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La ghigliottina fra fascino e desiderio: visioni macabre della

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 144-149)

CAPITOLO IV LA TECNICA AL SERVIZIO DELLA DECAPITAZIONE: LA GHIGLIOTTINA

3. Una lettura dei racconti di Villiers: su alcuni aspetti della ghigliottina136

3.3. La ghigliottina fra fascino e desiderio: visioni macabre della

Ci sono nel mondo delle immagini d’amore che stupiscono. Scenari estremi, stravaganze che, tra commedia e tragedia, oltre alla condivisione del gusto e del disgusto, trasgrediscono le leggi divine e umane e disorientano la morale. Non solo ognuno di noi conosce il proprio desiderio, ma il desiderio trova in sé la sua giustificazione. Nessuna altra legge che regga.

Fu durante il Terrore che Villiers de l’Isle Adam individua l’azione del suo racconto intitolato L’Étonnant Couple Moutonnet. Il Terrore ispira la storia e ispira Thermidor Moutonnet, «un homme d’une trentaine d’années, et de mine assez joviale»121, ad

117 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, Le secret l'échafaud, cit., p. 26.

118 Ivi, p. 27.

119 Ibidem.

120 DanielARASSE, op. cit., p. 55.

121 Auguste VILLIERS DE L’ISLE ADAM, L'Étonnant Couple Moutonnet, in Chez les passants, in Œuvres complètes II, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Paris, 1986, p. 405.

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affinare i suoi desideri immaginando la moglie ghigliottinata. Interrogandosi sul «réel motif»122 che si trova alla base della felicità di alcune coppie, lo scrittore racconta la storia dei coniugi Moutonnet e ne trae la sua lezione personale:

Ce qui cause la réelle félicité amoureuse, chez certains êtres, ce qui fait le secret de leur tendresse, ce qui explique l’union fidèle de certains couples, est, entre toutes choses, un mystère dont le comique terrifierait si l’étonnement permettait de l’analyser. Les bizarreries sensuelles de l’Homme sont une roue de paon, dont les yeux ne s’allument qu’au dedans de l’âme, et, seul, chacun connaît son désir.123

Una mattina «radieuse», Thermidor Mautonnet si reca a casa di un suo amico Fouquier-Tinville124, il quale sta disponendo in un elenco i nomi dei decapitati. Alla fine di questa lista Thermidor dice di aggiungere un altro nome, quello di una persona sospetta: «il reste bien une petite place entre la dernière et ta griffe? […] pour une tête suspecte?»125. Si tratta della moglie del protagonista, Lucrece Moutonnet, una donna «brune de quarante-huit ans, encore dodue, fine et futée»126. Dopo questo incontro, attraverso un’ellissi temporale, l’autore ci conduce in Belgio dove la coppia vive serenamente e, puntualmente, tutte le notti, con fervore rinnova “le nozze del Terrore”:

Thermidor, en effet, chaque nuit, dans l’ombre où ses yeux brillaient et clignotaient, pendant que l’accolait conjugalement celle qui lui était chère, se disait en soi-même :«Tu ne sais pas, non ! Toi, tu ne sais pas que j’ai tenté le possible pour te faire COUPER LA TETE ! Ha ! Ha ?... Si tu savais cela, tu ne m'accolerais pas en m'embrassant ! Mais, - ha ! ha ? Seul je sais cela ! Voilà- ce qui me transporte !127

Le tenebre si illuminano al sorriso del marito. Questo è il segreto «mutuel» della coppia Moutonnet, ovvero quello con cui gli amanti comunicano attraverso l’ombra di una ghigliottina: gli amanti si avvicinano sempre di più soprattutto quando Thermidor immagina la moglie decapitata. Il racconto offre alla macchina spietata una funzione “meravigliosa”. La vita matrimoniale dell’uomo migliora dal momento che egli la ama sia come donna che ha sposato sia come proiezione onirica:

122 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, L'Étonnant Couple Moutonnet, cit., p. 408.

123 Ivi, p. 405.

124 Molto comuni nei racconti di Villiers sono i riferimenti a personaggi realmente esistiti. Fouquier-Tinville era un celebre accusatore pubblico vissuto alla fine del XVIII secolo. Cfr. Frédéric ARMAND, Les bourreaux en France, op. cit., p. 187. Ricordiamo inoltre i due medici menzionati nel racconto precedentemente analizzato, Le secret de l’échafaud: il chirurgo Armand Velpeau e il dottor Edmond-Désiré Couty de la Pommerais.

125 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, L'Étonnant Couple Moutonnet, cit., p. 406.

