo è fondamentale la scelta del contesto dove si svolge l’interrogatorio, che deve essere quanto più possibile accogliente al fine di mettere a suo agio la persona interrogata, potenzialmente poco rumoroso, dove non entrino continuamente altri colleghi che possano distrarre o infastidire la persona che si trova a priori, sia nel ruolo dell’indagato che del testimone, in uno stato di disagio. Si cerca di creare da subito una situazione “informale”, offrendo il caffé all’interrogato, facendo all’inizio domande che riguardano argomenti generali parlando “del più e del meno” e non concentrandosi sullo specifico reato. Chiaratamente tutte le Forze dell’Ordine adattano modalità di “accoglienza” diverse.
Focus group - Polizia di Stato II- Estratto n. 7 – Creare la relazione di fiducia
(…)Quando abbiamo una persona davanti, dobbiamo cercare di stabilire un rapporto, non può essere sterile. Cercare di dialogare e capire la persona che hai di fronte per capire quale tipo di domande lui è in grado di recepire.
Generalmente si adotta il modello dell’intervista cognitiva (Geiselman, Fisher, Firstenberg, Hutton, Sullivan, Avetissian, Prosk, 1984; Geiselman, Fisher, MacKinnon, Holland, 1986; De Leo, Scali, Caso, 2005), partendo da domande generative ed esplorative fino a quelle sempre più specifiche legate all’evento criminoso, il tipico percorso ad imbuto35 (estratto 8). Chiaramente si cerca di de- strutturare il racconto narrativo dell’interrogato per verificare se si tratta di una testimonianza menzognera, principalmente in due modi: in primis, dopo l’esposizione naturale (dall’inizio della giornata fino ad arrivare all’evento), cambiare “sequenze narrative” può portare il “bugiardo” a confondersi e a smascherarsi.
Uno stratagemma usato spesso dai criminali è quello di raccontare quello che hanno fatto il giorno primo del reato, per smascherarlo è importante arrivare a quesiti sempre più specifici le cui risposte possano essere verificate: chi c’era ? Poi si
35 Possiamo catalogare in 4 di tipi di sequenze di quesiti
1) a tunnel, per conoscenza precisa di specifici fatti; 2) ad imbuto, domande che portano gradualmente a specifiche e limitazioni sull’argomento trattato; 3) ad imbuto rovesciato, si parte da domande chiuse per passare poi a quesiti pi ampi; 4) alternate aperte/chiuse usate per mettere alla prova l’interrogato (Gulotta, 1987; 2000).
andrà a verificare, intervistando le persone a cui l’interrogato ha fatto riferimento per assodare l’esattezza delle informazioni raccolte ed eventualmente far cadere gli alibi proposti dall’interrogato.
Focus group Arma dei Carabinieri I Estratto n 8. “Verificare l’attendibilità della testimonianza: l’intervista cognitiva”
Una volta che abbiamo raccolto il racconto, non ci dobbiamo accontentare di quello, perché quella può essere la classica lezione preparata dallo studente che deve essere interrogato e allora dice quello che il professore vuole sentire, però poi non ci ha capito nulla della cosa. Se la persona ha inventato, noi costruiamo un percorso per dire “Riferisca come ha trascorso la giornata del 13”e quello naturalmente nel riferire come ha trascorso la giornata, se la persona è spontanea e dice la verità ci dirà una serie di cose non riscontrabili per esempio… che si è fermato in un certo posto anche se non c’era nessuno e se invece se lo ha costruito dirà “Sono passato al bar e c’era Tizio”…”Li mi hanno visto e lo posso dire” “c’era questo che ha fatto questo e quest’altro” Si è costruito lui il racconto. Il nostro compito….diciamo si… ci accontentiamo di questo…bene? Questa è solo la base, ora cominciamo a scomporla questa cosa. Lo fai iniziare da metà del racconto “Ma tu quando sei arrivato al bar come ci sei arrivato”…Gli viene più difficile dire la bugia partendo da metà, se ha detto la verità quello che ha fatto la mattina te lo può dire tranquillamente.O partire dalla fine e tornare in mezzo….C2 E ripartiamo da…. “Gli devi far raccontare la storia 5/6 volte” Perché a volte sono furbi. Se un fatto accaduto oggi o ieri… se riesci con questo sistema…ci sono quei furbacchioni che tu gli fai la domanda del 13 loro ti raccontano il fatto del 14. Quando vai a chiedere per es. al bar loro ti diranno” “Si, è vero c’era, ma non era quel giorno. Quindi devi stare attento a fare combaciare quello che avviene prima e quello che avviene dopo, ripetendo le cose….”
