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Gli anni del ridimensionamento territoriale

3. Dal congelamento al cambiamento della geografia elettorale in Emilia-Romagna

3.6 Gli anni del ridimensionamento territoriale

Le elezioni politiche del 2018 e soprattutto le successive elezioni euro- pee del 2019 cambiano radicalmente la geografia elettorale dell’Emi- lia-Romagna [Valbruzzi e Vignati 2018; Valbruzzi 2019]. Per la forma- zione politica che ha raccolto il patrimonio di consenso costruito dal Pci nel corso degli anni, si tratta di una dispersione senza precedenti nella storia elettorale della regione. Nel 2018 l’Emilia-Romagna perde la sua tradizionale colorazione rossa (Fig. 3) e si impongono massicciamente due nuove colorazioni: prima il giallo del M5s e poi il verde (tendente al blu) della Lega di Salvini12. Il Pd si riconferma il primo partito soltan-

to nel 25% dei comuni emiliano-romagnoli. Questa riconferma è all’in- segna della totale continuità: il Pd non acquisisce nessun comune dove il centrodestra o il M5s si è imposto come primo partito in occasione nella consultazione elettorale regionale del 201413.

Tuttavia, l’elemento degna di nota è un altro: il Pd perde ben 138 comuni a favore del M5s e 110 comuni verso la Lega. In queste elezio- ni, il M5s si conferma quindi la forza politica capace di imporsi come primo partito nel maggior numero di comuni dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle province di Rimini e Forlì-Cesena, ma anche in quelle

12 Alcuni osservatori della cronaca politica hanno osservato come il colore della «nuo-

va» Lega di Salvini non sia più il verde ma il blu. Il cambiamento simbolico è legato in particolare alla cosiddetta svolta «lepenista» recentemente impressa da Matteo Salvini al movimento che fu di Umberto Bossi e Roberto Maroni. Per la tematizzazione del- le nostre mappe abbiamo preferito adottare il tradizionale verde che accompagna la Lega Nord dai suoi esordi, soprattutto per evitare confusioni cromatiche con le altre formazioni di centrodestra e per rendere coerenti fra loro le carte tematiche del lungo periodo elettorale qui preso in esame.

13 Anche questo confronto è stato realizzato tenendo conto delle fusioni tra comuni

di Bologna e Reggio Emilia (Fig. 3). La provincia di Parma perde quasi totalmente la colorazione rossa che fu del Pci. Nelle aree dove il Pci fu il primo partito è soprattutto il M5s ad affermarsi come prima forza politica, mentre la fascia bianca lungo il confine toscano si colorata quasi totalmente di verde. La provincia di Ferrara preserva una fascia di comuni in cui il Pd conserva ancora la leadership dei consensi, ma spic- ca la colorazione gialla del M5s e soprattutto quella verde della Lega. Oltre al giallo anche il verde è la novità cromatica nella carta elettorale del 2018. Come si può notare, rispetto al passato il verde avanza anche nel sud della provincia di Modena, in particolare nelle aree che furono feudi della Dc.

Tuttavia è nelle elezioni del 2019 che l’avanzata del verde leghista colpisce in modo ancora più sorprendente (Fig. 4). Il Pd è il primo par- tito soltanto in 76 comuni dell’Emilia-Romagna. Il numero di comuni dove il Pd ottiene il primato elettorale si contrae sino a raggiungere la più piccola estensione mai osservata dalle formazione partitiche post- Pci (Tab. 3). La Tab. 4 mostra i dati relativi alla continuità territoriale Pci-Pds-Ds-Uniti nell’Ulivo-Pd ed è utile per comprendere l’estensione della «zona rossa» nel periodo 1970-2019 ma è utile soprattutto per capire quanto questa area di stabilità, nei termini di continuità con il passato elettorale del Pci, si sia ridotta nelle elezioni europee del 2019.

Per valutare l’estensione e la stabilità nel tempo della «zona rossa» abbiamo accorpato i dati elettorali nel periodo 1970-2018 in relazione al numero dei comuni esistenti alla data delle elezioni europee 2019 (il numero dei comuni passa così da 341 a 321, escludendo i comuni dell’Alta Valmarecchia, in tutte le tornate elettorali prese in esame). In questo modo il dataset elettorale permette un confronto tempora- le e consente di capire in quali comuni il Pci-Pds-Ds-Ulivo-Pd è stato sempre e stabilmente il primo partito. Più nello specifico, nella Tab. 4 si indicano il numero di comuni nei quali il Pci (e i suoi successivi eredi politici) sono sempre risultati, senza alcuna interruzione, il parti- to più votato. Come valore di riferimento, è stato utilizzato il periodo 1970-1990, nel quale ben 216 comuni hanno visto sempre prevalere il Pci nelle sue varie configurazioni. Pertanto, i valori relativi agli anni successivi al 1990, si riferiscono – come base di confronto – ai 216 comuni stabilmente e ininterrottamente «rossi» per quanto riguarda il primo partito alle urne.