126 Ivi. p. 408.

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Et cette idée l’avivait, le faisait sourire, doucement, dans les ténèbres, le délectait, le rendait AMOUREUX jusqu’au délire. Car il la voyait alors sans tête : et cette sensation-là, d’après la nature de ses appétits, l’enivrait.128

Ma la perversione della coppia è reciproca poiché la moglie conosce il segreto «réel» del marito che la crede ignara del suo desiderio nascosto. Infatti Lucrèce sussurra:

«Oui bon apôtre, - tu ri! Tu es content? Tu es ravi! ... Eh bien, tu me désireras toujours. Car tu crois que j’ignore la visite au bon Fouquier-Tinville, - ha! Ha? ... et que tu as voulu me faire COUPER LA TÊTE, scélérat! Mais, - voilà! Je sais cela, moi! … Seule, je sais ce que tu penses, - et à ton insu. Sournois, je connais tes sens féroces. – Et je ris tout bas! Et je suis très heureuse, malgré toi, mon ami.»129

Un contrasto fra aggettivi caratterizza la battuta della donna pervasa da sentimenti di odio e amore. Agli occhi della moglie Thermidor è «bon apôtre», uno «scélérat», un «sournois» e infine un «ami». L’inganno è alla base del loro amore, ma un inganno benevolo, «un terrible et continuel adjuvant»130.

La ghigliottina, in totale contrapposizione alla sua funzione omicida, rappresenta l’oggetto di desiderio della coppia. La sua irraggiungibilità e al contempo la sua continua ricerca nel mondo dei sogni è il collante che li terrà uniti per tutta la vita.

Il fascino maledetto della ghigliottina ha diverse sfaccettature: ne Le convive des

dernière fêtes, oltre al contrasto tra la festa e gli argomenti affrontati nella stessa, ciò

che risalta più di tutto agli occhi del lettore è l’ambigua e tetra personalità di uno dei protagonisti: il barone tedesco Von H***. La serata si apre nel salone rosso della Maison Dorée dove fanno il loro ingresso alla festa in maschera, «trois jeunes femmes d’un esprit et d’une beauté exceptionnels»131, Annah Jackson, Cliò la Cendrée e Antonie Chantilly. Questi tre personaggi, successivamente descritti nel corso del racconto, rappresentano le tipiche donne mondane da salotto ottocentesco di cui l’autore sottolinea l’aspetto fisico e fornisce dettagli sull’abbigliamento. Il barone inizialmente è schivo e taciturno tanto da non presentarsi agli altri personaggi, i quali, affascinati da così tanto mistero, per denotarlo gli affibbiano il nomignolo Saturne. Nel testo egli è paragonato a uno di quei re che si trovano nelle Mille e una Notte e che

128 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, L'Étonnant Couple Moutonnet, cit., p. 408.

129 Ibidem.

130 Ivi, p. 409.

131 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, Le convive des dernières fêtes, in Contes cruels, in Œuvres complètes I, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Paris, 1986, p. 607.

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viaggiano in incognito132, è affetto da una delle «plus extraordinaire et la plus incurable de toutes les monomanies»133.

Villiers partecipa in prima persona alla storia che sta raccontando, infatti egli è l’unico a catturare l’attenzione di Saturne poiché asserisce di averlo già visto in un’altra occasione, ovvero durante un’esecuzione:

«Monsieur, chuchotai-je à son oreille, pardonnez si je fais erreur… mais — il me semble avoir eu le plaisir de vous rencontrer, il y a cinq ou six ans, dans une grande ville du Midi, — à Lyon, je suppose? — vers quatre heures du matin, sur une place publique.»134

Saturne è colpito da ciò che Villiers gli sta descrivendo e senza scomporsi cerca di

carpire quante più informazioni possibili relative all’incontro già avvenuto. Il dettaglio più rilevante è «Je vous vis, de loin, descendre vers l’endroit où était dressée la machine»135. Interrotti da Antonie, che chiede ai convitati se avessero saputo dell’esecuzione che sarebbe avvenuta da lì a poco, il barone abbandona la stanza, per lasciare definitivamente la scena.

Il barone, una volta lasciata la narrazione, viene riconosciuto da Florian Les Églisottes, che lo incrocia fugacemente mentre sta lasciando i convitati. Egli, con riferimento a Saturne, afferma infatti che non fa altro che sognare ghigliottine e aspira a «se faire délivrer le brevet d’Exécuteur des hautes-œuvres général de toutes les capitales de l’Europe»136. Alla fine del racconto Villiers osserva «pensif, la tête d’un démon de cuivre, aux traits crispés, qui soutenait, dans une patère, les flots sanglants des rideaux rouges»137. Il lettore al termine, resta pensieroso come l’autore poiché è portato a ricollegare l’uscita di scena di Saturne con l’esecuzione che sta per verificarsi, scoprendo così che quest’ultimo non è altri che un giustiziere.