Le domande devono scaturire dal momento e seguire il flusso della narrazione, ma allo stesso tempo diventa un punto di forza la loro “preparazione e predisposizione” prima dell’interrogatorio o almeno delle “aree dimensionali” da indagare o sulle quali “mettere alla prova il teste”, ovviamente legate alle informazioni raccolte fino a quel momento e che possono essere utili per mettere alla prova e anticipare le “risposte costruite” che potrà dare.
Ipotizzare “contenuti di prova”e anticipare “potenziali riposte” che l’interrogato potrà costruire per depistare le indagini sono degli accorgimenti utili da considerare.
Focus group - Guardia di Finanza I -Estratto n. 9 “L’impostazione delle domande”
Si parte da domande abbastanza generiche, per cercare di arrivare al nocciolo della questione, cercando di evitare che chi sta dall’altra parte ci dica quello che vuole lui e cercare di mettere in contraddizione chi sta dall’altra parte. Naturalmente prima di fare l’interrogatorio uno si prepara le domande, cerca di capire cosa potrebbe rispondere l’altra parte. Io di solito prima di fare un interrogatorio mi preparo, non vado così allo sbaraglio perché cerco di immedesimarmi anche nella controparte per giustificare il suo comportamento e allora mi preparo le domande in funzione di quello che potrebbe rispondere alla mia domanda, cercando di evitare che il soggetto che ho di fronte mi dica quello che vuole lui (…).
Un altro aspetto fondamentale nell’impostazione delle domande è legato al non
dar nulla per scontato e porre anche i quesiti più semplici, che possono determinare la risoluzione di un caso complesso (estratto 8).
Focus group - Arma dei Carabinieri I - Estratto n. 10 “ L’Interrogatorio”- Un caso critico “Io ho
avuto la fortuna di lavorare su un caso “freddo” che risaliva al 1991 e non ci abbiamo lavorato nel 2003 e si trattava di un tentato omicidio i cui colpevoli erano stati dopo poco assicurati alla giustizia, però in questo caso, erano state tralasciate altre ipotesi investigative o meglio ci si era fermati a ciò che era apparente, al caso concreto, gli autori del tentato omicidio senza scavare i retroscena, perché ci si era accontentati dei motivi più apparenti (…).. noi abbiamo lavorato sulle stesse persone esaminate nel 1991, una voleva collaborare, ma gli elementi che forniva dovevano essere supportati da un’altra persona e l’altra aveva un atteggiamento più rigido… noi riuscimmo a farla aprire con tutta una serie…instaurando un rapporto e avendo raccolto degli elementi. Quello che mi colpì di questo caso fu il fatto che gli feci domande molto semplici per me e alle quali mi rispose contribuendo a chiudere il cerchio e a costruire quel castello accusatorio nei confronti di quelle persone che erano rimaste fuori. Io gli chiesi, durante il verbale:- “Lei perché non ha riferito queste cose all’epoca?” Rispose:- “Perché nessuno me lo aveva chiesto” - Un caso semplicissimo, sarebbe bastato chiedergli: - Con chi aveva acquistato l’arma, chi c’era…” Io le avrei anche dette queste cose, ma non me le chiese nessuno. Noi lavoriamo d’istinto, ma le domande semplici non dobbiamo tralasciarle mai (….)”
Ma l’impostazione delle domande dipende anche dalla tipologia di reato (estratti
11-12). Per esempio, nel caso di “reati contro la persona”, non si devono concentrare sul fatto, ma sulle informazioni che incorniciano l’evento (storia della vittima, frequentazioni, abitudini etc.); nei “reati contro il patrimonio” (furti, scippi, rapine) invece le domande sono circoscritte al fatto criminoso.
