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Una giornata di Lago Film Fest

Capitolo terzo DISCOVER

3.3 Una giornata di Lago Film Fest

Non è facile inquadrare dopo una sola occhiata cosa sia il Lago Film Fest (d’ora in poi LFF o Lago). Per presentarlo in maniera sintetica, si potrebbe dire che è un festival internazionale di cortometraggi, a cui si sono aggiunti pian piano altri ambiti, come quello della musica e della danza.

Dal 2005 le afose estati vengono interrotte da dieci giorni di spettacoli di ogni tipo, che si diramano per le viuzze del paesino, tra fienili e case di pietra, fino ad approdare in riva al lago, sala cinematografica d’eccellenza, dove dalle acque emerge uno schermo portatore di immagini e di magia. Perché questo doveva essere nella semplice idea di Viviana, sua ideatrice: un’occasione in cui incontrarsi e passare del tempo scoprendo nuove cose e nuove persone, in cui il cinema si fa pretesto e anche fil rouge capace di tratteggiare un’atmosfera sospesa e ammaliante, dove vivere istanti unici.

Tuttavia, Lago non è fatto solamente di notti stellate, ma l’intera giornata fa parte del progetto. Con il susseguirsi delle edizioni, il programma giornaliero è andato definendosi pian piano: durante la mattinata si svolgono i press meeting, degli incontri in cui il pubblico e i volontari che lavorano possono sentir parlare gli artisti della sera precedente. Le interviste hanno un carattere informale, in cui solitamente due ragazzi dello staff si occupano della gestione generale, pongono le domande e dirigono il dibattito, a cui si possono liberamente aggiungere richieste degli astanti. L’anno scorso, inoltre, ogni press meeting ha avuto una sua localizzazione specifica, tra le piazze delle frazioni del comune, in montagna e in riva al lago, per facilitare l’affluenza di diverse persone e per far anche conoscere l’ambiente circostante agli ospiti.

Insieme a questi momenti è possibile affiancare un altro lato di LFF per la somiglianza degli obiettivi. Trattasi della pubblicazione giornaliera di un dépliant, un daily. Il daily viene progettato e mandato in stampa da alcuni volontari che sono riuniti nel gruppo di critica cinematografica. Ogni gazzetta riporta foto e testi inerenti agli spettacoli della sera antecedente, editi sotto la guida di un membro dello staff, disponibili gratuitamente per chiunque passi dal bookshop del festival. È uno strumento molto utile da un lato per

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coloro che vi scrivono, che lavorano senza sosta per migliorare il loro stile e la loro capacità d’interpretazione, dall’altro per i lettori, che vi trovano spiegazioni alle loro perplessità o più semplicemente riescono a figurarsi gli avvenimenti che si sono persi. Il daily supporta la formazione di una lettura personale dei film e delle performance, in un certo qual modo istruendo i meno esperti a queste arti, con lo scopo di far avvicinare nuovi occhi e nuove orecchie a eventi che possono sembrare lontani dalla vita di tutti i giorni.

Inoltre, è possibile avere nuovamente un’eco con un altro aspetto caro a Pietroiusti. A ben vedere, le interviste e i daily sono racconti, perché oltre a prevedere un testo, un canovaccio, si basano sulla trasmissione. Se un’esperienza si dice portatrice di senso, i soggetti dopo averla vissuta in prima persona devono prevedere in qualche modo una sua rielaborazione per farla entrare nella propria storia di vita e, conseguentemente, manifestarla ad altri. Non è necessario che tale propaggine sia perfettamente aderente alla realtà, purché sia vera per chi la porta con sé e che a sua volta origini effetti collaterali. Ciò significa che anche chi sarà il secondo ricevente si dimostrerà capace anch’egli di tramandare la propria versione con un significato personale. Pietroiusti parlava in tal senso di reticolarizzazione (Artex, 2007) a lui molto cara, concetto che ben si presta anche nel caso delle suddette operazioni messe in atto da LFF e ad altre strategie più avanti descritte.

