CAPITOLO III Impianto metodologico
4. Nodi problematici
4.1 Interpretare la “testimonianza”
L’acquisizione di tecniche per entrare più efficacemente in relazione con la persona, per interpretare la sua personalità, le sue modalità comportamentali e la sua testimonianza sono fra le “aree di miglioramento” maggiormente evidenziate.
Quando la persona informata sui fatti decide di testimoniare, la PG deve riuscire a capire se si è di fronte a una testimonianza attendibile o meno: veritiera, legata a un falso ricordo o, volutamente e strumentalmente, resa falsa per smania di vendetta nei confronti di qualcuno conosciuto.
Generalmente la “menzogna” si utilizza durante le indagini preliminari, in occasione dell’interrogatorio (estratto 29) (Carponi Schittar, 2004).
Focus group - Polizia di Stato II - Estratto n. 29 “La falsa testimonianza”
POL1 Capita, statisticamente è quasi provato, che il rischio maggiore di menzogna nell’indagato è nella fase a conclusione delle indagini preliminari. Quando l’indagato chiamato dal Magistrato, o dal Pubblico ufficiale delegato, a rendere l’interrogatorio, ci va con la pappa pronta, conoscendo bene il fascicolo delle indagini. Costruisce la propria strategia difensiva in relazione a quello che è stato costruito durante le indagini. Un’indagine insufficiente…monca (….)POL2…Uno deve immaginare dove andrà a parare l’indagato. “Tu mi dirai così” E io ti dimostrerò così, così e così (…) Se non ti fai il canovaccio hai perso. POL1 Si tratta ti trovare dei riscontri oggettivi (…)Io la palla di vetro non la ho…
Nel caso la testimonianza risultasse attendibile, la PG dovrrebbe supportare il “testimone chiave” nella scelta di confermare quanto trascritto nel primo verbale anche durante il processo.
Per capire se la testimonianza è attendibile si cerca di “mettere alla prova” l’interrogato. Spesso si adottano tecniche e strategie legate a valutare l’attendibilità del “testimone”.
Come abbiamo già argomentato, per valutare se si tratta di una “falsa testimonianza” si tenta di destrutturate il racconto dell’interrogato facendolo partire da più parti (estratto 8).
Quando il “testimone oculare” “afferma di aver visto in volto il criminale, per verificarne l’attendibilità, gli si mostrano gli elenchi fotografici con migliaia di foto e se il testimone guarda le foto con disattenzione alla rinfusa e afferma: “vede i capelli erano un po’ così, il naso mi sembra questo, la fisionomia….” molto probabilmente non sarà in grado di riconoscerlo.
La testimonianza attendibile è quella precisa, dettagliata e sicura, quando il testimone riconosce più foto delle stessa persona, anche di periodi diversi, nell’elenco fotografico, se ne ha un’ulteriore prova da mettere a verbale (estratti 30 - 31).
Focus group - Polizia di Stato I - Estratto n. 30 “Capire se un testimone è attendibile”
A me capita tantissimo, nei casi di furti di borsette, scippi, macchine nei semafori, sentire sia le vittime che i passanti che sono testimoni oculari perché hanno la visione diretta (…) molti sono giovani a viso scoperto, quindi abbiamo assunto un’esperienza a naso nel valutare la capacità del testimone di poter riconoscere… se sente il teste oculare che racconta cosa è successo, cosa ha visto. E ci dà le descrizioni somatiche del ladro che ha visto in faccia. Siccome in questi casi
per prassi noi esibiamo elenchi fotografici di numerosi pregiudicati, ne abbiamo una raccolta di oltre 1500 ormai, costantemente aggiornata. Dalle prime battute, ci si può rendere conto, con un margine di errore del 20%, quanto quel testimone è stato realmente attento, quanto può essere una persona con memoria fotografica e quanto può essere attenibile. Volete sapere come ci si accorge? Questa è psicologia di strada…Ci si accorge …se il testimone inizia a sfogliare le pagine con disattenzione, guarda le foto alla rinfusa, le guarda, ma non le sta guardando, quando inizia a dire dopo la seconda – terza pagina, “vedi i capelli erano un po’ così, il naso mi sembra questo, la fisionomia….”Non andiamo da nessuna parte. La testimonianza attendibile intanto…ci dice tutto (…), quanto era alto, capelli come erano. Una descrizione precisa. Nella ricerca della persona…guarda e scarta, passa avanti, passa avanti, non ha nessun dubbio. (…) Se lui riconosce una persona gli faccio vedere la sua foto in diverse posizioni,togliamo fuori le foto più datate o più recenti…una sorta di controllo senza dire nulla al test. "Questa mi sembra una foto datata"...bene a verbale.
Arma dei Carabinieri II - Estratto n. 31 “Come capire se una testimonianza è attendibile”
Te ne accorgi perché.. la persona se ne accorge che non è interessata. Se è interessato al
fatto….allora, ma quando è disinteressata, che arriva nell’immediatezza, il testimone acchiappato da me così… normalmente racconta il fatto, invece quello chiamato a distanza di tempo, che ne so una lite tra condomini. È legato al dettaglio, al reato. Poi l’attendibilità è a seconda del contesto….. In una lite tra due persone di due gruppi diversi (….) la testimonianza sono 50% e 50%, l’attendibilità è zero.
