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Nonostante la popolazione giapponese abbia vissuto sulla propria pelle il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki 52, l’energia nucleare rimane dagli anni

cinquanta una priorità strategica per il paese. Il Giappone risulta infatti essere un paese molto popolato in rapporto al suo territorio, ma praticamente privo di materie prime e di risorse energetiche proprie. Per questo motivo, il paese ha trovato nel nucleare - grazie anche agli Stati Uniti, che di questa fonte energetica sono stati i promotori, fornendo i materiali e le competenze tecniche necessarie - la risposta che cercava. Nel 1954 il Giappone, uscito profondamente ferito dalla Seconda Guerra Mondiale ma comunque desideroso di scalare la scena economica mondiale, stanziò 230 milioni di yen per promuovere l’energia nucleare. Il primo reattore giapponese fu costruito in Gran Bretagna dalla GEC (British Electric Company) e poi posizionato a Tōkai 53. Si

Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8:16, l’Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba

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atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima. Dopo tre giorni, la città di Nagasaki venne colpita dall'ordigno “Fat Man”. Il numero di vittime dirette a seguito dell’esplosione delle bombe è stimato tra 100,000 e 200,000 - quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti e indiretti causati dagli ordigni e per le implicazioni etiche comportate dall'utilizzo di un'arma di distruzione di massa su civili, i due attacchi atomici vengono considerati gli episodi bellici più significativi dell'intera storia dell’umanità. Il ruolo dei bombardamenti nella resa del Giappone, così come gli effetti e le giustificazioni, sono stati oggetto di innumerevoli dibattiti. Negli Stati Uniti prevale la posizione secondo cui i bombardamenti atomici sarebbero serviti a porre rapidamente fine alla Seconda Guerra Mondiale, risparmiando così le vite di molti soldati e di civili, destinati a perire nelle operazioni di terra e d’aria previste per l’invasione del Giappone da parte della potenza statunitense. L’opinione pubblica giapponese, invece, tende a sostenere che i bombardamenti siano stati puri crimini di guerra, perpetrati per accelerare il processo di resa del paese. Altri ancora sostengono che i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki fossero in realtà una dimostrazione di potenza verso quello che si profilava come il nuovo nemico, ovvero l’URSS. Altri, infine, aggiungono alle motivazioni quella di testare la potenza dell’ordigno - costato miliardi di dollari - su una città abitata; ciò potrebbe spiegare perché si usarono non una ma due tipologie di bomba negli attacchi (per valutarne gli effetti diversi). Universalmente condivisa è, comunque, la presa di coscienza della gravità dell’evento, che non ha più avuto luogo nei conflitti successivi.

In realtà, gli Stati Uniti - con l’assistenza militare e scientifica del Regno Unito e del Canada - già mesi prima erano riusciti a costruire e a provare una bomba atomica nel corso del Progetto Manhattan. Si trattava di un progetto scientifico-militare teso a costruire l’ordigno atomico prima che gli scienziati impegnati nel Programma nucleare tedesco riuscissero a completare i propri studi per fornire a Hitler una potente arma di distruzione di massa. Il primo test nucleare del progetto Manhattan, nome in codice “Trinity”, si svolse il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel New Messico. Una bomba di prova, denominata “The Gadget” fu fatta esplodere allora con successo. I lanci su Hiroshima e Nagasaki quindi, furono nell’ordine la seconda e terza detonazione della storia delle armi nucleari.

& La regione di Tōkai (letteralmente: mare dell'est) comprende parti delle regioni di Chubu, Kanto e 53

Kansai - nell'isola di Honshu - ed è situata lungo la costa dell’Oceano Pacifico. Il nome deriva da Tokaido (via del mare orientale), una delle cinque vie di comunicazione del periodo Edo. Le prefetture comprese nella regione di Tōkai non sono definite in modo preciso. Dal punto di vista geografico, comprende Shizuoka, Aichi e Mie nel Kansai e la parte sud di Gifu, ma ci sono casi in cui

trattava di un reattore a fissione nucleare 54 di 159 MW di potenza tipo Magnox, una

tecnologia oggi obsoleta, che usava uranio non arricchito ed era raffreddato ad anidride carbonica. Negli anni settanta, invece, i primi reattori ad acqua leggera furono costruiti in collaborazione con aziende americane: General Electric e Westinghouse 55.

