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La testa di Julien: l’amore di due donne

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 130-134)

CAPITOLO IV LA TECNICA AL SERVIZIO DELLA DECAPITAZIONE: LA GHIGLIOTTINA

2.2. La testa di Julien: l’amore di due donne

È chiaro che Julien Sorel approfitti della posizione sociale delle due donne per migliorare la propria. Il suo amore quindi sembra piuttosto un amore per l’ambizione che un sentimento passionale. Julien, che non appartiene né alla borghesia né all’aristocrazia, le considera come avversarie di una classe superiore da combattere proprio come ha fatto Napoleone che sconfisse i suoi nemici sul campo di battaglia. Questa lotta gli impedisce di avere veri sentimenti d’amore. Pur nutrendo sentimenti di tenerezza nei confronti di Madame de Rênal, solo alla fine del romanzo Julien si accorge di amarla. Se si confronta il primo incontro tra Mathilde e Julien con quello di Madame de Rênal osserviamo quanto siano differenti le impressioni e le sensazioni del protagonista alla vista delle due donne. L’autore così descrive il primo incontro: «Julien n’avait jamais vu un être aussi bien vêtu et surtout une femme avec un teint si éblouissant, lui parler d’un air doux»35. Sin dall’inizio, con Madame de Rênal vi è una

30STENDHAL, op. cit., p. 502.

31 Ivi, p. 310.

32 Ivi, p. 477.

33 Ivi, p. 698.

34 Ivi, p. 697.

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forte attrazione dovuta ai tratti caratteriali comuni: non hanno alcuna esperienza di amore, sono timidi e non si sentono a proprio agio nella società. Invece, sebbene Mathilde sia una donna carina e molto attraente, non piace subito a Julien. Egli parla del loro primo incontro nel modo seguente: «une jeune personne, extrêmement blonde et fort bien faite […]; en la regardant attentivement, il pensa qu’il n’avait jamais vu des yeux aussi beaux; mais ils annonçaient une grande froideur d’âme»36. I sentimenti che nutre per lei sono per lo più sentimenti di vanità, poiché lusingato dal suo fascino. Per lui, Mathilde è un premio da conquistare ed entra in competizione con il marchese de Croisenois, anche lui intento a conquistare il cuore della fanciulla. È solo quando la donna rompe la loro relazione che Julien si innamora di lei e lotta per riconquistarla. Tuttavia, quando è in prigione e non ha ambizioni37, i sentimenti per Mathilde cambiano e decide di abbandonarle per lasciare posto alle emozioni, quelle vere: «L’ambition était morte en son cœur, une autre passion y était sortie de ses cendres; il l’appelait le remords d’avoir assassiné madame de Rênal. Dans le fait, il en était éperdument amoureux».38

Se dovessimo tracciare un profilo delle due donne facendo riferimento alle due diverse reazioni alla morte di Julien, affermeremmo che le due amanti sono perdutamente innamorate. È Mathilde a prendere la testa di Julien:

elle avait placé sur une petite table de marbre, devant elle, la tête de Julien, et la baisait au front… […] elle porta sur ses genoux la tête de l’homme qu’elle avait tant aimé.39

La donna si occupa della sepoltura e del rito funebre, ma la testa è lei stessa a seppellirla. L’autore descrive la scena elegiaca attraverso diversi dettagli: l’azione avviene di notte con la presenza di almeno venti preti e la gente del paese è attratta dalla cerimonia assai originale; la grotta diventa per Mathilde la tomba del suo amato e come un reliquario «fut ornée de marbres sculptés à grands frais en Italie»40.

Attraverso la sua immaginazione fornisce una rappresentazione cara a molti artisti del XIX secolo che sono stati spesso affascinanti dal macabro e ne hanno dato una loro interpretazione. Riprendendo così il motivo della decollazione, Mathilde riporta alla

36 STENDHAL,op. cit., p. 450.

37 «[…] il considérait toutes choses sous un nouvel aspect. Il n’avait plus d’ambition». Ivi, p. 650.

38 Ivi, p. 664.

39 Ivi, p. 698.

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luce il gusto della letteratura decadente che ha fatto di queste «lugubri meditazioni» una vera e propria ossessione41.

