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La nascita della ghigliottina, la macchina implacabile

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 121-125)

CAPITOLO IV LA TECNICA AL SERVIZIO DELLA DECAPITAZIONE: LA GHIGLIOTTINA

1. La nascita della ghigliottina, la macchina implacabile

Nel corso dei secoli l’evoluzione dei metodi di esecuzione capitale ha coinvolto l’aspetto meccanico degli strumenti che dovevano eliminare i condannati. «La machine à décoller»3 è uno sviluppo di strumenti che possiamo ricondurre a epoche precedenti alla sua comparsa: tra questi, meritano una menzione nel presente lavoro, la diele, il gibetto di Halifax, la maiden e la mannaia. A testimonianza dell’esistenza di queste macchine vi sono opere artistiche e letterarie. Già a partire dal Medioevo la tipica decapitazione effettuata manualmente con la scure era talvolta sostituita dalla

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diele, la quale è rappresentata in un affresco di Würstenburg (Figura 19). Nelle Cronache di Inghilterra, Scozia e Irlanda (1577) di Raphaell Holinshed viene descritto

il gibetto di Halifax (Figura 20) con il quale, nel XIV secolo venivano eseguite le decapitazioni. Per quanto riguarda la maiden, il suo utilizzo è attestato nell’opera di William Scott, Storia della Scozia (1830). Questo strumento è tutt’oggi visibile nel Museo di antichità di Edimburgo (Figura 21). Infine, nella Cronaca di Luigi XII (1615) di Jean d’Auton assistiamo alla decapitazione di Demetrio Giustiniani avvenuta il 13 maggio 1507 attraverso uno strumento con meccanismi simili a quelli della ghigliottina4.

La ghigliottina è nata come soluzione tecnica a un problema pratico, ovvero il sovraffollamento delle carceri da parte di criminali comuni e rivoluzionari insurrezionalisti. Essa è stata creata da un connubio di ideali egualitari e umanitari e promossa da un forte desiderio di ordine pubblico. Lo scopo era quello di punire i delinquenti sulla pubblica piazza in modo tale da spettacolarizzare l’esecuzione e rendere la collettività partecipe all’atto finale del processo giudiziario. Nel nuovo codice penale del 1791, l’Assemblea Costituente decretò che la decapitazione sarebbe stata da quel momento la punizione di tutti i crimini capitali: «ogni condannato a morte avrà la testa tagliata»5. Il boia Henri Sanson appoggiò la nuova tecnologia introdotta e affermò che la spada era inadeguata per soddisfare la domanda prevista6. Ogni decollazione richiedeva una o due spade e qualsiasi numero di decapitazioni successive metteva a dura prova il boia. L’Assemblea nominò il Dr. Antoine Louis per perseguire la proposta di una macchina decapitante fatta dal Dr. Joseph Ignace Guillotin nel 1789. Dopo meticolosi esperimenti in patria e ampie ricerche all’estero, il Dr. Louis e Sanson produssero una macchina che fu usata per la prima volta sul ladro Jacques Pelletier, il 25 aprile del 17927.

Soprannominata dapprima “Louisette” e “La Petite Louison” per il Dr. Louis, la macchina prese presto il nome dalla voce che l’aveva suggerita piuttosto che dalle mani che l’avevano progettata. Il neologismo “ghigliottina” ricordava agli uomini solo

4 AntonioCASTRONUOVO, op. cit., pp. 50-59.

5 Daniel ARASSE, La Ghigliottina e l’immaginario del Terrore, trad. di Rosa Paini,Xenia Edizioni, Milano, 1988, p. 32.

6 Ivi, pp. 33-34.

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il membro dell’Assemblea nazionale e l’attuazione della giustizia da parte dello Stato divenne popolare piuttosto che monarchica.

