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Gli acquisti romani e il rapporto con Thomas Jenkins e Gavin Hamilton

propensione se giustamente stimolata e rafforzata può trasformarsi in passione e ossessione. Gavin Hamilton ebbe la fortuna di percorrere un momento di storia artistica in cui la riscoperta                                                                                                                

136 Notizie su Padre Piaggio.Vedi: Il diario vesuviano di Padre Piaggio in Sulle orme del Grand Tour. Uomini,

luoghi, società del Regno di Napoli, Napoli 1995, pp. 153-210.

S. Sontag, L’amante del vulcano, Milano 1995, p. 154.

137 N. H. Ramage, Goods, Graves, and Scholars: 18th-Century Archaeologists in Britain and Italy in “American Journal of Archaeology”, Vol. 96, No. 4 Oct., 1992, p. 658.

dell'antico divenne l'argomento del giorno. I ritrovamenti di epoca greca e romana alimentavano la smania e curiosità di andare avanti nelle ricerche, nel ricostruire un filo logico in grado di poter fare da bussola in quello che a molti sembrava uno stile unico e indefinito, semplicemente "antico".138

Hamilton non era un archeologo improvvisato, non aveva imparato solo sul campo, ma negli scavi aveva trovato conferma dei suoi studi ed era stato ripagato delle ore spese a scoprire un collegamento tra l'arte rinascimentale e quella antica, voleva capire quali fossero le fonti d'ispirazione di Michelangelo,139 Jacopo della Quercia e Lorenzo Ghiberti. L'antico era stato il punto d'inizio di tutti gli artisti, fino alla metà del XVII secolo, quando il desiderio d'innovazione aveva sconvolto ogni cosa. Hamilton confidava che le continue scoperte archeologiche che nell'epoca a lui contemporanea interessavano Roma e il resto d'Italia, aprissero la strada a una nuova resurrezione del gusto classico.140

Da un uomo che in una lettera a Charles Townley si espresse nei confronti della statuaria greca descrivendola come la più importante acquisizione che potesse fare un uomo raffinato141, di certo non avremmo potuto aspettarci di meno. D'altronde a chi altri avrebbe potuto scrivere opinioni simili se non al suo miglior cliente e amico, Townley vantava un numero di pezzi procurategli da Hamilton piuttosto consistente. Proprio la citata lettera riguarda una fortuita campagna di scavo presso Castel di Guido, anticamente conosciuta come Lorium e situata circa dodici miglia fuori Roma sulla strada per Civitavecchia. La licenza142 fu rilasciata dal Cardinale Camerlengo Carlo Rezzonico a “Gavino Hamilton, e i suoi Uomini Cavatori…. Riportato che avrà il consenso del padrone del fondo”, su consiglio di Alessandro Bracci Assessore delle Antichità e Cave, Giovanni Battista Visconti , Commissario delle Cave ed Antichità di Roma, in ultimo appare la firma dell’Uditore Francesco Mantica e del Notaio Gioacchino Orsini.

A quanto ci dice l’Historia Augustea143 l’imperatore Antonino Pio possedeva una villa nelle vicinanze di Lorium, dove morì il 7 Marzo del 161.

Nel Marzo del 1776 Hamilton cominciò a indagare il sottosuolo appartenente all’Ospedale di                                                                                                                

138 Gavin Hamilton fu uno dei pochi che credette nel genio di Antonio Canova e sempre Hamilton instradò il giovane alla scultura su quella via del gusto Neoclassico che come sappiamo lo portò alla somma gloria.

139 Michelangelo aveva avuto occasione di studiare la statuaria antica presso il Palazzo dei Medici. Vedi: D. Irwin,

Gavin Hamilton: Archaeologist, Painter, and Dealer in “The Art Bulletin”, Vol. 44, no. 2, Jun., 1962,. 89

140 Quatremere de Quincy, Canova, Paris 1835, pp.25-26

141 A.H. Smith, Gavin Hamilton’s letters to Charles Townley in “ The journal of hellenic studies” 1901, Vol. XXI, p. 317

142 ASR, Presidenza delle Strade, Lettere patenti b. 67, fol. 326r e Presidenza delle strade, memoriali e rescritti, b.204, fol. 424. 143 Historia Augustea, III, 12, 6.

Santo Spirito con uno scavo che andò avanti sino alla fine di Aprile,144 animato dalla speranza di trovare grandi tesori viste le tracce di vita imperiale che la storia narrava.