Va anche aggiunto che fino al 2015 una parte importante del festival era ideata per le sceneggiature. Istituito il premio Rodolfo Sonego, un grande sceneggiatore veneto per l’appunto, tutte le edizioni precedenti avevano avuto un corposo concorso riguardante l’analisi e la revisione di alcune sceneggiature redatte da giovani scrittori. Potendo contare sul coordinamento da parte di navigati professionisti di tale ambito, il progetto negli anni ha acquisito una sempre maggiore accuratezza e coinvolto sceneggiature sempre più complesse e creative. Sebbene non sia stato mai sotto riflettori troppo accesi, senza un grande seguito di pubblico, il premio è stato organizzato e seguito molto nelle varie edizioni da coloro che facevano parte del settore. Infatti, proiettato principalmente verso una professionalizzazione concreta dei partecipanti, questa specifica sezione si è dimostrata duratura e ben salda, finché le persone di riferimento non sono venute meno. Senza di esse non è più stato possibile proseguire con la medesima cadenza, anche se è lecito affermare che il tutto si sia momentaneamente congelato (intervista a Viviana Carlet, 2017), in vista di nuovi protagonisti.

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Per Viviana il premio Rodolfo Sonego ha acquistato un valore rilevante nella programmazione del festival, in quanto bisogna rilevare che la nascita di un film viene determinata proprio dalla sua sceneggiatura. Nel momento in cui un giovane diventa padrone delle proprie idee al punto da saperle trasporre nei minimi dettagli su carta, allora viene il delicato momento della supervisione dei giurati, dove si realizza quel supporto necessario all’affinamento dello stile e del soggetto. È anche grazie a questa fase così attenta e decisa che il livello di opere negli anni ha saputo raggiungere un ottimo livello. Proprio per tutti le motivazioni qui elencate agli organizzatori sta ancora a cuore il percorso intrapreso, che resta soltanto lasciato sospendere in attesa che si ripresenti l’occasione favorevole, nella speranza che nuovi incontri porteranno nuovi scrittori e ritrovata energia per riprendere il cammino.

Le chiacchierate dei press meeting sono solitamente molto partecipi e possono durare anche oltre due ore. Per i volontari la giornata inizia ancora prima, poiché subito dopo la colazione al bar o nella sala da pranzo comune, si trovano con lo staff per definire più da vicino i compiti che ciascuno avrà durante la giornata, si affrontano eventuali problematiche emerse il giorno precedente e si decide l’organizzazione della serata in base alle previsioni metereologiche.

Il contatto tra team e volontari è presente costantemente lungo l’arco del giorno, i compiti sono stabiliti ma la flessibilità non manca. Un secondo appuntamento per verificare l’andamento degli impegni si ha dopo pranzo, nel parco antistante al luogo dove si pranza. Sebbene sia fondamentale la gestione dei tempi, degli spazi, dei ruoli, la consapevolezza del quadro generale consente che anche questi briefing avvengano comunque in maniera distesa, in cui ognuno si assume la responsabilità del compiere il proprio obiettivo senza perdere di vista il clima informale che aleggia nel lago.

La pausa pranzo è un’altra opportunità concreta per favorire l’avvicinamento tra artisti e chi lavora: si mangia tutti insieme, mescolando il cibo con storie e risate, le gerarchie non si fanno sentire e, anzi, le differenze vengono esaltate. Anche questo momento viene pensato come stimolo alla conoscenza reciproca, all’ascolto e alla scoperta interpersonale. Nel pomeriggio, dopo del tempo dedicato a una siesta in riva al lago, sono previsti i laboratori coordinati dagli ospiti. Questi vengono selezionati in base alle proposte che pervengono all’ufficio, sia da idee che partono dal team medesimo che poi ha cura di richiedere la collaborazione di un dato artista. L’ingresso a questi workshop è libero.

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Nelle ore prima dell’inizio delle proiezioni l’intero staff è in fermento. Ognuno si prepara al meglio, controlla che nella propria postazione sia tutto pronto, cena in velocità e alle otto e mezza si entra in scena.