Le motivazioni dell’Assemblea Costituente per decretare la punizione di tutte le pene capitali erano egualitarie. All’inizio delle discussioni sulla riforma del codice penale era stato stabilito che, insieme ad altri privilegi ed esclusioni, si doveva eliminare la condanna differenziale basata sul grado o sulla gravità del crimine. Parallelamente l’argomentazione egualitaria era di tipo umanitario. Lo scopo non era solo quello di eliminare le differenze sociali, ma anche di proporre una pena più dignitosa. Ora tutti i cittadini venivano condannati a morte in maniera equa e onorevole. Quando Guillotin presentò le sue riforme propose «un semplice meccanismo»8 per effettuare le decapitazioni e sosteneva che lo stesso consentiva una punizione meno crudele e meno dolorosa dell’impiccagione, fino a quel momento il metodo di esecuzione più comune. Una macchina del genere permetteva allo Stato di uccidere i cittadini senza ferirli. Ai condannati veniva risparmiato il dolore per i loro corpi, mentre i carnefici e gli spettatori soffrivano ugualmente per la loro sensibilità. A tal proposito riteniamo opportuno riportare due episodi emblematici, che, seppur avvenuti in epoche differenti, ritraggono quella crudeltà peculiare di alcune pene capitali mal riuscite. Il primo episodio è quello avvenuto nel 1626 con l’esecuzione di Henri de Talleyrand-Périgord, meglio conosciuto come il conte di Chalais. In questa particolare occasione il boia è stato sostituito da un criminale condonato il quale, non essendo esperto, impiegò ben ventinove colpi prima di riuscire a staccare la testa dal capo del conte9. Altro episodio cruento, avvenuto nel 1757, è quello che vede coinvolto Damiens, accusato di aver attentato al re. Condannato alla pena dello squartamento, l’uomo morì solamente dopo l’intervento del boia che, vista l’inefficacia dei cavalli nello smembrare il corpo, fu costretto a concludere il supplizio con un coltello10.

Nei dibattiti sulla decapitazione, sia coloro che si opponevano sia coloro che la favorivano sostenevano i suoi effetti deterrenti sulla popolazione. Una macchina decapitante controllava l’esercizio della violenza popolare e riaffidava il controllo sulla violenza ai custodi detentori dell’autorità.

8 AntonioCASTRONUOVO, op. cit., p. 21.

9 Ivi, p. 33.

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Rimossi dal loro ruolo di attori, le persone venivano riportate alla loro tradizionale posizione di spettatori, mentre le autorità curavano il meccanismo e gestivano la consegna delle vittime attraverso una processione fino al luogo di esecuzione. Ideata dall’Assemblea Costituente, la macchina rappresentava la giustizia del popolo, ma quella giustizia non veniva esercitata direttamente. Fondamentale per questi effetti positivi è stata l’immobilità della macchina. Inizialmente le esecuzioni avvenivano in Place du Carrousel, dove vi era una macchina permanente adibita solo ed esclusivamente a ghigliottinare i dissidenti politici. Tale principio di immobilità viene in seconda battuta eliminato dalla costruzione di una ghigliottina in Place de Grève, stavolta mobile, utilizzata per uccidere i criminali comuni. Infatti diversi furono gli spostamenti dell’installazione che è poi ritornata nel suo luogo originario11.

Sebbene di formidabile efficienza, la ghigliottina non ha sempre svolto il suo compito punitivo, ed è stato sufficiente, a causa di alcuni incidenti, rendersi conto che uccidere per l’effetto di una semplice meccanica era più complicato del previsto. L’orribile atto di uccidere con la decapitazione risuscitava vecchie angosce. Concentrandosi sull’accuratezza e sulla drammaturgia, una decapitazione era tanto più orribile quando mancava il proprio scopo. Diversi incidenti come l’incompetenza o la distrazione del boia, la defezione della macchina, la serratura della mannaia o altri difetti causavano uno spettacolo sgradevole. Di fronte a un pubblico pretenzioso o semplicemente avido di sangue, una decapitazione giusta doveva essere impeccabile, né troppo veloce, né troppo lunga: un’intera arte di concordanza temporale. Il gesto del boia mostrava palesemente la sua conoscenza anatomica e la fermezza del suo potere punitivo12. Superando quindi l’affermazione di Castronuovo che vedeva la ghigliottina come «una macchina di perfetta funzionalità e armonia formale»13, è necessario ricordare alcuni episodi legati al suo malfunzionamento. Tra i più importanti vi sono quelli che vedono come protagonisti il celebre Lucenaire, Joseph Chalier e una ventenne giustiziata il 14 aprile 1806. Per quanto riguarda il primo furono necessari tre colpi di mannaia per ghigliottinarlo proprio come per la ragazza. La fallita decapitazione fu dovuta alla scorretta posizione del capo e dai suoi capelli,

11 AntonioCASTRONUOVO, op. cit., pp. 118-123.

12 Nella seconda parte del lavoro intitolataRéussir l’execution, Anne Carol descrive i diversi aspetti pratici dell’esecuzione. Cfr. Anne CAROL, Au pied de l’échafaud. Une histoire sensible de l’exécution, Édition Belin, Paris, 2017.

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erroneamente posti nel punto del passaggio della lama. Infine il rivoluzionario Chalier, la cui decollazione terminò con l’ausilio di un coltello. Tale gesto da parte del boia scatenò l’ira del pubblico che si scagliò contro l’uomo malmenandolo14.

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 121-125)