Focus group - Polizia di Stato I - Estratto n. 11 “ La tipologia di reato”
POL1 Nel caso di una rapina necessariamente la raccolta di sommarie informazioni, la persona… il tutto è incentrato sul fatto perché non c’è un prima e non c’è un dopo, quindi alla persona vanno fatte domande specifiche su quel fatto, su quel momento e sulla zona, non c’è un prima, non c’è una mattina, il giorno prima ..non c’è…ma noi che ci occupiamo di reati contro la persona, totalmente diverso..poco sul fatto perché la maggior parte delle persone sul fatto non ne sanno niente, ci occupiamo molto del cosiddetto contorno, del giorno prima, dell’anno prima, di 5 anni prima…di tutto il contorno della vittima del reato. Quindi il nostro lavoro non è legato solo sul quel reato, in quel momento, su quel fatto..POL2 ma tiene conto anche del contesto sociale POL1 certo il contesto sociale, simbolico che ci può interessare.
Ed è implicito che la testimonianza venga raccolta in considerazione delle piste investigative legate al reato (estratto 12).
Focus group - Polizia di Stato I - Estratto n. 12 “ La tipologia di reato”
(…) Poi si procede all’istruzione delle informazioni (…) a seconda del reato facciamo domande socialmente connesse al fatto. Se qui per questo fatto e ti chiediamo delle cose specifiche che riguardano questo fatto. Noi abbiamo piste investigative collegate al fatto… la testimonianza va presa in funzione di qualcosa che dovremo fare dopo (…) ci sono indagini che
non richiedono domande specifiche…dove è necessario approfondire, soprattutto nell’attività delegata, dove non c’è un ulteriore sviluppo perché l’indagine è sul tavolo del PM, quindi non siamo delegati a fare una copia e ritrasmettiamo e non c’è un seguito e noi siamo delegati a fare l’interrogatorio, quindi ritrasmettiamo, dove invece la testimonianza è su nostra iniziativa siamo più attenti perché sappiamo che dopo, sulla base di quel verbale, si possono fare alcune attività.
Ma anche il profilo dell’ interrogato ha una sua rilevanza nell’impostazione dell’assunzione di informazioni/interrogatorio; diventano fattori discriminanti l’età, il sesso, il livello di scolarizzazione, il contesto socio-culturale di riferimento etc. (estratto 13). Capire il profilo della persona che si ha di fronte e le modalità più adeguate per gestire più efficacemente possibile l’interrogatorio sono aree di miglioramento e oggetto di esigenze formative.
Focus group - Arma dei Carabinieri I - Estratto n. 13 Le difficoltà legate al contesto “Certo si
adottano varie tecniche in base sia al soggetto che al fatto compiuto…L’anziano è il più difficile, vuole cercare di coprire il fatto…inizialmente non rende la testimonianza. soprattutto per i reati dell’ambito agropastorale..in Paesi nel Centro Sardegna dove la cultura è quella di coprire e di non esporsi per timori di vendetta, (..) Nel centro Sardegna i fatti non vengono denunciati.. cambia la percezione delle persone rispetto al ruolo della Giustizia…. Soprattutto per i reati che si sviluppano nell’ambito familiare, mi riferisco ai maltrattamenti familiari. Casi molto delicati. C’è un paradosso, dopo la formalizzazione della denuncia ci si tira indietro”
Come affermano Zani e collaboratori (2003, p. 217), durante l’interrogatorio “l’attività di ricordo, condotta congiuntamente dai due interlocutori, consente di ottenere una versione autorevole e accreditata degli eventi passati, partendo dalla quale saranno legittimate le future azioni legali”. Al riguardo, come evidenziano Castellani e Pajardi (1991), durante le diverse fasi processuali, l’imputato tenderà a confermare la versione prodotta durante il fermo o al momento dell’interrogatorio piuttosto che ripercorrere l’esperienza vissuta; elemento che ne sottolineamente ulteriormente l’importanza.
Il verbale risulta quindi l’espressione di una negoziazione tra chi ha /non ha commesso il reato e un rappresentante dell’Autorità giudiziaria che ha il compito di produrre un atto pubblico che rielabori l’evento comunicatogli.
Figura 8. La gestione dell’Interrogatorio delegato alla Polizia giudiziaria
Le sommarie informazioni, la cui versione se non viene confermata in fase dibattimentale è “carta straccia” (figura 8- estratto 14), servono comunque per il proseguo delle indagini; le dichiarazioni rese durante l’interrogatorio delegato, che possano essere usate contro l’indagato, hanno valore durante il processo.