Ovviamente se ci trova di fronte ad un “testimone volontario” sarà con più probabilità informato e attendibile, a meno che non voglia strumentalizzare una particolare situazione (estratti 31- 32).
Spesso poi ci si trova di fronte ad un testimone convinto di dire la verità, ma la cui testimonianza è legata ad un falso ricordo. Il “bugiardo” tenderà a ricamare un unico particolare, preparato, ma cadrà sull’esplorazione di altre informazioni.
Chi non mente può confondersi e non ha il problema di affermare di aver sbagliato, di essere confuso in merito ad un dettaglio, a differenza del “bugiardo” (estratto 33).
Focus group – Arma dei Carabinieri Estratto n 32 “Verificare l’attendibilità della testimonianza: chi dice la verità
“Anche chi dice la verità a volte sbaglia, però lui dice “A me sembrava così” chi dice una
bugia tende invece a nasconderlo. Se io dico la verità posso confondermi dire che era acqua panna e non acqua vera, ma chi racconta la bugia “ci racconta del particolare certo e su quello riferisce” e va a cadere su altri particolari che ovviamente non si ricorda.. Chi non mente si può sbagliare, non ha il problema ad ammettere di aver sbagliato… “se dice che la macchina era rossa e non nera può darsi che mi sbaglio. Invece il bugiardo insiste, ha un atteggiamento più sicuro. (…) In dibattimento gli avvocati battono sul particolare e vanno a mettere a disagio il testimone”
Focus group - Arma dei Carabinieri II -Estratto n. 33 “La “memoria” nella testimonianza”“
Io voglio sempre leggere i verbali degli altri colleghi con cui ci dividiamo il lavoro, perché io ho visto… in altri reparti… testimonianze su due persone….che ne so, due persone escono dalla Banca, a viso scoperto, armate. Me lo descrive alto 1.90 e l’altro basso 1.50, lei.. “tutte e due alti”, lui “un uomo e una donna”, quella mi dice, “uno il maglione rosso e l’altro il maglione blu”, quest’altro che ha sentito l’altro collega invece “che avevano due camice di jeans”. Ecco, quindi si arriva ad un pasticcio che nell’immediatezza non porterebbe a niente…. uno legge i verbali e dice “ma che cavolo” (….) Poi arriva una telefonata, o una confidenza, un approfondimento investigativo…che riusciamo a scoprire chi ha commesso quella rapina, però a viso scoperto…e si scopre che ….uno ha i baffi e bisogna fare delle perizie fotografie e ci sono dei testimoni che dicono ”barba no, né barba né baffi”… sono testimoni che nella fase processuale sono a rischio…..bisogna stare attenti (…) leggendo…questo me lo da senza né barba né baffi”…questo calvo e questo capellone…”aspetti un attimo è sicuro di quello che ha visto?”
Ma gli stati emotivi, quali l’ansia, il nervosismo, la rabbia-aggressività etc. sono dei buoni indicatori di colpevolezza o almeno di menzogna? Assolutamente no.
Premettendo che anche una persona “presunta” informata dei fatti potrebbe avere reazioni emotive di questo tipo, come anche l’ipotetica vittima, ci rendiamo conto della pericolosità nell’adottare come “certo” il criterio della comunicazione non verbale e dello stato emotivo che potrebbe essere facilmente legato al contesto e alla situazione (estratto 34) e anzi depistare totalmente gli inquirenti.
Inoltre spesso e volentieri il reo, che non è un novizio, e che quindi ha già una carriera deviante (De Leo, Patrizi, 2002; De Leo, Patrizi, De Gregorio, 2004), in occasione dell’interrogatorio, potrà mostrare “un maschera”, reagendo con calma e autocontrollo alle prove mostrategli contro di lui.
Focus group – Arma dei Carabinieri I Estratto n. 34 “Gli indicatori della falsa testimonianza e la CNV”
“Ci sono persone che si fanno l’idea che….l’uomo sudato, tremolante…-Non vuole dire niente. Non vuole dire assolutamente niente. Quando uno arriva in una Caserma dei Carabinieri dove viene indagato per un fatto reato importante… così arrivano tutti….C’è quello che arriva più rilassato e più attento…c’è quello che invece….“ C’è magari il collega che lo vede e dice “ è lui… è lui…. è lui… è lui….Guarda… guarda”
Bisogna precisare che non sempre l’esperienza la professionalità, l’intuizione del Poliziotto giudiziario possono considerarsi strumenti efficaci, infallibili nella comprensione del profilo della persona che si sta interrogando.
Al riguardo, numerosi studi di laboratorio (Kassin, Gujonsoon 1984; 1986; 2003; 2004; Vrij, Edward,Bull, 2001; Vrij e Mann, 2001) dimostrano che, nell’interpretare “le testimonianze”, in termini di veridicità/falsità, mettendo a confronto la performance della polizia investigativa con quelle di un campione di studenti, non venivano evidenziati particolari differenze, nonostante l’esperienza, le abilità e le competenze maturate dai primi.
Spesso infatti la polizia rischia di relazionarsi alla persona con un approccio caratterizzato da stereotipi e pregiudizi, maturati nella propria “carriera professionale” , o con un atteggiamento troppo sicuro e poco autocritico, tale da indurla in errore; il ricordo di un partecipante proposto nell’estratto 34 ne è un valido esempio.