Le prime scoperte sono elencate nella lettera indirizzata a Townley il 27 Marzo145, si tratta di un’iniziale impressione su ciò che gli scavatori avevano riportato alla luce e sulle potenzialità ancora inespresse della zona di Lorium, mentre in una seconda lettera del 5 Maggio Hamilton scrisse di aver portato a casa “the Robba of Castel di Guidi”. Il collezionista che attendeva notizie a Londra, ottenne da questo scavo un Cupido che piega l’arco146(fig. 20), in posizione eretta e leggermente voltato alla nostra sinistra. I capelli sono mossi da ampi boccoli che incorniciano gentilmente il viso del dio e il corpo poggia su di un piedistallo modellato in maniera alquanto originale. Si tratta del famoso Cupido cui Hamilton si riferisce come un “too precious a Jewel not to finish in your Cabinet, it is by much the finest of that subject extant, and singular for having the Hand holding the Bow, which all the others want.”147

Già nel 1773 Townley fece il suo primo acquisto presso un'antica collezione romana, i Mattei: il

busto dell’Imperatore Marco Aurelio, mostrato in abiti militari con un mantello al di sopra della

corazza, e quello di Lucio Vero (fig. 21). Entrambi acquistati per intercessione di Gavin Hamilton che da lì in poi gli fornì anche una testa di satiro (fig. 22) e una bella statuina di un

attore comico seduto, che nella sala espositiva di Park Street era disposto al di sopra del

sarcofago, contro la parete a destra dello spettatore.148 Quando la statuina fu dissotterrata al colle Celio presso la Villa Fonseca, Townley stesso era presente, come appuntato in un suo

manoscritto ed evidentemente si dovette innamorare immediatamente del pensieroso attore seduto e forse in attesa di entrare in scena.

Nello stesso anno Hamilton iniziò a scavare in un sito nei pressi di Lanuvio detto Monte Cagnolo, che a quanto scriveva Townley egli considerava “l'unico sito che si era rivelato all'altezza delle sue aspettative”.

                                                                                                               

144ASR, Archivio dell’Archiospedale di Santo Spririto, Carteggio, b. 756, fol. 64r:” Il. Gavino Hamilton. S. Spirito 21 Aprile 1776. Nell’atto che il Commendatore di Santo Spirito conferma la sua particolar stima a V. Ill.mo le significa essere stati destinati dalla Santità di Nostro Signore per fare la nota stima li Sig.ri Abb. Visconti e Sibilla, con li quali chi scrive è restato in appuntamento di portarsi in Castel di Guido Mercoledì 24 del corrente e partire da Roma ad ore 10. Pertanto il Commendatore ha stimato suo preciso dovere d’avanzarne a V. Ill.mo la notizia ad effetto possa ritirarsi nello steso giorno d. luogo, ove lo starà attendendo a mangiare una zuppa ed intanto pieno di perfetta stima ed osservanza si rassegna.”

Considerando che viene citata la stima dei beni ritrovati è probabile che in questo 21 Aprile lo scavo fosse terminato.

145 “My cava at Castel di Guido turns out a fruitful spot”. Dopodiché spende una breve descrizione sulla statua di Giunone che andrà al Museo Pio Clementino:“A Juno sacrificing with the petina in her right hand, & quite entire is one of the most interesting objects, rather above than under size of life”. Sul passaggio dell’opera ai Musei Vaticani vedi: ASR, Camerale II, Antichità e Belle Arti, b. 17, ins. 125.

146 A.H. Smith, op. cit., 1892-1904, vol. III, pp. 64-65, no 1673. 147 A.H. Smith, op. cit.,1901, Vol. XXI, p. 317.

Da Monte Cagnolo approdò alla collezione di Townley il celebre gruppo di due cani (fig. 23), esportato da Roma non ancora restaurato, poco dopo il 24 gennaio 1774 e passato al British Museum nel 1805 alla morte del collezionista.149

Si tratta di una coppia di cani da caccia, un maschio e una femmina che giocano insieme. L’azione è semplice, resa in maniera naturale e il gruppo risulta ben composto.150 Un segno

attorno al collo della femmina indica la presenza di un collare in metallo perduto, un particolare che aggiunge realismo a un gruppo di animali nelle cui mosse non sarà difficile ricordare gli atteggiamenti di due cani reali in un momento di tranquillità.