Focus group - Guardia di Finanza I
Estratto n.14 La differenza tra interrogatorio e la raccolta di sommarie informazioni.
GF1 Molte volte la raccolta di sommarie informazioni è “taroccata”, mi è capitato di sentire colleghi che scrivevano cose che non erano vere. Il legislatore ha cambiato la norma per quello… perché ci sono stati dei casi (….)GF2 L’interrogatorio d’iniziativa è carta straccia…GF3 Mentre l’interrogatorio è un atto probatorio gli altri atti sono d’indagine, servono alla prosecuzione dell’indagine ecco perché il collega dice che sono cartastraccia. GF1 La mia acquisizione di sommarie informazioni non può avere la stessa valenza per lo stesso motivo che io le scrivo quello che voglio…potenzialmente potrebbe scrivere quello che vuole….non è che lo fai in malafede e tu lo interpreti come viene a me.
La gestione delle sommarie informazioni fa percepire i partecipanti più “efficaci” nell’adempimento della funzione perché chiaramente l’interrogato in questo caso “non può avvalersi della facoltà di non rispondere” (estratto 14) e nella scelta del “modello d’intervista” da utilizzare, a discrezione personale.
Focus group - Guardia di Finanza I
Estratto n. 15 “Tra interrogatorio delegato e raccolta di sommarie informazioni” GF1 Al 99 %
assumiamo informazioni da persone informate….che è molto meglio. Intanto non mi può dire non ti rispondo perché non lo può fare. Mi può dire non ricordo, però non rispondo non me lo dice… Se uno è indagato si può avvalere della facoltà di non rispondere se uno è una persona informata dei fatti deve rispondere secondo verità, come al processo… il testimone non può non rispondere… Non c’è la presenza del difensore per il testimone …GF2 Nell’interrogatorio c’è il difensore, può assistere, ma sta zitto, non può fare neanche “Bah” GF3 Può fare cenni di assenso e dissenso. GF2 Quindi non cambia niente è solo una questione psicologica. GF3 Invece parlano tutti. GF4. Se quello si avvale della facoltà di non rispondere, non gli succede niente, non ha penalizzazioni, non ha….perchè deve parlare?! Il 90% degli avvocati al suo cliente dice, fino a quando non passano i 6 mesi, che non c’è una proroga di indagini, che io non posso accedere al fascicolo…etc. “Tu non devi dire niente”, non devi dire che vuoi essere sentito… e se ti chiamano mandiamo il fax “mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.Sono le garanzie che prevede il codice però uno si ritrova…GF2 “Ma se questi ti dicono tutto che gusto c’è a fare le indagini?” GF3 C’è gusto, c’è gusto…
La gestione dell’interrogatorio delegato spesso per la Polizia giudiziaria, spesso consiste in un “mero atto formale” (figura 8, estratti 15, 16) in cui l’indagato, dopo aver fornito i propri dati identificati, si avvale della facoltà di non rispondere, spesso “sollecitato” dallo stesso difensore a non parlare “per prendere tempo”(Hostica, 1979).
Oppure se l’interrogato decide di rispondere, le domande sono generalmente “preconfezionate” dal PM, focalizzate sul capo d’imputazione, e non permettono di seguire la ricostruzione della narrazione del parlante, anche perché può succedere che la PG delegata non abbia seguito il caso per cui si conduce l’interrogatorio e non abbia nemmeno potuto visionare gli atti, quindi si trova nella condizione di poter solo verbalizzare le risposte ai quesiti delegati.
Questi due aspetti, un codice di procedura penale che, nell’ottica del “giusto processo” tutela troppo l’indagato e la non certa e completa conoscenza del caso quando
viene loro delegato un interrogatorio, sono considerati dei problemi difficili da gestire al fine di una prassi efficace (estratto 16).
Focus group – Arma dei Carabinieri I Estratto n. 16“L’interrogatorio delegato”
C1 Molte volte anche il Pubblico Ministero, una volta che tu hai trasmesso gli atti all’Autorità giudiziaria, poi diventa lui il titolare dell’indagine, che fa? Ti fa una delega…e a seconda del PM ti dice “Delego il Maresciallo tal dei tali a sentire Tizio e Caio sulle seguenti