Tab. 4. L’estensione della «zona rossa»: la continuità territoriale Pci- Pds-Ds-Uniti nell’Ulivo e Pd in Emilia-Romagna 1970-2019 (gli anni 1970-1990 sono utilizzati come periodo di riferimento)

1970- 1990 1995 2000 2005 2010 2014 2018 2019 Pci 216* Pds 189 Ds 199 Ulivo 213 Pd 203 208 75 73

% sul totale dei

comuni 2019 100,0 87,5 92,1 98,6 93,9 96,3 34,7 33,8

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’Interno. Nota: * = Il

numero dei comuni «stabilmente rossi» per il periodo 1970-1990 naturalmente diffe- risce rispetto a quello riportato nella Tab. 2. Infatti, per consentire la comparazione tra i limiti amministrativi comunali del 2019 con quelli degli anni precedenti, sono stati accorpati anche per questo periodo i comuni che saranno oggetto di fusione negli anni duemila.

Come è possibile osservare dalla tabella Tab. 4, la massima estensi- ne della «zona rossa» si riscontra naturalmente nel periodo 1970-1990, mentre nella fase successiva il maggior numero di comuni che mostra una continuità con il passato elettorale del Pci si ritrova nelle elezioni regionali del 2005 (ricordiamo che in questa fase l’erede designato del capitale elettorale del Pci è la lista Uniti nell’Ulivo). Al contrario, l’am- piezza della «zona rossa» si riduce notevolmente nelle ultime elezioni di primo livello del 2018 e del 2019. Considerando soltanto il periodo post-comunista, i due estremi per valutare il mutamento dell’ampiezza della «zona rossa» emiliano-romagnola sono le elezioni regionali del 2005 (ampiezza massima) e le europee del 2019 (ampiezza minima). La variazione del consenso elettorale tra questi due estremi è molto utile per misurare il «raffreddamento elettorale» nei confronti degli eredi del Pci all’indomani delle elezioni europee del 2019, dove l’area di stabilità del consenso della «zona rossa» in Emilia-Romagna si è ridotto di due terzi. La mappa elettorale riportata nella Fig. 5 mostra esattamente i comuni della regione dove questo raffreddamento si è manifestato con maggiore (o minore) intensità. Le liste prese in considerazione, dun- que, sono Uniti nell’Ulivo e Pd. Le differenze di consenso sono state

calcolate in base al numero di comuni esistenti nel 2019 al netto dei comuni ex marchigiani della Valmarecchia e mostrano quanto l’eletto- rato dell’Emilia-Romagna si sia «raffreddato», tra il 2005 e il 2109, nei confronti del principale partito del centrosinistra.

La mappa del raffreddamento elettorale (vedi Fig. 4) illustra la disfatta del Pd alle europee 2019, ma esiste anche un altro sconfitto, seppur meno illustre e presente nella tradizione elettorale emiliano-ro- magnola. Si tratta chiaramente del M5s, totalmente scomparso dalla mappa elettorale del 2019. Sono il Pd e, soprattutto, la Lega ad appro- priarsi dei comuni dove i pentastellati riuscirono a imporsi come primo partito. Il Pd riconquista 26 comuni in cui il M5s fu primo partito nel 2018 a cui si sommano i 49 dove già era primo partito nel 2018. Ma il Pd cede anche prezioso territorio alla Lega (33 comuni), che tuttavia si rivela una cessione esigua rispetto alle acquisizioni della Lega, la quale strappa al M5s ben 110 comuni.

In questa particolare metamorfosi cromatica che ha caratterizzato le elezioni europee del 2019, il passaggio dal rosso al verde avviene quindi transitando per il giallo. Sebbene la Lega possa addirittura van- tare uno zoccolo duro di 109 comuni, dove si riconferma prima lista così come accadde in occasione delle politiche del 2018, la «zona ros- sa» della regione si riduce perché prima diventa gialla (nel 2018) e suc- cessivamente diventa verde (2019).

Nelle elezioni del 2019 l’avanzata del verde leghista colpisce in modo davvero sorprendente. Come evidenzia sempre la mappa elettora- le nella Fig. 3, in Emilia-Romagna rimangono colorati di rosso soltanto i comuni localizzati grosso modo attorno alla parte meridionale della via Aemilia. Tutto il resto è una distesa di comuni in cui la Lega di Salvini è il primo partito. Saranno questi i territori che anche in futuro potremo definire come i comuni «stabili» per il consenso leghista? È naturalmente troppo presto per dirlo e servirà certamente analizzare i dati delle prossime tornate elettorali. Per il momento l’esito del 2019 è senza precedenti e per capire se nel lungo periodo si rivelerà anche un esito senza ritorno, il primo passo sarà osservare nel dettaglio le tanto attese elezioni del prossimo 26 gennaio.

Fig. 3. Primo partito a livello comunale nelle elezioni politiche del 2018 in Emilia - Romagna

Fig. 4. Primo partito a livello comunale nelle elezioni europee 2019 in Emilia-Romagna

Fig. 5. «Raffreddamento elettorale» in Emilia-Romagna (differenza in punti percentuali tra voti al Pd nel 2019 e voti a Uniti nell’Ulivo nel 2005 in ogni comune)

4. Gli spostamenti di voto: un esame retrospettivo