Nonostante la resistenza dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, il complesso industriale pro-nucleare, che esercitava forte influenza politica, riuscì a convincere la popolazione che esistesse una differenza sostanziale tra il nucleare usato a scopi militari (cattivo) e il nucleare civile (buono). Così il Giappone arrivò a coprire con l’energia nucleare un terzo della propria domanda di elettricità. Questo è ancora più sorprendente se si considera che il Giappone è un paese ad alta sismicità. Come ha scritto il fisico ambientalista statunitense Amory Lovins:

«Una zona soggetta a terremoti e tsunami abitata da 127 milioni di persone non è un posto nel quale è saggio piazzare 54 reattori».

Gli interessi comuni dell’industria nucleare e dei partiti politici al potere erano tali, tuttavia, da spingere i piani per la costruzione di centrali ad andare avanti con decisione, grazie anche ad un’attenta manipolazione dell’opinione pubblica e a un’accurata selezione dei pareri degli esperti che dovevano svolgere gli studi preparatori.

Nel 2008 Taku Komatsubara, geologo del National Institute of Advance Industrial Science and Technology (AIST), sosteneva che:

«La presenza di faglie attive è stata ripetutamente ignorata quando sono state effettuate le prospezioni geologiche per l’identificazione di nuovi siti per le centrali nucleari».

Dello stesso parere è anche il sismologo dell’Hiroshima Institute of Technology, Takashi Nakata. Nakata ha accusato pesantemente «il conflitto d’interessi tra l’industria nucleare giapponese e i regolatori».

Per capire perché non fossero state prese delle misure adeguate in Giappone, basti pensare a quanto avvenuto nel 2006 in occasione dell’elaborazione della nuova guida sismica per la progettazione e la costruzione delle centrali nucleari. Il professor Katsuhiko Ibayashi dell’Università di Kobe facente parte del sottocomitato responsabile propose, in quell’occasione, criteri stringenti per la verifica di faglie attive, ma questi vennero rigettati. Ibayashi, allora, si dimise sostenendo pubblicamente che il processo di revisione era «ascientifico» e che «il risultato mirava a venire

In ingegneria nucleare, un reattore nucleare a fissione è un sistema complesso in grado di gestire

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una reazione nucleare a fissione a catena in maniera controllata (diversamente da quanto accade invece per una ordigno nucleare). Viene utilizzato come componente base nelle centrali nucleari, le quali possono contenere anche più reattori nucleari nello stesso sito. Esistono reattori nucleari sperimentali di ricerca, nei quali l’energia prodotta è trascurabile, e reattori di potenza utilizzati dalle centrali nucleari nei quali l’energia termica prodotta dal reattore viene usata per vaporizzare dell’acqua, la cui energia viene convertita prima in energia meccanica attraverso l'uso di turbine ed infine in energia elettrica dagli alternatori. Allo stato attuale, tutti i reattori nucleari commerciali si basano sul processo di fissione nucleare. I reattori a fusione sono ancora in fase di studio e sono quindi unicamente reattori di ricerca, poiché attualmente non riescono a produrre più energia di quella che consumano.

La Westinghouse Electric Company (WEC) è una società che opera nel campo dell’energia

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nucleare. L’azienda offre una vasta gamma di prodotti e servizi, tra i quali la produzione di combustibile nucleare e la progettazione, realizzazione, manutenzione e controllo di impianti nucleari. La Westinghouse Electric Company dispone della più grande base installata di reattori nucleari in esercizio del mondo, avendo aiutato a costruire le prime centrali elettronucleari negli Stati Uniti oltre cinquant’anni fa, agli albori di questa tecnologia. La sua sede centrale si trova a Cranberry Township in Pennsylvania (USA), ma la giapponese Toshiba Corporation è attualmente il suo

incontro agli interessi della Japan Electric Association, che aveva saturato il comitato con 11 membri su 19» 56.