La felicità di Mathilde è immensa dal momento che è riuscita a unire due mondi completamente diversi tra loro. L’imprigionamento di Julien evoca i sentimenti più eroici della donna. Paragonandolo a Boniface de La Mole- «Boniface de La Mole lui semblait ressuscité, mais plus héroïque»42 - e il pensiero di morire con lui la porta a fantasticare sul XVI secolo: «Tout ce mouvement, fort lent sur la fin, dura bien une minute; mademoiselle de La Mole le regardait étonnée. J’ai donc été sur le point d’être tuée par mon amant! se disait-elle. Cette idée la transportait dans le plus beaux temps du siècle de Charles IX et de Henri III»43. Questo atteggiamento è prova del coraggio e della follia di Mathilde, infatti quando apprende della relazione di Julien e Madame de Rênal la donna impazzisce di gelosia e sentimenti sconvolgenti la tormentano. Se Julien muore, lei sarà infelice, ma se si salverà lo sarà anche lui perché innamorato di un’altra donna. Ecco perché dopo l’esecuzione di Julien, Mathilde ha il coraggio di prenderne la testa e portarla nella tomba che aveva scelto. La morte del protagonista le permette di avere atteggiamenti ostentati e organizzare funerali che sono fuori dall’ordinario. Con questo ultimo gesto la donna rende immortale quel rapporto amoroso che in vita fu effimero e tormentato.

Madame de Rênal invece, tre giorni dopo l’esecuzione di Julien, «fidèle à sa promesse»44 muore di dolore, proprio come Lisabetta, donna amata ma allo stesso tempo disperata.

Il gesto di Mathilde ricorda un avvenimento simile raccontato precedentemente nel romanzo: la decapitazione di Boniface de La Mole, avvenuta il 30 aprile 1574. Anche la descrizione dei due condannati sembra la stessa: se Julien è «un petit homme faible et joli»45, Boniface è «le plus joli garçon de son siècle»46. L’impiego dello stesso aggettivo riconferma questo parallelismo.

41 Per ulteriori approfondimenti si consultino: Mario PRAZ, La carne, la morte, il diavolo nella letteratura romantica (1930), op. cit., p. 117; Jean DE PALACIO, Motif privéligié au Jardin des Supplices. Le Mythe de la Décollation et le Décadentisme, in Revue de Sciences humaines, n° 153, 1974.

42 STHENDAL, op. cit., p. 657.

43 Ivi, p. 547.

44 Ivi, p. 699.

45 Ivi, p. 706.

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La moglie Marguerite de Navarre profondamente innamorata, chiede la testa dell’amato al boia e la seppellisce in una cappella a Montmartre. Non è un caso, infatti, il ricordo di Mathilde prima di afferrare la testa di Julien fra le mani: «Le souvenir de Boniface de La Mole et de Marguerite de Navarre lui donna sans doute un courage surhumain.»47 L’aggettivo utilizzato dall’autore non fa altro che sottolineare il coraggio e la forza dell’amore che portano la donna a compiere un atto così potente. Tornando al primo racconto, quello della testa di Boniface, osserviamo la reazione di Julien che resta incredulo davanti alla vicenda raccontata dall’accademico: «Est-il possible? S’ecria Julien touché.»48 La meraviglia di Julien, riconducibile anche a quella del lettore, è giustificata dalla considerazione che ha del fatto: lo ritiene totalmente folle.

Il legame delle due donne fornito non soltanto dal gesto è riconfermato dai nomi: la regina ha come secondo nome, proprio, Mathilde. La donna è ossessionata dal ricordo del suo antenato Boniface la cui testa «eut l’honneur d’avoir [été] tranchée en place de Grève»49. Il motivo della testa tagliata illustra un eccesso e una violenza che permette alla donna, la quale si inspira alla storia di Marguerite de Navarre, di far trionfare l’immagine del taglio che acquista connotazioni spettacolari. Tale avvenimento è annunciato dall’abbé Pirard nel primo capitolo per presentare la famiglia de La Mole a Julien, ma questa tematica non fa altro che racchiudersi nella frase che pensa Mathilde: «Je ne vois que la condamnation à mort qui distingue un homme […]: c’est la seule chose qui ne s’achète pas»50. Mathilde più che figura di passione incarna gli ideali di eroismo, dal momento che nessuna donna ha avuto l’onore di toccare la testa del suo amante decapitato.

Interessante notare un ulteriore passaggio dove Stendhal parla, seppur implicitamente, della vita dopo la morte, o meglio della vita di Boniface dopo la decapitazione. Mathilde, esprimendo la sua ammirazione nei riguardi della società cinquecentesca, dove la Francia era ai tempi d’oro, immagina Boniface come un

revenant con la testa in mano. L’uomo si reca nella sua epoca per esprimere lo sdegno:

47 STENDHAL, op. cit., p. 698.

48 Ivi, p. 504.

49 Ivi, p. 441.

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Qu’aurait dit Boniface de La Mole, si, levant hors de la tombe sa tête coupée, il eût vu, en 1793, dix-sept de ses descendants se laisser prendre comme des moutons, pour être guillotinés deux jours après ?51

Il passaggio è pungente quando vengono affrontati dei temi politici e sociali, cari a Stendhal. L’autore, facendo dello humor noir, sdrammatizza ciò che c’è di ridicolo o di odioso in un pregiudizio o in un’ingiustizia.

Nel documento Relatori Prof. F (pagine 130-134)