Sempre per rimanere nell’ambito dello stesso tema Townley acquistò da Hamilton il gruppo con

Atteone attaccato dai suoi cani (fig. 24). Uno dei due animali sta per mordere la sua gamba destra mentre l’altro si è furbamente infilato tra le gambe del dio e la testa è volta verso l’alto con un’espressione di grande ferocia.151 Di certo l’opera simbolo di questo scavo fu il famoso

Vaso di Townley152(fig. 25), decorato in rilievo con una scena Bacchica che include Pan, satiri e

menadi. Il vaso appare nella biblioteca di Townley al di sotto del lucernario, in cima ad una ricca libreria posta proprio dietro le spalle del piccolo gruppo formato da Astle, Greville e

d’Hancarville.

Nel 1775 l’archeologo britannico rivolse la propria attenzione a Ostia, l'antico porto di Roma, dove tra le rovine delle terme romane trovò una piccola statua di Venere, l'inverno successivo Hamilton riprese gli scavi sul mare e ne estrasse una seconda statua di Venere, da ammirare nella biblioteca di Townley a Park Street, abilmente rappresentata da Zoffany. Canova dichiarò che si trattava della più raffinata statua che avesse mai visto mentre Richard Payne Knight disse che la statua aveva tutte le caratteristiche dell'età di Scopas, e siccome era stata trovata vicino Roma, dove erano sta menzionate da Plinio, ciò poteva supportare la possibilità che si trattasse della Venere appartenente al celebre gruppo. Sempre secondo Payne la Venere aveva tutta l'aria di essere un lavoro originale uscito dalle mani di un grande artista e aveva il diritto di essere annoverata tra i migliori pezzi d'arte greca all'epoca in circolazione.153 Tuttavia le valutazioni di

Knight sono da accettare con una certa prudenza, non dimentichiamo che lo studioso era uno di quelli che vedeva statue greche in tutte le repliche romane presenti nelle collezioni inglesi ed era                                                                                                                

149 I. Bignamini, C. Hornsby (a cura di), Digging and dealing in eighteenth-century Rome, New Haven 2010, vol. I, p. 101.

150 A.H. Smith, op. cit.,1892-1904, vol. III, p. 218, no 2131. 151 A.H. Smith, op. cit.,1892-1904, vol. III, p. 24-25, no 1568. B. F. Cook, The Townley Marbles, London 1985, p.19. 152 A.H. Smith, op. cit.,1892-1904, vol. III, pp. 393-394, no 2500

153R. Payne Knight (a cura di), Specimens of ancient sculpture, Egyptian, Etruscan, Greek and Roman: selected

tanto fazioso che negò che i marmi Elgin fossero originali greci.

Nel periodo da Giugno a Settembre quando la malaria rendeva insalubre la zona di Ostia,

Hamilton era solito impiegare i propri uomini a Roma Vecchia154, circa a cinque miglia a sud-est di Roma sulla strada verso Frascati, 500 acri di terreno appartenenti all’ospedale di San Giovanni in Laterano. L’archeologo cominciò a scavare la zona nel 1774, lo dimostra la licenza di scavo del 26 settembre 1774.155

La presenza d’imponenti rovine aveva suggerito a Hamilton la possibilità che il luogo potesse aver in passato ospitato la Villa della nutrice di Domiziano e le possenti statue dissotterrate non sortivano nessun altro effetto se non quello di rafforzare le proprie opinioni.

Da Roma Vecchia Townley guadagnò un busto maschile di un uomo sulla mezza età con capelli ricci e barba, pupille e sopracciglia estremamente marcate così da conferire al personaggio uno sguardo penetrante e autoritario. Il busto nudo è avvolto da un mantello che gli cinge

elegantemente le spalle e l’intera figura è rialzata da un piedistallo completo d’iscrizione: “L(ucius) Aemilus Fortunatus amico optimo s(ua) p(ecunia) f(ecit).”156 La testa è senza dubbio del periodo antoniniano ma appare priva dell’ampia fronte e degli occhi infossati tipici

dell’imperatore.

Il secondo inventario di Townley157 aveva collocato questo busto come un’opera proveniente dallo scavo di Genzano, ma la lettera datata 9 Febbraio 1775 dove Hamilton spiega a Lord Shelburne di aver trovato negli scavi di Roma Vecchia “two entire busts, one of a Decemvir the other of L. Aemilus Fortunatus, as appears from the inscription on the pieduccio.”158 Il

Decemviro di cui si parla nell’epistola altro non è che un busto maschile completo di

un’iscrizione che lo identifica come tale e acquistato da Townley per £120. Anche per la storia del Decemviro si ripete la stessa confusione messa in atto dai cataloghi di Townley come fu per il busto di Lucio Emilio Fortunato e nacque da qui la congettura secondo cui l’opera provenisse da scavi effettuati in maniera illegale.