In seguito alla pubblicazione della Guida sismica la NISA 57, su richiesta della Nuclear

Safety Commission, chiese che il design di tutte le centrali nucleari fosse nuovamente valutato, ma si trattava di un’intervento che mirava puramente a rendere le centrali un po’ più sicure, senza però demolirne nessuna. Gli incidenti nelle centrali giapponesi, tuttavia, furono numerosi.

Nel 1981 trecento lavoratori della centrale di Tsuruga 58 furono sottoposti a livelli

eccessivi di radiazioni dopo la rottura di una barra di combustibile.

L’8 dicembre 1995 il reattore veloce di Monju, sempre a Tsuruga, ebbe una perdita di 700 kg di sodio (che in questi reattori è usato al posto dell’acqua per raffreddare il

core) e si rischiò un’esplosione che avrebbe potuto diffondere plutonio in atmosfera.

L’operatore Dōnen 59 venne allora accusato di aver occultato alcuni video che

mostravano la gravità dei danni al reattore.

L’11 marzo del 1997 all’impianto di Tōkaimura - prefettura di Ibaraki - (impianto per il riprocessamento del combustibile nucleare) ebbe luogo il cosiddetto “incidente di Dōnen”, nel quale un’esplosione in uno degli impianti espose decine di lavoratori alla radioattività. Nello stesso impianto, a distanza di due anni, il 30 settembre 1999, avvenne un altro incidente che portò alla morte di due dei lavoratori, alla contaminazione sopra i livelli di legge di un terzo dell’equipe e alla contaminazione sotto i livelli di legge dei restanti 660 operai. Quest’ultimo venne classificato all’epoca come il terzo più grave incidente nella storia del nucleare civile 60.

Un altro incidente rilevante si ha, più recentemente, alla centrale di Mihama 61, che nel

2004 subisce un’esplosione nel locale turbine che porta alla morte di quattro lavoratori e al ferimento di altri sette.

Nel 2006 si registra, invece, un rilascio di vapore radioattivo proprio alla centrale Fukushima Dai-ichi. Successivamente, il 16 luglio 2007, dopo un terremoto di magnitudo 6,8 sulla scala Richter, la centrale di Kashiwazaki-Kariwa (prefettura di Niigata) - la più grande al mondo con i suoi sette reattori - viene pesantemente

Japan energy drive compromised by conflicts of interests, Agenzia Bloomberg, 13 dicembre 2007.

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La NISA - Nuclear and Industrial Safety Agency (Genshiryoku Anzen Hoanin) - era un ente

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giapponese facente parte dell’ Agency for Natural Resources and Energy, sotto il controllo del Ministry of Economy, Trade and Industry (METI). Creata nel 2001, aveva i suoi uffici a Kasumigaseki, Chiyoda, Tokyo. La società si occupava del controllo della sicurezza delle centrali nucleari attive in Giappone. Dopo il disastro di Fukushima tuttavia, la NISA venne duramente criticata dall’opinione pubblica per il conflitto di interessi che la legava, in particolare, al METI - responsabile della promozione dell’industria dell’atomo. Per questo motivo, il 20 giugno 2012 venne deciso di abolire l’ente e di rimpiazzarlo con uno nuovo, sotto il controllo del Ministry of the Environment. Il 19 settembre 2012 fu così fondata la Nuclear Regulation Authority.

Tsuruga è una città giapponese della prefettura di Fukui. La città è conosciuta per il suo sistema

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ferroviario e per l’attività portuale. Vi è localizzata la centrale nucleare di Tsuruga, la cui vita è stata prolungata per decreto, restando l’unica centrale attiva su suolo giapponese dopo il disastro del 2011. A poca distanza si trova la centrale nucleare di Monju, che è stata spenta nel 1995 dopo una perdita di sodio a causa di fratture irreparabili dei sistemi idraulici ad alta temperatura.