L’incontro del barone effetto da monomania permetterà all’autore di informarci sul suo stile, in netto distacco con Stendhal, il quale, prima di scrivere le sue storie leggeva alcune pagine del Codice Penale. Villiers invece, per comporre i suoi racconti prendeva spunto da stralci di vita vissuta:

Pour moi, m’étant mis en tête d’écrire certaines histoires, j’avais trouvé plus pratique, après mûre réflexion, de fréquenter, tout bonnement, le soir, l’un des cafés du passage

132 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, Le convive des dernières fêtes, cit., p. 609.

133 Ivi, p. 622.

134 Ivi, p. 618.

135 Ivi, pp. 618 – 619.

136 Ivi, p. 624.

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de Choiseul où feu M. X***, l’ancien exécuteur des hautes-œuvres de Paris, venait, presque quotidiennement, faire sa petite partie d’impériale, incognito.138

L’autore non è un mero narratore di eventi sequenziali senza sentimentalismi, bensì un personificatore delle sensazioni dei personaggi da lui stesso creati. Non vi è stato nulla di più affascinante che vedere il boia uccidere gridando: «Je coupe!». Se non altro Villiers afferma: «ce fut là, je m’en souviens, que j’écrivis mes plus poétiques inspirations, pour me servir d’une expression bourgeoise.»139. Così l’autore centra subito l’obiettivo: anche il tema della ghigliottina può essere letto in chiave sentimentale senza distacco dalle sensazioni di qualunque natura che esso fa nascere nell’uomo.

Ciò che suscita la macchina implacabile è descritto nell’ultimo racconto di Villiers che si analizzerà: Les phantasmes de M. Redoux. Una sera d’aprile, uno dei cittadini più stimati di Parigi, il signor Antoine Redoux, passeggia per le strade di Londra per recarsi al Museo Tussaud. Tra le diverse statue di cera resta colpito dalla vista di una vecchia ghigliottina che secondo alcuni «avait servi, en France, jadis, pour l’execution du roi Louis XVI»140.

Nel momento in cui lo spettacolo dell’esecuzione viene ridotto a una banale visione, l’ego borghese del signor Redoux, vede scorrere la sua testa nella lunetta dove si trovava la testa di Luigi XVI. Il suono onomatopeico esprime il rumore della lama: «Crrrick!»141. Il protagonista è nella lunetta della ghigliottina esposta al museo e immagina cosa sarebbe accaduto se la lama fosse scivolata:

Alors — sa tête s’en irait rouler aux pieds de cire de tous les fantômes qui, maintenant, lui semblaient une sorte d’assistance approbatrice; car les reflets du fanal, en vacillant sur toutes ces figures, en vitalisaient l’impassibilité.142

La lunetta viene chiusa e il personaggio resta intrappolato sotto la minaccia della vicinanza della scure nel buio di un museo di statue di cera. L’ex sindaco trascorre una notte da incubo, durante la quale sviene a causa dei continui rumori cigolanti. La ghigliottina si riduce al suo unico potere di essere un oggetto capace di produrre paure

138 Auguste de VILLIERSDE L’ISLE ADAM, Le convive des dernières fêtes, cit., p. 620.

139 Ivi, p. 620.

140 Auguste de VILLIERS DE L’ISLE ADAM, Les Phantasmes de M. Redoux, in Histoires Insolites, in Œuvres complètes II, Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard, Paris, 1986, p. 263.

141 Ivi, p. 266.

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non solo reali ma anche immaginarie. Villiers a tal proposito ci descrive con cura le sensazioni sia fisiche che mentali provate dal protagonista:

[…] sa face devint couleur de plâtre et son sang parcourut ses artères avec une horrible rapidité; ses yeux, à la fois éperdus et ternes, roulaient, comme sous l’action d’un vertige et d’une horreur folle; agité d’un tremblement, son corps glacé se raidissait; les dents claquaient.143

L’ego già citato del protagonista lo porta a paragonarsi a Luigi XVI, non solo assumendo la sua stessa condizione di giustiziato al patibolo bensì anche come uomo politico condannato ingiustamente «roi-martyr»144.

Il giorno seguente di prima mattina, il sindaco apprende che nessuna corda era attorno al suo collo e che la lama era in riparazione: il protagonista resta meravigliato. Dopo questo avvenimento Antoine decide di lasciare Londra e passati quattro anni dalla sua partenza, in un «salon neutre» a Parigi si sente oggetto di una conversazione e sorride:

«Messieurs, croyez-moi; les rois, même défunts, ont une manière… parfois bien dédaigneuse… de châtier les farceurs qui osent s’octroyer l’hypocrite jouissance de les plaindre!»145

L’ex-sindaco ha resuscitato dai meandri della sua memoria il ricordo di quella «nuit lamentable» e accortosi che molto probabilmente quello strano accadimento è da ricondurre all’ipocrisia che lo ha portato a compiangere «le bon roi Louis XVI», amaramente accetta l’epiteto di «farceur», restando però dell’idea che il sovrano non avrebbe mai dovuto essere ghigliottinato.

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 144-149)