Anche l’Endemione dormiente159 aveva riposato a lungo nello scavo di Porta San Giovanni e fu

                                                                                                               

154 Roma Vecchia è ora identificata con la Villa Quintiliana di Commodo, il luogo della morte di Cleandro. 155ASR, Presidenza delle strade, lettere patenti, b.67, fols.28 1r- 28 2r.

156 Sebbene busto e piedistallo non siano costituiti da un unico blocco di marmo, sono stati da sempre associati insieme fin dai tempi della scoperta, dunque se così fosse i termini utilizzati nell’iscrizione non sembrano adatti per un ritratto imperiale. Vedi: A.H. Smith, op. cit.,1892-1904, vol. III, pp. 160, no 1903.

157A essere precisi il primo inventario di Mr. Townley già dava per certa l’estrazione dell’opera dallo scavo di Roma Vecchia e non è chiaro come mai questa informazione sia stata successivamente modificata.

158 Christie, Catalogue of the celebrated collection of ancient marbles, the property of the most honourable the Marquess of Lansdowne : which will be sold by auction by Messrs. Christie, Manson & Woods, London 1930, p. 91, no XXI.

scoperto da Hamilton il 28 luglio 1774, la decisione di venderlo a Thomas Jenkins in quanto non reputava l’opera un buon prodotto dell’antico, fu un grave errore. Jenkins infatti non tardò a venderlo a Townley per £300 e da lì seguirono numerose lettere in cui i due archeologi inglesi perorarono la propria causa e che vedeva Hamilton particolarmente impegnato a difendersi dall’accusa di voler tenere nascosti al collezionista inglese pezzi di valore. Così nella lettera del 21 Marzo 1775 Hamilton fa un piccolo elenco dei difetti della scultura come a voler supportare la minore importanza della stessa rispetto a molti altri pezzi che lui stesso aveva procurato per la collezione di Townley160.

La stessa posizione del braccio destro del giovane la ritroviamo nella descrizione dell’Endimione nei Dialoghi degli Dei di Luciano (Dial. Deor., xi., 2).

Alcune delle opere provenienti dal medesimo scavo le ritroveremo tra quelle scelte da Zoffany nella collezione di Townley per immortalare la biblioteca di Park Street a Londra e proprio nella parete del camino, collocato in alto a destra compare un Rilievo Dionisiaco (fig.), lo stesso citato in una lettera inviata da Hamilton il 28 Novembre 1775, in cui egli informa Townley che il rilievo “represents two Fauns & a Baccante, quite compleat & fine sculptour”.161

Il rilievo è parte di una processione Bacchica orgiastica (thiasos). Tre figure si muovono verso destra all’interno di un pannello provvisto di cornice: la prima avanza sulle punte dei piedi mentre suona il timpano e scuote la testa reclinata all’indietro in un momento di annebbiata follia. La seconda figura è un giovane Satiro, con orecchie a punta e coda che cammina anch’esso in punta di piedi suonando il flauto doppio e sul braccio destro porta una pelle di pantera. Infine il terzo personaggio è ancora un secondo satiro, privo di coda, ma dotato di una pelle di pantera portata come se fosse uno scudo e che si muove preceduto di qualche passo dalla pantera di Dioniso.162

Tuttavia l’accaduto non compromise in maniera irreparabile i rapporti tra Townley e Hamilton. La stima che quest’ultimo nutriva per il collezionista traspare in molte delle epistole che si scambiarono, la maggior parte di esse tratta di acquisti, nuove scoperte e scavi da cominciare ma il tono è informale e amichevole, laddove ci fossero dei complimenti essi non appaiono come un atto di ruffiano servilismo bensì come l'espressione dell'alta considerazione che nutrivano l'uno per l'altro, due persone che dividevano la medesima passione per l'antico e frequentavano lo stesso circolo culturale.

                                                                                                               

160 Si tratta delle lettere di Hamilton del 21 Marzo e 6 Aprile 1775(TY 7/584 e 7/585) più la lettera di Jenkins del 1 Aprile 1775 (TY 7/344).

161 TY 7/599.

Sarebbe stato facile scadere nella mera adulazione per Hamilton considerando che lungo tutto l’arco della sua carriera dovette difendersi strenuamente dal continuo intromettersi di Thomas Jenkins nei suoi affari, cosa che potrebbe anche essere letta all’inverso per la verità.