Power Reactor and Nuclear Fuel Development Corporation - PNC - nota in Giappone con

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l’abbreviazione Dōnen.

Gli altri due erano l’incidente di Three Mile Island (1979) e quello di Chernobyl (1986).

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Mihama è una cittadina giapponese nella prefettura di Aichi. Aichi-ken ha come capoluogo Nagoya

danneggiata e rilascia acqua contaminata nel Mar del Giappone, rimanendo poi chiusa per anni.

E questi sono solo alcuni degli incidenti avvenuti negli ultimi anni nelle centrali giapponesi. Nonostante ciò, il 18 aprile 2007 Giappone e Stati Uniti firmano il Piano d’Azione sulla base del quale si impegnano a promuovere ricerche congiunte e sviluppo della tecnologia nucleare.

In seguito, nel maggio 2008, la TEPCO conferma la costruzione di quattro nuovi reattori, rinviandone l’avvio di due anni per consentire la modifica del progetto secondo più stringenti criteri antisismici. Ironia della sorte, due dei reattori sarebbero dovuti sorgere proprio a Fukushima Dai-ichi: quello che sarebbe diventato il settimo reattore della centrale sarebbe dovuto entrare in funzione nell’ottobre 2014 e l’ottavo della serie nell’ottobre dell’anno successivo.

Nonostante quanto successo a Fukushima però, il Giappone non ha ancora abbandonato definitivamente il nucleare. Naoto Kan, primo ministro al momento dell’incidente, aveva sostenuto che il Giappone aveva bisogno “di un futuro con meno energia nucleare” e aveva fatto approvare il 26 agosto 2011 una legge che introduceva sussidi per le energie rinnovabili, oltre ad annunciare che i sei reattori di Fukushima Dai-ichi sarebbero rimasti chiusi per sempre, così come i quattro reattori ancora attivi nella centrale di Hamaoka.

Quello di Hamaoka, è un caso che si trascina da quarant’anni, dato che la prima denuncia dell’esistenza di una faglia capace di generare un terremoto di magnitudo 8 nella regione di Tōkai fu fatta nel 1970 dal geologo Ishibashi Katsuhiko.

«Dato che esiste l’87% di probabilità che un terremoto di magnitudo 8 colpisca la zona nei prossimi 30 anni - ha affermato il primo ministro Naoto Kan, a seguito dell’incidente a Fukushima, parlando della centrale ad Hamaoka - chiedo che la Chubu Electric chiuda i reattori del sito, che non è sicuro».

La Chubu Electric aderisce dopo due giorni alla richiesta del primo ministro, chiudendo i reattori 4 e 5 e annunciando che non avrebbe riattivato i reattori 1 e 2, chiusi per manutenzione, mentre il 3 era già da anni in spegnimento a freddo e così sarebbe rimasto.

Tuttavia, Naoto Kan presto si dimette e il premier successivo, Yoshihiko Noda, il 13 settembre 2011, nel primo discorso dopo il suo insediamento, dice al Parlamento: «Sebbene dobbiamo guardare nel medio e lungo periodo a un futuro nel quale, nei termini del possibile, si riduca la nostra dipendenza dall’energia nucleare [...] non è produttivo vedere le cose semplicisticamente bianche o nere, parlare in termini antinucleari o pro nucleari, ma per venire incontro alle necessità dell’economia a breve termine ed evitare altri blackout è necessario, dopo regolari ispezioni e in accordo con le autorità locali, far ripartire le centrali nucleari chiuse dopo l’incidente dell’11 marzo».

Infine, anche Abe Shinzo, eletto primo ministro il 26 dicembre 2012, si è sin da subito detto a sostegno dello sfruttamento dell’energia nucleare. Le ragioni dell’industria, per ora, sembrano aver prevalso: nemmeno Fukushima è riuscita a cambiare radicalmente la politica energetica del Giappone facendole abbandonare per sempre l’atomo.

Ma nel resto del mondo, cosa è cambiato?

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