Jenkins fu abile a sfruttare il proprio carattere vivace e aperto per inserirsi in quel circolo

intellettuale che vantava nomi come Angelica Kauffman, il paesaggista Richard Wilson163 di cui

fu coinquilino, fino ad essere citato dal Piranesi all’interno dell’opera del 1778164, con tanto di

incisione e dedica che riporta i meriti del personaggio costruiti in modo da far intendere al lettore che si trattasse di un uomo di una certa fama. Jenkins non fu solo un ottimo collezionista e mercante d’arte bensì sapeva ricostruire un’intera statua da un solo piede, braccio o frammento antico che fosse, per poi privarla di una gamba o mano così da spacciarla meglio come opera originale e venderla a un prezzo vantaggioso.165

Impossibile sorvolare sull’attività di Jenkins come banchiere, un lavoro che gli permise di stringere ancor di più i rapporti con Angelica Kauffman, la pittrice difatti ritirava da lui i soldi inviati dai suoi clienti,166 a cui aggiungiamo una certa intesa con il Cardinal Alessandro Albani, il rappresentante degli interessi della monarchia britannica presso la corte papale,167 il cardinale aveva preso Jenkins sotto la propria ala protettiva e una conoscenza del genere gli permise di entrare facilmente dalla porta principale in molte situazioni lavorative, sia in qualità di stimato pittore che archeologo esperto.

I luoghi che nomineremo di seguito e le stanze della casa di Townley in cui stiamo per

addentrarci non saranno differenti da quanto elencato su Gavin Hamilton, d’altronde scorrendo l’elenco di opere che Jenkins e Hamilton procurarono da Roma a vari collezionisti è

impressionante il numero di volte che compare come destinatario Charles Townley. A conti fatti una fetta enorme dei suoi beni gli fu procurata da questi due personaggi e dunque nell’affrontare il discorso di un Jenkins nei panni dell’archeologo va da sé che ritorneranno in linea di massima gli stessi scavi e gli stessi nomi.

Jenkins ebbe il merito di dare in un certo senso inizio alla collezione, nel 1768 una moltitudine di oggetti andò a formare il primo nucleo della raccolta d’arte antica di Townley, si tratta di opere                                                                                                                

163 Sui rapporti tra Jenkins e Wilson vedi: A. Busiri Vici, Thomas Jenkins fra l’arte e l’antiquariato, “L’Urbe”, XLVIII, 1985, p. 159-160.

164L’opera è Vasi, candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, lucerne e ornamenti antichi.

165A. Busiri Vici, Thomas Jenkins fra l’arte e l’antiquariato, “L’Urbe”, XLVIII, 1985, p. 158.

166 A. Cesareo, “He had for years the guidance of the taste in Rome” Per un profilo di Thomas Jenkins in E. Debenedetti (a cura di) Collezionisti, Disegnatori e teorici dal Barocco al Neoclassico I (Studi sul Settecento Romano 2), Roma 2009, p.224.

provenienti da altre collezioni romane, le cui trattative andarono a buon fine grazie a Jenkins. 168 Il pezzo maggiormente costoso fu un gruppo di due giovani ripresi nel momento di una

discussione relativa al gioco degli astragali, acquisito per £440 l’opera era stata conservata a palazzo Barberini fin dal momento della scoperta nelle Terme di Tito. Uno dei due giovani morde l’altro sul braccio e poiché gran parte del secondo personaggio è assente, il gruppo scultorio era stato denominato i Cannibali. (fig. 26)

Una ricevuta datata 12 agosto 1768, conservata tra un gruppo di documenti appartenuti a Townley presso la Bodleian Library, elenca i giocatori di insieme ad altre opere tra cui uno splendido sarcofago, inciso da Pietro Santi Bartoli nel 1693. Questo sarcofago si trovava a Palazzo Capranica ed apparteneva alla collezione Valli, da sempre conosciuto come la canonica illustrazione del lutto domestico. Interessante sapere che l’opera costò a Townley £70, questo la dice lunga sul valore attribuito a sculture e busti rispetto ai sarcofagi decorati con rilievi.169 Altre due sculture acquisite tramite il Jenkins nel 1768 furono un busto ritratto dell’imperatore

Adriano (fig. 27) e una statua di donna seduta per terra ed intenta a giocare agli astragali con la mano destra, proveniente da Villa Verospi a Roma, che doveva aver fatto parte dei Giardini di Sallustio170. La presenza di un arco accanto ad essa ha suggerito l’ipotesi che essa potesse far parte di un gruppo raccolto attorno a Diana, tant’è che Townley si riferiva alla statua come alla